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La Mala-Ricetta
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l'articolo corrispondente
Diario
La Mala Ricetta
di Marina Morpurgo
Famiglia Cristiana
Ricetta avvelenata
di Giuseppe Altamore
La Repubblica - Bari
Ricette d'oro
di Paolo Cornaglia Ferraris
Il Secolo XIX
Ricette mediche in cambio di
soldi
di R. I.
Il Secolo XIX
“La malaricetta”, il pamphlet
che anticipò i vizi del
“comparaggio”
di Marcello Zinola
Il Nuovo
Farmatruffa: "La denuncio da 3
anni, non mi hanno ascoltato"
New Age
La
malasanità
di Carla Caporale
Famiglia Cristiana
Interessi privati nelle
ricette
di Giuseppe Altamore
Il Secolo XIX
Mala-Ricetta: l'autore si difende citando il bollettino della
sanità
di Marcello Zinola
Il Secolo XIX
Dottor Mandibolone, un'accusa al sistema
di Marcello Zinola
Il Secolo XIX
Un libro anonimo fa infuriare i medici
di Maurizio P.
onnivora.net
Le geniali mosse del marketing farmaceutico
di Tonico
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Da
Diario del 16
maggio 2003
La Mala Ricetta
di Marina Morpurgo
Ci riporta al farmaco La Mala Ricetta,
libro non recentissimo, che racconta le malefatte dell’industria farmaceutica.
In questo caso, però, sotto accusa non sono le solite multinazionali, ma “false”
industrie italiane, che non producono né idee né medicine, si limitano a
inscatolare e vendere. Cercando di convincere i medici a prescrivere il loro
prodotto, identico a tanti altri, a forza di regali, cene, congressi in località
piacevoli, e così via. Intermediatore di tutto ciò è, spesso controvoglia,
l’informatore farmaceutico, “l’uomo con la valigetta” che siede nelle sale
d’aspetto dei medici di base. La denuncia di tante magagne, fortunatamente messe
un po’ sotto controllo dopo il 1992, cioè dopo Tangentopoli, è però sminuita dal
non fare i nomi. Rimangono anonime, come l’autore, le ditte e le persone
accusate.
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Da
Famiglia Cristiana - numero 8 del 23 febbraio 2003
FARMACI. Dietro lo scandalo
delle prescrizioni facili
Ricetta avvelenata
L’inchiesta della Procura di
Verona, partita quasi per caso,
sta assumendo proporzioni enormi: oltre 3.000 tra medici e
rappresentanti coinvolti. Si attendono altri clamorosi sviluppi.
di Giuseppe Altamore
Quella mattina dell’estate 2002, nella
sede della GlaxoSmithKline di Verona, gli ufficiali della Guardia di finanza
erano andati tranquilli. Dovevano fare uno dei tanti noiosi controlli fiscali di
routine. Ma il sistema informatico "Giove", usato dalla Glaxo per controllare la
"produttività prescrittiva dei medici", ha dato invece il via a una gigantesca
indagine in tutta Italia e a uno scandalo da fare impallidire anche quello
esploso all’epoca del duo Poggiolini-De Lorenzo.
Dai tabulati e dalle e-mail è emersa una realtà sconcertante. Cene di lusso,
costosi "gadget", viaggi ai Caraibi e altri "incentivi" che sarebbero stati
offerti ai medici in cambio di prescrizioni facili. Dopo mesi di indagini, sono
3.000 i medici coinvolti, 72 gli indagati tra operatori sanitari pubblici e
privati e dipendenti della Glaxo, 45 le Asl coinvolte e 100 milioni di euro il
valore degli "incentivi". I reati ipotizzati sono corruzione e comparaggio.
Oltre 80 perquisizioni eseguite e 13.200 ore di conversazioni telefoniche
intercettate. Dialoghi che fanno paura. C’è un medico che vuole una mazzetta di
cinque milioni, e il telefonista dice: «Cinque luridi milioni». C’è anche chi ha
intascato quattrini più di una volta e poi ha fatto finta di niente e viene
"rimproverato" dall’informatore scientifico: «Caro dottore, ci sono due-tremila
fiale che mancano all’appello...». Nel fascicolo dell’inchiesta "Giove" ci sono
molte telefonate come queste. Quelle più "compromettenti" riguardano
conversazioni fra dirigenti della Glaxo, i cosiddetti District manager, e
rappresentanti della stessa azienda che avevano il compito di fare pressioni sui
medici per piazzare i farmaci come se fossero innocui cioccolatini. «Dobbiamo
assolutamente stringere di più il medico, sia quello di base sia lo specialista,
nella richiesta di prescrizioni», intimava l’azienda ai rappresentanti, «al fine
di proteggere il nostro business dal possibile attacco dei generici».
