La trentaseiesima orazione di Lisia
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Il Lavoro - Repubblica
Quando il detective indossava la tunica
di Stefano Bigazzi

Bari Sera
La trentaseiesima orazione di Lisia
di Felice Laudadio

Il Lavoro - Repubblica
La morte a domicilio e un'orazione di Lisia
di Piero Pastorino

 


 
 

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Da Il lavoro - Repubblica  del 16 giugno 2002

 

Giallo Classico

Quando il detective indossava la tunica

In libreria "La trentaseiesima orazione di Lisia" di Luciano Bellé 

 

di Stefano Bigazzi

L'estate incipiente porta due libri gustosi, adeguati alla stagione, gialli insomma, da leggersi sul treno, al mare, nel giardino o a casa. Gialli e classici, perché gli autori - entrambi docenti liceali di materie umanistiche li hanno ambientati l'uno nell'Atene di Lisia e l'altro nella Roma repubblicana di Catone il Censore, apportando nuovo materiale alla già considerevole letteratura di genere, che registra investigatori attivi nell'antichità, sia questa in Roma o in Egitto, nel Medio Evo: significativa in questo caso la serie di Ellis Peters che ha quale protagonista il monaco Cadfael (senza dimenticare Il nome della rosa di Umberto Eco) sino a giungere agli affreschi ottocenteschi (talvolta ai confini con il giallo) di Andrea Camilleri, alla Londra vittoriana di Anne Perry o al più recente ventennio nei romanzi di Carlo Lucarelli.
Polizieschi (o, se si preferisce, tribunizi e edilizi, ma con ciò confondendo un po' troppo la situazione) in cui la ricostruzione storica risveglia sopite reminiscenze di generazioni di studenti, finalmente condotti tra i Fori o al Licabetto liberi dall'improcrastinabile dovere della versione.
Luciano Bellé, grecista insegnante di Lettere al ginnasio, propone La trentaseiesima orazione di Lisia (Fratelli Frilli, collana Tascabili Noir, 210 pagine, Euro 7,50): qui una fortunata squadra di archeologi e filologi statunitensi durante un soggiorno ateniese scopre un importante giacimento di documenti scritti originali, risalenti all'età classica: ovvero un testo inedito di Lisia, appunto la trentaseiesima orazione, corredato da un robusto impianto di documenti redatti dal sofista Melanolykos: il primo deve scrivere un discorso - l'orazione - per l'autodifesa di un cittadino accusato d'omicidio. Il secondo è incaricato di trovare le prove della non colpevolezza. E, bene sviluppandosi tra l'Attica e il mondo ellenizzato, si conclude con un finale a sorpresa, attraverso interrogatori, testimoni reticenti, deposizioni ritrattate, morti misteriose. È comunque un solido e curioso viaggio nella storia, certo godibile nell'intreccio fresco e nella prosa leggera.
Il secondo è "Tempesta su Roma" di Gino Abitino, latinista, docente di Lettere in un liceo scientifico, già autore di saggi (e del resto questo è un saggio, strutturato in forma di thriller) e un romanzo (La favola dolce). 
Tempesta su Roma - lo scandalo dei Baccanali (De Ferrari editore, 290 pagine, Euro 14,46) si svolge nel II secolo a.C. (precisamente il prologo è datato 186 a.C., 567 dalla fondazione di Roma). Il console Spurio Postumio Albino apre un'inchiesta su quella che rischia di divenire una moda degenerata del tempo, la diffusione dei Baccanali, riti dionisiaci importati dalla Grecia, che mescolano esotismo e erotismo, con pratiche iniziatiche in cui si mescolano sesso, droghe e danze sfrenate. Quello che maggiormente preoccupa Postumio, uomo di Catone, è che dietro tali pratiche orgiastiche vi possano essere precisi disegni politici, in altre parole che i Baccanali siano il pretesto per liberarsi di avversari scomodi o per appropriarsi di patrimoni altrui. 
Il console non manca di potere, né di personale: è la massima autorità militare e civile, espressa dall'assemblea legislativa, il Senato: eppure non gli mancheranno ostacoli nella sua ricerca.
Tanto Bellé quanto Abitino - altro è meglio non anticipare -evocano un mondo - la Grecia, Roma - utilizzando gli strumenti dello storiografo, documentando vicende e rendendo credibili i personaggi. Nel loro tempo: gli inseguimenti si svolgono a piedi, tutt'al più a dorso di somaro, certo. L'azione è necessariamente lenta, l'attrezzatura primitiva. Il fascino, l'attesa, il colpo di scena sono invece senza età.

