Poesias
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La Nuova Sardegna
Stasera il concerto degli Humaniora

La Nuova Sardegna
La verità del dialetto contro gli artifici dei codici del Potere
di Alfredo Franchini

La Nuova Sardegna
Escono i testi del nuovo corso di Humaniora
di Salvatore Tola

La Nuova Sardegna
Tutti i suoni della Sardegna
di Silvia Sanna


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Da La Nuova Sardegna del 25 maggio 2002

 

 Presenteranno "Poesias", alle ore 20.30
nell'auditorium parrocchiale di Mater Ecclesiae

Stasera il concerto degli Humaniora
  

SASSARI. "Humaniora" in concerto stasera, inizio alle ore 20,30, nell'Auditorium parrocchiale di Mater Ecclesiae. Il laboratorio musicale letterario presenterà il suo quinto album intitolato "Poesias". Al Cd è allegato un libro contenente le 11 poesie musicate e una piccola antologia sui poeti che hanno partecipato al progetto.
Il lavoro, ultimamente esposto al Salone del libro di Torino, è stato pubblicato e distribuito in Italia dall'editore genovese Fratelli Frilli, che ha raccolto l'originalità del messaggio Humaniora, riconoscendo in esso «un esempio riuscito di un uso vitale de sa limba».
Lo stesso editore aveva pubblicato "Uomini e donne di Fabrizio De André" del giornalista Alfredo Franchini, autore anche della prefazione di "Poesias" nella quale, valutando «l'impegno e la passione degli Humaniora nel solco della lezione di De André», scrive che «Poesias ci riconduce al nodo che lega la parola poetica al suono. Un'unione che quando riesce è quasi un piccolo miracolo, un esempio di magia che rende inscindibili parole e musica».
Il programma del concerto di stasera prevede, infatti, un viaggio attraverso le varianti della lingua sarda con brani in sassarese, tabarchino, castellanese, campidanese, logudorese, algherese, gallurese oltre a pezzi tratti dalla "Buona novella" di Fabrizio De Andrè.

 

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Da La Nuova Sardegna del 30 aprile 2002

 

La verità del dialetto contro
gli artifici dei codici del Potere

Gli Humaniora pubblicano «Poesias», il loro quinto album

 

di Salvatore Tola

SASSARI. «Poesias» è il titolo del quinto album degli Humaniora. Il cd è stato pubblicato dall'editore genovese Fratelli Frilli insieme a un libro (costo complessivo 15,49 euro) che raccoglie i testi della canzoni, composti nelle più diverse varianti della lingua sarda (dal campidanese, al sassarese, dalla parlata di Castelsardo al tabarchino, dal logudorese al maddalenino).
L'esperienza è maturata grazie alla collaborazione degli Humaniora con alcuni poeti sardi: Antonello Bazzu, Mariatina Battistina Biggio, Antonello Colledanchise, Antonino Mura Ena, Michele Pinna, Antonio Strinna, Giuseppe Tirotto, Gian Carlo Tusceri. «Abbiamo voluto proporre - dicono gli Humaniora - una nostra visione della canzone, intesa come momento poetico fortemente comunicativo».
Qui sotto pubblichiamo per intero la prefazione al volume pubblicato da Fratelli Frilli, firmata da Alfredo Franchini.

Poesia e musica hanno origini comuni perché nascono dal reciproco adattarsi di parole e suoni eppure sia la poesia sia la canzone «colta» sono messe ai margini dall'industria della comunicazione. Sono, dunque, coraggiosi i ragazzi del Laboratorio Humaniora che vanno diritti al cuore del problema: «Poesias» ci riconduce, infatti, al nodo che lega la parola poetica al suono. Un'unione che quando riesce è quasi un piccolo miracolo, un esempio di magia che rende inscindibili parole e musica. Una volta hanno chiesto al poeta Attilio Bertolucci perché Leopardi non avesse scritto «L'Infinito» in prosa. Ha risposto: «Perché così ha espresso con più intensità e concentrazione quello che pensava». Al di là della scansione metrica dei versi nella ritmica musicale, così come della determinazione degli intervalli delle note, la canzone è diventata un segno di garanzia dell'appartenenza al genere umano: esiste in qualche parte del mondo un uomo che non conosca almeno una canzone? È inutile poi ricordare come, in alcune etnie cosiddette primitive, il canto abbia ancora oggi il compito di liberare dalla sofferenza con una funzione catartica per alleviare il dolore ed esorcizzare il male.
Per la prima volta, con «Poesias», abbiamo un disco di canzoni scritte non genericamente in sardo ma in sassarese, tabarchino, castellanese, campidanese, logudorese, maddalenino, catalano, gallurese. A rilevare, come sostenevano Pasolini e De Andrè, «l'autenticità» del dialetto in quanto espressione d'un popolo e in contrapposizione alla lingua del Potere.
L'operazione degli Humaniora vale molto di più di tante iniziative politiche approvate dal consiglio regionale, nate già morte o destinate a restare sulla carta. È la prova, se ce ne fosse ancora bisogno, che una lingua decade a livello di dialetto o assurge a dignità di lingua esclusivamente per motivi politici. Sino a trecento anni fa, ad esempio, il portoghese era un idioma iberico, poi i portoghesi conquistarono mezzo mondo e le cose cambiarono. Così come non ci sono lingue «minori» non ci sono culture superiori: «Uomini come noi anche quando vengono considerati degradati, anche quando li sentiamo ancora lontani e diversi per aver saltato un muro», cantano gli Humaniora in «Omines comente a tie».
E ancora nelle loro canzoni storie di emarginati, vinti e in ogni caso perdenti: «Avessi conosciuto, fratello / l'amaro della saliva / in mattine di nebbia / e freddo a Düsseldorf / se sei basso e nero di capelli».
L'attenzione per le parti più deboli della società e la lettura degli avvenimenti come il rapporto tra la gente comune e il Potere, ha portato il Laboratorio Humaniora a prendere come punto di riferimento Fabrizio De Andrè, cui hanno voluto dedicare il loro precedente disco, intitolato «Le vostre nazioni». Il gruppo si muove nella canzone e nella musica d'autore così lontane da quelle melodie di quattro note e tre accordi buoni per un qualsiasi Festivalbar. Tra raffinati arrangiamenti acustici, etnici, internazionali eppure così sardi, gli Humaniora dispensano una musica dalle melodie delicate che richiamano anche suoni spagnoli, greci, arabi. Un'attualità che lava i panni della musica sarda e la porta a ritrovarsi a camminare dentro una «creuza de ma», quelle mulattiere sul mare che piacevano tanto a De Andrè.
Per dare un tributo a Fabrizio, il grande «amico fragile», gli Humaniora hanno suonato più volte le sue canzoni, da «Anime salve» alla «Buona novella». Li ho sentiti la prima volta nelle carceri di Alghero quando l'amministrazione penitenziaria decise di intitolare a De Andrè la biblioteca dell'istituto. Sino a quel giorno avevo ascoltato il «Testamento di Tito», il momento che nel disco di De Andrè precede la conclusione del «Laudate hominem», nelle quattro versioni registrate dall'autore (1970 e poi i concerti del 1978, del 1991 e del 1997), e ancora nelle prove che Fabrizio teneva prima dei concerti. Per la prima volta, con gli Humaniora, ascoltai il «Testamento di Tito» cantato da una donna; l'arragiamento era quello che Fabrizio aveva adottato nei concerti del '91 e la superba voce di Lavinia Rosa aiutava a rompere gli schemi. In un mondo come quello della musica in cui i professionisti si divertono e suonano con la massima creatività solo quando si ritrovano alle feste in campagna, ma poi sul disco, sono costretti a pubblicare «le solite cose» e magari vorrebbero cambiare mestiere, gli Humaniora sono un'eccezione: il loro impegno è spontaneo e la canzone riacquista la funzione catartica.