In tutta Italia sono nove i settori finiti nel mirino degli inquirenti: scienza
dell’alimentazione, malattie del metabolismo, endocrinologia, ematologia,
cardiologia, malattie infettive, malattie metaboliche, oncologia e studi
dell’obesità. Gli investigatori stanno intanto passando al setaccio i conti
correnti delle persone coinvolte.
Informatica e statistica sono i due principali strumenti d’indagine. Il sistema
computerizzato "Giove" usato, dicevamo, dalla Glaxo per controllare la
produttività prescrittiva dei medici è una fonte perenne di accertamenti. La
statistica, invece, è il mezzo che può dimostrare se il medico ha commesso il
reato. La Guardia di finanza, infatti, ha chiesto a 200 Asl i dati delle
prescrizioni di tutti i medici. Questo punto dell’inchiesta è cruciale, perché
se salterà fuori che un medico "premiato" dalla Glaxo ha scritto più ricette,
allora il quadro delle prove si rafforza. Ma una domanda balza all’attenzione
degli organi inquirenti. Come ha fatto il sistema "Giove" a ottenere i dati
sulla produttività dei singoli medici? Chi ha fornito quelle informazioni?
Provengono dalle Asl o da qualche altra struttura statale? Intanto, dalla Glaxo
arriva la disponibilità a collaborare perché non hanno «nulla da nascondere».
Anche se, come ha detto Guido Papalia, procuratore capo di Verona, «è emerso che
si è cercato di occultare qualche prova».
Lo scenario emerso dall’inchiesta "Giove" era stato ampiamente descritto in un
libro tanto divertente quanto inquietante già nel 2000: La Mala-Ricetta.
Dieci geniali mosse del marketing farmaceutico (Fratelli Frilli Editori,
12,39 euro), scritto da un Informatore Anonimo, cioè Franco Bellè,
che, solo recentemente, ha svelato la sua vera indentità. Ma i medici, travolti
dal vortice delle polemiche seguite all’inchiesta di Verona, non ci stanno a
finire sul banco degli imputati.
Case farmaceutiche e ricerca
«L’Ordine fa il suo dovere e controlla», dice Antonio Panti, presidente
dell’Ordine dei medici della Toscana, Regione che ha 56 indagati. «Procederemo
nei confronti dei responsabili, anche con la radiazione, non appena la procura
di Verona ci passerà gli atti. Rimane sul tappeto un problema di fondo»,
aggiunge Panti, «la ricerca non si fa con il piccolo chimico o con il pendolo di
Galileo. Servono risorse ingenti che, al momento, arrivano quasi esclusivamente
dalle case farmaceutiche». Ma non c’è solo la ricerca, anche la formazione dei
medici è nelle mani dell’industria. «Se non fosse per i convegni sponsorizzati
dalle case farmaceutiche», spiega Alfredo Zuppiroli, primario cardiologo al
Careggi di Firenze, «non avremmo la possibilità di accedere alla formazione
continua tanto caldeggiata dal ministro Sirchia. Le Asl e le università non
offrono nemmeno un minuto di formazione pubblica. Il mio stipendio da primario è
3.000 euro al mese. Per andare a un recente congresso a Lisbona avrei dovuto
spendere la metà della mia retribuzione. Sì, sono stato sponsorizzato da una
casa farmaceutica insieme ad altri 44 primari cardiologi italiani, ma al
convegno eravamo tre o quattro. Gli altri facevano i turisti... Certo, mi rendo
conto che il confine tra lecito e illecito è sottile. Un medico deve avere una
coscienza etica e porsi una domanda: accetteresti quel regalo facendolo sapere
ai tuoi pazienti?».
