Congiura azzurra
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Pulp
Congiura azzurra

di Domenico Gallo

Puglia
Congiura azzurra

di Felice Laudadio

Alto Adige
Che intrighi dietro il potere
di Maurizio Di Giangiacomo

mentelocale
Non entrare in quel palazzo

di Donald Datti

Corriere Mercantile
Forza Italia? Un partito noir

Repubblica - Genova
Fantapolitica alla genovese
di Costantino Malatto

Il Giornale
Caccia ai nomi di "Congiura azzurra"

Il tempo di leggere
Congiura azzurra

di Pasquale Bottone


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Da Pulp - n° 44, luglio-agosto 2003
 


"Congiura azzurra"
 

di Domenico Gallo

Per comprendere l'attuale decadenza della superba Genova bisogna leggere Genova dei viaggiatori e dei poeti, un bel saggio pubblicato da Maurizio Fantoni Mannella per Editori Riuniti, o questo inquietante e ambiguo noir politico intitolato Congiura azzurra.
Ambientato tra le orribili torri di cemento che ospitano gli uffici della Regione Liguria e il labirinto di viuzze del centro storico, una storia scontata di speculazione edilizia è l'occasione per mostrare senza veli una classe politica che ha fatto dell'indifferenza assoluta all'incapacità e alla disonestà la propria orgogliosa bandiera. Ovviamente parliamo di Forza Italia, che con questo romanzo guadagna la sua effimera gloria letteraria. Ciò che colpisce il lettore locale, ovvero il genovese che dalle pagine dei quotidiani locali legge le malefatte della giunta e assiste impotente al degrado della regione, è l'impressionante coincidenza con i reali protagonisti della politica. In questo senso, e non per motivi squisitamente letterari, un libro del genere è importante. Eliminate le allusioni, le metafore e altre forme retoriche che nel romanzo operano il progressivo disvelamento di una realtà non conosciuta, in Congiura azzurra la realtà è esplicita, nuda e crudele, i politici sono criminali, cocainomani, massoni, pedofili, corrotti e quant'altro, e il protagonista è uno di loro. E sono i politici che conosciamo bene, che sono stati eletti democraticamente e che oggi regolarmente continuano la loro attività.
Leggere questo libro, narrativamente poco seducente, ma diretto come una lastra radiologica che rivela un tumore, pone il problema del limite del narratore e conduce a riflettere che oggi una componente della narrativa esiste per infrangere i limiti del narrabile piuttosto che per narrare.
Davide Stasi non è uno scrittore alla prima prova, ma per anni è stato ghost-writer proprio di questa cinica consorteria di politici che ora attacca con le armi pesanti. Un trucco? Una vendetta? Un pentimento? Chi lo sa? Ma certamente una consistente componente del successo di questo libro risiede proprio nell'identità dello scrittore e in quel fascinoso gioco che porta il lettore ad avvicinarsi a Congiura azzurra come se fosse il memoriale di un pentito.
 

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Da Puglia del 19 giugno 2003
 

 

Due nuove opere prime
"Nero italiano" e "Congiura azzurra"
due nuovi tascabili dai Fratelli Frilli

 

di Felice Laudadio

Due tascabili, due colori, due esordi. Sono le opere prime di un giornalista quarantenne e di un giovane sociologo ed hanno entrambe fantasia da vendere. Mettiamo, per partire dal romanzo fantapolitico, che l’Italia non abbia fatto la guerra e che il fascismo non sia caduto. Caliamo in un immaginario 1975, nel quale il Milite Ignoto è stato sfrattato dal Vittoriano, per far posto alla tomba del Duce. L’anziano Galeazzo Ciano regge un regime in estinzione, in un’Italia stancamente monarchica mentre l’Europa sta cancellando le dittature di destra. Combinando le vicende vere degli anni Settanta (movimento studentesco compreso) agli intrecci creati dal presupposto della continuità fascista viene fuori il quadro più fosco che drammatico di una storia italiana ’impossibile’, ma tutta da leggere. A sua volta, la congiura turchina del genovese Stasi è in realtà un romanzo noir, tanto per restare in tema di tinte. In azione un arrivista pentito, ben addentro ai meccanismi di un partito di potere. Resta fantapolitica, con tonalità che virano verso il grigio degli affari loschi e il rosso sangue degli omicidi, per il nodo scellerato stretto tra amministrazione ed affari. In pratica, tra cosa pubblica e Cosa Nostra, tanto per fare una battuta cattiva.
 

