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Primari a
delinquere?
La corruzione investe i camici
tra 'dazione ambientale
e crescente amoralità
un libro di Paolo Cornaglia Ferraris
Introduzione
In un’intervista riportata da alcuni quotidiani a tiratura nazionale, il
cardiochirurgo Professor Di Summa citava il passo del libro Camici & Pigiami
nel quale era spiegato come la corruzione stesse al Servizio Sanitario Nazionale
con la stessa naturale diffusione con cui la sporcizia caratterizza corridoi,
gabinetti, ed anfratti di molte (troppe) fatiscenti realtà ospedaliere italiane.
Il Professor Di Summa giustificava un dato storico ed ambientale innegabile, che
riguarda persone che ci vergogniamo a definire colleghi, ma che comunque
appartengono al personale medico, amministrativo, infermieristico, ausiliario
del SSN. Voleva dire, in altri termini, che dal momento che costoro fanno i
propri interessi, a cominciare dal direttore generale (Luigi Odasso sarebbe solo
uno che s’è fatto prendere, ma tanti altri la fanno franca) fino all’ultimo dei
barellieri, e dal momento che lui, Di Summa, è convinto del fatto che “tutti
rubano”, si possono giustificare comportamenti come il suo.
Muovendo da tali “logiche” considerazioni, è parso opportuno analizzare i
comportamenti che hanno messo in prima pagina i chirurghi di Torino, Milano,
Padova, Como, Firenze ecc. Giova sia ai Camici che ai Pigiami. Ai colleghi
medici, perché non si sentano obbligati ad appartenere alla categoria dei “rubo
anch’io perché rubano tutti” e neppure a quella dei furbi dei congressi
tropicali o dei furbissimi con esami e ricette false o a percentuale. Ai pigiami
perché siano rassicurati sul fatto che chi li cura non è un ladro. Un’analisi
veloce, che la Fratelli Frilli Editori ha divulgato come “instant book” di basso
costo, per riflettere, ma soprattutto per difendere medici e infermieri onesti.
Sono loro la maggioranza silenziosa che si prende cura dei malati secondo
scienza e coscienza, subendo ogni tipo di angheria, furto, taglio e sopruso.
Professionisti che non vincono i concorsi (truccati), non diventano primari, né
vanno in cattedra e che gli Ordini e i Sindacati hanno difficoltà a tutelare
davanti ad una, giustamente scandalizzata, opinione pubblica.
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