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La Stampa
Nel progetto anche
la possibilità di uscire dall'unione
Giscard: così
immagino
la Costituzione Europea
Previsto un
«superparlamento» con
rappresentanti delle singole nazioni
di Enrico
Singer
L'articolo 1 stabilirà il nome
della Grande Europa che sta per prendere forma. L'articolo 46 - l'ultimo -
fisserà le procedure per lasciarla. Sì, perché nello «scheletro» della
Costituzione europea che Giscard d'Estaing ha presentato ieri è previsto anche
il diritto di recesso dall'Unione. E non è la sola novità contenuta nel
documento che il presidente della Convenzione ha consegnato ai 105 membri
dell'assemblea chiamata a riscrivere le norme istituzionali della Ue. C'è il
principio della doppia cittadinanza: nazionale ed europea. C'è una riforma del
meccanismo elettorale per rendere uguale in tutti gli Stati membri il sistema di
voto per il Parlamento europeo. C'è anche la comparsa di una nuova Camera: un
Congresso dei popoli d'Europa che dovrebbe avere una funzione di «direzione
strategica». «Questa è soltanto una cornice, una proposta da riempire di
contenuti», ha detto Giscard mentre i delegati della Convenzione sfogliavano
finalmente le 18 pagine del testo. Ma è anche «una tappa significativa». La
Convenzione è ormai entrata nella sua fase progettuale, dopo otto mesi di
«ascolto» delle diverse posizioni. E quello che Valéry Giscard d'Estaing, con i
due vicepresidenti Giuliano Amato e Jean-Luc Dehaene, ha preparato è un indice
del futuro «Trattato costituzionale» che è diviso in tre parti. La prima
definisce che cosa sarà l'Unione di domani. La seconda stabilisce che cosa
resterà in vigore della vecchia: la sorte dei 414 articoli dei precedenti
Trattati. La terza fissa le regole per approvare le novità. L'augurio di Giscard
è che «la tartaruga sia pronta per l'appuntamento dell'estate del 2003». Come
dire che la lenta marcia della Convenzione rispetti i suoi tempi e consegni a
giugno, nel vertice europeo già previsto a Salonicco sotto la presidenza greca,
un testo definitivo alla Conferenza intergovernativa che dovrà poi approvarlo. E
se così sarà, la speranza di firmare a Roma il Trattato della Grande Europa
potrebbe diventare realtà perché alla presidenza greca seguirà quella italiana
fino al dicembre del 2003. Ma il processo per trasformare in corpo
costituzionale lo «scheletro» presentato ieri è appena all'inizio. E non si
annuncia facile. Il primo giudizio, quasi unanime, dei membri della Convenzione
al testo è positivo: «Un documento equilibrato e autorevole», lo ha definito
Gianfranco Fini che rappresenta il governo italiano. Molti punti, però, sono
«aperti», come ha ammesso lo stesso Giscard. A partire dal nome. Nell'ipotesi di
articolo 1 ne sono proposti quattro: i tradizionali Comunità europea o Unione
europea e gli innovativi Europa unita - che Giscard preferisce - o Stati Uniti
d'Europa che ai più sembra una fuga in avanti. Ma i punti più controversi sono
altri. L'articolo 19, per esempio. Quello che ipotizza la creazione di un
«Congresso dei popoli d'Europa» che sarebbe formato da rappresentanti dei
Parlamenti nazionali e dell'Europarlamento. Una specie di super-Camera da
riunire in occasioni particolari di «indirizzo politico». Quali? Il documento di
Giscard non lo dice. Qualcuno ipotizza appuntamenti come l'elezione del
presidente della Commissione. Ma di sicuro su questa - eventuale - nuova
istituzione si accenderanno delle polemiche. E così sarà sulla durata della
presidenza del Consiglio (articolo 17 bis) che adesso ruota ogni sei mesi. E'
chiaro che il sistema dei «semestri» è destinato a sparire. Sulle alternative,
però, non c'è ancora accordo. Due anni e mezzo? Cinque anni? Anche in questo
caso lo «scheletro» di Costituzione di Giscard pone il problema, ma non indica
una soluzione che uscirà dal dibattito nel seno della Convenzione. Gli altri
punti sensibili sono la doppia cittadinanza - europea e nazionale - che dovrà
assicurare libertà di soggiorno senza più pratiche amministrative e la «clausola
di uscita» dalla Grande Europa. «Il nuovo Trattato avrà una durata illimitata -
ha detto Giscard - e per questo è normale prevedere un diritto di recesso per i
Paesi che non volessero più fare parte dell'Unione». Nel progetto è previsto
anche che uno Stato membro sia «sospeso» in caso di violazione dei «principi e
dei valori fondamentali». Secondo alcuni questi meccanismi potrebbero «creare
tensioni e instabilità». La questione dovrà essere risolta. Così come quella, di
fondo, del rapporto tra i poteri dell'Unione e degli Stati. Giscard d'Estaing
all'articolo 8 propone questa formula: «Tutte le competenze non attribuite dalla
Costituzione all'Unione, rimangono agli Stati». Ma le competenze sono ancora da
definire. E non è poco.
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Il Corriere
della Sera
Il presidente
della Convenzione ha presentato
lo schema della Carta per l'Unione a 25
Giscard lancia la
costituzione europea
Doppia
cittadinanza, nazionale e comunitaria.
E per i Paesi una «clausola di recesso»
di
Marco Cremonesi
BRUXELLES - «Signori, vi
presento l'architettura della futura costituzione europea». Dopo mesi di lavoro,
la Convenzione compie un significativo passo in avanti: il presidente Valéry
Giscard d'Estaing ieri ha illustrato ai «costituenti» quella che sarà l'ossatura
della carta fondante della nuova Europa a 25 membri. La prima questione riguarda
il nome. Nella bozza, Giscard ha ripreso quattro definizioni lanciate nelle
scorse settimane. Si dovrà dunque scegliere tra Comunità Europea, Unione
Europea, Stati Uniti d'Europa, Europa Unita.
Una novità riguarda la cittadinanza. Secondo la bozza, i cittadini europei
assumeranno due nazionalità, quella comunitaria andrà ad aggiungersi a quella
del Paese di provenienza. Un esempio è nella tutela dei cittadini europei nei
Paesi terzi: non sarà più affare soltanto dello Stato, ma anche compito di
Bruxelles. Nessun riferimento, invece, alla questione religiosa: i popolari
europei avrebbero voluto un riferimento al cristianesimo. «Ma l'assenza - spiega
il vicepresidente della Convenzione Giuliano Amato - non significa nulla: è
possibile includere il riferimento nell'articolo sui valori dell'Unione».
