Le parole di Porto Alegre
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Il Dibattito Federalista
Il forum sociale: Porto Alegre

Piemonteuropa
Le parole di Porto Alegre
di Giorgio Grimaldi

Carta
Le parole del forum
di Tommaso Ottonieri

 


  

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Da Il Dibattito Federalista - gennaio 2003

Il forum sociale:
da Porto Alegre a Firenze


"Um outro mundo è possìvel!" Questo è il grido che scoppietta nell' aria di Porto Alegre, teatro del Forum social mundial che ha attirato l'attenzione di milioni di persone in tutto il globo terrestre. Proprio alla luce delle enormi proporzioni che la seconda edizione dell' evento ha avuto risulta particolarmente importante l'approfondimento monografico di Filippo Laurenti, Carola Frediani e Nicola Vallinoto.

Il tema sostanziale dell' analisi elaborata è la critica del potere economico mondiale che non si dimostra al servizio dei cittadini ed evidenzia conseguentemente una forte carenza democratica. Nella prima parte del libro, sintetizzando il dibattito svolto, Laurenti scrive: "Tutti hanno concordato nel considerare la WTO uno strumento pericoloso per la democrazia nelle mani delle nazioni più ricche". Una delle risposte che il Forum ha prodotto è rappresentata dalla proposta di esercitare pressione su tali organizzazioni economiche attraverso mobilitazioni internazionali. I provvedimenti di questi organismi sono equiparabili a vampiri che tramano nell' ombra ma, al primo raggio di sole, "vengono schiacciati dalla contestazione". Di notevole interesse è anche l' idea di Dot Keet, delegata sudafricana dell' Africa Trade Network, riguardo al commercio internazionale: "È necessario che il commercio non sia un fine di per se stesso ma al contrario deve essere un mezzo attraverso il quale sviluppare l' economia dei paesi". Si auspica quindi una riforma della WTO, riducendo in primo luogo il "potere sanzionante" che opprime i paesi poveri.

Un' altra proposta partorita da Porto Alegre 2002 è quella di un boicottaggio globale contro il potere chiaramente oligopolistico delle multinazionali; molte di esse dichiarano fatturati nettamente superiori a quelli di interi paesi e i criteri di produzione che utilizzano spesso hanno conseguenze sociali devastanti.

Un altro tema fondante nella riflessione di Porto Alegre è quello ambientale. È condivisa unanimemente la tesi che definisce inaccettabile l' approccio dei governi nazionali e degli organismi internazionali competenti. Secondo Joan Martìnez Alier, docente di Economia all' Universidad Autonoma de Barcelona, una delle misure da adottare verso una maggiore sostenibilità ambientale riguarda il debito ecologico, fenomeno che affonderebbe le proprie radici nel colonialismo e avrebbe come responsabili i paesi industrializzati: "Alier e gli altri presenti al workshop hanno proposto di impegnarsi in azioni di pressione nei confronti della società civile e degli organismi internazionali come WTO, FMI, e BM affinchè i paesi del Nord vengano obbligati a restituire il debito ecologico che hanno contratto nei secoli". Anche Riccardo Petrella, docente presso l' università belga di Lovànio, concorda nel denunciare il comportamento dei paesi occidentali nei confronti del "Sud del mondo", in particolare con un' analisi esaustiva sul tema dell' acqua, diritto inalienabile di ciascun individuo: "Non è giustificabile considerare l' acqua come una fonte di profitto. In quanto fonte di vita, l' acqua è un bene patrimoniale che appartiene agli abitanti del pianeta".

Per organizzare la protesta, sensibilizzare e formulare proposte è essenziale l' utilizzo dei media. Erich Fromm nei suoi studi sull' individuo della società contemporanea scrive che l' uomo dei nostri giorni tende a "fuggire dalla libertà", trovando acriticamente rifugio nelle informazioni iniettategli dalla siringa del potere. Questa riflessione, risalente ad alcuni decenni fa, ha accresciuto il proprio interesse all' alba del nuovo millennio, in una società in cui si può parlare di dominio mediatico sulle coscienze. L' obbiettivo sviluppatosi nelle giornate del Forum è la "democratizzazione delle comunicazioni" che porterebbe alla realizzazione effettiva del diritto all' informazione e ad impedire che venga minata la libertà d' opinione, uno dei tasselli irrinunciabili del liberalismo francese: "la democratizzazione delle comunicazioni è innanzi tutto una questione di cittadinanza e di giustizia sociale. Fa parte del diritto umano all' informazione e alla comunicazione" scrive Frediani riportando un passo dell' introduzione a un seminario.

