Banche armate alla guerra -  di Simone Falanca
 

Intervista a Simone Falanca

da "Godot News" - 14 maggio 2003
 

Un libro di Simone Falanca
 

Tutti i segreti delle
"Banche armate alla guerra”
 
Intervista al giornalista cagliaritano che, nel volume
edito dai Fratelli Frilli, racconta le strategie americane
e il concetto di 'Guerra preventiva'. Dalla ricostruzione
dei rapporti tra i Bush e i bin Laden alla storia dell'attività
della Cia in Afghanistan, fino alla tragedia dell'11 settembre.

 

Di Maria Carrozza

«Ciò che conta non è il medium ma la sostanza. Le immagini riprese da un ragazzo palestinese di Jenin possono essere più autorevoli di una notizia d'agenzia». Parola del ventitreenne giornalista cagliaritano Simone Falanca e chiave di lettura del libro "Banche armate alla guerra - l'intrigo politico-finanziario dietro la Guerra Infinita", edito dai Fratelli Frilli Editori per la collana 'In Movimento'.

«Ho cercato d'individuare le dinamiche geopolitiche che ruotano attorno all'11 settembre», esordisce Falanca, che abbiamo sentito in occasione della presentazione a Cagliari del volume che arriva dopo un anno e mezzo di 'mediattività' sul suo sito zaratustra.it  collegato al circuito di Indymedia.
«Sono andato a ritroso nel tempo, fino ai primi anni '90, da quando inizia ad istituzionalizzarsi presso l'opinione pubblica americana e la comunità internazionale la Strategia del Primato, l'unipolarismo degli Usa e ho individuato le ragioni della cosiddetta Guerra Infinita e del concetto di guerra preventiva. Nella ricerca s'interseca una cronistoria delle relazioni pericolose tra la famiglia Bush e quella bin Laden».

Il saggio di Falanca è ben costruito: la prefazione del giornalista e politologo William Blum mostra sullo sfondo la disperazione di un intellettuale per la perdita delle libertà fondamentali nel suo stesso paese: "Non sono un patriota. Non voglio essere un patriota. Ricordate che il popolo tedesco che appoggiava il governo nazista può essere considerato patriottico, e il governo tedesco lo definiva esattamente in questo modo. L'ultimo anno non è stato facile per persone come me, circondati da un'orgia di patriottismo".

Il corpo del libro si snoda in 13 capitoli: qui c'è la ricostruzione dei rapporti tra i Bush e i bin Laden, la storia dell'attività della Cia in Afghanistan e del lobbing che fa da cornice alla tragedia dell'11 settembre (gli affari del Carlyle Group e della Halliburton di Bush e Cheney, le speculazioni alla Deutschebank, lo scandalo della Enron per fare alcuni esempi). Negli ultimi capitoli il cerchio si chiude con la spiegazione della nuova Strategia della Sicurezza degli Usa, oggetto di un documento pubblicato nel 2002 e riportato integralmente in appendice al volume. Il libro si chiude con due tabelle esplicative e una nutrita bibliografia.

Ma qual è il metodo di lavoro seguito in Banche armate alla guerra?

Ho costruito un sistema di riferimenti incrociati: per essere sicuro di ogni informazione da inserire, tutte i dati in materia devono coincidere sulla stessa versione dei fatti. Così si diventa inattaccabili, a prova di querela. Le mie fonti sono sicure quanto quelle dei grandi mezzi d'informazione. L'importante è raccogliere più punti di vista possibili e non prendere per vero nulla al cento per cento. Meglio avere l'eccesso d'informazioni che averne una ben confezionata, fintamente controllata. Questa è una regola della 'società dell'informazione', una comunità molto decentrata, rizomatica. La parola descrive un reticolo d'informazioni non lineare, ma disegnato come un albero con lunghe radici. Alla società dell'informazione aderisce il mediattivismo, un movimento che nasce dal basso, senza padroni. Non si diventa ricchi, ma si sperimentano cose nuove. In Italia uno dei pionieri del mediattivismo è Beppe Grillo. Per fare un altro esempio si può citare il sito Megachip di Giulietto Chiesa. Ma in rete operano anche degli insospettabili come Sbancor, un esperto di finanza che lavora a Roma con una grossa banca. Sbancor è stato uno dei primi ad ipotizzare la deflazione negli Usa, la crisi in Argentina e ora parla di una probabile deflazione in Giappone.

Simone Falanca ha pubblicato il suo libro con la casa editrice genovese Frilli.

Ho voluto avere a che fare con un editore diverso da Berlusconi, ma con una buona distribuzione e ora il mio libro si trova in tutte le più grandi città d'Italia. "Banche armate alla guerra" è stato un diesel come vendite. Dopo la prima stampa (1600 copie), con la seconda se ne sono aggiunte altre ottocento. All'inizio non ne parlava nessuno. Le prime recensioni sono state quelle della "Nuova Sardegna" e del "Corriere delle Alpi". Ma sono ancora più contento che intorno al libro si sia creato un passaparola incredibile'.


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