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Da
Repubblica
- Bari - 13 febbraio 2003
Editoriale
Ricette d'oro
di Paolo Cornaglia Ferraris
Prima ci avevano abituato alla malasanità:
garze e pinze dimenticate in pancia, valvole cardiache vendute con mazzetta,
direttori furbi e assessori a delinquere. Ora, pare che i pugliesi dovranno
abituarsi anche alla Mala-ricetta, una prescrizione del medico non più dettata
dalla necessità di guarire il malato, ma da quella di fare un bel viaggio ai
tropici. Ne aveva parlato con dovizia di divertentissimi particolari un
“Informatore Anonimo”, autore del bel libro della Fratelli Frilli Editori,
intitolato, per l’appunto, La Mala-Ricetta. Ora ne parlano tutti i
giornali e anche le pagine pugliesi, visto che sono almeno 100 i medici indagati
per comparaggio. La parola non aveva senso per la maggior parte di noi sino a
ieri, ma ora è entrata nel lessico familiare: i medici prescrivono i farmaco se
“sponsorizzati”; a seconda del numero dei pezzi prescritti guadagnano premi
crescenti; i farmacisti permettono il controllo dei pezzi e così l’azienda sa
chi premiare e chi no. Possibile che l’etica professionale, la brama di danaro e
la corruzione strisciante arrivi a toccare anche il delicatissimo rapporto tra
curanti e malati? Proviamo a spiegare.
Medici convenzionati e farmacisti sono i professionisti attraverso i quali si
deve passare per lanciare e sostenere la vendita di qualunque farmaco. Sui
medici cosiddetti generalisti o di famiglia, ogni giorno, si scatenano gli
interessi delle aziende farmaceutiche, attraverso omini con la borsa che
stazionano negli ambulatori e cercano di non rispettare la fila. Informano,
promettono e, se proprio non possono farne a meno, corrompono. In cambio
riceveranno un premio di produzione dal loro direttore oppure, al contrario,
saranno licenziati per non aver raggiunto il minimo di vendite stabilito.
Corruttori o ricattati?
Questo il quadro, ma sono tutti così? Per fortuna no. Sembrerebbe infatti che
nella nostra regione, il tutto abbia subito un’accelerazione ed una capillare
diffusione con il Viagra. Il potente farmaco che garantisce l’erezione agli
impotenti, ha oggettivi limiti di prescrizione. Infatti, le brutte figure
davanti ad una possibile amante, o a disponibili professioniste, possono essere
fatte non perché l’organo predisposto alla bisogna non funzioni, ma perché la
psiche si rifiuta di attivarlo. Niente di più naturale: al cuor non si comanda e
al “coso” nemmeno. Ma se il Viagra serve a chi ha davvero dei problemi, perché
non prescriverlo anche ai timidi e a chi vuole gareggiare con i bulli del paese
e dimostrarsi vero macho? Basta convincere i medici a farlo. E così un farmaco a
pagamento viene ricettato “chiudendo un occhio” o addirittura si inventa la
malattia inesistente perché la “scopata extra” sia pagata dalla mutua. Se questo
fosse il quadro emergente, c’è da ridere per non piangere, ma certo la vicenda
promette un divertimento unico per tutti i pugliesi, che perlomeno potranno
godere di uno spettacolo, visto che hanno pagato (cara) la sanità coi suoi
deficit, compreso quello “erettivo”.
A tutela dei moltissimi colleghi onesti, devo però dire che chi ha avuto in
regalo un libro per studiare o l’abbonamento ad una rivista scientifica per
tenersi aggiornato, non si deve sentire in colpa nemmeno per un secondo. Visti i
soldi che la ASL ha usato per l’aggiornamento di medici e infermieri, e visti
gli stipendi chi poteva mai permettersi di aggiornarsi senza le aziende
farmaceutiche? E meno che mai sui farmaci e le nuove terapie. Per cui, usciti
dal fumo e dalle tragicomiche vicende che certamente seguiremo e commenteremo
ancora, ricordiamoci che uno Stato che non investe in ricerca medica, non
investe in formazione e aggiornamento e lascia università e policlinici
didattici in condizioni pietose, non può che raccogliere il frutto di tanta
semina: un fico d’india.
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Da
Il Secolo XIX
del 13 febbraio 2003
Il libro di un ex informatore
scientifico genovese negli atti
dell’inchiesta di Verona. In un anno sborsati 50 milioni di euro
Ricette mediche in cambio di soldi
Tremila operatori sanitari
denunciati: «Pagati dalla Glaxo»
di R. I.
