Una lettera inviata dall'Anonimo autore de La mala-ricetta ha dato origine, sul sito internet degli informatori del farmaco (www.informatori.it) ad una vibrante polemica con Vittorio Adriano, ex vice-presidente dell'AIISF (Associazione Italiana Informatori Scientifici del Farmaco) del Piemonte. 

 
24 maggio 2002: l'ex-informatore scrive a Francesco Lupinacci 

Egregio Lupinacci,
la mia prima lettera è stata abbastanza sibillina in quanto non sapevo da che parte fosse schierato il vostro portale; ora però che ho visto la pubblicità del mio libro La Malaricetta, posso anche dichiararmi tranquillamente. Tanto, ormai, il mio nominativo è marchiato a fuoco tra quello dei bastardi piantagrane e nessuno mi darà mai un altro lavoro da ISF, e mi spiace. Mi sembra di aver chiarito il mio amore per questa professione e il mio rispetto per chi la pratica con coscienza.
Pensavo di mandarvi una copia omaggio del mio libro ma presumo che l'abbiate già letto. Ora dal momento che sto cercando di costruirmi un lavoro mio e mi sono specializzato in siti web voglio offrirvi la mia collaborazione al portale: se avete bisogno di un critico feroce e oramai al riparo da possibili vendette aziendali sono a vostra disposizione, se avete bisogno di una mano nella gestione del portale ebbene eccomi qui.
PS avevo anche preparato un bellissimo servizio sul comparaggio assieme alla redazione di Sciuscià, ma non è mai andato in onda, possibile che anche Santoro...
La saluto cordialmente
Kamikaze Franco Bellé

Caro Franco, 
permettimi di darti del tu come collega, la posizione del mio portale è espressa da ogni scritto che contiene. Voglio contribuire a costruire una nuova cultura dell'informazione del farmaco basata sull'onestà intellettuale e professionale. Non credo, come dicono pure alcune posizioni dell'AIISF Nazionale, che gli Informatori debbano portare solo informazioni asettiche sui farmaci; perché anche le aziende ed i loro dipendenti (noi) hanno bisogno di vivere. Concordo pienamente sul fatto che non dobbiamo essere legati alle vendite e non credo neanche che al profitto aziendale si debbano sacrificare la propria onestà e la propria etica personale. Sul tema, sono anche convinto che debba aprirsi un dibattito sincero all'interno di ogni associazione locale, ed avere il coraggio di mettere in discussione alcuni estremismi che chiudono a qualsiasi dialogo. Sono per una mediazione tra gli interessi delle parti: informare soprattutto, senza doversi, però, vergognare se il proprio lavoro determina un corretto uso dei propri farmaci ed una conseguente prescrizione del medico. Tutto, sempre, senza compromessi con le attuali normative e con la propria coscienza. La ricerca del profitto e della prescrizione a tutti i costi induce, a mio parere, a costumi incivili che si avvicinano più all'irragionevolezza animale che all'umano. Sono addolorato che una persona della tua sensibilità non abbia trovato un'azienda onesta (c'è ne sono ancora tante) che abbia saputo accoglierlo tra le sue fila. Mi sarebbe piaciuto saperti ancora con la borsa a portare, onestamente, la tua informazione sui farmaci per il bene di tutti. Tuttavia, non si sa mai. Sarò felice di ospitarti nelle mie pagine. Scrivi quando vuoi sui nostri problemi. Il portale sarà anche aperto al contraddittorio di quanti vorranno risponderti. 
Con simpatia e solidarietà. 
Francesco Lupinacci

 