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Da Alto Adige del 9 giugno 2003
 

NOIR / Stasi e la faccia sporca della politica
Che intrighi dietro il potere


di
Maurizio Di Giangiacomo

È approdato in libreria in questi giorni un nuovo noir: "Congiura azzurra", un romanzo edito dalla "Fratelli Frilli" che farà parecchio discutere. La storia è quella di un giovane consulente politico, rampante e carrierista all'interno del partito al potere, che si trova all'improvviso invischiato in un intrigo di malavita, potere e denaro che rischia di costargli la vita. Il libro è l'esordio da romanziere di Davide Stasi, che ha deciso di scrivere una storia gialla, o meglio "noir", sotto l'influenza dei maggiori narratori del genere in Italia (Carlotto, Lucarelli, Camilleri). A questa circostanza si è coniugata la pratica che per lungo tempo Stasi ha avuto con gli ambienti politici del centro-destra, anche come ghost e speech writer. Impressioni, sensazioni ed esperienze vissute sono trasfuse, pur se trasfigurate nell'opera di fantasia, in questo suo primo romanzo, che presenta caratteri ambigui, dove tutto, anche il peggio, può sembrare quanto meno verosimile, ma anche del tutto inventato. È un gioco, un enigma fra il vero e il falso di cui solo l'autore stesso conosce la chiave, e che il lettore è indotto a intuire o immaginare.
 

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Da mentelocale.it del 28 maggio 2003
 

Non entrare in quel palazzo


di Donald Datti

Tre buoni motivi per leggere Congiura Azzurra (Fratelli Frilli Editori) di Davide Stasi.

Il primo: perché è un noir ben scritto, congeniato in maniera lineare e senza sbavature. Inoltre si legge veramente bene (se avete tempo, può bastarvi una giornata), e questo, si sa, è uno dei più grandi pregi di un libro.

Il secondo: perché è ambientato a Genova e rende effettivamente onore alla fama che vuole la nostra città come location ideale per avventure a tinte fosche. Ma attenzione: non si tratta del solito libro che dipinge i vicoli squallidi e avventurosi umidi, pieni di feccia. Il protagonista è un giovane rampante della politica locale che abita in vico delle Fate: un bell’appartamento decisamente fighetto, arredato con gran gusto. I vicoli diventano meta privilegiata della nuova “Genova bene”. Certo, la criminalità c’è (addirittura un “cartello multietnico” della malavita con cinque boss associati), siamo pur sempre in ambito noir, ma niente storie di ordinario romanticismo made in centro storico.

Il terzo: tutta la vicenda gira intorno alla politica. Fantapolitica, d’accordo, ma locale. C’è la Regione, c’è il Comune, tutti nomi fasulli, tutti fatti e persone che sono frutto della fantasia dell'autore eccetera eccetera. Ma il clima è quello, qua e là emergono problematiche (vedi la ristrutturazione e la riqualificazione del Centro Storico) che sono fantasiose ma verosimili. Non c’è che dire, Stasi ha fatto un buon lavoro, si vede che ha bazzicato il “dietro le quinte” della politica (“è stato ghost e speech writer per personaggi dell’economia e della politica”, recita la biografia. Che aggiunge: nato a Genova nel 1974).