Poi, si entra nel vivo della materia più delicata. In primo luogo si dovrà
definire il ruolo degli Stati nazionali rispetto all'Unione. Secondo il premier
britannico Tony Blair, la bozza di Giscard «ha chiarito che l'Europa dovrebbe
cooperare come unione di Stati europei, non come un super Stato federale». Ma il
capogruppo del partito liberale europeo Andrew Duff è di opposto avviso: il
documento «consente una radicale riorganizzazione dell'Ue secondo linee
esplicitamente federaliste». E l'Italia? Secondo Gianfranco Fini, rappresentante
del governo alla Convenzione, la futura costituzione dovrà «assicurare più
efficaci modalità di associazione dei parlamenti nazionali alle attività
dell'Unione». Ma Fini pensa addirittura a «una rete di contatti
interparlamentari» tra gli Stati membri, fino a creare un «pilastro
interparlamentare, accanto ai tre pilastri tradizionali dell'Unione».
E poi c'è l'altro dilemma, che ruota intorno al triangolo delle istituzioni
comunitarie: Consiglio, Commissione, Parlamento. Secondo il capo di Stato
francese Chirac, l'Europa avrebbe bisogno di una forte presidenza del Consiglio,
ben più robusta di quella attuale a rotazione semestrale. Contrarissimi i Paesi
più piccoli, che in un Consiglio rafforzato vedono una minaccia per i poteri
della Commissione, tradizionale argine allo strapotere degli «pesi massimi»
europei.
Giscard sembra orientato verso un maggior ruolo dell'assemblea dei capi di
governo, ma proprio ieri ha debuttato alla Convenzione il potente ministro degli
Esteri tedesco Joschka Fischer. Con un messaggio esplicito: no allo strapotere
dei governi. Dopo che nelle scorse settimane il premier Gerhard Schröder aveva
appoggiato «con riserve» l'idea del super presidente, ieri il ministro Verde ha
fornito la linea ufficiale tedesca: «Il rafforzamento del Consiglio non può
farsi che nel senso di un contemporaneo rafforzamento equilibrato della
Commissione e del Parlamento Ue». Ha destato scarsi entusiasmi il fatto che nel
documento sia comparso il «Congresso dei popoli d'Europa», un possibile
organismo composto da parlamentari europei e nazionali. Lo stesso Fini si è
chiesto «se esso non complicherebbe un quadro istituzionale già molto
articolato».
La bozza di costituzione prevede anche la clausola di recesso: in sostanza,
dall'Europa si potrà uscire («Avrei voluto vedere che non si potesse...», ha
commentato dall'Italia Umberto Bossi). Ma dall'Europa si potrà anche essere
sospesi, in caso di violazione «dei principi e dei valori dell'Unione».
Per la Costituzione vera e propria, tuttavia, bisognerà attendere alcuni mesi.
La Convenzione dovrebbe finire i lavori entro giugno. Poi, la parola passerà
alla conferenza intergovernativa. Il ministro per le Politiche comunitarie Rocco
Buttiglione si è augurato che l'iter possa concludersi entro la seconda metà
dell'anno venturo, durante il semestre di presidenza italiano: «Come la prima
fase del progetto europeo è partita dai Trattati di Roma, così avrebbe un
elevato valore simbolico che anche la seconda fase del progetto europeo fosse
sancita dai secondi Trattati di Roma».
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Il Manifesto
La prima uscita
della Costituzione europea
Giscard d'Estaing
presenta il canovaccio
della «sua» Carta: diritto di secessione,
di espulsione e un nuovo nome
di
Alberto D'Argenzio
BRUXELLES - Alla sua prima
uscita la nascente Costituzione europea si presenta foriera di novità: una
cittadinanza europea, una terza Camera con poteri legislativi, la Carta dei
diritti fondamentali finalmente inglobata nel corpus legislativo, il diritto di
secessione da parte di uno Stato, ma anche la possibilità di «sospendere» chi
viola i «principi ed i valori dell'Unione» e, chissà, pure un nuovo nome per la
Ue. Valery Giscard D'Estaing, presidente della Convenzione sul futuro d'Europa,
ha svelato ieri il canovaccio della futura Magna Charta continentale: 46
articoli per dare a tutti i cittadini dell'Unione un testo di riferimento unico,
un documento utile sia per indirizzare l'architettura comunitaria che per
definire la comune appartenenza ed identità europea. «Lentamente, ma con
decisione, andiamo verso il nostro obiettivo», concludeva la presentazione
dell'anziano statista francese.
Per ora D'Estaing ha pensato ad un testo in tre parti: la prima è quella delle
disposizioni costituzionali vere e proprie, la seconda affronta il tema delle
politiche dell'Unione e la loro attuazione (in sostanza una summa di tutti i
testi legislativi) ed infine la terza presenta le clausole per garantire la
continuità con i precedenti Trattati. Dei 414 articoli che attualmente regolano
la nebulosa Ue, 205 rimarranno tali e quali, 136 verranno leggermente modificati
e 73 saranno completamente riscritti.
Già dal primo articolo iniziano i problemi. A parte proporre la scelta tra una
rosa di nomi - Comunità europea, Unione europea, Stati uniti d'Europa ed Europa
unita, il preferito di D'Estaing -viene affrontata la definizione istituzionale
di questa entità: «una Unione di Stati europei, che mantenendo la loro identità
nazionale, coordinano strettamente le loro politiche a livello europeo e che
gestiscono, sul modello federale, talune competenze comuni». Uno strano ibrido,
una formula bizantina per non urtare le sensibilità federali e quelle
confederali.
In questo modello, per ora rappresentato dal difficile e asimmetrico coesistere
tra Consiglio, Parlamento e Commissione, potrebbe trovare spazio anche un
«Congresso dei popoli d'Europa», formato da parlamentari nazionali, in sostanza
maggior frammentazione legislativa e peso degli stati. Più utile la proposta di
definire quali siano i documenti da approvare all'unanimità, come la stessa
Costituzione, e quelli per cui potrebbe bastare una maggioranza di paesi che al
tempo stesso rappresentino più del 50% della popolazione (doppia maggioranza).
In questa maniera Trattati come quello di Nizza potrebbero entrare in vigore
anche con il voto negativo di un parlamento nazionale o di un popolo, evitando
che un solo paese possa bloccare il futuro dell'Unione.
Il testo dà ad uno Stato la possibilità di abbandonare il club ma pretende anche
di definire un meccanismo di sospensione per i membri che violano le regole. Per
dare coerenza e visibilità internazionale all'Europa, D'Estaing fa propria
l'idea di un Presidente del Consiglio europeo in carica per più anni, un
progetto difeso anche da Blair, Aznar, Chirac e più recentemente Schroeder.
