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La donna alla fermata
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Prontolibri
La donna alla Fermata
di Stefano Termanini
Il corriere di Alba, Bra,
Langhe e Roero
La Liguria che non ti aspetti
nell'ultimo "noir" di
Antonio Caron
Il Secolo XIX
Per il Maresciallo Vitale un nuovo caso da sbrogliare
di Lucia Compagnino
Bari Sera
La donna alla fermata e Morte a domicilio
di Felice Laudadio
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Da Prontolibri del 15 ottobre 2002
La donna alla fermata
Può succedere che un carabiniere venga trasferito. Si sa, fa
parte del mestiere. Può capitare di essere destinati a una caserma diversa, in
una località nuova, oppure di essere ammessi a un corso di addestramento dal
quale si esca con una specializzazione o un aumento di grado. Al maresciallo
Sebastiano Vitale capita proprio questo e, in questa circostanza, il maresciallo
Vitale soggiorna a Genova. Non è di Genova, lui, non conosce la città. Da anni
ormai vive al nord, a Cherasco, in Piemonte, e si è sposato con una piemontese,
ma il maresciallo Vitale è originario del Sud Italia. Di questa origine porta su
di sé alcuni segni: la sua spontanea cordialità, innanzi tutto.
Accade un giorno, si diceva, che Sebastiano Vitale scenda dal Piemonte alla
Liguria. Qui, a Bogliasco, trova alloggio, grazie alla generosità di alcuni
amici disposti a imprestargli la propria casa al mare. La moglie, Marisa, lo
accompagna. Due mesi? Tre? Certo lei, con il carattere che si ritrova, è sulle
prime un po’ preoccupata. Non pretenderà, suo marito, che se ne stia chiusa in
casa a fare la calza?
La donna alla fermata è il quinto libro di Antonio Caron. Libro "giallo",
anzi "noir", poiché nella relativa collana dell’editore Fratelli Frilli è
stato pubblicato, La donna alla fermata si legge con vero piacere e, come
si dice, "tutto d’un fiato". Antonio Caron, nato a Torino, giornalista
professionista, afferma di essersi reinventato un mestiere in questi ultimi
anni. "Fare il giornalista vuol dire essere abituati alla sintesi. Per scrivere
un libro bisogna cambiare mentalità. Qualche anno fa – afferma Caron –,
ragionando da giornalista, avrei potuto scrivere La donna alla fermata in
quattro cartelle invece che in centosettanta pagine". Oggi Antonio Caron si
dedica alla narrativa. A scrivere un libro impiega all’incirca un mese.
"Normalmente l’ispirazione mi coglie nel mese di agosto – spiega". La prima
stesura non lo soddisfa mai. Occorre scrivere per gli altri e gli altri non
devono essere costretti a sforzarsi per capire quanto scriviamo. Non c’è un vero
segreto, non c’è una "ricetta" dello scrivere al di fuori di questa, in
apparenza tanto semplice. E quando lo intervistiamo, Antonio Caron ci dice che,
come suggeriva Indro Montanelli, un periodo che non convince va letto e riletto
ad alta voce. Si capisce così – ascoltandolo e ascoltandosi – dove zoppica, dove
fa acqua, e si cerca di medicarlo. Se poi non ci si riesce – talvolta medicare
un periodo, una frase che non suona, è difficile, molto difficile – meglio farne
a meno: cancellarlo. Eliminarlo. "I miei libri – dice ancora Caron – sono almeno
cinquanta o sessanta pagine più lunghi appena finiti di scrivere" Comincia
allora la revisione, con i relativi tagli.
Sono pagine scorrevolissime quelle di Caron che, per La donna alla fermata, più
che nel precedente romanzo, L’anziano ficcanaso (sempre edito dai
Fratelli Frilli Editori), sceglie lo sfondo limpido e colorato della Riviera
ligure: Nervi, Bogliasco, Rapallo, Boccadasse, quel cuneo di case di pescatori
ben noto ai genovesi, agli agenti immobiliari e ai collezionisti di cartoline.