L’unico difetto, se vogliamo, è che il lettore è un po’ smaliziato: quando sente parlare di politica comincia ad annusare puzza di bruciato. Quindi il suo percorso verso la scoperta degli intrighi di Palazzo è più rapido di quello del protagonista. Ma è una pecca che si può perdonare. Anche perché l’autore ci costringe ad affezionarci a personaggi anomali, niente affatto idealisti, un po’ viscidi, il cui unico obiettivo è cadere in piedi e che non hanno (e non vogliono avere) niente dell’eroe. Scordatevi il detective tutto d’un pezzo con problemi di alcol e di donne. Il nuovo noir batte strade diverse, e qualcuna, per fortuna, porta anche a Genova.
 

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Dal Corriere Mercantile del 1 maggio 2003

"Congiura azzurra", thriller tra intrigo e politica, di Stasi
 

Forza Italia?
Un partito noir

Nella trama inventata, protagonisti riconducibili a personaggi reali


"È al-Khader, Alessio Fez al-Khader, il cognato del presidente della Regione. È nato in Giordania. Un cocainomane glaciale e supponente. Il presidente l'ha nominato suo addetto stampa e gli passa duecentomila euro all'anno di compenso". Oppure: "Eleana Ruggirello, che tutti chiamavano 'senatrice' per la sua quinta di reggiseno... quarantenne, amante della bella vita, dei vestiti firmati, abbondante e conturbante in ogni cosa, aveva fatto parte in passato dell'esercito di cortigiani che ogni vittoria elettorale si porta dietro. Conquistata la Regione aveva ottenuto, grazie alla sua stretta amicizia col presidente neoeletto, un posto di segretaria". E ancora: "Il capo della sua corrente, diventato ministro, aveva sparso in tutti i posti disponibili a Genova e in Liguria tutti i suoi uomini, dai parenti ai fedelissimi come Marco".
Il quale Marco è un giovane consulente politico, rampante e carrierista all'interno del partito al potere: profilo del protagonista di un romanzo ("Congiura azzurra", Fratelli Frilli, p.142, euro 8) non dissimile da quello dell'autore, Davide Stasi. Il quale (27 anni, laurea in scienze politiche e impiego presso un'associazione imprenditoriale e sindacale della Liguria) così si autodefinisce: "Nel contesto degli ambienti politici del centro-destra, che ha praticato per un lungo periodo, è stato impegnato in un'intensa attività di ghost e speech writer per noti personaggi dell'economia e della politica. Dal luglio 2002 ha volontariamente interrotto ogni collaborazione e chiuso ogni relazione con gli ambienti politici del centro-destra".
Naturalmente, è difficile credere che la decisione di scrivere un noir sulle nequizie e gli intrighi di un fantomatico centro-destra che governa la Regione Liguria sia nata in maniera del tutto autonoma rispetto alle vicissitudini dell'autore. Né dissipa gli interrogativi l'avvertenza da bugiardino "Tutti i fatti narrati (ma proprio tutti) e tutti i personaggi descritti (ma proprio tutti) in questo romanzo sono frutto della fantasia", suonando anzi sardonica e beffarda. Tant'è vero che il "Ministro" del romanzo rassegnerà le dimissioni nel seguente modo: "Ne aveva sparata una davvero grossa mentre era in trasferta all'estero... Alla presenza di un paio di giornalisti aveva insultato di brutto un tizio, uno importante, morto ammazzato poco tempo prima in un agguato ancora tutto da chiarire".
In un quadro, diremmo, iperrealistico s'innesta la seguente vicenda: Marco Cassini è il consulente-portaborse dell'assessore regionale all'edilizia e un pezzo grosso di Forza Italia in Liguria. Una sera si trova inspiegabilmente inseguito da due uomini armati. Preso in trappola, trova il coraggio di reagire e li uccide. Marco è certo che si sia trattato di una rapina fallita, ma in breve capisce che l'aggressione era in realtà un tentativo di omicidio in piena regola. Nello stesso tempo le sue quotazioni dentro Forza Italia cominciano a calare, e l'atteggiamento dei compagni di partito si fa ostile. Il percorso d'indagine che Marco segue con l'aiuto di pochi, fidati e singolari amici, lo conduce a scoprire una vera e propria congiura ordita ai suoi danni dai capi del partito, in un intreccio fra politica, potere affari e malavita da cui sembra impossibile uscire, se non utilizzando la stessa capacità di intrigo e spregiudicatezza.
Naturalmente i morti ammazzati sono l'unica cosa che non sembra presa a ricalco da uno scenario riconoscibilissimo. Difatti è lo stesso autore a dire: "I personaggi e la storia possono anche essere inventati di sana pianta. Il clima interno, il tipo di relazioni interpersonali, le alleanze fatte e tradite in breve tempo, e i modi di agire no: corrispondono perfettamente a ciò che ho visto e vissuto... Alla realtà".
 