Per la prima volta un testo comunitario affronta il tema della cittadinanza
europea, da affiancare a quella nazionale, ed inoltre la lega alla Carta dei
diritti fondamentali, un testo che così troverebbe finalmente uno spazio tra i
Trattati. Si tratta però di un riconoscimento «simbolico», spiegava ieri Ana
Palacio, membro del presidium della Convenzione, perché «evidentemente la Carta
non sarebbe vincolante per gli Stati membri quando attuano all'interno delle
loro competenze nazionali, ma solo quando sviluppano la legislazione
comunitaria».
Per saperne di più il prossimo appuntamento è fissato per i primi mesi del 2003,
assicura D'Estaing.
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L'Arena
Verso la Grande
Europa
Costituzione dalle
idee alla carta
Ieri il presidente
Valery Giscard D'Estaing
ha svelato la prima bozza del documento
Bruxelles . Valery Giscard d'Estaing
ha svelato ieri a Bruxelles la prima bozza della futura Costituzione Ue, il
Trattato della Grande Europa allargata che il governo italiano vorrebbe firmare
a Roma alla fine del 2003. Per ora è poco più di uno schizzo, una «mappa» che
fissa alcuni confini entro i quali indirizzare il dibattito della Convenzione Ue
nei prossimi mesi: ma nonostante sia soggetto a modifiche, il documento
rappresenta la prima sintesi di 8 mesi di lavoro dell'Assemblea che deve
ridisegnare le istituzioni europee. L'ex-presidente francese ne ha fatto trovare
una copia sul banco di ciascuno dei 105 membri dell'organismo creato nel
dicembre 2001 a Laeken: «La Convenzione avanza - ha esordito - e segna una tappa
significativa». Lo «scheletro» definito dal presidium della Convenzione, 18
pagine, disegna un « testo unico» suddiviso in tre parti in cui sarebbero
consolidati tutti i Trattati esistenti. La prima rappresenta la vera e propria
architettura «costituzionale» della nuova Unione. La seconda è dedicata alle
politiche ed alla loro attuazione. La terza disciplina le procedure di ratifica
e revisione del Trattato.
Nei primi mesi del 2003, ha detto l'ex-presidente francese, il Presidium
presenterà nel dettaglio le singole sezioni del Trattato, per poi avviarsi a
completarlo. «La tartaruga della Convenzione - ha assicurato - sarà presente
all'appuntamento dell'estate 2003». Positive le prime reazioni: i rappresentanti
del Parlamento europeo nel Presidium, il socialdemocratico tedesco Klaus Haensch
e il popolare spagnolo Inigo Mendez de Vigo, hanno sottolineato che il testo «ha
l'appoggio totale» dell'Assemblea di Strasburgo. Gianfranco Fini ha definito il
testo «equilibrato» e «importante per autorevolezza e contenuto»: nella visita
del presidente della Convenzione a Roma, domani e giovedì, «si metterà più a
fuoco quello che può essere il percorso del documento presentato oggi».
Ecco i punti essenziali del progetto di Costituzione europea presentato da
Valery Giscard d'Estaing:
STRUTTURA: Lo «scheletro» del Nuovo Trattato è formato da 3 parti. Per la
prima, quella delle vere e proprie disposizioni costituzionali, Giscard ha anche
fornito una suddivisione in 10 titoli e 46 articoli, definendone il contenuto.
La seconda parte sarà dedicata alle politiche dell'Unione (mercato interno,
economia, altri settori specifici, sicurezza interna, difesa, azioni esterne) e
alla loro attuazione. Per questo blocco, la «mappa» di Giscard indica solo i
capitoli: sui 414 articoli dei trattati esistenti, 205 potrebbero essere
mantenuti, 136 modificati e 73 riscritti. La terza parte è relativa alla
continuità giuridica della nuova entità, all' abolizione dei vigenti Trattati e
all a revisione e ratifica.
IL NOME: L'articolo 1 della Costituzione è centrato sul nome dell'Europa
del futuro. Quattro le opzioni proposte: Comunità europea, Unione Europea, Stati
Uniti d'Europa ed Europa Unita. Questa disposizione, e quelle successive,
descrivono i valori e obiettivi fondamentali dell'Unione (coesione economica e
sociale, creazione di un' area di libertà, sicurezza e giustizia) e fissano la
personalità giuridica della nuova entità.
DIRITTI DEI CITTADINI E DOPPIA CITTADINANZA: Giscard propone che ciascun
cittadino abbia una doppia cittadinanza, nazionale ed europea. Sono elencati
tutti i diritti fondamentali (residenza, libera circolazione): consenso ampio
all'inclusione della Carta dei diritti fondamentali nella Costituzione.
COMPETENZE EUROPEE E NAZIONALI: Una sezione del documento è dedicata a
chiarire «chi fa cosa»: da un lato, le competenze delle varie istituzioni
europee; dall'altro, la delimitazione delle materie e dei settori che rientrano
nella azione dell' Unione e di quelle che restano a gli stati nazionali.
ISTITUZIONI: Fra le novità è prefigurata l'elezione di una Presidenza del
consiglio che sarebbe diversa (per durata e poteri) dall'attuale presidenza di
turno semestrale. Giscard propone anche la creazione del Congresso dei popoli
d'Europa, una Camera emanazione dei Parlamenti nazionali che si affiancherebbe
al parlamento europeo con funzioni consultive.
DIRITTO DI RECESSO: Il presidente della Convenzione contempla una
possibile «clausola di uscita» per i paesi che non vogliono più far parte
dell'Unione. Il nuovo Trattato, ha spiegato, avrà durata illimitata ed è dunque
naturale prevedere che uno stato membro possa liberamente decidere di non far
più parte della «famiglia».
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Il Mattino
La Convenzione di
Bruxelles
Dopo otto mesi di lavoro della Convenzione,
Valery Giscard d'Estaing (aiutato dai suoi vice Giuliano Amato e Jean-Luc Dehane)ha
messo nero su bianco la prima bozza della nuova Costituzione europea. Quella
distribuita ieri, a Bruxelles, fra i 105 componenti dell'assemblea non è ancora
un progetto compiuto, piuttosto è uno scheletro, un indice del futuro Trattato.
Tuttavia, i «convenzionali» lo hanno accolto come una svolta. D'ora in poi, il
confronto si misurerà sui testi. A partire dalla scelta del nome della nuova
Europa. Giscard ha presentato quattro opzioni nell'articolo 1 del Trattato:
Comunità europea, Unione europea, Stati Uniti d'Europa e Europa unita. Anche se
il nome attuale - Unione europea - sembra al momento favorito.
La struttura. Il documento di Giscard è diviso in tre parti. La prima contiene
vere e proprie disposizioni costituzionali, divise in dieci titoli e 46
articoli. La seconda è dedicata alle politiche dell'Unione (mercato interno,
economia, sicurezza, difesa, altri settori specifici): l'obiettivo è riordinare
e semplificare in un testo unico tutte le norme esistenti nei Trattati. La terza
parte si occupa delle norme e delle clausole necessarie per garantire la
continuità giuridica con i Trattati già firmati.