Ben riuscita la costruzione dell’intreccio, che nel romanzo giallo resta
elemento fondamentale e che si appoggia alla "sostanza umana" dei personaggi.
Non sarebbero altrettanto piacevoli i recenti libri di Caron senza Sebastiano
Vitale, il cordiale maresciallo dei carabinieri, fedele al proprio fiuto di
consumato investigatore, che sta diventando il suo Maigret, il suo bonario
Sherlock Holmes. Oppure senza la sua giovane e intelligente moglie che, con
felice intuizione, dal precedente romanzo a quest’ultimo cresce nel proprio
ruolo narrativo.
Il 27 ottobre scorso, per La donna alla fermata, Antonio Caron ha ricevuto un
premio importante: la cornice era quella del Salone delle Feste di Villa Durazzo,
a Santa Margherita. Qui si è svolta la cerimonia del Premio Letterario Nazionale
"Santa Margherita - Franco Delpino". I partecipanti erano quest’anno circa un
migliaio.
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Da Il corriere di Alba, Bra, Langhe e Roero del 15 ottobre 2002
La Liguria che non ti aspetti
nell'ultimo "noir" di Antonio Caron
É ancora fresco di stampa il quinto romanzo di
Antonio Caron. Edito per i tipi di Fratelli Frilli Editori, "La donna
alla fermata", questo è il titolo del libro, racconta una nuova avventura
del maresciallo Sebastiano Vitale. Non saranno però le Langhe a fare da sfondo,
questa volta, al talento investigativo del personaggio creato da Antonio Caron.
In trasferta per un corso d'aggiornamento, Vitale passerà due mesi a Bogliasco,
nel levante ligure, e qui si troverà alle prese con una serie di vicende che lo
porteranno ad indagare sui crimini commessi nella zona. Con "La donna alla
fermata" Caron firma un classico noir antimetropolitano, una bella storia di
provincia dove gli ingredianti del poliziesco si intersecano bene con la
descrizione dei luoghi, delle situazioni, del profilo dei personaggi. Fantasia e
cronaca costituiscono la trama lungo la quale il libro si snoda per 174 pagine,
sino all'epilogo. Non per nulla toccherà ad una curiosa ed intraprendente
giornalista televisiva trovare la chiave che aprirà le porte del mistero.
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Da Il Secolo XIX del 1 giugno 2002
I thriller "liguri" di Antonio Caron
E per il maresciallo Vitale
un nuovo caso da sbrogliare
di Lucia Compagnino
Una ragazza tranquilla trovata col cranio sfondato
a Rapallo, una donna con problemi mentali strangolata a Quinto. Due omicidi
apparentemente slegati, senza indizi e senza movente, che nascondono un'unica
crudele macchinazione. Il nuovo noir del giornalista Antonio Caron, La donna
alla fermata (Fratelli Frilli, pag. 175, Euro 7,50) si svolge in Liguria, come
il precedente L'anziano ficcanaso, e ha lo stesso protagonista, il maresciallo
dei carabinieri Sebastiano Vitale dal fiuto di navigato segugio.
In trasferta a Bogliasco per seguire un corso di addestramento e con la giovane
moglie dal carattere peperino al seguito, Vitale non ha certo nostalgia della
sua casetta affacciata sulle Langhe e il Monviso. Tantomeno quando inciampa
nello strano caso delle due donne assassinate, che non dovrebbe competergli. Ma
come trattenersi? Le sue intuizioni saranno fondamentali per sbrogliare la
matassa, come anche l'aiuto di una spigliata giornalista locale. Dagli scogli di
Pontetto alla Stazione Brignole, dal grappolo di case sul mare di Quinto
all'intero tragitto dell'autobus 17, l'indagine è saldamente inserita nei
panorami di una Genova e di un Levante riconoscibilissimi, così come la trama
riecheggia fatti e personaggi della cronaca recente. Ironico, brioso e
credibile, il caso della "Donna alla fermata" procede spedito verso il brillante
interrogatorio finale, forse le pagine migliori di questo nuovo giallo all'aroma
di olive e basilico.