 

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Da Bari Sera del 18 aprile 2002

 

La trentaseiesima orazione di Lisia

 

di Felice Laudadio

Insolito, elegante, attuale e con l'indubbio fascino dell'ambientazione esotica. Per gli osservatori più superficiali, le pagine delle grammatiche greche al liceo non possono che trasmettere l'encefalogramma piatto di una lingua morta. Il giallo movimentato del prof. Bellé, (collana i Tascabili Noir) riscatta invece l'immagine fissa del mondo ellenico, offrendo un vitale intreccio giallo, nel quale si materializzano scenari e personaggi sorprendentemente moderni. In più c'è il valore aggiunto di vicende che arrivano dalla storia ufficiale e di protagonisti ben noti a chi ha passato faticose giornate alle prese con vocabolari zeppi di segni astrusi, scritti a caratteri piccoli piccoli.
Sui testi di Lisia, ad esempio, hanno 'sbattuto la testa' intere generazioni di adrenalinici teenagers, costretti a viva forza nel ruolo ingrato di traduttori improvvisati. Oggi, nel canovaccio narrativo del docente veneto-genovese, lui sì autentico grecista, il noto oratore ateniese del quarto secolo prende vita al centro di un contorto eppure brillante affaire fantapolitico e soprattutto giallo.
Incontriamo Lisia nella sua attività preferita di "logografo", ovvero scrittore di arringhe che i clienti mandavano a memoria per sviluppare le loro accuse o le tesi difensive davanti ai tribunali dell'antica Grecia. Stavolta c'è un problema in più, la vicenda oggetto dell'attenzione dei giudici attici è 'a chiocciola', come direbbe il "nostro agente segreto preferito", il popolare James Tont sul palcoscenico televisivo di "Zelig".
L'avvocato ghost writer, in collaborazione il sofista Melanolykos, detective di complemento, affronta un caso compromettente per conto di un cliente, accusato del 'suicidio' della moglie fedifraga, che si rivelerà presto un omicidio, seguito a ruota da quello, a bastonate, dell'amante, l'affascinante e discusso Dionigi di Megara.
I guai non arrivano mai da soli. La disavventura penale del marito tradito rischia di scontrarsi addirittura con l'ordine costituito. Finiscono tutti in un vicolo cieco, imputato, difensore e investigatore. È una situazione ad alto rischio, con ombre minacciose che li aspettano al varco. Sono, nientemeno, soldati, agenti prezzolati e sicari al soldo di gente molto in alto nelle sfere governative. 
Si nota la mano sapiente e la cultura classica del professor Bellé, pensionato dei ginnasi statali con l'hobby del romanzo storico. La vicenda si dipana dalla scoperta di documenti risalenti al quarto secolo avanti Cristo, interrati in un pozzo per sottrarli con ogni evidenza alle perquisizioni ordinate dall'Areopago (l'organo di giustizia ateniese).
In uno spregiudicato circolo vizioso di intrighi, il sofista raggiunge una verità che scotta. Coinvolge, diciamo così, gli alti vertici dello Stato, tanto da consigliare a Melanolykos la fuga precipitosa in Magna Grecia. Detto e fatto. A Lisia non resterà che sigillare frettolosamente le tavolette con la sua "orazione difensiva" e gli appunti delle indagini. Lo farà nel sicuro nascondiglio dal quale spunteranno, perfettamente conservati, ben ventiquattro secoli dopo, in tempo per offrirci la ricostruzione di uno stupefacente giallo, pieno di cadaveri, di compromessi, di tradimenti e di carriere politiche sul filo del rasoio.