La doppia cittadinanza. I primi articoli descrivono i valori fondamentali
dell'Europa (coesione economica e sociale, creazione di un'area di libertà,
sicurezza e giustizia). C'è un ampio consenso ad includere la Carta dei diritti
fondamentali nella Costituzione. E Giscard lancia una nuova proposta: la doppia
cittadinanza per ogni cittadino, quella nazionale e quella europea.
Competenze europee. Un'intera sezione del documento è dedicata a chiarire ciò
che compete agli Stati e ciò che compete all'Unione. Non solo: ciò che è
affidato ad una istituzione e ciò che invece è delegato ad un'altra. La
delimitazione delle materie e dei settori affidati alla sovranità degli
organismi comunitari e, viceversa, quelli che restano prerogative degli Stati
nazionali, sarà una delle imprese più difficili della Convenzione.
Una nuova Presidenza. Tra le novità indicate - anche se la bozza di Giscard non
entra nei dettagli - spicca l'elezione di una presidenza del Consiglio europeo
diversa (per durata del mandato e poteri) dall'attuale presidenza di turno
semestrale. Nella bozza viene anche proposta la creazione di un Congresso dei
popoli d'Europa, cioè una Camera emanazione dei Parlamenti nazionali, che si
affiancherebbe al Parlamento europeo con funzioni consultive.
Diritto di recesso. Il presidente della Convenzione contempla una ”clausola di
uscita” per i Paesi che non vogliono più far parte dell'Unione. Il nuovo
Trattato - ha spiegato lo stesso Giscard - avrà durata illimitata ed è dunque
naturale prevedere che uno Stato membro possa liberamente abbandonare la
famiglia in cui è volontariamente entrato.
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L'Unione
Sarda
Una "grande legge"
per venticinque paesi
Bruxelles. «Questa Costituzione
deve essere accessibile ai giovani, agli studenti, agli operai, ai lavoratori di
tutte le arti». Parla con passione Valery Giscard d’Estaing illustrando «il
progetto di architettura» del Testo unico, la Carta che sarà la legge
fondamentale di venticinque Paesi uniti pronti ad accogliere ancora altri
europei con la doppia cittadinanza. E nonostante «ci sia molto da fare»,
nonostante «questo sia un punto di partenza» che ha raccolto comunque «un vasto
consenso, soprattutto sul riconoscimento della personalità giuridica», si
capiscono già chiaramente le linee-guida. Lo “scheletro” presentato ieri a
Bruxelles dal praesidium della Convenzione contiene - lo sottolinea Giscard -
«disposizioni chiare e incisive, norme che dovranno essere leggibili, perché la
Costituzione europea deve avere in sé forza e lirismo». Soprattutto nella prima
parte, molto discussa, che traccia la definizione e gli obiettivi dell’Unione, i
diritti fondamentali, le azioni, le istituzioni, la partecipazione, i rapporti
con i vicini, l’appartenenza (che contempla anche la possibilità del ritiro
volontario).
C’è da decidere il nome da dare al terzo blocco mondiale per abitanti (dopo Cina
e India): Comunità europea, come da Trattato di Roma? Unione europea, come da
Trattato di Maastricht? Stati Uniti d’Europa, come avrebbe voluto sir Winston
Churchill? Europa unita, a indicare lo stato d’avanzamento del processo? Il nome
ovviamente è importante, e Giscard tifa per quest’ultimo, «vigoroso in tutte le
lingue».
Gli obiettivi sono elencati all’articolo 3: salvaguardia dei valori comuni,
degli interessi e dell’indipendenza; promozione della coesione economica e
sociale; rafforzamento del mercato interno e dell’Unione economica e monetaria;
promozione di un alto livello d’occupazione e di un grado elevato di protezione
sociale; livello elevato di protezione ambientale; incoraggiamento del progresso
tecnologico e scientifico; creazione di uno spazio di libertà, sicurezza e
giustizia; sviluppo di una politica estera e di sicurezza comune, e di una
politica di difesa per difendere e promuovere i valori dell’Unione all’esterno.
Andando avanti si scoprono pian piano la modernità e la laicità, la concretezza
e l’attenzione massima agli strumenti della partecipazione dal basso, alla
sussidiarietà. E Giscard, alla fine, ringrazia uno per uno i componenti della
Convenzione più illuminati, «per la dignità e l’apertura mentale». Ora si
aspettano le prime reazioni - dice il presidente della Convenzione - perché il
dibattito deve continuare, anche con il contributo dei cittadini. Nei primi mesi
del 2003 ci saranno le prime sezioni definitive e «la tartaruga» sarà pronta in
estate. Il vicepremier Gianfranco Fini è soddisfatto ma avverte: «Il Governo
italiano ritiene che il futuro Trattato debba assicurare una maggiore
partecipazione dei Parlamenti nazionali alla vita dell’Unione e considero una
proposta molto interessante l’istituzione di un meccanismo di allarme preventivo
(early warning) che consenta ai Parlamenti di partecipare più attivamente al
controllo della sussidiarietà». Se ne parlerà più diffusamente domani e giovedì
a Roma, quando Valery Giscard d’Estaing e Giuliano Amato incontreranno il
presidente del Consiglio Berlusconi, i presidenti delle Camere, gli
ambasciatori. E, fuori dal programma di Stato, anche il Papa.
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Liberazione
Quale sarà
l'Europa del futuro?
Quale sarà l'Europa del futuro? Una
risposta che dipende molto dall'esito dei lavori dell'Assemblea per le riforme
istituzionali dell'Ue.
Ieri, il suo presidente, il francese Valery Giscard d'Estaing, ha presentato ai
105 rappresentanti dei paesi dell'Unione la mappa della futura costituzione. Il
documento, una bozza nata dal lavoro di otto mesi, è divisa in tre parti: la
prima è quella delle disposizioni costituzionali vere e proprie; la seconda è
dedicata alle politiche dell'Unione ed alla loro attuazione; la terza è invece
relativa alla continuità giuridica della nuova entità, all'abolizione dei
precedenti trattati ed alle procedure di revisione e di ratifica. Molti i nodi,
di carattere simbolico e di grande portata politica, che vengono affrontati.
