Qualcosa di sinistra - Gianfranco Mascia intervista Nanni Moretti
 

Non perdiamoci di vista!
Intervento di Nanni Moretti in Piazza San Giovanni

Non perdiamoci di vista! Ora che ci siamo ritrovati, rimaniamo in contatto, non perdiamoci di vista! In questi mesi ho capito che noi cittadini possiamo fare politica, che possiamo farla con piacere e che possiamo farla ognuno con le proprie idee ma rimanendo uniti. Noi oggi qui siamo uniti!

Il 31 luglio eravamo davanti al Senato: la nostra manifestazione, questa manifestazione, nasce da quelle giornate, quando secondo il Governo il decreto legge Cirami sembrava essere diventato la cosa più urgente per il bene del Paese. Lì, quel giorno, sotto il Senato, per la prima volta s’alternarono a parlare senatrici e senatori dell’opposizione e rappresentanti dei movimenti. I parlamentari stavano finalmente facendo un’opposizione seria e noi elettori gli davamo coraggio e forza per le battaglie future. Esponenti della maggioranza hanno parlato d’assedio selvaggio. Non c’è stato nessun assedio: noi eravamo lì a difendere le istituzioni che in quei giorni la maggioranza stava umiliando dentro quel palazzo. Assedio selvaggio… la cosa più violenta che ho visto è stato un mio amico che, quando è passata l’automobile del ministro Castelli, della Lega Nord, gli ha urlato: “Terrone!”. Questa è stata la cosa più violenta della giornata.

Hanno detto che siamo estremisti. I nostri movimenti hanno mostrato sì intransigenza, ma sui principi fondamentali della democrazia. Siamo moderati, ma essere moderati non significa essere passivi, abituarsi alle peggiori anormalità italiane, vivere nell’assuefazione. Ci piace la Costituzione, e in quanto moderati siamo rimasti prima perplessi, poi esterrefatti, poi incazzati per quello che sta succedendo in Italia.

Io, dopo le elezioni del maggio 2001, mi ero rassegnato a un’intera legislatura, cinque anni di terribile e tranquillo Governo di centrodestra, anche perché pensavo che fossero diventati meno peggio rispetto al ’94, più politici, più democratici. E invece si sono rivelati più arroganti e più incapaci del previsto. Più sfacciati nell’assecondare gli interessi personali di Berlusconi e di alcuni suoi amici. Io a una cosa non mi ero rassegnato, a vedere fatta a pezzi la Costituzione, che è ancora una miniera preziosa da cui attingere risorse per la convivenza democratica. Nel contratto con gli italiani che Berlusconi firmò in una trasmissione televisiva non c’era la legge sul rientro dei capitali illecitamente esportati all’estero, non c’era la legge sulla depenalizzazione per il falso in bilancio, non c’era la legge sulle rogatorie internazionali. Gli italiani hanno votato Berlusconi inseguendo un sogno e si sono risvegliati dentro un incubo! La cupezza è la nota dominante di questo Governo, l’insicurezza, la debolezza. Noi vogliamo essere la forza della tranquillità, noi vogliamo difendere le istituzioni democratiche.

Nella mia ingenuità un po’ beota, in questi anni ho creduto che Fini prima o poi si sarebbe reso autonomo da Berlusconi. Pensavo: “Ecco, ora dice una cosa in contrasto con Berlusconi, Fini almeno il senso dello Stato ce lo dovrebbe avere. Ecco, ora dice che sul conflitto d’interessi o sulla legge antitrust Berlusconi ha torto”. Non avevo capito niente. Non avevo capito che con cinismo, all’ombra di Berlusconi, Fini lo stava usando politicamente per avere dei pezzettini di potere. Fini l’ho sottovalutato politicamente, anche perché l’avevo sopravvalutato moralmente.

Fini! Ma valeva la pena dedicare tutta la vita alla politica, energie, tempo, sforzi per diventare democratico, strappi, discussioni, litigate, lacerazioni, tutta la vita per poi diventare nemmeno l’unico, ma uno dei tanti signorsì di Berlusconi? Ma ne valeva la pena?

Fini e Buttiglione, avete usato Berlusconi e il suo potere. Ora che avete qualche pezzetto di Governo potete permettervi il lusso della sincerità. Ma davvero pensate che ci sia un complotto della Magistratura cattiva ai danni di Berlusconi? Ma davvero pensate che non ci sia un problema di monopolio dell’informazione in Italia?

Il nervosismo di questi mesi contro questa manifestazione: come si fa a dire, come ha fatto Berlusconi, che una manifestazione è disdicevole? Ma come parla Berlusconi? “Disdicevole”... e poi ride. E più è insicuro, più ride. Ma cosa ride che non c’è proprio niente da ridere? E invece noi stiamo facendo non una manifestazione disdicevole ma una manifestazione bellissima. Allegra, pacifica, combattiva, che parte dall’esigenza che la legge sia uguale per tutti. Ma oggi non vogliamo che si parli solo di giustizia. E a questo proposito, la legge è uguale per tutti, che poi a essere sinceri, anche prima della Cirami, nei fatti la legge non era proprio uguale per tutti… Che cosa è successo? Ma cosa è successo in questi anni che ci vergogniamo, che mi vergogno anch’io, per paura di diventare demagogici e rozzi, di ricordare delle semplici verità: che la nostra è una giustizia un po’ di classe e che davanti alla legge un immigrato non è uguale a uno di noi? E a questo proposito ha fatto bene chi ci ha criticato per la nostra colpevole distrazione durante l’approvazione della legge Bossi-Fini.

