Intervista a cura di Valeria Appendino per il mensile "In Salute"

 

Visti da vicino

Cesare Melchiori

 

Le piace essere visto da vicino?

Direi che non ho particolari avversioni ad essere scrutato.

Visto che lei è uno e (mi sia concesso) trino, vuole presentarsi brevemente nei tre aspetti che la contraddistinguono?

Sono nato a Sanremo il 29 agosto 1950. La professione di ginecologo rappresenta il mezzo per vivere, le altre espansioni della personalità sono la parte creativa: quella che attualmente dà maggiori soddisfazioni. L'attività di attore fa parte del retaggio familiare: mio padre era operatore di cabina di cinema ed ha lavorato tutta la vita al teatro Ariston. Mia madre era, a sua volta, cassiera di cinema, per cui, in un modo o nell'altro, ho vissuto spesso dietro le quinte. L'esperienza di scrittore inizia dal 1991, dopo un grave incidente d'auto: una specie di vita nuova.

Torniamo alla sua attività principale: perché ha scelto la facoltà di medicina?

L'idea è nata in quinta ginnasio. Avevo tre possibilità: fare l'insegnante universitario di letteratura latina, visto che facevo i temi direttamente in latino; oppure diventare un attore, ma non ho avuto il coraggio di andare a Roma alla scuola di arte drammatica: sarebbe poi stata, forse, una vita di stenti e, comunque, all'epoca volevo fare il neurologo pensando alla psichiatria. Poi studiando il sistema nervoso centrale, ho capito che non avrei fatto neurologia. Al sesto anno l'aver trovato il Prof. Pescetto come docente di ginecologia ha dato una svolta decisiva ai miei studi: docente eccezionale aveva il coraggio di parlare di contraccezione in un periodo in cui in Italia era reato penalmente perseguibile anche il solo parlarne a scopi scientifici.

Abbiamo parlato di come è diventato ginecologo; come è diventato, invece, attore?

A 35 anni mi sono iscritto a Torino alla Scuola del Teatro Nuovo diretta da Enza Giovine, con la quale ho studiato per 4 anni.

Io l'ho vista in "Santa Maradona" con Stefano Accorsi: le è piaciuto recitare quella parte?

Sì, sicuramente; in più l'aver recitato la prima scena proprio con Accorsi, ancor prima dei titoli di testa, con già la mia voce fuori campo come inizio del film, è stata veramente una grande soddisfazione.

Si sente più attore, più ginecologo o più romanziere?

Direi più romanziere, perché è la veste che ti permette di fare tutto. Come attore sei uno strumento nelle mani del regista, come ginecologo sei ormai alla mercé dei desideri dell'utente, mentre come scrittore fai tutto tu: luci, suoni, profumi, musiche, interpreti, tutti i personaggi, fai la regia, quindi in pratica sei in grado di gestirti la realtà a modo tuo.

Ci presenti i suoi due romanzi.

Appena uscito in libreria nella nuova edizione dei Fratelli Frilli Ta lente. vado mi laureo e torno; è un romanzo molto ironico che racconta l'Italia dal 1950 al 1975. È diviso in tre parti: inferno, purgatorio e paradiso.

È autobiografico?

Certo, per buona parte lo è, come di solito accade a chi si avvicina per la prima volta alla narrativa. L'altro romanzo, intitolato "La notte dei saraceni" è di pura fantasia per quanto riguarda la storia d'amore, mentre è storicamente preciso sugli avvenimenti realmente accaduti nel '500.

Stephen King dice che per esser un buon scrittore occorre prima di tutto essere un buon lettore: condivide questa opinione?

Penso di sì, però, so di essere, quantitativamente parlando, un lettore mediocre: ho forse paura di assimilare schemi altrui e puoi riutilizzarli inconsciamente. Più che altro discuto il concetto di scuola di scrittura, tipo Baricco, in quanto se ci si costruisce solo una tecnica presumibilmente vi si rimarrà poi imbrigliati. L'artista deve invece scrivere per il piacere di scrivere, quindi l'arte per l'arte.

In Ta lente dice di sé "sempre pronto ad ironizzare per non farsi vincere dalla malinconia": lei è un malinconico?

Fondamentalmente sì.

Una parte che ha recitato e che l'ha commossa.

Non ricordo una parte recitata che mi abbia commosso, anche perché riesco molto meglio nelle parti comiche.

Mi scusi il gioco di parole: un PARTO che l'ha commossa…

Con l'introduzione del padre in sala parto l'ostetricia è cambiata radicalmente; ricordo infatti con commozione il momento in cui, dopo il parto, talvolta il padre piange.

Dicono che gli attori finiscano inevitabilmente per recitare anche nella vita privata: per lei è così?

No, questo per me non è assolutamente vero perché solitamente sono molto spontaneo, addirittura, a volte, fin troppo diretto.

È un esteta?

Sicuramente sono affascinato dal bello.

Che cosa le piace di più in lei?

Il sorriso.

Che cosa, invece, non le piace?

Il fisico.

qual è il leitmotiv della sua vita?

La moto.

È vero che l'erba del vicino è sempre più verde?

No, non direi. Io credevo che l'erba inglese fosse di un verde unico, poi sono stato in Irlanda dove è ancora più verde. Al ritorno in Inghilterra l'erba inglese era gialla. Quindi, poiché tutto è relativo, spesso l'erba del vicino è più gialla della nostra.

Che cosa è, per lei, la memoria?

È quello che ti permette di andare avanti perché, solo avendo delle tradizioni, si riesce anche ad affrontare il futuro.

Qual è, idealmente, la sua grande occasione mancata come attore?

Mi era stato proposto di lavorare in "Vetrine" per la solita cifra ridicola, così ho rifiutato. Poi, tutti i colleghi attori mi hanno detto che ero stato un pazzo.

C'è un film di cui avrebbe fortemente desiderato essere il protagonista?

Sì: Braveheart.

Lei vive a pieno contatto con l'universo femminile, vuoi per il tipo di lavoro, vuoi per l'attività teatrale, televisiva e cinematografica: ma chi sono le donne per lei?

Le donne sono la parte bella della vita.

Le farò un elenco di tipologie di donne: mi dica cosa ne pensa. Donne in carriera.

Provo tenerezza per loro.

Donne attrici.

Fumano troppo.

Donne sull'orlo di una crisi di nervi.

Parliamone. 

Donne audaci.

Cercherei di contrastarle.

Donne fornelli e ricami.

Aiutiamole ad entrare nella stufa.

Donne sexy.

Se ne potrebbe parlare.

Donne in politica.

Speriamo che arrivino.

È felice?

In questo momento abbastanza.

Un dettaglio sgradevole in una situazione ottimale riesce a torturarla?

Direi di sì.

E il contrario?

Mi conforta.

Il bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno?

Gli avvenimenti mi hanno insegnato a considerarlo mezzo pieno.

Le piace mangiare?

Solo il necessario per sopravvivere.

Il suo piatto preferito?

Spaghetti con olio ligure e parmigiano.

La lascio con un immaginario cameraman per la battuta finale: via!

Arrivederci al cinema o in libreria o in colposcopia.

 


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