Quattro i nomi proposti da Giscard per l'Europa del futuro: Comunità europea,
Unione europea, Stati uniti d'Europa ed Europa unita. Nel documento si parla
anche di diritti di cittadinanza, delle competenze nazionali e europee (che in
Italia sono state al centro dello scontro tra Fini e Tremonti), delle future
istituzioni, per le quali si propone tra l'altro l'elezione di una Presidenza
del consiglio che sarebbe diversa (per durata, mandato e poteri) da quella
attuale semestrale. «I lavori dell'Assemblea - commenta il deputato europeo del
Prc, Peppino Di Lello - stanno prendendo una piega formale che tende alla
semplificazione della macchina decisionale. Alla fine avremo un Costituzione
avanzata sul piano formale, ma mancante dei diritti sostanziali. L'impianto
sociale e economico temo proprio sarà quello di Maastricht, di forte segno
liberista».
Sempre sul fronte dell'Europa, ieri a Copenaghen c'è stata un incontro tra il
presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, il presidente di turno dell'Ue,
il premier danese Anders Fogh Rasmussen, e i tredici paesi candidati ad entrare
nell'Unione europea. Prodi ha spiegato i dettagli del mandato ricevuto dai
quindici paesi già in carica per concludere - il prossimo dicembre - i negoziati
con i primi dieci promossi. Ma le condizioni poste sul piano economico non sono
delle migliori. E c'è già chi protesta. Come il caso della Polonia. Al centro
della polemica i pagamenti diretti agli agricoltori, che verrebbero erogati con
una percentuale del 25% rispetto a quelli percepiti dai Quindici, fino a
raggiungere il 100% nel 2013. «Una transizione troppo lunga», ha protestato il
premier polacco, Leszek Miller. «Non siamo ingiusti», ha ribattuto Prodi. Ma le
preoccupazioni dei paesi che stanno per fare il loro ingresso nell'Ue, restano.
Se le condizioni miglioreranno dipenderà anche dalla Costituzione. Un'occasione
per confrontarsi con il progetto presentato da Giscard arriva già domani, quando
il presidente dell'Assemblea sarà in visita in Italia, dove incontrerà
Berlusconi, Ciampi e il Papa. E nel tardo pomeriggio sarà al Senato con Pera per
discutere de «Il ruolo dell'Europa nel mondo del XXI secolo».
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Il Tempo
Giscard presenta
la bozza della Costituzione
Potrebbe essere firmata nel 2003
La Grande Europa è
più vicina
Doppia
cittadinanza, il nome da
scegliere. Fini: testo equilibrato
BRUXELLES - Valery Giscard d'Estaing
ha svelato ieri a Bruxelles la prima bozza della futura Costituzione Ue, il
Trattato della Grande Europa allargata che il governo italiano vorrebbe firmare
a Roma alla fine del 2003. Per il momento è solo «mappa» che fissa alcuni
confini basilari entro i quali indirizzare il dibattito della Convenzione Ue nei
prossimi mesi: ma nonostante sia preliminare e soggetto a modifiche, il
documento rappresenta la prima vera sintesi di 8 mesi di lavoro dell'Assemblea
che deve ridisegnare le istituzioni europee.
L'ex-presidente francese ne ha fatto trovare una copia sul banco di ciascuno dei
105 membri dell'organismo creato nel dicembre 2001 a Laeken. Lo «scheletro»
definito dal presidium della Convenzione — 18 pagine — disegna un testo unico
suddiviso in tre parti in cui sarebbero consolidati tutti i Trattati esistenti.
La prima rappresenta la vera e propria architettura «costituzionale» della nuova
Unione. La seconda è dedicata alle politiche ed alla loro attuazione. La terza
disciplina le procedure di ratifica e revisione del Trattato.
EUROPA UNITA O STATI UNITI D'EUROPA? — Giscard propone, all'articolo 1 del suo
documento, quattro nomi per l'Europa del futuro: i tradizionali «Comunità
europea» ed «Unione europea» e le novità «Europa unita» (che il presidente della
Convenzione preferisce) e «Stati Uniti d'Europa». Il primo blocco della
Costituzione sarà anche il più controverso. Oltre ad incorporare la Carta dei
diritti fondamentali dell'Unione (o un esplicito richiamo ad essa), definirà le
competenze esclusive dell'Unione, quelle condivise con gli stati nazionali e le
aree in cui i paesi membri manterranno le proprie prerogative. Giscard prefigura
che ciascun cittadino abbia una doppia cittadinanza, nazionale ed europea. Fra
le innovazioni spicca la creazione di un Congresso dei Popoli d'Europa, una
Camera aggiuntiva formata da rappresentanti dei Parlamenti nazionali e del
Parlamento europeo che non avrebbe funzioni legislative ma di direzione
strategica. Il progetto di Costituzione «sfiora» appena il delicato tema di un
Presidente del Consiglio Europeo, una figura che soppianterebbe la presidenza di
turno semestrale per un mandato più lungo. È una riforma appoggiata da paesi
come Francia, Regno Unito e Spagna ma avversata dai «piccoli», che temono lo
strapotere dei «grandi»: la sua inclusione nella bozza è però già un segnale.
Un'altra novità è la sezione dedicata alla «vita democratica dell'Unione», che
prevede fra l'altro una procedura uniforme in tutti gli stati membri per le
elezioni del parlamento europeo.
FINI: DOCUMENTO EQUILIBRATO ED AUTOREVOLE — Il documento di Giscard segna
l'avvio di una nuova fase della Convenzione, in un progressivo avvicinamento al
prodotto finale. Nei primi mesi del 2003, ha detto l'ex-presidente francese, il
Presidium presenterà nel dettaglio le singole sezioni del Trattato, per poi
avviarsi a completarlo. Positive le prime reazioni alla bozza. Gianfranco Fini
ha definito il testo «equilibrato» ed «importante per autorevolezza e
contenuto»: nella visita del presidente della Convenzione a Roma, domani e
giovedì, «si metterà un po’ più a fuoco quello che può essere il percorso del
documento che e stato presentato oggi».
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Il Manifesto - 6
dicembre 2002
"Una democrazia federale"
Prodi presenta la proposta
della Commissione
europea. No alla figura del presidente
di Anna Maria Merlo
Romano Prodi, ieri di fronte agli
euro-deputati, è stato drastico: l'istituzione di un presidente dell'Europa
«creerebbe più problemi di quanti ne risolverebbe». La Commissione, che
presentava ieri il proprio contributo alla Convenzione per la riforma delle
istituzioni in vista di un'Europa a 20-30 paesi, si è fatta la paladina di se
stessa, con un progetto di stampo federale, con poteri accresciuti per
l'esecutivo di Bruxelles. Per dare un «volto» all'Europa sulla scena
internazionale, la Commissione propone di nominare un «segretario dell'Unione»,
che sarà anche vice-presidente della Commisisone con il ruolo di un ministro
degli esteri. La proposta federalista della Commissione mira a combattere la
posizione di alcuni grandi paesi, Francia, Gran Bretagna e Spagna (ma non la
Germania), che propongono la nomina di un «presidente», deciso dal Consiglio,
che non farebbe che accentuare l'intergovernativo, definito da Prodi «fonte di
inefficacia». I lavori della Convenzione dovrebbero concludersi in primavera.