In questi mesi mi chiedevo il perché di tanto nervosismo del Governo contro i nostri movimenti, tutte le battute sceme che ci siamo dovuti sorbire e che non hanno mai fatto ridere nessuno sui girotondi, la regressione, tutti già per terra, giro girotondo, ecc. E poi ho capito che ci sono almeno due motivi: il primo è che noi con la nostra libertà di giudizio, con la nostra autonomia, slegati da qualsiasi logica di qualsiasi partito, con le nostre critiche ai vertici del centrosinistra, noi abbiamo dato energia, fiato, coraggio alla sinistra e al centrosinistra, e questo naturalmente ha dato molto fastidio. Il secondo motivo di nervosismo da parte della maggioranza è che noi con le nostre manifestazioni siamo riusciti a parlare, a comunicare con una parte dell’elettorato di centrodestra. E non voglio usare l’espressione sgradevole e un po’ razzista “l’elettorato perbene” oppure “onesto” del centrodestra. Diciamo che abbiamo ricordato agli elettori meno pigri del centrodestra che i principi fondamentali della democrazia non sono solamente di una parte dell’elettorato, ma riguardano tutti i cittadini. Il monopolio dell’informazione, il tema della giustizia, la scuola pubblica, la sanità, sono temi che riguardano tutti. Oggi io sono felice che in questa piazza ci siano anche persone che hanno votato centrodestra e persone che non erano mai, mai andate a una manifestazione. Quindi è vero che si possono coinvolgere elettori distanti da noi non arretrando sui valori democratici o andando a tentoni verso un fantomatico centro. Con i valori non si perdono voti, anzi!

Una preghiera ai dirigenti della sinistra e del centrosinistra: discutiamo, discutete, ma di cose concrete. Non perdete tempo a litigare sul nulla. Discutete di politica, di guerra e di pace, se è il caso o no di fare i referendum, discutete dei diritti dei lavoratori, dei servizi pubblici, del modo più efficace di fare opposizione e di come vincere le prossime elezioni. Ma non fate più i capricci! Non perdete più tempo in continui e logoranti scontri personalistici ai vertici, sigle, gelosie e ripicche di cui non ce ne importa niente. Sì, noi continueremo a delegare ai partiti, ma visto che un po’ ci siamo svegliati la nostra delega non sarà sempre in bianco. E visto che alla sinistra italiana capita una occasione ogni secolo, se in questo secolo l’occasione non capiterà alla fine ma presto, magari tra qualche anno… questa volta fatela la legge sul conflitto d’interessi! E poi dovremo riparlare tutti insieme della scuola pubblica. E poi per piacere fate anche una seria legge antitrust, ma non contro una persona: una legge valida per tutti, quindi per la democrazia. A sinistra c’è qualcuno che considera troppo rozzo, troppo grossolano ricordare che il capo di Forza Italia ha tre reti televisive e che questo può dargli forse un piccolo vantaggio nei confronti dei suoi avversari, e anche dei suoi alleati: va bene, pare che sia una considerazione banale e non insisto. Televisioni, e poi giornali, e poi radio... Io dico la mia opinione: a me, come cittadino, come telespettatore non interessa una rete di sinistra. Non credo che alla faziosità della destra debba contrapporsi la faziosità uguale e contraria della sinistra. Io vorrei un’informazione indipendente, all’interno di televisioni e radio decenti. Ma vi fa così tanta paura la cultura? Che paura vi faceva Radio 3, che bisogno c’era di smantellare una rete fatta così bene e tanto seguita?

E poi Berlusconi dice che la sinistra non è democratica. Ma lui deve ancora imparare cos’è la democrazia! E qualcosa forse la può imparare proprio dalla sinistra italiana. E a questo proposito mi dispiace che anni fa, morendo, il Partito Comunista Italiano non seppe comunicare al Paese che la sua storia aveva più a che fare con l’Emilia Romagna che non con l’Unione Sovietica. Berlusconi non è contro la democrazia, è qualcosa di diverso: lui è estraneo alla democrazia. Intimamente estraneo, perché è qualcosa che non conosce e non capisce e che comunque gli fa perdere veramente un sacco di tempo…

Ora, prima di passare la parola al prossimo relatore, voglio dire un’ultima cosa. Mi chiedono – e io stesso mi chiedo – perché in questi mesi ho fatto tutto questo. Perché la situazione s’è fatta troppo seria per far finta di niente. E poi perché se un domani dovesse, Dio non voglia, diventare presidente della Repubblica, cioè di tutti gli italiani, l’uomo più di parte che c’è in circolazione oggi in Italia, perché quotidianamente offende metà dei cittadini italiani, ecco domani io ripensando a questo periodo, se non avessi fatto nulla, proverei vergogna.
 


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