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Disoccupati disorganizzati
senza sussidio
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Il Mattino
Com'è dura la vita dei
disoccupati disorganizzati senza sussidio
di Francesco Bardi
Il Denaro
L'ozio dei disoccupati
disorganizzati
di Francesco Bellofatto
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Da Il Mattino del
5 luglio 2003
L'ironica prosa, quasi autobiografica, di
Pasquale Bottone
Com'è dura la vita dei disoccupati
disorganizzati senza sussidio
di Francesco Bardi
Pasquale Bottone, napoletano, classe 1962, ovvero
Camillo, il protagonista di «Disoccupati disorganizzati senza sussidio»,
ovvero «cronache di ozio forzato» mandate in libreria dai Fratelli Frilli
con una prefazione di Vittorio Emiliani (pagg. 91, 7 euro).
Giornalista (s’è occupato e s’occupa di musica, di sport, di libri),
Pasquale-Camillo non ha mai aspirato al «posto», ma è sconvolto dal «nuovo
mercato del lavoro». Gli antieroi del suo racconto, i Disdiss (i «Disoccupati
disorganizzati...» del titolo), vivono il loro tempo con disillusione e ironico
distacco, praticano la quotidianità come arte del rinvio, cercano di sfuggire
come possono a moglie, madri, suocere, figli, problemi quotidiani, bollette da
pagare.
S’inventano impegni improrogabili, come passare da un autobus all’altro per fare
il giro completo della città, ed hanno dubbi amletici («si dice Càusio o Caùsio»).
Difficile chiamarli vincenti, anche se a Pasquale-Camillo piace vederli come dei
«beautiful losers», dei magnifici perdenti. Non sono e non saranno mai lo
zoccolo duro di una resistenza che non c’è, eppure Pasquale-Camillo sogna senza
mai confessarselo di mettersi alla testa dell’esercito di questi nuovi
emarginati disoccupati e mal organizzati. La prosa è leggera, sapida, a volte
autoindulgente: come potrebbe reagire diversamente nella sonnolenta Metropoli un
Disdiss?
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dei libri
Da Il Denaro del
5 luglio2003
Costume e società - Si presenta alla Fnac di
Napoli
il libro del giornalista Pasquale Bottone
L'ozio dei disoccupati disorganizzati
di Francesco Bellofatto
Lunedì 7 luglio, alle ore 18,30 presso la libreria Fnac di
Napoli, in via Luca Giordano, lo scrittore Pietro Gaffuri, il deputato Ds
Vincenzo Maria Siniscalchi e il produttore televisivo Ruggero Miti presentano il
libro di Pasquale Bottone “Disoccupati disorganizzati senza sussidio.
Cronache di straordinario ozio” (Fratelli Frilli Editori).
Sfogliando il libro di Pasquale Bottone “Disoccupati disorganizzati senza
sussidio” non è possibile non chiamare in causa la Fabrizia Ramondino curatrice
della ricerca “Napoli: i disoccupati organizzati. I protagonisti raccontano” (Feltrinelli
1977), e, a maggior ragione, “Ci dicevano analfabeti”, della stessa autrice,
edito da Argo nel 1998. La cifra comune dei due volumi — a parte l’aggettivo
“organizzati”, trasformato, in questo quarto di secolo, in “disorganizzati” — è
la dimensione narrativa di un fenomeno che, di anno, in anno, ha trovato sponde
e motivazioni politiche, senza, tuttavia, mai avere un approccio dinamico con il
mercato.
Un mercato, comunque, tutto da creare, visto il tramonto del “vecchio”
collocamento, e l’alba, difficile, dei centri per l’impiego. Così, se negli anni
’70 topos (la piazza) e logos (discorso) si alternavano e sovrapponevano, dando
vita a movimenti e sigle spesso in contrapposizione tra loro, oggi la dimensione
dei senza lavoro appare senza punti di riferimento. O almeno, potrebbe trovarli
nel mercato, ma la candidatura istituzionale a gestire l’incontro tra domanda e
offerta al momento sembra non del tutto idonea ad avvicinare i senza lavoro al
mondo della produzione.
Così, in un mercato globale dove la chiave d’accesso sicura sembra quella della
formazione, l’unica dimensione da recuperare resta quella narrativa. Racconti
personali e discussioni degli anni ’70, che la Ramondino, nel libro edito da
Argo nel 1998 raccoglie a chiusura del processo di involuzione del movimento, e
che Bottone ci propone un percorso narrativo dove entrano le varianti
flessibilità, interinale e globalizzazione.
“La nuova emarginazione degli over 35enni — spiega l’autore — è un fenomeno
silenzioso, nel senso che nessuno ne parla, né sui giornali né in televisione.
Un esercito invisibile e disorganizzato che non ha altre armi all’infuori della
capacità di sdrammatizzare e aggiornarsi, sempre e comunque”.
Così, i protagonisti del sindacato Disdiss (acronimo di Disoccupati
disorganizzati) vivono il loro tempo con ironico distacco, “non amano nostalgie
retrò — aggiunge Bottone — e i vittimismi facili. Si sentono parte integrante di
una società in continua evoluzione”. Pasquale Bottone, giornalista e critico
musicale, collabora con l’Università della Tuscia. Analizza con ironico distacco
il mondo che lo circonda, e trasmette le sue riflessioni con tutte le antenne
disponibili: dalla radio, suo primo amore, alla carta stampata, a Internet. E lo
può fare per almeno due ragioni: la profonda competenza delle cose di cui parla
— Bottone, in questo caso, ha dovuto a lungo combattere con le difficoltà di
un’occupazione “atipica” — e, soprattutto, perché è libero da ogni sorta di
condizionamento.
“Che ci fa un napoletano pieno di estro e iniziativa come Pasquale Bottone —
chiede, nella prefazione, Vittorio Emiliani, saggista ed ex direttore del
Messaggero — in una città appartata e tranquilla quale è Viterbo?” Continuo a
chiedermelo anch’io. Forse, si è rifugiato lì per combattere, in modo più
libero, la tragica logica dell’endogamia dei senza lavoro: il disoccupato,
sembra suggerirci nel libro, è solo un’icona, santificata nelle fotografie di
Herbert List, Guido Giannini, Luciano Ferrara e tanti altri. Di questa immagine,
immobile, i protagonisti del volume di Bottone sembrano distanti anni luce: “A
vederli, giovani e vivaci più che mai e legatissimi ai loro interessi — dichiara
l’autore — sembrano i veri, non contaminati e resistenti, vincitori morali di
quest’epoca di noia assoluta”.
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