Per il momento, varie proposte alternative sono in discussione.
La polemica sul «presidente» ha in questo periodo ampio spazio, anche perché è
simbolica. Se devo telefonare all'Europa, non so chi chiamare, è la famosa frase
di un segretario di stato statunitense. Tutti sono così d'accordo sul fatto che
l'Europa debba avere un «volto», anche perché ormai dopo Maastricht l'Unione
assume compiti di governo in vari settori e ha quindi bisogno di un esecutivo
più forte della Commissione attuale. Ma chi, tra la Commissione e il Consiglio,
avrà il diritto di accedere alla «presidenza»?
«Lo status quo non è un'opzione - ha ammonito ieri Prodi - ancora meno con
l'allargamento». I dirigenti europei devono agire per «fare dell'Europa una
superpotenza che parla con una sola voce». Per la Commissione, è il presidente
della Commissione, legittimato dall'elezione fatta dal parlamento europeo (a
maggioranza di due terzi) e confermato dal Consiglio europeo dei capi di stato e
di governo, che deve concentrare i poteri, coadiuvato da un «segretario
dell'Unione» a capo della diplomazia europea, con un periodo di «poteri
transitori» senza diritto d'iniziativa, ma poi liberato dalla tutela del
Consiglio per accedere a un'azione «autonoma». Questa proposta taglia l'erba
sotto i piedi all'idea di Jacques Chirac, Tony Blair e José Maria Aznar, di
nomina di un «presidente» da parte del Consiglio, in carica per alcuni anni (la
Francia vorrebbe addirittura che questo presidente presiedesse il collegio dei
commissari). Secondo questa posizione, il presidente scelto dal Consiglio
(quindi dai governi) dovrebbe essere una personalità europea di primo piano
(sono stati fatti i nomi di Vaclav Havel e di Jacques Delors). Prodi ribatte che
questo ruolo deve essere assunto dalla Commissione, che avrà la doppia
legittimazione del voto parlamentare e del gradimento del Consiglio, e potrà
così agire in piena autonomia. In contropartita, l'esecutivo europeo sarà
responsabile non solo, come ora, di fronte ai deputati, ma anche di fronte al
consiglio, che potrà sfiduciarlo. Attualmente, il presidente della Commissione è
designato dal Consiglio, che si pronuncia per consenso, e anche l'Alto
rappresentante per la politica estera (ora Javier Solana) risponde al Consiglio
e non alla Commissione. La Commissione, contro il parere dei grandi paesi e del
presidente della Convenzione Giscard d'Estaing, ritiene che la rotazione
semestrale della presidenza del Consiglio dei ministri possa continuare a
funzionare (per il Consiglio europeo e quello Affari generali, mentre per gli
altri settori potrebbe diventare annuale).
La Commissione sposa così le tesi dei federalisti, già riprese dalla proposta di
Costituzione firmata dallo stesso Prodi (ma che resta solo «documento di
lavoro», poiché non è stato messo al voto dei commissari). «Difendiamo una
Commissione forte capace di assumere il ruolo di governo europeo» ha dichiarato
il presidente del gruppo parlamentare socialista, Enrique Baron Crespo.
L'elezione del presidente della Commissione da parte del parlamento (che
potrebbe preludere un'elezione diretta da parte dei cittadini), rafforzerebbe
«la legittimità democratica, l'autorità e l'efficienza della Commissione», oltre
a «ravvivare l'interesse dei cittadini dell'Unione nelle elezioni europee».
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Il Corriere della Sera
- 6 dicembre 2002
Acceso il dibattito in
Commissione. Il progetto non andrà alla Convenzione.
Parigi e Berlino: «Negoziati con la Turchia nel 2005»
«Europa, prima democrazia
sovranazionale»
Nella stesura definitiva del
piano per l'Ue, Prodi
mette un riferimento ai «valori spirituali e morali»
di Gianna Fregonara
BRUXELLES - Dopo uno stillicidio di
anticipazioni, ieri è stato il giorno del debutto ufficiale di «Penelope», il
progetto di Costituzione europea preparato in gran segreto da un gruppo di
lavoro nella Commissione europea, su impulso di Romano Prodi. Un debutto un po'
travagliato che ha messo in agitazione il presidente della Convenzione Valery
Giscard d'Estaing, ministri degli Esteri come il britannico Straw e il francese
de Villepin, europarlamentari e persino i commissari. La riunione della
Commissione che mercoledì sera doveva dare l'ok al progetto presentato da Prodi
(insieme ad altri due commissari che rappresentano la commissione nella
Convenzione, Barnier e Vitorino) è stata lunga e complicata. Alla fine la
Commissione ha approvato il documento politico generale. Ma il progetto per
articoli - che contiene l'attuale diritto europeo e le norme per le istituzioni
dell'Unione del futuro e che costituisce la vera novità - non è stato neppure
discusso nei dettagli. Addirittura Prodi ha spiegato che «non sarà distribuito
ai 105 rappresentanti della Convenzione perché è un contributo di lavoro,
un'ipotesi giuridica, un esercizio di studio». E soprattutto, «non impegna
politicamente la Commissione».
Ma tant'è, il documento è al centro della discussione. Con la sua forte tendenza
federalista che ha il cuore nella Commissione e nel suo presidente, la tela di
Prodi ha creato più di una riserva. Non a caso il commissario dell'euroscettica
Gran Bretagna, Neil Kinnock, nella discussione dell'altra sera, ha ottenuto che
venisse tolta la clausola di «non ratifica»: quella che prevede che i Paesi
dell'attuale Unione che non approvano la Costituzione, dovranno considerarsi
come autoesclusi dalla Ue.
Prodi ieri ha spiegato e rispiegato i punti salienti del suo progetto, per
quella che definisce «la prima democrazia sovranazionale» del mondo. No al
superpresidente europeo che porterebbe alla paralisi, al ricatto politico:
«Sarebbe un passo indietro», meglio continuare con la rotazione semestrale. Sì a
un presidente della commissione fortemente legittimato, eletto dal Parlamento -
rafforzato nei suoi poteri - e confermato dal consiglio, con un vice che diventa
il ministro degli Esteri dell'Unione e siede anche nel consiglio. Scompare il
diritto di veto, che lascerebbe il posto al voto a maggioranza e alla
codecisione tra Consiglio e Parlamento per le nuove «leggi europee». Diventano
più stringenti le norme per la mutua difesa europea. Nella versione
definitiva uscita su Internet (
http://europa.eu.int), il presidente della Commissione ha aggiunto un
riferimento ai «valori spirituali e morali» ispiratori dell'Europa, che mancava
nel testo consegnato ai commissari. Per ora comunque il dibattito politico si
sposta altrove, in vista del vertice di Copenaghen (12-13 dicembre). La Turchia,
che spera di ottenere una data per l'inizio dei negoziati per l'ingresso, ieri
ha ottenuto un risultato importante: Francia e Germania chiederanno che possano
iniziare a metà del 2005. Per Prodi, la «Turchia rimane uno dei Paesi
candidati».
