|
Il figlio di Pinocchio
Clicca sui titoli per visualizzare l'articolo corrispondente
Puglia
Bari si riscopre terra di
Pinocchio
Prontolibri
Il figlio di Pinocchio
di Stefano Termanini
Il Lavoro
Pinocchio, un figlio nato da una bugia
di Piero Pastorino
Torna alla pagina dei libri
Da Puglia del 21 novembre 2002
Il successo del burattino di legno invenzione di
Collodi
Bari si riscopre terra di Pinocchio
Mostre, storie e opere di letteratura
BARI - Prima ancora di Roberto Benigni e dell'esplosione del
suo film nelle sale cinematografiche, Pinocchio aveva trovato a Bari non pochi
estimatori, ventuno artisti pronti a dare un'interpretazione personale e
amorevole al protagonista più amato della letteratura italiana per l'infanzia.
Il progetto di una mostra sul celebre burattino e sul libro di Collodi è nato da
Gianfranco Grecia e Maria Laterza, con la collaborazione dell'Assessorato
comunale alle politiche giovanili, ed è stato ospitato nel gran teatrino di
Pulcinella, presso la stadio della Vittoria. La collettiva, che si è conclusa da
pochi giorni, si è ispirata al tema "Il naso e la bugia", per indagare
liberamente su ogni aspetto del rapporto tra Pinocchio e l'arte. Ventuno, si è
detto, gli artisti partecipanti, compreso Emanuele Luzzati, tra gli altri
eccellenti su scala nazionale.
Pinocchio per adulti, Pinocchio per tutti, ma il burattino di legno più noto al
mondo resta sempre un grande amico dei bambini, anche se non tutti sanno che
questo figlio unico di Geppetto e di un tronco di Mastro Ciliegia aveva a sua
volta un erede. E' l'idea sviluppata in un gradevole libri di Giovanni Giraldi,
pedagogo e docente di filosofia. Risale, per la precisione, a molti anni
addietro, ignota ai più.
"Il figlio di Pinocchio" uscì nel 1971 ed è stato riproposto dai genovesi
Fratelli Frilli in un volume della collana di narrativa per ragazzi (206 pagine,
9,30 Euro). La storia riprende all'incirca dov'è stata lasciata da Collodi e si
apprende che il desiderio frustrato di paternità del burattino titolare viene
appagato non da una compiacente fidanzatina, ma dal nonno in persona. E' il
bravo falegname a tirare su ancora una volta il Pinocchio di seconda
generazione: Pinuzzolo. Il pargoletto nasce già bambino ed ha un hobby tutto
sommato comprensibile, gli piace giocare con i burattini di legno che l'anziano
nonno confeziona in quantità, con la consueta perizia.
Le avventure non mancano. Resta il fatto che il protagonista più interessante di
questo sequel resta ancora il Pinocchio al quale si è abituati, grullo, testone
di "coccio" quanto si vuole, ma che peccato leggerlo vecchio nelle ultime
pagine, nel capitolo finale che si richiama, tristemente e poeticamente, a "La
morte di Pinocchio".
Torna alla pagina dei libri
Da
Prontolibri del 1 novembre 2002
Il figlio di Pinocchio
di Stefano Termanini
Pinocchio ci ha abituati – da generazioni ormai – a una
trasformazione che ha un "senso" ben definito. Un "senso" che non potrebbe
essere altro che quello espresso nel libro. Pinocchio è disobbediente, si lascia
facilmente distrarre dai buoni propositi per inseguire ora il divertimento
effimero del teatro dei burattini, ora le attrattive del paese dei balocchi,
dove non si studia e non si lavora mai, ma tutto il giorno si balla, si canta e
ci si diverte. Pinocchio, d’altra parte, è un burattino e non ha ancora appreso
il senso del dovere. Non ha un codice morale e tutto il libro, tra le molte
interpretazioni possibili, potrebbe essere letto come la parabola di questo
apprendimento.
Al termine della lezione, quando Pinocchio avrà veramente capito che cosa
significhi diventare un "bravo figliolo", ci sarà una ricompensa. La più grande
che ci sia, la migliore, la sola per la quale Pinocchio, in quanto burattino di
legno, sia disposto a sacrificarsi: diventare un bambino vero. Lasciar cadere le
spoglie del burattino di legno e trasformarsi, finalmente, in un bambino "di
carne ed ossa". Sembrerebbe impossibile il contrario, ma una trasformazione
opposta è, invece, quella immaginata da Giovanni Giraldi nel suo libro
Il figlio di Pinocchio, ideale continuazione delle avventure del Pinocchio
di Carlo Collodi.