GENOVA. Una perquisizione nell’abitazione e nello studio di un
informatore scientifico di Genova. Alcuni medici liguri sotto “attenzione” da
parte degli inquirenti. Sono questi i primi aspetti liguri dell’indagine della
procura di Verona sul comparaggio, ovvero il sistema di promozione e di “spinta”
dei medicinali. Proprio da Genova, nel 1999 era partita la prima denuncia con il
libro “La mala-ricetta“, scritto da Franco Bellé; ex informatore
medico scientifico. Quel libro, che all’epoca Bellé lasciò senza firma,
pubblicandolo come anonimo, è stato letto anche dagli inquirenti scaligeri, che
lo tengono negli atti dell’inchiesta insieme alle centinaia (pare che siano
tremila) di copie di avvisi di garanzia. E Bellé potrebbe anche essere ascoltato
come teste per ”dettagliare“ con dati e nomi quanto denunciò (senza essere mai
querelato) lo scandalo del comparaggio: «se vogliono sentirmi come teste, sono
disponibile», spiega al Secolo XIX.
E se il libro ha fatto capire agli inquirenti come funzionavano le cose, si deve
dire che la procura e la Tributaria di Verona hanno cominciato a indagare quando
hanno visto cinquanta milioni di euro, pari a quasi cento miliardi di vecchie
lire iscritti, nel bilancio della Glaxosmithkline di Verona, sotto la voce
promozioni. Così una semplice verifica tributaria si è trasformata in
un’indagine verso quasi 3 mila operatori sanitari: primari, aiuto primari,
professori universitari, medici di famiglia, pediatri, medici ospedalieri.
Sono 2900 i denunciati (1.202 del nord, 632 del centro e 1.068 del sud e delle
isole) con l’ipotesi d’accusa di comparaggio (prescrizione di farmaci dietro
compenso), altri 72 per corruzione (40 fanno parte della Glaxo). Da parte sua
l’azienda - i cui vertici non sono coinvolti - si dice sorpresa delle accuse e
manifesta la volontà di piena collaborazione con l’autorità inquirente.
Dall’inchiesta della procura veronese emerge che un primario friulano ha
ricevuto 50 milioni di lire, 10 di più di un collega romano, ma c’è chi si è
accontentato di un semplice strumento di lavoro, come un misuratore di
pressione.
La Glaxo aveva inquadrato gli operatori sanitari in un sistema informatico,
“Giove”, che - secondo gli investigatori - dà l’esatto rilevamento del rapporto
tra il valore dell’’’investimento” (cioè quanto finanziato) e la resa per
operatore sanitario (cioè quanti prodotti Glaxo ha fatto acquistare). In un
congresso a Berlino, era stato stimato che a fronte di 6 milioni di lire
investiti per un medico quest’ultimo garantiva l’equivalente di 60 milioni di
lire in prodotti della società. La multinazionale sapeva esattamente quanti
pezzi per ogni prodotto erano stati venduti anche per singolo medico. Aveva in
qualche modo il controllo della filiera, dall’ospedale al medico di famiglia e,
come unico comune denominatore, lo stesso farmaco prescritto.
In una e-mail sequestrata era scritto: «e così, come promesso con Paolo, abbiamo
chiuso la partita. Tutti gli ospedali hanno acquistato Avantia. Adesso andiamo
festeggiare a spese vostre con una Magnum che Paolo teneva in fresco». Un’altra
invitava gli operatori scientifici ad addottare «un linguaggio non
compromettente per i soldi che andiamo a distribuire». Si è avvalorata l’ipotesi
di corruzione quando un primario, in un intercettazione telefonica, con un tono
piuttosto arrabbiato, si è lamentato che gli erano stati proposti 5 milioni di
lire, mentre al suo aiuto ne erano stati dati 40: «non sono il portiere, ma il
primario», ha detto. La multinazionale farmaceutica trattava gli operatori
sanitari in maniera diversa, a seconda della qualifica e della categoria.
Il ministro della Salute Girolamo Sirchia, ha commentato: «Provo tanta amarezza
nel vedere che qualche collega o medico si presta a queste forme di corruzione e
dimostra di non aver compreso la sua missione, in particolare quando si tratta
di primari o direttori di istituto che dovrebbero essere l’esempio del
servizio».