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La Stampa - 6 dicembre
2002
Ha illustrato ieri alla
convenzione il suo progetto politico
Prodi sfida Giscard sulla
presidenza della futura Europa
Ipotizza una figura eletta
dall'Europarlamento
anziché nominata dai governi nazionali, che
sia espressione di una Commissione forte
La guerra dei presidenti. Romano Prodi
l'ha aperta sotto gli occhi attenti di Valéry Giscard d'Estaing che lo hanno
scrutato durante tutti i dodici minuti del suo intervento di fronte alla
Convenzione europea. Da una parte il presidente di un esecutivo forte, eletto
dal Parlamento con una maggioranza dei due terzi dei voti. Dall'altra il
presidente dell'Unione - anzi, il «presidente dell'Europa unita», per usare la
formula cara a Giscard - nominato dai governi degli Stati membri. Il primo è al
centro della costruzione istituzionale proposta dalla Commissione. Il secondo è
ipotizzato da un asse di Paesi ancora non consolidato, ma che può contare su
sponsor potenti: dalla Francia all'Inghilterra, dalla Spagna all'Italia. E come
in ogni guerra che si rispetti è esploso subito anche un fronte interno. Perché
l'idea di accompagnare la «comunicazione» di 22 pagine, discussa e approvata
dalla Commissione, con un «documento di studio» di ben 177 pagine che veste il
progetto politico nella forma di un vero e proprio Trattato costituzionale, ha
provocato malumori nella stessa compagine del collegio Prodi. Con almeno tre
commissari - Mario Monti, Loyola de Palacio e Neil Kinnock - che l'hanno
criticata. Malumori tenuti a freno da una puntigliosa precisazione di Prodi e
dei due commissari - Michel Barnier e Antonio Vitorino - che fanno parte della
Convenzione: quella «simulazione di Costituzione» è stata pensata e realizzata
soltanto come un «contributo tecnico». Tanto che è finita su Internet e non agli
atti. «Meglio così», ha detto Giuliano Amato, che della Convenzione è
vicepresidente, perché «è la Convenzione che deve preparare la nuova
Costituzione e se avessimo ricevuto una bozza già bella e pronta e per di più
approvata dalla Commissione non sarebbe stato appropriato». Incidente
diplomatico sfiorato, insomma. Comunque bloccato. Ma, secondo alcuni,
addirittura montato come una cortina fumogena per confondere i contorni veri
dello scontro che è sulla sostanza della divisione dei poteri. In ogni caso, una
dimostrazione di quanto sia dura la battaglia sul modello della nuova Unione che
è appena cominciata.
Sulla sostanza del progetto illustrato da Prodi la reazione della Convenzione
arriverà soltanto alla fine di gennaio, quando il dibattito affronterà le
questioni istituzionali. Ci sono punti della «comunicazione» - che da queste
colonne avevamo anticipato sabato scorso - sui quali l'intesa si annuncia
generale. Per esempio sulla necessità di passare alle decisioni a maggioranza
nel futuro Consiglio che sarà a 25 Stati. «In politica il veto diventa ricatto»,
ha detto Romano Prodi per sostenere la sua proposta. Ma sul nodo dei poteri del
presidente della Commissione e del presidente del Consiglio i fronti sono
contrapposti. Prodi ieri ha trovato l'alleanza di quel gruppo di Paesi che alla
fine di novembre si erano ritrovati a cena per prendere posizione contro il
super-presidente dell'Unione. A tavola erano in dodici: Belgio, Olanda,
Lussemburgo, Grecia, Austria, Finlandia, Portogallo, Polonia, Ungheria,
Slovacchia e Repubblica ceca. Più la Germania in posizione di «osservatore». Da
quella cena è uscito un documento di cinque pagine firmato da tre Paesi -
Belgio, Olanda e Lussemburgo - che è stato adesso consegnato ufficialmente alla
Convenzione. I punti di contatto con il progetto Prodi sono tanti. Il documento
suggerisce un presidente della Commissione «eletto dal Parlamento europeo con
una maggioranza dei tre quinti dei voti», un esecutivo «responsabile di fronte
al Parlamento e al Consiglio» e il «potere esclusivo di iniziativa legislativa»
riservato alla Commissione. Ma, soprattutto, si pronuncia «contro la creazione
di nuove istituzioni», come sarebbe un presidente stabile del Consiglio
dell'Unione.
Anche l'altro «fronte», però, è in movimento: ieri è venuta allo scoperto
soltanto Ana de Palacio, ministro degli Esteri di Madrid. Ha detto che la Spagna
«resta convinta della necessità di un presidente della Ue». E di sicuro non
rimarrà isolata.
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Il Mattino
- 6 dicembre 2002
Una struttura più «federale»
con separazione dei poteri
il presidente presenta la
sua riforma istituzionale
di Antonio Foresi
Doveva essere la giornata di Romano Prodi,
nel gran dibattito sull'avvenire dell'Europa che coinvolge e accende la classe
politica di tutti gli Stati-membri dell'Unione e dei Paesi che dell'Unione
vogliono far parte, dall'Estonia alla Turchia. Soltanto l'Italia sembra
distratta, s'interessa pochino - vuoi mettere con una bella esternazione di
Umberto Bossi. E Prodi ha presentato idee sicuramente ambiziose, per la nuova
«architettura» europea, che per certi versi echeggiano l'ispirazione della
primissima Comunità, quella del Carbone e dell'Acciaio, e la sua Alta Autorità
così autonoma rispetto al peso dei governi.
Il progetto di Prodi ha in ogni caso il pregio di fare chiarezza istituzionale.
In un sistema che ai tempi del Trattato di Roma aveva il dono dell'originalità -
ma era il 1957 - ormai da anni la commistione dei poteri impedisce ai cittadini
di capire chi fa che cosa, chi sia il responsabile: se il Consiglio, che
rappresenta i governi e detiene finora le competenze più forti, o la Commissione
o il Parlamento. Ora l'Europa può optare per Montesquieu e la separazione dei
poteri: il Consiglio e il Parlamento sono titolari del potere legislativo (come
una Camera degli Stati e una Camera dei popoli) e finalmente con funzioni
paritetiche; la Commissione è unica depositaria del diritto d'iniziativa e
responsabile unica del potere esecutivo.