  

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Da La Nuova Sardegna del 18 marzo 2002

 

Escono i testi del
nuovo corso di Humaniora

 

di Salvatore Tola

Il gruppo sassarese di musica e canto Humaniora guidato da Zino Squintu, attivo e conosciuto da anni, dopo aver fatto numerose esperienze, collegate spesso a suggestioni letterarie, ha affrontato il mondo della poesia in lingua sarda: sono stati scelti undici testi di autori e in varianti diverse (campidanese, logudorese, sassarese, tabarchino ecc.), musicati e registrati sul cd. Testi che compaiono insieme ad altri nel volume, con l'introduzione di Alfredo Franchini.

 

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Da La Nuova Sardegna del 18 dicembre 2001

 

Tutti i suoni della Sardegna

Concerto degli Humaniora dedicato a «Poesias», il nuovo album

 

di Silvia Sanna

SASSARI. La musica che nasce dalla poesia si nutre delle sue sensazioni e le trasmette a chi ascolta. Il testo dei brani assume allora un significato fondamentale, come veicolo di pensieri forti, come tramite espressivo di una humanitas intensa. "Poesias" è il quinto lavoro del laboratorio musicale Humaniora che è stato presentato domenica sera allo Smeraldo. Un viaggio immaginario tra le varianti linguistiche e le sonorità della Sardegna.

«Un'operazione di modernità - l'ha definita il professor Giacomino Zirottu, che ha introdotto la serata - in cui la limba si libera del suo aspetto folcloristico per assumere nuova dignità». Ecco allora che in dialetto si esprimono le passioni, i temi di attualità, i problemi e le speranze dei sardi, attraverso l'utilizzo del linguaggio di ognuno di loro. È la lezione lasciata da Fabrizio de André e dal suo "Creuza de mà" album del 1984, che unisce la lingua genovese alle sonorità della tradizione mediterranea. Così in "Poesias" gli undici brani sono cantati in sassarese, in campidanese e logudorese, passando per il castellanese, il tabarchino, il gallurese e l'isolano antico. Un'unione possibile grazie alla collaborazione di poeti sardi che hanno regalato le loro parole agli Humaniora. Si tratta di Antonio Strinna, Giuseppe Tirotto, Antonello Bazzu, Michele Pinna, Antonello Colledanchise, Battistina Biggio, Gian Carlo Tusceri e Antonino Mura Ena: tutti loro costituiscono parte integrante di un progetto culturale che il laboratorio porta avanti dai primi anni Ottanta per volontà di Zino Squintu, promotore di un'esperienza che si muove alla ricerca di nuove sinergie tra diverse forme letterarie. Le poesie sono state musicate dagli stessi ragazzi del laboratorio Humaniora. Così sono nate canzoni come la bella "Nte quesc-te che gianche", in cui intorno al tabarchino di Battistina Biggio, poetessa di Calasetta, il chitarrista Massimo Fresu ha costruito un'intensa melodia "Pensabi", scritta in sassarese da Antonello Bazzu, che sulle musiche del cantante e bassista Gianfranco Strinna affronta il tema della solitudine e l'importanza della solidarietà sociale. Sul dialetto logudorese di "Aite bella gai", poesia di Antonino Mura Ena, il violinista Attilio Mura ha invece creato una divertente ballata. Sul palco del teatro Smeraldo i brani di "Poesias" sono stati cantati da Lavinia Rosa, vocalist capace di riprodurre con la medesima agilità e fedeltà le diverse varianti linguistiche.


 

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