28 maggio 2002: La replica di Vittorio Adriano 

Caro Francesco, 
come sai leggo costantemente e con interesse le notizie del tuo insostituibile portale, ma questa volta vorrei rubarti un momento per riflettere con te sulla piega che sta prendendo la campagna di moralizzazione del settore. 
Premesso che l'Albo è sacrosanto e le storture del sistema sono molte, ho paura che adesso si stia esagerando con lo sputare nel piatto in cui mangiamo. Le recenti iniziative sirchiane stanno offrendo alle Industrie valide scuse per una possibile (probabile?) futura riduzione del personale; sarò pessimista, ma dubito che gli Informatori che probabilmente saranno tra poco licenziati o cassintegrati apprezzino la perdita del posto di lavoro in nome dell'etica e del risparmio. 
Il taglio che, nel tuo sito, viene dato alla maggioranza degli ultimi editoriali, ci fa apparire ad un lettore estraneo all'ambiente come dei portaborse che non riescono ad ottenere risultati nel loro lavoro se non pagando quei corrotti dei Medici. Almeno a titolo personale, mi dissocio poiché non ho MAI agito al di fuori di quelli che sono i limiti imposti dalle vigenti leggi e dalla deontologia professionale eppure, a sorpresa, ho degli ottimi risultati, forse perché ho buoni farmaci, un po' di esperienza, una laurea non presa per corrispondenza ed anche perché quando c'è da correre...corro! Inoltre può darsi che qualcuno dei Medici che incontro per motivi professionali prescriva i miei farmaci perché funzionano e fanno bene ai suoi pazienti, come da giuramento di Ippocrate. Strano, vero? 
Noto anche una malcelata delusione per la parziale mancata approvazione del decreto Sirchia ; l'organizzazione dei congressi, la ristorazione, gli alberghi, le agenzie di viaggi sono costituite da persone, molte delle quali campano del loro lavoro. Visti gli sconquassi che il blocco dei congressi avrebbe potuto causare, non penso sia il caso di lamentarsi se qualcuno, anche se non fa l'Informatore, può comunque mantenere il suo posto di lavoro! Mi pare cosa poco simpatica. 
A forza di gettare la croce addosso a questa masnada di filibustieri che siamo noi ( tranne pochissimi duri e puri) e quelli che ci danno la pagnotta, forse stiamo perdendo di vista il fatto che un Albo professionale dovrebbe garantire la correttezza professionale anche nei rapporti tra gli iscritti, vigilare sull'eventuale mancanza di requisiti necessari per svolgere la professione, tutelare chi paga la quota annuale da soprusi antisindacali, mobbing e quant'altro etc.. 
Forse si è perso di vista il fatto che a noi compete l'operatività, NON LE STRATEGIE!!!!! Non spetta certo agli Informatori vigilare che Medici e Aziende non facciano comparaggio!!!!!! Non è di nostra competenza fermare la brutale, assurda invasione di decuple linee e super specialists che ribadiscono il concetto col Medico di Base!!!!! Non possiamo evitare che vengano registrati dalla CUF farmaci privi di senso, copie di scopiazzature di porcherie in commercio da secoli!!!! 
Penso sia perfettamente lecito che ogni Azienda TENTI di vendere. Lo schifo è che chi dovrebbe porre freni a tutto ciò, prima approva l'immissione in commercio, poi prende provvedimenti deficienti per frenare una spesa che, per sua sola colpa, sta diventando incontrollabile. Cerchiamo di capire che il punto debole non è solo chi tenta di lucrare in modo incontrollato, sia perché ha i prodotti, sia perché ha la facoltà di prescriverli, ma anche e soprattutto chi chiude occhi e orecchie (ed apre il portafoglio) e poi gioca a fare Catone il Censore. Insomma: CHI CONTROLLA IL CONTROLLORE? Certo non spetta a noi o ai nostri datori di lavoro. 
Poi qualcuno fa comparaggio, si pente(?), scrive libelli in forma anonima , si fa intervistare a volto coperto, infanga tutta la categoria, e adesso si lamenta che non trova lavoro. Se fosse stato così puro avrebbe dovuto rivolgersi all'Autorità competente, prove alla mano, denunciando se stesso e la sua Azienda, non sputtanare tutto e tutti (ME COMPRESO!). È solo un infame, è giusto che paghi! Sarebbe stata una buona iniziativa associarci, pagare un buon Avvocato e denunciarlo per vilipendio, chiedendogli i danni morali per quanto fango ha gettato (a pagamento, visto i diritti d'autore per il libro o il gettone per l'intervista) su tanti di noi. 
Infine, non capisco questa esaltazione dei farmaci generici. Sarebbe stato sufficiente emanare una legge che imponeva una riduzione del 20% del costo di tutti i farmaci in commercio da più di dieci anni, invitando i Medici ad usufruire quando possibile delle terapie a minor costo; invece ora cani e porci registrano principi attivi generici, che poi dovranno comunque vendere, assumendo piazzisti d'assalto, aumentando ulteriormente la pressione sul Medico, con demenziali corse al ribasso che penalizzano chi fa ricerca, chi ha lavorato anni seriamente per far conoscere ed apprezzare una molecola, mettendone a rischio, in ultima analisi, il posto di lavoro. Lasciamo che di tutto ciò goda Garattini o chi per esso; ti giuro che non capisco perché noi dovremmo essere così eccitati, dovendo lasciare il frutto delle nostre fatiche in mano a degli avvoltoi parassiti. 
Siamo dei Custer a Little Big Horn e quando arrivano i nostri dobbiamo guardarci le spalle??? 
Davvero, non ho capito perché invece di unirci per difendere i nostri interessi, dobbiamo ringraziare chi sta facendo di tutto per fregarci! E' lo Stato che deve vigilare, seriamente e con programmi a lunghissimo termine che consentano, lentamente e progressivamente, di porre un freno alle storture del sistema. Gli Informatori devono restare uniti per difendersi dalle pressioni aziendali, dai contratti da fame, dagli attacchi dei media e dei controllori corrotti, non certo offrire il fianco a chi già tenta, dopo aver direttamente o indirettamente goduto delle suddette storture, di farci del male. 
Spero tu sia sopravvissuto a questa lettera; fanne pure ciò che vuoi, cestinala, pubblicala, usala come carta per avvolgere il formaggio...oppure rispondimi!! 
Un abbraccio 
Vittorio Adriano

