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Intervista a cura di Laura Santini -
mentelocale
Tra le informazioni che si trovano nella tua biografia, ce n’è una curiosa. Si dice che scrivi
testi per una rivista di bricolage. Cosa si scrive per una rivista di quel tipo ?
Si spiega come montare un mobiletto del tipo che si compra all’Ikea. Questo tipo di scrittura può
essere un’iniziazione al giallo. È una scrittura con regole ben precise: mettere tutto in venti
righe, sintetizzare, scegliere bene termini e frasi. E poi, non saprai mai come andrà a finire, se
non nelle ultime cinque righe.
Tra i generi letterari, come è venuta la scelta del noir ?
È stata casuale. Il genere è solo un contenitore. Una volta che hai in mano una storia cerchi
il contenitore più adatto per quelle vicende. Il genere rimane un pretesto. L’investigazione è
solo un filo conduttore e non un elemento essenziale. Il punto era inserire una serie di vicende del tutto
personali e alcuni spunti autobiografici in una storia.
Stiamo parlando della versione moderna del genere ?
Sì, di una forma che si discosta molto dal giallo tradizionale all’Agatha Christie. Il noir moderno
non cerca il finale col botto, ma piuttosto raccontare vicende reali.
Come ti rapporti con il protagonista di Vicoli, Fermo ?
Lui è un po’ il mio alter ego, ma anche personaggio autobiografico. Per esempio, nel romanzo,
l’incontro con i tre ubriachi sul treno, oppure quello con Margherita, sono vicende autobiografiche. A
queste, subentra il protagonista che si comporta come si comporterebbe l’autore, cioè io, se fosse
in quella stessa situazione, e allora parla con le mie parole.
Prossimo racconto, romanzo o avventura letteraria ?
A dicembre esce un mio racconto, La fuga sulla pubblicazione Emme Rivista del mistero. Ho
preso spunto come per Vicoli da un fatto di cronaca, il caso della Uno Bianca. Racconto la fuga di Savi da
Bologna fino ai confini con l’Austria.
In progetto ho l’idea di far crescere Fermo, il protagonista di Vicoli, insieme al suo autore. Secondo
alcune critiche, il mio personaggio è a tratti infantile e ingenuo. Queste caratteristiche non sono
necessariamente negative. Io trovo che l’ingenuità di Fermo sia legata ad un’infantilità
presentata in diretta, live. Stiamo parlando di uno scrittore ventenne che scrive di un personaggio
altrettanto ventenne. La sua evoluzione comunque potrebbe portarlo lontano da Genova e soprattutto portarlo
a contraddire alcuni tratti della sua personalità e del suo parlare.
In quale tipo di scrittore ti riconosci ?
Credo che non esista più lo scrittore che se ne sta a casa sua e, da lì, scrive di
realtà che non conosce, o non vive. Piuttosto, esiste il narratore che vive e racconta il luogo in
cui vive, la gente che incontra e tutto quello che gli sta intorno. Proprio come fa un giornalista.
Hai mai pensato di scrivere per il teatro ?
No. Però Vicoli si avvicina molto ad una sceneggiatura cinematografica. Il pensiero arriva al lettore
attraverso l’azione o il dialogo e non via elucubrazioni varie.
Come fai conciliare la tua attività di scrittore con l’università ? Sono ambiti diversi o
s’intersecano ?
In generale, di quello che si impara all’università, poi, servono solo alcune cose. Comunque, devo
dire che incontro tutta una serie di pensatori che, nella maggior parte dei casi, hanno vissuto le vicende
e le situazioni che indagano. Questo si ricollega al discorso sul giornalismo e al fatto che il noir sia in
effetti un tipo di giallo sociale. Dunque, devo ammettere che trovo ottimi esempi in una facoltà come
quella di Sociologia.
Laura Santini
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