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Da Repubblica - Genova del 25 aprile 2003

Un tascabile dei Fratelli Frilli è diventato un caso letterario
Il giovane autore conosce bene gli ambienti politici locali
 

Quel noir che sa di azzurro
Fantapolitica alla genovese
 
Davide Stasi ha fatto a lungo il “ghost writer” scrivendo i discorsi per
importanti uomini del centro destra e frequentando le segreterie.
I suoi personaggi sono immaginari, ma nel mondo politico genovese lo
sport del momento è indovinare chi si cela in realtà dietro quei nomi


di
Costantino Malatto

Non fatevi trarre in inganno dal fatto che oggi l’autore lavora per la Cia: il particolare vi porterebbe comunque fuori strada. È vero infatti che la mitica - o famigerata, dipende da che punto di vista la si guarda - Central Intelligence Agency non c’entra niente con Davide Stasi, il quale si accontenta di lavorare alla Compagnia Italiana degli Agricoltori. Con Congiura Azzurra, il libro noir che sta diventando un piccolo caso letterario a Genova e in Liguria, c’entra invece Forza Italia e tutto il sottobosco politico che ruota intorno al mondo berlusconiano. E c’entrano Genova, i suoi vicoli, la sua malavita, i suoi intrecci tra politica e affari.
Il libro, edito dalla Fratelli Frilli Editore, è stato scritto da Davide Stasi, uno che questi mondi li conosce bene: ha fatto per due anni e mezzo il ghost writer, scrivendo i discorsi per importanti uomini di partito del centro destra, e ha frequentato le segreterie e le segrete stanze di quei partiti. Tanto è vero che qualche suo amico ora giura che c’è anche una buona fetta dell’autore nel personaggio del protagonista, Marco Cassini. Marco è il classico giovane portaborse: rampante, arrivista, ambizioso, doppiogiochista. Come lui nel romanzo ce ne sono parecchi. In questo mondo politico, corrotto e corruttore, Cassini “consulente e braccio destro dell’assessore regionale all’edilizia”, nuota come un pesce nell’acqua: “A ventinove anni poteva godere di una posizione di rilievo in un’amministrazione pubblica come la Regione, poteva contare su un reddito molto alto e su una posizione politica consolidata, per la quale era considerato fra i primi per importanza nell’organigramma regionale del partito. Era quello che si dice un “pezzo grosso, destinato a ingrandirsi sempre più”.
Finché una notte sotto il suo appartamento nel centro storico trova due killer che tentano di fargli la pelle. Lui ne esce intatto grazie ad una buona dose di fortuna e di coraggio, facendo fuori i due sicari. Da quel momento la vita di Marco Cassini e stravolta. Amici e alleati –interessati ma fidati- lo mettono sull’avviso: guardati le spalle dentro al tuo partito e in regione dove lavori. Il giovane sulle prime non gli crede: “I suoi amichetti di partito erano capaci di tutto in cambio di trenta denari, era vero. Lontani da potere effettivo dai tempi di Tangentopoli, dopo il riciclaggio del nuovo del nuovo corso berlusconiano erano famelici di potere e del denaro che ne deriva all’esercizio. Ma l’omicidio per aggiustare equilibri interni al partito no. Non era contemplato dai tempi di Moro”.