Caro Adriano, 
non mi sogno neanche di cestinare la tua lettera. Cercherò di rispondere sinteticamente agli innumerevoli argomenti che esponi. Dobbiamo, per capirci, partire da due presupposti: abbiamo l'interesse comune a migliorare l'ambiente professionale in cui lavoriamo e portiamo entrambi la borsa da non pochi anni. Per quanto lunga sia l'esperienza credo, però, che nessuno possa affermare quanto sia diffuso, con espressioni più o meno gravi, il malcostume nel nostro settore. Certamente le persone oneste e corrette abbondano, sia tra gli Informatori che tra i medici; ed anch'io credo di aver avuto buoni risultati in questi anni (altrimenti non sarei qui) proprio perché ci sono molti medici che prescrivono il mio farmaco per la sua efficacia e per la mia professionalità nell'illustrarlo. Eppure, ti dirò, che ho anche avuto la netta impressione che del modo in cui ho dato questi risultati, alle aziende non gliene sia importato granché. Sono contento che tu abbia avuto ed abbia buone soddisfazioni lavorando seriamente ma è, forse, perché di cattivi risultati non ne hai mai avuti che non puoi capire cosa si prova quando i tuoi dirigenti ti mostrano il bianco dei loro denti e ti indicano un'amena località a mille chilometri da casa come tua probabile prossima sede di lavoro. Che quasi tutti i problemi nascano dal meccanismo di formazione dei prezzi dei farmaci l'ho affermato in vari articoli del portale e lo ripeterò nel libro che sta per uscire. Noi non possiamo farci nulla... tranne che lanciare degli allarmi. Anch'io temo future riduzioni del personale, ecco perché occorre rendere più stabili e senza impennate sia la crescita dei profitti aziendali che il numero delle assunzioni. Che non bisogna demonizzare le aziende e che dal nostro lavoro esse debbano trarre un profitto lo dico da una vita; anche se questo mi è costato l'essere ignorato dal Direttivo Nazionale dell'AIISF e da Algoritmi (che hanno fatto finta di nulla quando ho pubblicato il mio primo libro e, sicuramente, ignoreranno anche il secondo). Debbo solo ringraziare il sostegno di alcune sezioni sparse per l'Italia se ancora sono qui a buttare sangue e soldi per la nostra professione. Per quanto riguarda il collega Bellé, autore di "La Malaricetta", permettimi di non concordare con il tuo giudizio. Non lo conosco personalmente, ne ho ancora letto il suo libro, ma sono state iniziative come la sua che hanno costretto il legislatore a prendere atto della necessità ed urgenza di un albo professionale degli Informatori. Anch'io ho pagato, come te, con un calo d'immagine pubblica, ma anche qui, e tu lo puoi capire, vale il concetto del rischio/beneficio. Il bene che, a mio parere, i pazienti (noi ed i medici) ne potranno trarre giustificano ampiamente gli effetti collaterali da dover sopportare. Evito altri luoghi comuni, come quello delle uova e della frittata o del dolore per cavare il dente cariato, perché credo che ci siamo capiti sulle motivazioni della mia linea editoriale. Sono i nostri legislatori che hanno il compito di controllare e prevenire gli episodi di malcostume ma avere un albo professionale potrà far nascere un soggetto che ora non esiste. Perché, è bene dircelo tra di noi, ancora NON ESISTIAMO. Siamo solo una seccatura aziendale, una dépendance di lusso, una serie di tentacoli telecomandati, un capitale da alti interessi composti, ma non una categoria. Perché una categoria ha dei diritti e, soprattutto, il diritto di essere ascoltata dal legislatore. L'Ordine dovrà essere solo il punto di partenza per esistere, poiché non sarà compito suo tutelare chi paga la quota annuale dai soprusi antisindacali o difendere gli iscritti dal mobbing del superiore, ma dovrà nascere un Sindacato, piccolo ma autorevole e fatto da persone competenti. Ma senza Ordine anche il Sindacato non conta un cactus. Sui farmaci generici concordo con te, le soluzioni per evitare il caos provocato da questi sono altre. Sirchia non lo conosco personalmente, ma mi piace, perché mi pare il tipo che non prende ordini imprenditoriali. Forse con i congressi c'è andato pesante e la sua parziale retromarcia è giustificabile ma, sicuramente, la strada che ha intrapreso è buona. Va solo percorsa più gradatamente. 
Un saluto cordiale da 
Francesco Lupinacci