Nicola Vallinoto, che a Porto Alegre ha tenuto il workshop del Movimento Federalista Europeo intitolato "Democrazia internazionale, riforma dell' ONU e ruolo della società civile globale", è autore della parte conclusiva del libro: partendo dal tema "potere politico e democrazia" riesce ad integrare i punti principali sin qui trattati elaborando una convincente sintesi propositiva. "La globalizzazione è statata studiata prevalentemente come un processo economico, mentre la sua dimensione politica è stata trascurata" scrive l' autore; alla radice il problema è sostanzialmente di natura istituzionale, in quanto solo con nuove forme di governo sovranazionali si potrà ergere
una diga innanzi alla furia oligopolistica delle multinazionali. In un momento di assoluta deregolamentazione come il nostro, essendo impensabile che la "mano invisibile" di cui parlava Adam Smith riesca a democratizzare i meccanismi di interdipendenza a livello mondiale, è senza dubbio necessario un netto e definitivo superamento degli Stati nazionali. I temi centrali all' interno di questo dibattito sono quindi quelli del federalismo, della sussidiarità, della partecipazione, del cosmopolitismo; infatti gli Stati Nazionali, secondo una definizione di Daniel Bell, sono ormai "troppo grandi per risolvere i piccoli problemi, ma anche troppo piccoli per risolvere quelli grandi". "Occorre quindi costruire" conclude Vallinoto "una sorta di democrazia glocale in grado di tutelare le differenze culturali e rispettare le esigenze locali e, contemporaneamente, offrire un luogo globale dove risolvere pacificamente i conflitti mondiali e dove gestire democraticamente i beni comuni dell'umanità".

I destini del Movimento New global e delle questioni oggetto della riflessione che ha sviluppato dipenderanno quindì dalla capacità da parte del Forum di coinvolgere la sfera istituzionale. A partire dall' essenziale appuntamento di Firenze, una sorta di follow up dell' esperienza brasiliana, il Movimento dovrà sostanzialmente scegliere tra una politica dei piccoli passi costituita da compromessi e confronti e la seducente opzione di restare ai margini delle decisioni impersonando un immaginario vecchio brontolone che critica il mondo dalla finestra. Il ruolo di vari soggetti politici, fra cui il Movimento Federalista Europeo è quello di prendere per mano questo vecchietto affinchè si costruiscano insieme ambiziosi progetti, credendo fermamente che l' impostazione dominante offertaci da questo momento storico non sia inevitabile.
 

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Da Piemonteuropa - ottobre 2002

Le parole di Porto Alegre

 