 

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Da Il lavoro - Repubblica  del 10 aprile 2002

 

 Libri di Liguria

La Morte a domicilio e un'orazione di Lisia

 

di Piero Pastorino

La "Fratelli Frilli Editori" riapre nei Tascabili la serie della "collana gialli" con due pubblicazioni "Morte a domicilio" di Maria Masella e la "Trentaseiesima orazione di Lisia" di Luciano Bellé. Il romanzo della Masella è ambientato interamente a Genova. La misteriosa vicenda contiene un discreto numero di delitti messi a segno con un macabro rituale. Le vittime dell'ignoto assassino sono donne. Già qui tutto si complica perché chi compie i crimini può essere dell'uno o dell'altro sesso. Ma c'è di più: l'omicida ogni volta invia all'investigatore, il commissario Antonio Mariani, un preoccupante messaggio da decifrare che è espresso con pochi elementi, alcuni dei quali molto crudi e inequivocabili e altri puramente simbolici. È insomma un vero rompicapo, da perderci i giorni e le notti. Oltretutto, parrebbe indicativo che chi uccide intende colpire, con inesorabile progressione, minacciosamente lo stesso commissario stringendo il cerchio di morte sui suoi familiari.
Si snoda a questo punto una minuta indagine sullo stesso poliziotto, sulla sua vita privata che non è poi molto adamantina, sulle sue persone più care - la figlioletta e la madre - , sui rapporti sempre piuttosto tesi con la moglie, ingegnere informatico. Ma è proprio la consorte a offrire al marito la sua collaborazione fruendo della sua vasta esperienza, a mezzo tra la maga e la scienziata, in settori che hanno a che fare con la simulazione. Qui sta anche l'originalità della trama che la scrittrice ha intessuto.
La Masella, nata a Genova, insegnante di matematica in un liceo scientifico, non è nuova al racconto giallo. Ha pubblicato su "Segretissimo Mondatori". È stata finalista al premio Tolkien. E' stata premiata al Mystfest di Cattolica. Lo scorso anno ha avuto una segnalazione al 28 premio "Gran Giallo Città di Cattolica". Ha pubblicato "Non so chi fui" con Solfanelli e "Trappole" con la Clessidra.
L'altro libro della collana ci porta molto indietro nel tempo, addirittura all'Atene del IV secolo A.C. L'autore si è valso della sua specifica competenza professionale. Bellé è nato a Venezia, ma si può considerare genovese a tutto tondo. Risiede infatti nella nostra città da quarant'anni. Insegnante di lettere, si è attivato scrivendo da quando ha lasciato la scuola. È questo il primo dei suoi romanzi che viene pubblicato. L'avvio del giallo muove i suoi passi da un archeologo americano in viaggio turistico. Senonché ha la fortuna di scoprire alcuni manoscritti originali risalenti a 24 secoli prima. Questi contengono l'inizio di una orazione di Lisia, mai pronunciata e fino ad allora ignorata. La sua traduzione è sconvolgente perché rivela che l'oratore aveva affidato al sofista Melanolykos una indagine che gli permettesse di scagionare un suo cliente dall'accusa di uxoricidio. L'investigatore, fiutata la pista buona, arriva alla verità, ma è questa tanto scottante da consigliare al sofista di riparare in Sicilia e a Lisia di nascondere il materiale interrandolo in un pozzo.

Maria Masella: Morte a domicilio. Fratelli Frilli Editori, 2002, pagine 221, € 7,50.
Luciano Bellé: La trentaseiesima orazione di Lisia. Fratelli Frilli Editori, 2002, pagine 202, € 7,50

 


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