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Da Barisera del 22 maggio 2002
La donna alla fermata Morte a
donicilio
di Felice Laudadio
Il primo, grande, fu "Quer pasticciaccio brutto...". Dagli anni Sessanta in poi, con Scerbanenco soprattutto, il giallo all'italiana occupa uno spazio di rispetto nel mondo letterario e nel mercato editoriale. Oggi si chiama "noir", secondo il cliché internazionale. Continua però a sfornare personaggi
italianissimi. Non detective, marescialli dell'Arma. Non tenenti della squadra omicidi, funzionari della Polizia di Stato. Se poi ci si mettono anche le rispettive compagne, il gioco si fa duro e quando capita, si sa,
i duri cominciano a giocare. Anche le "dure", tanto per rendere le cose ancora più divertenti.
A giudicare da questi gialli, si direbbe che in Italia si investighi in tandem, a coppie
"matrimoniali". I due che la casa editrice della famiglia Frilli propone in accoppiata ideale nella collana
"I Tascabili-Noir", di facile consumo, di gradevole grafica e, particolare non trascurabile, di prezzo contenuto, sono titoli autonomi e indipendenti, beninteso. Perché allora trattarli insieme? Per non poche ragioni.
Nell'uno e nell'altro, galeotto è il rapporto coniugale. Problematico e sul filo del rasoio quello del commissario Mariani con la moglie, ingegnere informatico, nel poliziesco di
Maria Masella. Simpaticamente instabile e affatto riposante il menage del maresciallo dei Carabinieri Sebastiano Vitale. La bella moglie, di quindici anni più giovane, ha il pallino delle indagini.
Quanto al poliziotto, il "caso" (lo strangolamento di una donna) entra di prepotenza nella sua vita professionale, in forma di un pacco, contenente un macabro reperto: il polpastrello dell'indice destro reciso alla malcapitata.
Stessa musica per la famiglia Sebastiani. È il delitto a far visita al militare e alla signora Marisa. Anzi, i delitti. Due omicidi. Di donne, ancora una volta, proprio nel territorio genovese dove il sottufficiale, comandante di stazione in Piemonte, sta seguendo il corso per la promozione a maresciallo aiutante. L'inseparabile metà lo ha seguito in Liguria, naturalmente.
Che poi le vicende si sviluppino secondo moduli diversi - ma neanche tanto - non dovrebbe far gridare allo scandalo. Tutt'altro. L'habitat italianissimo in cui si muovono le storie resta a confermare la simmetria tra i testi. In uno, quello marinaro del Levante. Nell'altro, invece, pure: sempre la riviera ligure, schiacciata sulla costa dai rilievi incombenti.
E che gusto per i personaggi. Già i protagonisti sono speciali (soprattutto il carabiniere meridionale, "terun" come dicono nelle Langhe piemontesi). Quanto ai comprimari! Ex repubblichini, preti che sanno più di quanto dicono o possono dire, giornaliste ostinate (la curiosità non è
femmina?) e altri personaggi femminili strani e misteriosi. In genere, quando sembrano a posto è allora che nascondono sorprese in serie. Se a prima vista appaiono bizzarre, risultano alla fine innocue come cuccioli.
Genovese, guarda un po', la scrittrice. Insegna matematica allo scientifico, ha firmato racconti per Segretissimo Mondatori, vanta due raccolte di gialli e diverse partecipazioni e premi al prestigioso Mystfest di Cattolica.
È al quinto romanzo Antonio Caron, torinese d'origine, residente a Bogliasco, dove ha collocato l'appartamento occupato dal maresciallo Vitale durante il corso. Prima di scoprire la vena di narratore è stato cronista e la sua scrittura risente dell'attitudine giornalistica al racconto obiettivo, anche se mai distaccato o indifferente.
Particolare non trascurabile: anche la casa editrice Frilli è genovese. E qui il cerchio si chiude.
Antonio Caron, "La donna alla fermata",
Fratelli Frilli Editori, 176 pagine, 7,50 €
Maria Masella, "Morte a domicilio", Fratelli Frilli Editor, 224 pagine, 7,50 €
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