Da qui si dipana una vicenda che, ovviamente, non si può rivelare negli sviluppi e nei particolari, con il doveroso colpo di scena finale. Ma non sta sicuramente nella trama, certo non particolarmente complessa né imprevedibile, l’attrazione del noir scritto da Stasi. La particolarità sta semmai nell’intreccio tra il mondo politico reale e quello immaginario, dai continui rimandi che l’autore suggerisce a personaggi più o meno noti della vita pubblica genovese. Anche se naturalmente nell’ultima pagina l’autore inserisce la doverosa nota –utile anche ad evitare eventuali querele- che tutti i fatti e tutti i personaggi sono frutto della fantasia. Ma come si fa a impedire a un lettore di pensare a Claudio Scajola quando nel romanzo si parla del potentissimo “Ministro”, soprattutto quando alla fine il telegiornale ne annuncia le dimissioni: “Il Ministro, a quanto pare, ne aveva sparata una davvero grossa mentre era in trasferta all’estero. Alla presenza di un paio di giornalisti aveva insultato di brutto un tizio, uno importante, morto ammazzato poco tempo prima in un agguato ancora tutto da chiarire”. Naturalmente il vero Scajola, seppur riconoscibile in una parte del ritratto, non corrisponde affatto al potente ma corrotto personaggio del romanzo.
Ma di personaggi a metà tra realtà e finzione –nel senso detto prima- è pieno il romanzo: dal “capofila dei palazzinari genovesi” Davide Vitellio al cognato del presidente della Regione Liguria, Alessio Fez Khader, dalla “brava giornalista del telegiornale regionale della Rai” Teresa Robino al questore Walter Passiti. Tant’è che nel mondo politico genovese –quello reale- il romanzetto sta diventando piano piano, grazie al passaparola, un oggetto di culto e lo sport del momento è indovinare chi si cela dietro ad ogni personaggio. Chi sarà, per esempio, Elena Ruggirello detta la “senatrice” per la sua quinta di reggiseno? E’ riconoscibile l’ispiratrice di questa “quarantenne, amante della bella vita, dei vestiti firmati e del lusso, abbondante e conturbante in ogni cosa” che è la migliore amica di Marco Cassini? E Massimo, il segretario genovese di Forza Italia, ha un corrispondente che richiami il “giovane studente universitario che accettava di passare tutte le sue giornate alla sede regionale del partito. Il tutto per una manciata di spiccioli”?
Di certo l’immagine che dal romanzo esce del mondo politico ligure è davvero misera. Forza Italia è guidata da uomini infidi e ambiziosi come Piero Minati (“Una serpe della vecchia scuola, affinato nell’astuzia da una lunga militanza, che ancora durava, nella più potente loggia massonica genovese”) o Daniele Dall’Oglio (“Era l’incarnazione del potere per riflesso. Era l’ombra del ministro, il suo consigliere politico, il suo ghost writer e factotum”). La sinistra? Un gruppo di professionisti della politica, certo meno disgustosi ma non per questo degni di ammirazione: “Marco conosceva i consiglieri della sinistra. A parte qualche imbecille irrecuperabile, erano tutte vecchie volpi”. Né migliore opinione può venire per i giornalisti, stando almeno all’esempio di Paolo Scarocchi, uno dei personaggi del romanzo, “quarantenne d’assalto” del Secolo XIX: “Voci raccolte da ben informati dicevano che fosse uno di quelli capaci di barcamenarsi fra amicizie e aderenze con tutte le istituzioni locali e con tutte le parti politiche. Uno di quei giornalisti, insomma, che continuano a leccare anche quando gli cambia il culo davanti”.
Il libro, insomma, è godibile anche se pecca di alcune ingenuità e rozzezze che si possono perdonare a un esordiente. Davide Stasi si gode il successo del suo primo romanzo ma è già all’opera per dargli un seguito. Stavolta non ci sarà la politica e i suoi intrighi al centro del libro, ma Internet e le sue trappole.


