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La civiltà della fame
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Eco - Educazione Sostenibile
La civiltà della fame
di Filippo Laurenti
Il mondo domani
La civiltà della fame
Carta
Si fa presto a dire fame
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Da
Eco - Educazione Sostenibile del
24 ottobre 2002
La civiltà della fame
di Filippo Laurenti
È la stessa Fao ad ammettere che la produzione agricola
attuale potrebbe nutrire senza problemi 12 miliardi di esseri umani. Infatti il
78% dei bambini sotto i 5 anni che soffrono la fame nel Sud del mondo vive in
paesi che producono eccedenze alimentari. Molte delle aree tradizionalmente
associate alla “fame” (India, Bangladesh, Africa Subsahariana) esportano cibo.
Uno degli ultimi rapporti della FAO (ottobre 2002) rilevava ancora una volte
come la fame sia in costante aumento principalmente nei paesi ad alta produzione
agricola. Evidentemente qualche conto non torna.
"La civiltà della fame: cibo potere e povertà nel terzo millennio" ci
porta sulle tracce dei mercanti di cibo, per smascherare le infami politiche
degli istituti finanziari internazionali (come la Banca Mondiale e il Fondo
monetario Internazionale) che determinano a livello mondiale questo grottesco
panorama nel quale il Brasile e la Thailandia producono milioni di tonnellate di
soia destinate a diventare mangimi per gli animali degli allevamenti intensivi
degli Stati Uniti o dell’Europa Occidentale; lo Zimbawe, che da sempre era
considerato il “granaio dell’Africa”, è stato obbligato dai “Programmi di
Aggiustamento Strutturale” del FMI a sostituire i tre quarti delle piantagioni
di mais con tabacco per l’esportazione; in Costa Rica le colture di base come il
riso, i legumi e il mais sono state fatte sostituire con piantagioni di fiori,
fragole e peperoncini da esportazione; il Lesotho – dove buona parte della
popolazione è malnutrita – è diventato uno dei primi produttori di asparagi al
mondo.
Ricco di spunti (dalla “rivoluzione verde” all’agricoltura biologica,
dall’accesso alle risorse alla sovranità alimentare) e di notizie interessanti,
questo libro apre una doverosa finestra sul mondo molto sporco del commercio
internazionale, e precisamente in quell’area in cui la ricchezza di pochi si
trasforma nella fame, e nella morte poi, di moltitudini di esseri umani. Dunque
una lettura necessaria per chi non vuole essere spettatore passivo di uno
sterminio.
Bisso, R. e Parodi L. La civiltà della fame: cibo, potere e
povertà nel terzo millennio
Genova, Fratelli Frilli Editori, 2002. Pp. 146, € 6,50
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Da Il mondo domani del
24 ottobre 2002
La civiltà della fame
"Come potremmo aiutare un paese povero se non fossimo
ricchi?" si domanda un funzionario dell'Alto Commissariato Britannico del Kenya,
personaggio di un recente romanzo di John Le Carré. Una parte, solo una parte,
degli atteggiamenti assunti nel "nostro mondo" - quello sviluppato, ricco e in
grado di imporsi - spesso preda di scrupoli etici, può essere riassunto in
quella frase. Questo libro non si propone di fornire risposte, ma materiali per
la curiosità, la buona volontà, l'impegno delle persone. Parole focalizzate su
quella linea di spaccatura oltre la quale esistono, probabilmente, nuovi
significati che parlano di reciprocità e non di assistenza, non di un aiuto
calato dall'alto, ma di un lavoro comune per costruire un futuro diverso sulla
terra.
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Da Carta del
24 ottobre 2002
Si fa presto a dire fame
Un libro
"La civiltà della fame. Cibo, potere e povertà
nel terzo millennio" è il titolo di un libriccino della Fratelli Frilli
editori [6,50 euro] di Raffaello Bisso e Laura E. Parodi. Laura E.
Parodi insegna educazione ambientale all'università, Bisso ha fatto parte del
comitato Mobilitebio, che due anni fa contestò la prima grande mostra del
transgenico a Genova.
Ambedue cercano di rispondere in modo semplice a domande complesse, prima fra
tutte quella fondamentale: "L'umanità ha davvero bisogno di più cibo?". Di
grande interesse anche il capitolo sull'impatto sociale e ambientale dello stile
di vita occidentale, quello, in pratica, dell'hamburger.
Utilissima, infine, la piccola guida ai principali siti che si occupano del
tema.
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