 

30 maggio 2002: Controreplica del (non più) Anonimo ex-informatore 

Franco Bellé, il nostro collega autore del tanto discusso libro-denuncia "La malaricetta", risponde alle critiche del collega Vittorio Adriano e si dichiara disponibile a rispondere ad altre lettere dei navigatori. Riportiamo con piacere questa discussione a distanza, poiché riteniamo utile una riflessione sulle ragioni di tutti i colleghi in questa vicenda e per chiarire quelli che rischiano di divenire solo dei fraintesi o delle congetture. La nostra posizione sull'argomento potete trovarla nelle recenti risposte pubblicate sulla rivista, indirizzate a Bellé e ad Adriano. 

 
Mi permetto di rispondere in breve alla valanga di insulti che il "collega" Adriano ha pensato bene di rovesciarmi addosso.
Per prima cosa i soldi, se avessi dovuto vivere con i diritti d'autore...farei la fame, posso dimostrare di non aver incassato più di circa 1500 Euro; ( qualcosa meno di tre milioni di vecchie lire) in due anni. Quanto al gettone: e chi lo ha mai visto? Chiedere per conferma a Paolo Barnard, autore del servizio, o alla dott.sa Gabbanelli curatrice del programma. Mi sembra poi puerile voler difendere i posti di lavoro del settore turistico con i congressi medici, medesima considerazione se dovessero vivere solo di congressi... anzi non riesco a capire questa strenua difesa del congresso da parte di un informatore.
Passiamo alle altre accuse: è evidente che mi si accusa di essere stato un grande corruttore. Ebbene, non è così e posso dimostrarlo in qualunque sede; inoltre la minaccia di querela è rientrata proprio perché potevo dimostrare ogni singola parola che ho scritto. Quanto poi al sentirmi dire che me lo sono meritato, vorrei rispondere che non voglio augurare a nessuno quello che è successo a me, l'umiliazione di sentirsi abbandonato in mezzo alla strada dalle stesse persone che, fino a dieci minuti prima, avevi considerato amici, oltre che colleghi. Ed infine è troppo facile dire che cosa possiamo fare noi. Volendolo si può fare tutto; basta avere la volontà e un po' di coraggio, io ho pagato e sto pagando di persona ben più di quanto il collega aziendalista possa immaginare, lui che si erge a difensore delle povere aziende che non hanno nessuna colpa se gli registrano farmaci copia: perché cavolo li presentano?
Una ultima considerazione. Lo Stato siamo noi (e scrivo Stato con la esse maiuscola). Se tutti noi avessimo un po' più di senso dello Stato forse le cose andrebbero sicuramente meglio.
L'epiteto di infame, invece, lo respingo al mittente; si può discutere, fare polemica correttamente ma l'insulto nasconde una abissale mancanza di argomenti seri. Se il collega avesse letto attentamente la dedica del mio libro, se l'ha mai letto, avrebbe trovato una dedica a Ugo Foscolo, il poeta, che avrebbe dovuto aprirgli gli occhi. Neanche io ho preso la laurea per corrispondenza e lo prego di astenersi da simili basse insinuazioni.
Un saluto
Franco Bellé 

P.S. Questa è la mia prima ed unica risposta a chi riesce a concepire unicamente accuse e insulti e non riesce a tollerare opinioni diverse dalla sua; per chi vuole discutere con calma ed educazione sono sempre disponibile


 

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