di Giorgio Grimaldi

Lo sforzo di trasmettere la ricchezza di un incontro tra molteplici sensibilità e impegni concreti per correggere gli squilibri e le ingiustizie sociali, economiche e ambientali presenti nel pianeta e di raccoglierne in una pubblicazione sobria, essenziale un ventaglio di proposte presentate e scaturite nel secondo incontro globale del Forum sociale mondiale, una rete formata da oltre seimila associazioni di tutto il mondo, che si è tenuto nel gennaio di quest'anno a Porto Alegre (città brasiliana che ha ospitato anche il primo meeting nel 2001) è stato portato a termine con entusiasmo e incisività da tre partecipanti con differenti curriculum vitae attraverso la stesura del volume formato tascabile "Le parole di Porto Alegre". Il libro è edito da una piccola, recente e attiva casa editrice genovese che ha già stampato diversi contributi riguardante i temi della globalizzazione, dando voce alla contestazione contro gli organismi geneticamente modificati e lo strapotere delle multinazionali sin dalle manifestazioni che hanno coinvolto il capoluogo ligure nei giorni della mostra del settore biotech svoltasi nel 2000 e poi, nelle più note giornate di protesta durante cui si è svolto il vertice dei G8, gli otto paesi economicamente più sviluppati.
Affrontando temi differenti ma interrelati e interdipendenti e partendo da esperienze diverse Filippo Laurenti, di professione antropologo, Carola Frediani, giornalista free-lance e Nicola Vallinoto segretario del Movimento Federalista Europeo di Genova e attivo nella lotta per la democrazia e la federazione mondiale, raccontano le iniziative, i workshop, i dibattiti e la vita vissuta narrata dai diversi protagonisti di Porto Alegre, sottolineando il comune obiettivo di contribuire alla costruzione di un mondo diverso, per correggere l'attuale globalizzazione economica e fondare la convivenza umana su relazioni umane, rapporti economici e istituzioni capaci di alleviare le gravi disuguaglianze, di permettere l'accesso ai mezzi di sostentamento e ad una vita dignitosa i milioni di persone che vivono in condizioni di estrema povertà e di impedire lo spreco, l'accaparramento delle risorse ambientali terrestri, limitate per natura, da parte di una minoranza dell'umanità, mentre la spinta ai consumi e alla crescita economica spinge progressivamente e coralmente a deteriorare gli ecosistemi, con conseguenze pericolosissime (effetto serra e cambiamento climatico, desertificazione ecc.). Per combattere l'azione spesso nefasta di istituzioni sopranazionali economiche come l'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, tante associazioni hanno deciso di unire le proprie forze e di adottare la cosiddetta "strategia lillipuziana", che consisterebbe nel tessere piccoli ma numerosi fili allo scopo di legare i presunti Gulliver, i giganti garanti dell'economia capitalistica. Il richiamo alla nota favola di Swift è suggestivo e Laurenti, nell'introduzione descrive l'inizio di questa azione che, richiedendo condivisione, scambio, ascolto, si preannuncia come un percorso lungo, articolato e imprevedibile. Lo slancio degli autori è generoso e senza titubanze, come senza appello è l'accusa volta al sistema globale "non democratico" rappresentato dalle istituzioni testè indicate, dai governi dei paesi economicamente sviluppati e dalle imprese multinazionali.
Nel primo capitolo intitolato "Produzione di ricchezze e riproduzione sociale" Laurenti affronta diversi argomenti oggetto di discussione a Porto Alegre partendo dal ruolo del commercio mondiale regolato da un sistema di accordi fissati da istituzioni non democratiche per la liberalizzazione dei mercati. Molti voci si sono levate per riportare l'attenzione più sulla produzione e sul tipo di produzione nella consapevolezza che non è abbattendo le barriere al commercio e di fatto permettendo alle multinazionali di spadroneggiare che si migliora l'economia e si può garantire la più ampia condivisione di beni e servizi come sostiene una delegata africana asserendo che "man mano che i mercati poveri vengono risucchiati dal vortice del commercio mondiale le loro esportazioni diminuiscono drasticamente". L'ALCA (Area di Libero Scambio delle Americhe) che entrerà in vigore nel 2005 se verranno ratificati i protocolli d'intesa potrebbero rendere ancora peggiori le situazioni di molti paesi dell'America Latina, costretti ad accettare l'ingresso di imprese esterne, le quali oltretutto, in base agli accordi stipulati potrebbero rivalersi sui governi per mancati guadagni se questi ultimi cercassero di salvaguardare le produzioni locali. Viene comunque ben evidenziato come le popolazioni siano escluse dalle decisioni in merito a questo accordo politico-economico che inciderà sulle loro vite e come, per imporre la volontà di pochi che si arricchiscono e per tutelarli, non di rado si ricorra alla violenza indiretta e diretta.
Un secondo aspetto messo in rilievo è quello del debito estero che deriva da cause strutturali generatesi nel tempo e dal modo con cui si è stabilito di conteggiare la perdita di potere d'acquisto di tanti paesi stritolati dalle crisi internazionali, governati da regimi dittatoriali e che continuano a pagare interessi sui debiti contratti in passato. I rimedi sono stati peggiori dei mali perché il Fondo Monetario Internazionale imponendo i "piani di aggiustamento strutturale" per far ottenere dei prestiti ai paesi indebitati, li ha costretti alla svalutazione della moneta e a dar corso alla privatizzazione delle principali ricchezze detenute dallo stato, aggravando le situazioni di povertà. A Porto Alegre sono state proposte strade per liberare i paesi in via di sviluppo da questa schiavitù costituendo casse di risparmio locale e creando una tassa sulle transazioni finanziarie internazionali (la cosiddetta Tobin Tax) che alimenterebbe fondi di sviluppo ad hoc per risollevare le economie.