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Da
Il Secolo XIX
del 13 febbraio 2003
“La malaricetta”, il pamphlet che
anticipò tutti i vizi del “comparaggio”
di Marcello Zinola
GENOVA. Genova. Quando, tre anni fa, il suo libro venne presentato in una
delle serate letterarie dell’estate finalese, Franco Bellé, 43 anni, si
era presentato come “Informatore (nel senso di informatore scientifico, i
piazzisti“ delle medicine) anonimo”. Perché il suo libro, edito dalla
Fratelli Frilli di Genova, aveva scatenato un autentico putiferio. Oggi
Bellé parla “in chiaro” «disponibile, se gli inquirenti lo vogliono, a
raccontare in ulteriore dettaglio quanto avevo anticipato nel libro».
Quanti guai per quel libro?
«Fui minacciato di querela dall’Ordine dei medici, fui attaccato pesantemente
dal presidente dell’associazione italiana informatori scientifici del Piemonte.
Ma nessuno presentò denunce, perché era tutto vero».
Tutto vero cosa?
«Che il meccanismo del cosiddetto comparaggio era duro ed è duro a morire.
Perché è la logica del mercato. deviato da molti interessi. Come quello, noto,
di fare prescrivere medicinali costosi quando, a parità di valenza curativa, ce
ne sono di meno cari».
Un esempio.
«Al medico viene proposto il medicinale “x” che costa “y”. Cura come il
medicinale “z” che costa tre volte meno. Al medico viene poi sollecitata la
prescrizione. Poi possono arrivare i regali. In forma diversa.»
Cioè?
«Ci sono quelli fantozziani che possono riempire una cantina di inutilità,
la sala di attesa dello studio. Ma anche quelli interessanti. Le vacanze
camuffate da convegni. Attrezzature varie. Magari è il medico che ti dice
“sarebbe utile...”. Il medico di base vale un tot. Ma anche i baroni non
sfuggono al comparaggio».
Informatori medico scientifici come piazzisti.
«Ci hanno ridotto così. Io ho lavorato nel settore per quindici anni. Poi ho
detto basta. Oggi vendo pubblicità».
Perché ha scritto il libro?
«Per dare spazio ai diritti del cittadino che sono sempre calpestati».
Il suo libro lo hanno acquistato anche le case farmaceutiche.
«È vero. L’ultima ordinazione è stata di 500 copie da parte di una grande
società».
Cosa ne fanno?
«Forse lo usano per spiegare agli informatori come non farsi beccare».
Come è la storia degli “studi vicino alle farmacie”?
«È una partita di giro. Vai dal medico, riesci a piazzare il prodotto. Il
paziente esce con la ricetta e va a comperare le medicine in farmacia. Il
fatturato della società sale. L’imprenditore guadagna. Tu informatore fai bella
figura».
Un business consistente
«Nel ‘98 il fatturato dei medicinali era di 13 mila miliardi di lire. Erano,
sono dati ufficiali».
L’inchiesta di Verona.
«Se vogliono sono disposto a testimoniare. Con i dati che, per motivi di
opportunità, nel libro non ho messo».
Hanno beccato un colosso come la Glaxo.
«Il presidente è anche leader Federfarma. Potrebbe essere in corso anche una
guerra tra colossi. Se vanno avanti...».
E in Liguria?
«È in Italia».
Come dire..
«Che ci sono medici e informatori onesti, ma la regola del mercato è la
stessa. Quando l’ho detto, nessuno mi ha querelato. Quando è scoppiato il caso
delle malericette liguri mi ero reso disponibile, se serviva, come teste».
L’hanno ascoltata?
«Per ora no».
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Da
Il Nuovo - 12
febbraio 2003
Farmatruffa: "La denuncio da 3
anni, non mi hanno ascoltato"
Nel libro La Mala-Ricetta,
il racconto di un ex-informatore. Denaro
In percentuale per ogni prescrizione, viaggi e doni di ogni tipo.
MILANO - Inizialmente si parlava di
gadget, quegli oggetti assolutamente inutili e di minimo valore che venivano
regalati ai medici per ricordare la marca di un farmaco. Poi vennero computer,
viaggi in località esotiche, denaro contante in percentuale per ogni
prescrizione fatta. Anche automobili. È quanto sta accertando in questi giorni
la Procura di Verona: è di oggi la notizia di 70 indagati, trenta camici
bianchi, accusati di comparaggio. Corruzione, invece, è l'accusa nei confronti
di 40 informatori farmaceutici. Al centro dell'indagine la Glaxo, multinazionale
del farmaco, accusata di aver corrotto i camici bianchi con premi per promuovere
i propri prodotti.