Al centro della struttura istituzionale dell'Unione, il progetto mette la
Commissione, erede impoverita dell'Alta Autorità, dandole prestigio, influenza,
anche prerogative mai avute. D'altronde la Commissione è per antonomasia
l'organismo più sovranazionale, più «federale». Prodi le attribuisce una doppia
responsabilità, davanti al Consiglio e davanti al Parlamento, dunque una «doppia
legittimità». E ribalta il meccanismo di nomina del presidente: non più nominato
dai governi e confermato dal Parlamento, ma eletto dal Parlamento e confermato
in seconda battuta dal Consiglio. Questo implica un suo ascendente politico su
tutta l'Unione Europea.
Per ciò stesso, Prodi entra in rotta di collisione con una tendenza ormai
abbastanza diffusa alla Convenzione e in diverse cancellerie: dotare l'Ue di un
presidente unico, che sia a capo contestualmente del Consiglio europeo
(espressione dei governi) e della Commissione, per una durata di cinque anni o
di due annie mezzo. Un rischio potenziale sarebbe il soffocamento della
Commissione sotto un giogo inter-governativo. Romano Prodi non solo punta alla
centralità della Commissione, come abbiamo visto, ma vuole che la presidenza del
Consiglio resti affidata alla rotazione semestrale. Sicché quando gli
Stati-membri saranno 25 o più, il presidente del Consiglio europeo finirebbe per
esecitare soltanto una sbiadita routine. E nel Consiglio sarebbe abolito l'obligo
all'unanimità (cioè il diritto di veto).
La Commissione, del tutto naturalmente, assumerebbe anche la gestione della
politica estera, con un personaggio cui spetterebbe il rango di vice-presidente,
scelto ovviamente dai governi, chiamato a rispondere al Consiglio ancora per un
periodo transitorio di dieci anni, prima di diventare «rappresentante unico
dell'Unione» sulla scena mondiale. Una struttura insomma estremamente
ambiziosa. Difficilissimo che il trio dell'ABC, Aznar, Blair, Chirac, possa
accettarla in toto. Può avere tuttavia il sostegno della Germania (anche se ieri
il ministro degli Esteri Fischer si è detto favorevole all'ipotesi del
«presidente unico»). Di sicuro ha il sostengo del Benelux e di tutti i Paesi
piccoli che si sentono garantiti dalla centralità della Commissione. Dunque, di
queste idee, si dovrà tener conto quando si negozierà il compromesso finale per
l'architettura della nuova Europa.
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Il Secolo XIX - 6
dicembre 2002
Ha consegnato il piano alla
Convenzione Ue
Prodi disegna la nuova Europa
Obiettivo: costruire la prima
democrazia sovranazionale
Bocciato il super-presidente nominato dai governi
di Francesco Cerri
Una Commissione sempre più governo
europeo, un superministro degli Esteri Ue, abolizione del voto all'unanimità fra
i governi, e un forte, secco «no» all'idea di un super-presidente dell'Unione
promossa da Tony Blair, Jacques Chirac e Josè Maria Aznar. Sono alcuni dei
pilastri della nuova Europa disegnata da Romano Prodi in un documento che ha
consegnato formalmente a nome della Commissione di Bruxelles alla Convenzione Ue:
l'Ue, ha indicato il professore bolognese davanti all'Europarlamento, «sarà la
prima grande democrazia sovranazionale del mondo». Prodi ha duramente attaccato
la proposta del super-presidente dell'Unione, che dovrebbe essere nominato dai
governi: creerebbe - ha detto davanti agli eurodeputati - più problemi di quanti
ne risolva. «E' chiaro, ha aggiunto, che questa carica aprirebbe una falla nella
nostra struttura istituzionale». Prodi ha usato anche l'arma del sarcasmo per
combattere il progetto Blair-Aznar: «A chi dovrebbe rispondere il presidente
dell'Unione? e soprattutto che cosa farebbe per 360 giorni all'anno quando il
consiglio non è riunito e George Bush non lo chiama?» ha ironizzato citando un
commento del premier belga Guy Verhofstadt. Prodi ha quindi proposto di
mantenere l'attuale sistema di rotazione per la presidenza dei vertici Ue, del
Consiglio affari generali e dei rappresentanti permanenti, e di introdurre una
nuova formula per le altre formazioni, con l'elezione di un presidente che resti
in carica per un anno. In alternativa al "super-presidente" l'Europa proposta da
Prodi punta su un rafforzamento del "governo" transnazionale che è, di fatto,
per l'Ue la Commissione di Bruxelles. Stando alle proposte del professore il suo
presidente dovrebbe essere eletto direttamente dall'Europarlamento «con almeno i
due terzi dei voti e a scrutinio segreto», e poi confermato dai capi di Stato e
di governo. Il contrario di quanto avviene per ora. Il presidente della
Commissione, secondo il progetto di Prodi, avrebbe il potere di scegliere «di
concerto» con i governi i commissari e il futuro "superministro" degli Esteri
dell'Ue: Prodi ha proposto infatti di istituire la figura di un Segretario
dell'Unione, che avrebbe anche la carica di vicepresidente della Commissione, e
soprattutto sarebbe «il rappresentante unico dell'Unione in politica estera». Le
proposte di Prodi, che saranno discusse questa mattina dalla plenaria della
Convenzione, hanno ottenuto già ieri l'appoggio di una netta maggioranza in seno
all'Europarlamento, che ha chiuso con un lungo applauso il suo intervento. Ppe e
Pse, i due grandi gruppi politici dell'aula europea, hanno dato il loro appoggio
alle proposte di Prodi: «Siamo dalla parte della Commissione», ha detto il
capogruppo degli europopolari Hans Gert Poettering. Sostegno all'impianto della
riforma proposto da Prodi è venuto anche dai capigruppo Pse e Eldr Enrique Baron
e Graham Watson. Critiche al progetto di Prodi sono invece venute, come
previsto, dagli euroscettici. Prodi non ha invece presentato formalmente ieri il
"documento Penelope", come la stampa ha ribattezzato nei giorni scorsi la "bozza
di costituzione" preparata dagli esperti giuridici della Commissione. Su questo
documento sarebbero emerse divergenze fra i commissari europei, hanno indicato
fonti dell'esecutivo. Ieri Prodi ha precisato che il "documento Penelope"è solo
«un esercizio tecnico, uno studio di fattibilità». «Per evitare equivoci
alimentati da notizie di stampa», Prodi ha tenuto a chiarire che il documento
non rappresenta una presa di posizione formale della Commissione, «non è stato
sottoposto né a discussione né tanto meno ad approvazione del collegio, il quale
non è quindi politicamente responsabile del suo contenuto». «A fini di
trasparenza», ha però annunciato Prodi, la bozza Penelope da ieri sera può
essere letta da tutti su internet.
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