Terzo e ultimo ambito toccato dall'autore è quello dell'economia solidale, indicata come un'economia "orientata a condividere equamente i benefici ottenuti". I riferimenti illustrano il già sviluppato commercio equo e solidale e il potenziamento e la nascita di economie locali capaci di aumentare la ricchezza e il lavoro per i singoli e le comunità partendo dalle risorse di ogni contesto territoriale attraverso un approccio decentrato e specifico e stimolando la solidarietà tra i consumatori attraverso gruppi di acquisti autogestiti. Dal no profit all'attenzione per la genuinità dei cibi, al risparmio dell'energia per produrre i beni, in poche pagine si scorre una panoramica vasta su pratiche economiche alternative.
Laurenti è anche autore di del capitolo, "Sostenibilità ambientale", riservato specificatamente ai problemi ecologici che finora non hanno trovato un'adeguata risposta a livello internazionale (neanche dopo il vertice mondiale di Johannesburg appena concluso). Dal principio di precauzione alla valutazione dell'impronta ecologica per "registrare" l'impatto umano sulla biosfera, numerose sono le indicazioni soltanto accennate e ormai consolidate e da seguire e attuare per migliorare la salute del pianeta, iniziando a introdurre indicatori economici che tengano conto del fattore ambientale e del suo stato per internalizzare nei processi produttivi che generano inquinamento i costi sociali derivati fino a sostenere lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili e pulite. Gli interventi negli workshop hanno presentato diversi aspetti della questione anche su questo tema che viene articolato e maggiormente sviluppato su tre questioni cruciali: l'acqua, pericolosamente minacciata dalle forme di inquinamento e dalla tendenza ad essere privatizzata come un qualsiasi bene economico anziché rappresentare una risorsa accessibile a tutti quale patrimonio comune dell'umanità indispensabile per la vita; la sopravvivenza delle popolazioni indigene messa a dura prova dalla distruzione dei loro habitat e dalla marginalizzazione della loro diversità; la sovranità alimentare, diritto da conquistare per salvaguardare le coltivazioni e le culture agricole locali profondamente insidiate, tra l'altro, dall'estendersi del controllo delle multinazionali delle sementi.
Nel contributo di Carola Frediani, "Un'ecologia dell'informazione" viene approfondito il problema della comunicazione e dell'informazione sotto diversi profili: la necessità di garantire una controinformazione rispetto alla concentrazione sempre maggiore della proprietà dei mass media in poche mani, attraverso la creazione di reti e agenzie svincolate dal controllo per mantenere una pluralità di opinioni e di culture e impedire l'omologazione all'informazione di massa; il problema della brevettazione scientifica e del riconoscimento della proprietà intellettuale che porta, per esempio, come ricaduta negativa l'esclusione dal beneficio del ricorso a farmaci essenziali da parte di coloro che non possono pagare i diritti a chi li produce. Tra esempi concreti e proposte provenienti dalla società civile e da singole organizzazioni nongovernative si dipana un percorso fitto di iniziative improntate alla solidarietà, che si sofferma anche sul particolare ruolo che possono svolgere le donne e sulla sperimentazione di forme di partecipazione al potere o di "potere diffuso" che hanno trovato un riscontro importante nel bilancio partecipativo di Porto Alegre.
"Potere politico e democrazia", di Nicola Vallinoto, introduce un argomento che non sempre trova grande spazio tra i movimenti che intendono costruire un "diverso mondo possibile": il tema della democrazia globale, della riforma delle istituzioni sopranazionali e in particolare dell'ONU e della diffusione della democrazia per sostituire al criterio di "un paese, un voto" il principio "una persona, un voto", principio acquisito in linea di massimo solo all'interno degli stati nazionali. Ed è proprio riguardo al modo di concepire un ordine democratico mondiale che le risposte sono spesso differenti e antitetiche all'interno del complesso Forum sociale mondiale e tra la prospettiva di sviluppare istituzioni internazionali continentali (federazione mondiale, corti internazionali) e entità regionali-continentali o quella di estendere e decentrare il potere a livello statale si sovrappongono e si scontrano diverse opinioni non prive di condizionamenti ideologici di fondo. Un punto su cui vi è concordia è la costituzione di un parlamento mondiale, riferisce Vallinoto, convinto federalista e animatore per il Movimento federalista europeo del workshop "Democrazia internazionale, riforma dell'ONU e ruolo della società civile globale", nel quale è stato introdotto un documento ad hoc di Lucio Levi dal titolo "Globalizzazione e parlamento mondiale". Ma se su questi aspetti prevalgono le divergenze, sembra esserci una maggiore intesa sulle pratiche di democrazia partecipativa locali e l'offerta di progetti e realtà già sperimentate presentata a Porto Alegre risulta particolarmente interessante. Vallinoto spiega accuratamente l'esperienza di coinvolgimento dei cittadini nell'elaborazione e nel processo decisionale del bilancio comunale avvenuta a Porto Alegre e presenta una proposta italiana, la "Carta del Nuovo Municipio", un patto di collaborazione tra amministrazioni locali e cittadini per la gestione comune del territorio presentata dal professor Alberto Magnaghi dell'Università di Firenze e oggetto di dibattito al Forum.
Il libro è il resoconto di un viaggio, di incontri, scambi e condivisione. Pur con qualche imprecisione storica e forse momenti di eccessiva semplificazione dei problemi, presenta una struttura che introduce ai problemi mondiali attuali e rappresenta un valido vademecum da leggere e rileggere per conoscere alcune delle ragioni dei tanti e diversi, definiti spesso quasi con grezzo e semplicistico disprezzo da molta stampa, "antiglobal" (termine che significa poco e niente). E' un libro senza dubbio di protesta, che esprime però anche proposte e progetti da discutere, criticare o appoggiare, i quali hanno il pregio di non lasciare indifferenti le persone a cui sta a cuore la ricerca di modalità concrete per far crescere la giustizia e la pace.

