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Più mi
tradisci più ti amo
un libro di Alberto Isola
Ieri
di Alfredo Biondi
Da poco avevo iniziato la pratica
professionale d’avvocato nello Studio Ciurlo, quando ebbi l’occasione e la
fortuna di divenire amico (ed a Genova questo non è facile) di Valentino Isola e
suo fratello Carlo. È, questi, il padre di Alberto, l’Autore di questo libro.
Andavamo spesso insieme allo stadio – nei distinti – a tifare come pazzi.
Io sono Genoano sin da quando abitavo a Pisa. Sul finire degli anni Trenta il
Genoa comprò, proprio dai nerazzurri toscani, i tre gioielli Bertoni, gran
centravanti tecnico e risolutore; Marchi, centromediano – come si diceva allora
– di classe; e Conti (detto Joe Louis, per la sua faccia da pugile), velocissima
ala sinistra dal piede proibito: l’altro, era come se non ce l’avesse...
Insomma, sono un genoano d’importazione. Così, risciacquai i miei panni rossoblù
nelle magre acque del Bisagno, coltivando dal vivo una passione, nel senso
etimologico di sofferenza, che non mi ha mai abbandonato e che è una parte di
me. Questo credo sia l’unico titolo che mi abilita alla prefazione di questo
lavoro.
Le sorti attuali del vecchio Grifone sono, mentre scrivo queste note, proiettate
irrimediabilmente verso il baratro della terza serie. Ma, devo dirlo, la lettura
di quest’opera mi ha ridato serenità ed orgoglio, ricordando nella sventura i
tempi felici, perché Alberto Isola è riuscito a ripercorrere sentieri e vicende,
ad accostare in modo mirabile tratti, fisionomie, somiglianze. Ne è nato un
affresco-revival di vita genoana vissuta e sofferta che mi è piaciuto
moltissimo, dando vita ad una miniera di nomi, fatti e vicende anche
autobiografiche, collocate appropriatamente nella stessa Storia rossoblù. I
richiami, flash velati di nostalgia e di rimpianto, sono accompagnati da un
umorismo di grande effetto rievocativo, capace di trasportare il lettore
nell’esatto contesto... in campo, praticamente.
Il ritratto dell’uomo in giallo è un pezzo di bravura, e quello striscione
“Addio Renzo e benvenuto chiunque tu sia!” esprime bene il senso della delusione
e della speranza “in incertam personam” che sempre prefigurano l’arrivo di un
Presidente nuovo, destinato a segnare – nel bene e nel male – un tratto
indimenticabile di storia genoana. La galleria dei portieri (ricordati tutti per
amore di ruolo giovanile) lega ogni nome con un fil rouge di riferimenti,
incredibilmente espressivo, alle loro doti e difetti: sembra davvero di
rivederli tra i pali! I più diversi soggetti prendono quasi vita, ricordati con
tratto da pittore impressionista. Il “cuore grande così…”, la “caravella che
naviga” (in mare sempre tempestoso), i “diecimilia sotto il lenzuolo”... E
quella vittoria, che “quarantamila inglesi salutarono, presentando le armi ai
soli stranieri vincitori ad Anfield”…
Ecco che il libro di Alberto Isola, dopo aver allegramente scavato nella memoria
degli aneddoti da spogliatoio, porta a un crescendo di emozioni. Emozioni che
solo l’IO genoano può descrivere, conoscere, apprezzare: perché il Genoa è parte
di noi, il Genoa... siamo noi. Così i colori sociali, il rosso, il blu: una vera
fede, un’onda di emozioni cromatiche e di fragori che hanno vestito una così
vasta schiera di personaggi – da Silvestri ad Onofri, da Girardi a Della
Bianchina, da Pruzzo a Fontolan, da Skuhravy a Branco – che è proprio difficile
ricordarli tutti.
La verità è che il Genoa è un quadro d’autore, un’icona sacra, un quadro
d’inestimabile valore per il quale non esistono pittori che possono dargli i
colori eguali ai suoi poiché il Rosso e il Blu sono unici, sono quelli della
fede. Bravo Alberto Isola, con il tuo libro ci hai riportato indietro nel tempo,
al momento romantico dello scoccare della scintilla della fede, ai fatti che
evocavano atleti meravigliosi passati al vaglio con occhio critico dei fatali
corsi e ricorsi della storia.
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