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La pittrice del vapore Sirio
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Il Secolo XIX
Tutti i colori di un naufragio
di Germano Beringheli
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da Il Secolo XIX del
30 luglio 2003
In libreria la nuova opera di Eligio Imarisio
Tutti i colori di un naufragio
Le giornate genovesi di una restauratrice di opere
d’arte sconvolte dalla notizia dell’affondamento
del Sirio, avvenuto il 5 agosto del 1906 davanti
alla scogliera di Cartagena
di Germano Beringheli
L’interesse maggiore offerto dai libri di Eligio Imarisio
consiste soprattutto nel fatto che ci permettono di ricostruire la cronaca
attraverso la storia.
La sua attuale e complessa valutazione del mondo di ieri - ordinata fra
saggistica, sorta da una attenta osservazione critica, e racconto, ispirato
dettagliatamente dalle potenzialità memoriali - ci permette di concretizzare
avvenimenti e aspetti del passato così come sono accaduti e si sono formati.
Chi ha letto i suoi libri che precedono questo La pittrice del vapore Sirio,
appena pubblicato nei “tascabili” degli editori Fratelli Frilli, conosce
il metodo che guida l’autore, la sua idea di conoscibilità del reale. In altre
parole possiamo dire che Imarisio ci offre la possibilità di intuire, attraverso
le sue annotazioni, il significato degli accadimenti e quello della verità di un
certo tempo.
Se “Dentro il Quarto Stato” (1998), il romanzo dedicato alla vita eroica e alla
tragica scomparsa di Pelizza da Volpedo, e “Il Gruppo del Fiume Grigio” (2000),
che discetta sui pittori che frequentarono il cenacolo paesaggistico di Carcare,
sono state opere attinte al nostro patrimonio pittorico, “La pittrice del vapore
Sirio” trova le proprie ragioni di essere romanzo nello scorrere esistenziale
delle giornate, tutte genovesi, di una restauratrice di opere d’arte durante
l’affondamento, avvenuto il 5 agosto 1906 nei pressi della scogliera di
Cartagena, del piroscafo della Navigazione Generale Italiana diretto verso le
Americhe.
Il romanzo di Imarisio, ambientato nell’anno in cui si aprì la galleria
ferroviaria del Sempione, si chiuse il processo Murri ed eruttò il Vesuvio,
consente perciò al lettore di ripercorrere l’itinerario di Elsa Canepa, una
giovane borghese del tutto particolare (guidava personalmente la propria
automobile, una Populaire, e frequentava l’Accademia Ligustica) che da piazza
Marsala, dove abitava, si recava sino al luogo di lavoro, in piazza Pinelli a
ridosso di Sottoripa in una storica “bottega” di restauratori ubicata nel
cinquecentesco Palazzo Pinelli.
Di conseguenza lo scritto di Imarisio ci consente di far conoscenza con altri
straordinari comprimari del romanzo (per esempio di Vilém, praghese, oboista al
Carlo Felice, romantico amoroso della fanciulla) e di partecipare alla
catastrofe del “Sirio”, nel cui inabissamento perirono più di trecento
passeggeri, la maggior parte dei quali emigranti, e alle conseguenti polemiche
politiche.
Per inciso va detto che la storica e familiare bottega di “maestri dipintori”,
fondata nel 1873, è tutt’ora attiva nello stesso palazzo e che Il Secolo XIX (al
tempo quotidiano a indirizzo conservatoristico-imprenditoriale) sosteneva, in
data 7 agosto 1906, che il Commissario dell’Emigrazione permetteva, per favorire
gli interessi di certe società di navigazione, “i trasporti di emigranti tramite
piroscafi vecchi, senza doppifondi e senza compartimenti stagni, i quali al
minimo urto si squarciano e affondano con tale rapidità da non permettere
qualsiasi azione di salvataggio”.
Polemiche a parte, il libro di Immarisio dà conto del trattamento perverso,
spesso inumano, ovvero della “vergogna legale”, riservata a chi era costretto
all’emigrazione. Comportamenti che andrebbero ripensati alla luce di certi
attuali approdi meridionali. Scossa dalla sciagura del “Sirio” Elsa Canepa
dipinse, in un quadro che partecipò, esposto, a metà maggio del 1907, alla
Promotrice di Belle Arti in Genova, il dolore vissuto per la catastrofe.
L’opera, nonostante il parere sfavorevole della critica, fu acquistata ma, in
ossequio alla privacy e per amore di suspense, a differenza di quanto narra
Imarisio al capitolo XIV, lascio al lettore di scoprire da chi.
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