Parola di Boskov
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Liberazione
"Parola di Boskov", quando simpatia fa rima con saggezza
di Niccolò Carratelli


Il Giornale
Vita e disciplina di Vujadin Boskov
di Gian Luca Rocco

 

 

 


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Da Liberazione del 14 gennaio 2004

Un simpatico libro-intervista dedicato al
“mago di Novi Sad”, maestro di calcio e di vita
 
“Parola di Boskov”, quando
simpatia fa rima con saggezza

di Niccolò Carratelli

Nessun dubbio che il personaggio meritasse un libro, ancora meno che il libro in questione venisse fuori divertente e gustoso, intriso della simpatia del suo protagonista. "Parola di Boskov" - Fratelli Frilli Editori, 2003, 7 euro - è una lunga intervista che racconta in presa diretta la vita e i miracoli del "mago di Novi Sad": aneddoti e curiosità trascritti parola per parola, fedeli al linguaggio colorito tipico di mister Vujadin. Le sue celebri acrobazie grammaticali varrebbero da sole il tempo della lettura, ma il contenuto delle sue pittoresche risposte fa emergere tutta l'umanità di chi nella vita ne ha viste tante.
Del resto questo “zingaro del calcio”; come molti lo chiamano un po’ per le sue origini slave, ma soprattutto per il suo continuo girovagare sulle panchine di mezza Europa, ha avuto modo di sperimentare ambienti diversi, confrontarsi con culture lontane, maturare un'esperienza che pochi altri possono vantare nel mondo del pallone.
Il Boskov-pensiero sgorga fuori in tutta la sua ironia e spontaneità, un pensiero fatto di piccole-grandi saggezze e filosofie di vita, quelle "verità verità" così semplici che invitano a riflettere. Le sue risposte sono sempre schiette e non sembra esserci argomento (calcistico si intende) sul quale non sappia dare un parere; spazia dalla recente crisi del calcio italiano alle difficoltà dei settori giovanili, senza trascurare il problema doping ("in mio spogliatoio, unico che poteva prendere era acqua minerale e niente più").
I ricordi poi scorrono rapidi, ai tempi in cui giocava a centrocampo nella Vòjvodina, "molto più sulla fascia mediosinistro", alle "cinquantaoto" presenze nella nazionale jugoslava con due mondiali disputati, all'arrivo a Genova e all'amore sbocciato per la “sua” Sampdoria, quella capace di vincere lo scudetto nel 1991 e la coppa delle Coppe, perdendo poi in finale la coppa dei Campioni a Wembley contro il Barcellona. Delusione ancora viva per Boskov, che ripensa con nostalgia a quelle stagioni in cui allenava Vialli e Mancini, una grande squadra forgiata con la disciplina, perché “senza disciplina vita è dura” e l'allenatore deve essere "maestro, amico e poliziotto". E lui certamente lo è stato, in qualunque spogliatolo si è trovato a lavorare, da quello stellare del Real Madrid a quello dell'Ascoli in serie B (quando conquistò la promozione), ha sempre lasciato il segno; un'impronta particolare, fatta di simpatia e umanità prima ancora che di esaltazione. Perché a giudicare bene i risultati di una vita in panchina sono positivi, ma non eccezionali; non ha vinto poi moltissimo Boskov, eppure la sua fama è indiscutibile, a dimostrazione che c'è qualcosa in lui che va oltre la competenza tecnica, qualcosa che lo rende unico. Come uniche sono le sue proverbiali battute, raccolte nella parte finale del libro: dalla famosa “rigore è quando arbitro fischia” all'indimenticabile “Gullit è come cervo quando esce di foresta”; fino alla significativa e sempre valida “pallone entra quando Dio vuole”; che è poi una sintesi perfetta di come va il calcio e, in generale, la vita.
 

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Da Il Giornale del 25 novembre 2003

Lo sport in libreria
Vita e “disciplina” di Vujadin Boskov
Interviste e ricordi dell’allenatore più amato dai blucerchiati
 

di Gian Luca Rocco

Vujadin Boskov più che un allenatore, è un guru. È un perfetto mix di sagacia, furbizia, intelligenza, psicologia. E’ un saggio che dispensa consigli sulla vita tradotti in aforismi calcistici. Frutto di una carriera incredibile, ricca di successi e suggellata dallo scudetto blucerchiato vinto nel 1991. Ora la sua vita e le sue immortali battute sono raccolte in un libro presentato ieri alla Fnac di Genova e intitolato “Parola di Boskov: senza 'dissiplina' vita è dura”, della collana “Ultimo stadio” dei Fratelli Frilli Editori.
Un volume che spiega il personaggio Boskov a 360 gradi, con interviste e ricordi. Quasi un premio alla carriera per il mister. Tutto, ovviamente, nel suo italiano maccheronico che mischia le sette lingue che conosce. Eppure, nonostante sia l’allenatore più amato di tutti i tempi dai tifosi blucerchiati, per anni i primi a sbagliare pronuncia sono stati proprio loro. “Mi chiamo Vuiadin Boshkov – spiega il mister di Novi Sad -. Una volta era Boskovic. Ma niente più ic da quando mio padre ha fatto guerra”. Ha compiuto 72 anni, ma la sua carica e la sua simpatia sono le stesse di dieci, venti, trenta anni fa. E se ancora il pubblico calcistico lo ricorda con affetto, amici e avversari, in un mondo che cambia idoli ogni domenica, il merito è tutto suo. “Prima di tutto il mister ci ha offerto lezioni di vita – ricorda Luca Pellegrini, capitano della Sampdoria scudettata -. Per me è stato come un secondo papà. Sapeva gestire uno spogliatoio dove c’era più di un gallo. E quando vincevamo, trovava il pelo nell’uovo. Quando perdevamo e ci vedeva tristi, diceva: Che è morto barbiere?”.
Uno psicologo prima di essere allenatore. “Allenatore deve essere persona ben fatta – spiega Boskov -. Deve conoscere tutto di suoi giocatori. Deve essere super corretta”. Trattarli a volte con il bastone, altre volte con la carota. Come quel Gullit, che una volta definì “Come cervo uscito di foresta”. E finalmente quella oscura affermazione viene chiarita. A farlo, però, non il mister che glissa la domanda con un dribbling che da buon terzino non faceva certo parte del suo repertorio. E’ sua moglie che ricorda: “Vujadin diceva che Gullit corre con testa alta, come un cervo che esce da una foresta”. Quindi nessuna allusione alla vita privata del campione olandese.
E nonostante le sue frasi più celebri restino: “Rigore è quando arbitro fischia” e “Gol è quando Dio vuole”, quella che riassume meglio la sua vita e il suo modo di intendere il calcio è proprio “Senza dissiplina vita è dura”. “Quando arrivavo in spogliatoio, dieci minuti prima di allenamento, tutti già cambiati e pronti – ricorda Boskov -. E ogni minuti di ritardo, 10mila lire di multa. E Mantovani era uomo ricco, ricchissimo. Ma anche lui aveva dissiplina enorme. E stato mio più grande presidente di dove lavorato io”. Come dargli torto?
 


 

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