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Sos contos de foghile
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L'Unione Sarda
Nel magico mondo del balente
Boreddu e della fatina Marja
di Alberto Melis
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Da
L'Unione Sarda
del 14 gennaio 2004
Le fiabe di francesco Enna
Nel magico mondo
del balente Boreddu
e della fatina Marja
di Alberto Melis
«Tanti e tanti anni fa, quando ogni ovile era una casa e ogni
gruppo di case era un paese, tutte le case della Sardegna avevano una cucina con
il focolare al centro, formato da quattro pietre, che serviva per riscaldarsi e
per cucinare il cibo».
Francesco Enna, scrittore e commediografo sassarese, disegna così la
scenografia storica nella quale un tempo, dopo una giornata di lavoro nei campi
e negli ovili e dopo essersi sfamati, ci si sedeva intorno al fuoco e si
raccontavano le storie. Quelle che noi oggi definiamo fiabe, ma che nei
cataloghi della memoria della Sardegna che fu hanno ancora il nome di contos, di
contascias o contados, di paristorias.
Le storie della tradizione popolare sarda raccolte da Francesco Enna in numerosi
piccoli centri dell’isola e già pubblicate agli inizi degli anni ’80 per i tipi
delle edizioni Gallizzi, tornano oggi in libreria in una nuova edizione
rinnovata e opportunamente ampliata. Sos contos de foghile (Fratelli
Frilli Editori, pp.342, euro 25), presentano questa volta anche i motivi
dell’area campidanese: una scelta quanto mai opportuna per una raccolta che è
diventata un punto di riferimento sia per gli appassionati che per gli studiosi
del settore.
Ancora fiabe, dunque. Collocate nei cinque capitoli in cui il volume è diviso
secondo l’approccio e il genere di narrazione (contos de foghile, contos de
giannile, contados, contos de birbantes e de maccos, paristorias), per ridare
gambe e fiato all’immutabile canovaccio della narrativa orale sarda. Con una
freschezza espressiva, la stessa di un antico mastru ’e contascias - maestro di
fiabe, così come venivano chiamati i migliori narratori - di cui Enna dà ancora
una volta una buona prova.
Tra le numerosissime raccolte apparse infatti in poco meno di un secolo, a
partire da quelle di Gino Bottiglioni che stupirono Italo Calvino per «il modo
di raccontare triste, magro, senza grande comunicativa», non c’è infatti dubbio
che quelle di Enna (vedi anche il volume Fiabe sarde pubblicato dalla
Mondatori), si distinguano per una particolare cifra narrativa. Che non tradisce
mai la forma originale dei racconti (anche in questo volume sono presenti le
versioni in lingua sarda registrate sino agli anni ‘70 dalla viva voce di
anziani pastori, massaie e contadini), e che anzi riesce a restituire sulla
carta le principali caratteristiche e i più importanti stilemi esistenziali
della narrazione orale sarda. La quale come in altre tradizioni non ha mai avuto
esiti purgatoriali - o l’alto dei cielo o il più profondo degli inferi, per i
suoi attori e per le sue comparse - ma che al suo innato fatalismo e alla sua
tragicità ha sempre accompagnato l’unguento autoreferenziale dell’ironia, del
capovolgimento degli opposti e della meraviglia per tutto ciò che di magico e
inconosciuto fluttua tra la percezione di sé e la percezione del mondo.
Scriveva Joao Guimaraes Rosa, che «il mondo era grande. Ma tutto era ancora più
grande quando si ascoltava una storia raccontata». Ed è con questo stesso
stupore intatto che si leggono le fiabe di Francesco Enna e le vicende dei suoi
protagonisti. Dal balente Boreddu Zoroddu alla scaltra Maria Ortulanedda. Dal
giustiziere Martineddu Iferradu alla fatata Marja Chisjnera, la Cenerentola
sarda le cui buone madrine appartengono allo stesso ceppo di fate sarde, le
janas, presenti nella seicentesca Zezolla - Gatta Cenerentola di Gian Battista
Basile.
In chiusura di volume, pur in forma colloquiale, è poi presente il consueto
indice ragionato che Enna propone per gli amatori più competenti, stilato
secondo i parametri della classificazione dei Tipi e dei Motivi di Arne e
Thompson: un modo come un altro, anche questo, per sottolineare la piena
appartenenza delle fiabe sarde, pur con tutte le loro specificità,
all’immaginario collettivo di ogni tempo e di ogni paese.
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