Accuse di malasanità che sono descritte in un libro: si intitola - non a caso -
La Mala-Ricetta (Frilli Editori) e racconta per filo e per segno
il mondo degli informatori delle case farmaceutiche. Franco Bellè,
l'autore, giura che quello che ha scritto è tutto vero. Per 13 anni è stato
legato al mondo della medicina; due trascorsi come informatore. Il suo
libro-denuncia l'ha pubblicato nel 2000 e adesso aspetta la convocazione della
polizia: confermerò riga dopo riga quello che ho scritto; ho anche
documentazioni su congressi e altri doni. Bellè, difende, però, la Gaxo: mi
stupisce molto che sia finita sotto inchiesta; è tra le case farmaceutiche più
serie ed è un tale colosso che non ha bisogno di agire in questo modo. Salvo che
- aggiunge - da tre anni a questa parte non sia tutto cambiato in peggio".
Secondo lei la responsabilità principale è dei medici o delle case
farmaceutiche?
Ritengo che sia dei direttori comparti vendite, che hanno il compito di
promuovere il marketing.
Ma dalla sua esperienza, le risulta che alcuni medici abbiano prescritto
farmaci meno validi o addirittura dannosi per il paziente in cambio di regalie?
No, se sono stati prescritti farmaci non validi, ritengo sia accaduto in buona
fede. Lo sciaccallaggio avviene quando ci sono più farmaci, tutti uguali, tutti
validi e bisogna convincere i medici a scegliere proprio quello che tu
rappresenti.
Da quanto è così secondo lei?
Io ho iniziato a lavorare nell'ambiente 13 anni fa e da allora è così; nel '92
dopo lo scandalo Poggiolini la situazione è migliorata.
Come risolvere il problema?
Innanzitutto creando l'albo degli Informatatori, che garantiscono, comunque, una
maggiore serietà.
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Da New Age - settembre 2002
La malasanità
di Carla Caporale
È incontestabile che la Sanità in Italia funzioni
male, da un lato la "disumanizzazione" tipica del medico, incapace di creare un
rapporto di fiducia con il paziente, ha gettato le basi per una disistima
crescente nei confronti della classe medica. L'ovvia reazione ha portato il
pubblico a cercare altre soluzioni, ricorrendo, per esempio, alla medicina non
convenzionale. Accanto a tutto ciò, vi è pure l'aumentata consapevolezza, da
parte del privato cittadino, che la salute, anzi la malattia, il disagio, il
malessere, sono un vero e proprio affare per le grandi case farmaceutiche.
Questi due punti, ormai tristemente noti al pubblico, sono stati trattati in
alcuni libri di giusta critica, che hanno, però, suscitato aspre reazioni in chi
si è sentito accusare.
Di contro, il cittadino vi si è subito identificato, proprio a causa di quelle
verità che tutti noi abbiamo subito, chi più, chi meno, e che in questi testi
vengono esplicitamente dichiarate.
Uno di questi due autori, è un medico lui stesso, che le vicende della vita
hanno condotto a sperimentare lo spiacevole ruolo del paziente. Il dottor
Paolo Cornaglia Ferraris che, con "Camici e Pigiami. Le Colpe Dei Medici
Nel Disastro Della Sanità Italiana", edito da Laterza nel 1999 e firmato con
lo pseudonimo di Medicus Medicorum, racconta questa esperienza. È il
primo di una serie di volumi che mettono in chiara evidenza le scorrettezze di
questo nostro servizio pubblico sanitario: "Pigiami e Camici. Cosa Sta
Cambiando Nella Sanità (la riforma Bindi)", "La Salute Non Ha Prezzo? (La
salute ai ricchi e la sanità a tutti gli altri)", "Il Buon Medico. Chi,
Dove, Quando" tutti editi da Laterza.
Infine, con la casa editrice Fratelli Frilli, viene pubblicato un piccolo
libretto: "Caro Medicus... Lettere, Incitamenti, Querele, Reclami Del
Multiforme Popolo Sanitario Italiano", firmato dalla Associazione Onlus "Camici
e Pigiami", che lui stesso ha creato, per raccogliere le esperienze di
medici, infermieri, amministrativi delle ASL e soprattutto dei malati e dei loro
familiari.