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Da Il Giornale del 25 marzo 2003
 

Spunta un omicidio nel partito:
caccia ai nomi di "Congiura azzurra"


È un romanzo giallo per trama e per copertina. Sarà in libreria domani e, c'è da credere, farà discutere parecchio.
Giura l'autore, il ventottenne genovese Davide Stasi, che "tutti i fatti narrati e tutti i personaggi descritti sono frutto della fantasia". Eppure il titolo, "Congiura azzurra", e il fatto che Stasi abbia militato in Forza Italia e ne sia uscito sbattendo la porta o quasi, hanno già scatenato la caccia al chi è dipinto come. Così, il giallo nel giallo è cominciato.
Tanto più che nel romanzo, fra riferimenti a legami di parentela e a bacini di voti, qualcuno potrebbe davvero riconoscersi. Lui, Stasi, la mette così: "I personaggi sono tutti inventati. Non mi interessava rappresentare quelli reali, ma solo rendere un certo tipo di clima politico che ho conosciuto". Che non gli è piaciuto molto, a quanto pare. Basta leggere il riassunto della trama sulla copertina. Racconta di un giovane consulente politico, "rampante e carrierista all'interno del partito di potere, che si trova invischiato in un intrigo di malavita, potere e denaro, dove qualcuno tenta più volte di eliminarlo".
Indagando il protagonista capisce che il progetto di ucciderlo è maturato proprio all'interno del suo ambiente. Alla fine salva la pelle, ma guarda "con disincanto e disprezzo quella scia di sangue e tradimenti che il potere senza scrupoli lascia sempre dietro di sé". Stasi del resto non usa mezzi termini. E lo scrive a chiare lettere, e quello che non scrive lo lascia intendere. Il libro costa 8 Euro. Se qualcuno si sentirà accusato di qualcosa, all'autore ne potrebbe costare molti di più.

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Da Il tempo di leggere del 14 aprile 2003

Congiura azzurra


di Pasquale Bottone

Davide Stasi ha lavorato a lungo come "Ghost and speech writer" negli ambienti politici del centrodestra. Non deve essere stata per lui un'esperienza entusiasmante, se nel luglio 2002 ne ha preso definitivamente le distanze per poi scrivere un romanzo noir, questo sicuramente promettente "Congiura azzurra", che, nella sua fantapolitica, non sembra privo di riferimenti alla realtà meno nobile di certi giri affaristici di partito. La storia vede protagonista proprio un politico dell'attuale forza italiana di maggioranza relativa alle prese con guerre intestine, lobby ciniche, imprenditori senza scrupoli, carrieristi ambigui e mediocri. Marco Casini (nome e cognome dell'esponente "azzurro" di Genova al centro della vicenda) scoprirà che alle volte si può diventare quasi incolpevolmente bersaglio di spedizioni punitive originate solo da capricci divistici di qualche arrogante uomo di partito.
Saprà difendersi, ma la sua sarà una lunga battaglia per la sopravvivenza che lo porterà a tessere rapporti anche "pericolosi", ma indispensabili per la sua salvezza. Alla fine i nodi verranno al pettine e certe strategie losche e senza scrupoli per fortuna non pagheranno. C'è molta grinta e spirito polemico in questo romanzo di Stasi che probabilmente avrà potuto verificare da vicino la spietatezza di certi ambiti politici oggi piuttosto in voga..."Congiura azzurra" si legge piuttosto velocemente e a, parte qualche ingenuità oleografica forse evitabile ( boss della malavita che si chiamano Calogero e parlano napoletano....non se ne può più di personaggi meridionali puntualmente legati a mafia e camorra! Please!) è discretamente scritto e, dal punto di vista del tessuto narrativo, affatto scontato e banale.


 

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