Orgoglio Granata
 
un libro di Michele Monteleone


Prefazione

 

di Manlio Collino

Volete la prova che gli oggetti hanno un’anima? Michele Monteleone, alias “Mike Gillette”. Voi credete che sia un uomo, invece è una lama. Se non fosse che mi manca lo spazio, qui, vi citerei le parti salienti del mio saggio Trasmigrazione volontaria della biro rossa da una scrivania all’altra premio Bow Window (fuori di biocca), in cui spiego la teoria della possessione molecolare da parte dello spirito vitale. Michele, dicevo, è una lama di rasoio. Ha preso forma umana perché gli serviva per certe operazioni, tipo scrivere questo libro, ma è sempre stato una lama, lo si evince dalla sua ironia affilatissima. Nessuno è bravo come lui a fare pelo e contropelo a persone e istituzioni che lo innervosiscono. Perché è già nervoso di suo: doveva esordire come quarta lama in un rasoio nuovissimo della Gillette (da qui il suo nome di battaglia) e poi non se ne fece nulla. Volete sapere come andò? Il rivoluzionario strumento per radersi, che succedeva ai bilama e trilama (superati) sarebbe stato lanciato come “Gillette Pokerlama, l’Attila della guancia”. Il principio era quello di far uscire sempre di più il pelo dalla tana, per tagliarlo più vicino possibile alla radice. Ricordate? La prima lo tira, la seconda lo mozza… La terza era stata aggiunta per fregare i peli furbi, quelli che si nascondono all’arrivo della prima, e tirano fuori il capo solo dopo che è passata la seconda. Son lì che osservano l’ecatombe e si complimentano fra superstiti… e zac! Ma la quarta, cioè Michele, doveva essere Attila. Senza pietà. Tagliare anche i peli vigliacchi, quelli rimasti nascosti. Era tutto pronto per il lancio, quando alla Gillette venne l’idea di allegare al rasoio una foto di nonna Abelarda nuda. Guardandola, tutti i peli d’un uomo normale, capelli compresi, si drizzano al massimo dell’estensione. Non solo non serve più la quarta lama, ma neppure la terza e la seconda. Basta la prima. Michele dovette darsi alla letteratura. Ecco qui il suo primo libro, di cui mi tocca far la prefazione. Avrei preferito l’introduzione (riesce sempre bene, a un goliardo, l’introduzione), ma pazienza. Nessuno pensi che il mio discorso fin qui sia un modo bizzarro per dire che il libro è una “lama”. Volevo solo scherzare, tanto la prefazione non la legge mai nessuno. E poi, come si fa a non pulsare all’unisono con uno che dichiara apertamente: “Non sono sportivo. Sono visceralmente, unicamente e radicalmente tifoso granata, e la mia Marcia è stata sì per il Toro, ma anche contro la juve”? Uno che ammette di disinteressarsi anche della Nazionale di calcio quando ci sono troppi juventini? Mio fratello Frisko non riesce neppure a tifare per la Ferrari, da quando è della Fiat. Questo libro è per gente così. Godetevi il rasoio di Michele, e se sanguinerete un po’, pazienza. Noi del Toro non ci facciamo neanche più caso.
 


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