Il libro, piacevole e fresco, mai superficiale, fu pubblicato per la prima volta
nel 1971, quando andò rapidamente esaurito. L’editore Fratelli Frilli ha
deciso di ripubblicarlo nella propria collana "Junior".
Giovanni Giraldi, ventimigliese di nascita, professore di Storia Generale della
Filosofia all’Università di Milano, autore di numerose pubblicazioni e
consulente dell’Accademia di Svezia per il conferimento del Premio Nobel per la
Letteratura, immagina in questo libro che Geppetto chieda al figlio Pinocchio di
dargli un nipote. Pinocchio ignora completamente gli usi, i costumi, i riti
umani e, quando Geppetto lo manda in giro per il paese alla ricerca di una
sposa, commette le peggiori goffaggini. Lo stesso Geppetto deve intervenire a
dargli aiuto. È così che Pinocchio riesce a trovare una sposa, la sorella di
Lucignolo, grazie all’accordo intervenuto fra i due vecchi. Per un caso
fortunato diventa anche assai ricco.
Quello di Giraldi è un Pinocchio attualizzato: conosce la guerra e deve fuggire,
come tutti gli altri, rimpiangendo i tempi che furono. È un Pinocchio "padre":
suo figlio, nato non di legno, ma di carne, come ogni bambino umano, propone al
nonno Geppetto di ritornare ad essere burattino perché "il mondo, oggi, ti fa
diventare grande senza lasciarti il tempo di crescere in pace, con calma, come
vuole natura" (p. 135). Pinuzzolo, in quella che è la pagina forse più
malinconica di tutto il libro (un libro un po’ stravagante, molto fantasioso, ma
certo complessivamente permeato di voglia di vivere), chiede a Geppetto perché
anch’egli non sia nato burattino. Avrebbe preferito, infatti, così come dice ad
un tratto, "essere un burattino, povero e buono", come suo padre. Ma la
metamorfosi al contrario non è possibile. Geppetto cercherà, in qualche maniera,
di rimediare.
Torna alla pagina dei libri
Da Il Lavoro del 4 dicembre 2001
Libri di Liguria
Pinocchio, un figlio nato da una bugia
di Piero Pastorino
Non è nostalgia dell'antico, ma i caratteri grandi, su buona carta corposa, leggibili da presbiti
e bambini, sono già predisponenti a un beneaugurante accostarsi alle pagine del libro. Se si aggiunge
l'uso appropriato di un ottimo italiano il gioco è fatto. Non basta, tuttavia, perché ha un
ruolo non indifferente l'originalità del tema. Giovanni Giraldi, l'autore, ha dato séguito al
capolavoro del Collodi concedendo a Pinocchio, fatto adulto, di avere moglie e un figliolo di nome
Pinùzzolo, birichino quanto fu suo padre quando era di legno e tanto irrequieto da emigrare nel Nuovo
Mondo.
Giraldi, nato a Ventimiglia, docente universitario a Milano di Storia generale della filosofia, è
stato ripetutamente consulente all'Accademia di Svezia per il conferimento dei Nobel per la letteratura. Ha
al suo attivo un dizionario di estetica e linguistica, una storia della pedagogia e ha scritto novelle
raccolte in due volumi. Vive a Noli, di cui è cittadino onorario.
"Il figlio di Pinocchio", pubblicato nel '71, bruciò le tappe con tre ristampe
immediatamente successive. Viene ora riproposto da Fratelli Frilli. Nel suo romanzo, Giraldi ha evitato di
essere un pedissequo prosecutore dell'immaginifico scrittore toscano. Alcuni capitoli, nella prima parte,
diventano storia vissuta della guerra '40- '45: Pinocchio in armi negli Abruzzi, lo sbando per l'armistizio,
la fuga dai tedeschi, lo sfollamento nelle campagne, l'affannosa cerca di cibo e di calore in uno spoglio
casolare mentre la sposa è colta dalle doglie, con una partecipazione rievocativa che promuove e
accresce l'interesse narrativo. Poi il racconto ridiventa fiaba, quasi un contraltare alla realtà
esistenziale, con cento burattini intagliati da nonno Geppetto a giostrare sul palcoscenico del mondo.
Giovanni Giraldi: Il figlio di Pinocchio. Fratelli Frilli editori, Genova 2001, pagine 205, lire
18 mila, euro 9,30.
Torna alla pagina dei libri
|
|