Da Il Venerdì di Repubblica del 29 settembre 2001


Il ruolo dell'informatore scientifico:
parla l'autore di "La Mala-Ricetta"

«Viaggi e cellulari: Così
corrompo i camici bianchi»


Di Mario Reggio

Si chiamano informatori scientifici. Passano al setaccio gli studi dei medici di famiglia, gli ambulatori, le farmacie e gli ospedali per vendere più farmaci possibili. Sono assillanti, cortesi, pazienti. Il nostro uomo è appunto un informatore scientifico, che da anni lavora per un'importante multinazionale del farmaco, e di recente ha dato lo spunto per un libro che è andato a ruba: "La Mala-Ricetta", Frilli Editori. Si è firmato come anonimo e noi non lo smaschereremo. Di lui possiamo solo aggiungere che abita a Genova. Gli chiediamo di raccontarci quanti e chi sono gli informatori scientifici.

«Il numero reale non lo conosce nessuno, ma credo che siamo circa 30 mila. Un mestiere che nel 99 per cento dei casi si fa per disperazione. La maggior parte sono laureati in Biologia, Chimica e tecnologia farmaceutica, o Farmacia. Tutti laureati che hanno scoperto che non potranno mai fare i biologi o i farmacisti».

Si guadagna bene ?

«Lo stipendio medio è attorno ai 2 milioni e 200 mila al mese, più un risibile rimborso spese di 20 mila al giorno, e gli incentivi legati alle vendite».

Ma come funziona il lavoro ?

Il cliente principale è lo Stato, «perché chi riesce a piazzare i farmaci di classe A, quelli interamente a carico del Servizio sanitario nazionale, ha fatto bingo. Il nostro interlocutore diretto però è il medico di base, che non compra ma prescrive. È su lui che concentriamo il grosso del lavoro».

E come rispondono questi medici ?

«Ci sono medici onesti che restano all'asciutto. Se sono un po' disponibili l'informatore gli regala una bilancia, un misuratore di glicemia, un bel volume scientifico da mezzo milione. Fino all'anno scorso per i medici di base c'era anche un bel congresso a Ischia, a Capri o sulla Costa Smeralda. Da quest'anno non è più possibile: la legge lo vieta. A meno che non si organizzi in sordina. Poi ci sono i medici sfacciati, che oltre a prescrivere a rotta di collo pretendono e ottengono cellulari, fax e computer».

Tutto a carico delle aziende ?

«Neanche per sogno, la società formalmente non sa nulla di questi regali. È l'informatore che pensa a tutto, perché qualcuno gli ha insegnato come si mettono da parte i fondi neri».

E gli ospedalieri ?

«Per loro, soprattutto se direttori di dipartimento, primari, compilatori di cartelle cliniche, i congressi alle Bahamas ci sono ancora. Dove possono portare l'amante o qualche paziente. All'inizio di ogni anno a ciascun informatore l'azienda spedisce una nota dove gli indica quanti inviti ha a disposizione e per dove».




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