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Da Carta del 27 giugno 2002

Porto Alegre

Le parole del forum

 

di Tommaso Ottonieri

Porto Alegre è anche un simbolo, è anche un porto franco, è anche il crocevia in cui la babele diventa intelligibile. È certamente tutto questo e altro. Ma è soprattutto un luogo reale dove capita che una volta l'anno, già da due anni e certamente ancora nel 2003, un mucchio di persone proveniente dai quattro capi del globo confrontino e analizzino i meccanismi di quella micidiale forma di annullamento dell'identità e della diversità che passa sotto il nome di globalizzazione neoliberista. Non ci fosse stato il Forum Sociale Mondiale, forse la globalizzazione sarebbe passata semplicemente come una forma della "modernità" della quale l'economia si dota per "portare benessere" [rigorosamente occidentale] a coloro che purtroppo non sono stati capaci di raggiungerlo fino ad ora. Di questo parla il libro scritto a tre mani dall'antropologo Filippo Laurenti e da due scrittori-giornalisti, Carola Frediani e Nicola Vallinoto. Un libro che, recita il sottotitolo, si occupa di protesta, proposte, progetti. Sì, perché, scrive Laurenti nell'introduzione, "chi ha partecipato al summit di Porto Alegre è assolutamente cosciente che la protesta non è sufficiente per modificare i meccanismi dell'economia neoliberista". I capitoli del libro scandiscono l'elenco delle priorità: produzione di ricchezze e riproduzione sociale, sostenibilità ambientale, ecologia dell'informazione, potere politico e democrazia. In coda, un interessante elenco di siti utili per saperne di più e una bibliografia ragionata. Il titolo, "Le parole di Porto Alegre" apre subito la finestra giusta, quella della comunicazione in presa diretta.


 

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