L'altro libro che, come quelli di Medicus Medicorum, è stato firmato con uno
pseudonimo: "Informatore Anonimo", si intitola "La Mala-Ricetta. Dieci
geniali mosse del marketing farmaceutico". È un testo che ha scatenato
reazioni letteralmente inacidite da parte di chi si è sentito leso. L'Autore,
che nel frattempo sappiamo essere Franco Bellé, un ex informatore scientifico,
ci svela come le aziende farmaceutiche istruiscono queste figure, affinché
vendano con successo i loro prodotti. Infatti "gli attuali informatori
scientifici non informano proprio niente, devono 'vendere'. Essi sono misurati
in base al numero di pezzi venduti (...) e vengono valutati non in base alle
competenze scientifiche o alle capacità di spiegare correttamente le proprietà
farmacologiche di un farmaco, ma unicamente in funzione del numero di scatolette
vendute nel territorio di loro competenza". Per vendere bisogna quindi saper
convincere i medici, affinché prescrivano poi farmaci di classe A. Quindi cosa
può essere più convincente dei regali? Ma come l'Autore stesso spiega, ci sono
medici e medici, quelli che non si lasciano corrompere e restano, per così dire,
all'asciutto, mentre ci sono poi i medici "navigati", che sanno bene come
approfittare dei viaggi lusso messi a disposizione di chi prescrive a dovere,
oppure come esigere, e quindi ricevere, "donazioni" costose.
Come si può ben immaginare un libro del genere ha scatenato furiose polemiche:
lettere infuocate e offensive che attaccano l'Autore, seguite poi dalle risposte
attente e pacate di chi sa di essere dalla parte della ragione, per lo meno di
quella morale, se non proprio di quella delle esigenze di mercato (è possibile
leggere tutte queste lettere o le interviste fatte all'Autore nel sito della
casa editrice: www.frillieditori.com).
Insomma una diatriba che rattrista, perché è l'ennesima constatazione di come il
mondo funzioni essenzialmente su dei principi che mirano a sfruttare il disagio,
piuttosto che a combatterlo!
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Famiglia Cristiana - numero 50 del 16 dicembre 2001
Interessi privati
nelle ricette
di Giuseppe Altamore
Una denuncia sui vizi del mercato
farmaceutico italiano senza peli sulla lingua. Già il titolo non lascia dubbi
sul contenuto: La Mala-Ricetta. Dieci geniali mosse del marketing
farmaceutico (Fratelli Frilli Editori, 169 pagine, 24.000 lire).
L’autore, rigorosamente anonimo, è in realtà un informatore scientifico del
farmaco (quelli con la borsa di pelle lucida che non aspettano mai il turno dal
medico) che, giunto a fine carriera, ha deciso di pentirsi e vuotare il sacco.
Di che si tratta? Si parla dei troppi "costosi vizi" del marketing farmaceutico,
ossia in che modo convincere il medico di turno a prescrivere quella pillola.
Come? Per esempio, prendendolo per la gola. Tradotto: un invito nel migliore
ristorante della città. Per arrivare ai congressi in amene località turistiche,
al piatto d’argento e via discorrendo. L’autore dice che sono una minoranza i
corrotti (per fortuna), ma quanto inquinano...
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Da
Il Secolo XIX dell'8 settembre 2000
Scambio di accuse e colpi di scena
per il libro su case farmaceutiche e medici
"Mala-Ricetta", l'autore si difende
citando il bollettino della sanità
di Marcello Zinola
GENOVA. "La mala-ricetta. Dieci geniali mosse del maketing
farmaceutico" è un
libro diffamante ? Chi ha scritto ("Anonimo informatore medico scientifico" genovese)
dice di no: «Ho raccontato vent'anni del mio lavoro e intinto la penna nel
calamaio dei ricordi e dei miei atti». Alla richiesta di danni e sequestro del
libro preannunciata da Renato Giusto, presidente dell'Ordine dei medici di
Savona, si è aggiunta ieri l'analoga posizione dell'Asifs (l'associazione
savonese degli informatori medico scientifici). Ma né l'autore, né gli editori
(i genovesi Fratelli Frilli) si sono particolarmente allarmati. Anzi, replicano
a Giusto in modo netto. Utilizzando un intervento ministeriale: «i medici sono
spesso sottoposti a pressioni di tipo commerciale che possono distoglierli dal
loro impegno primario, la cura del paziente, e influenzare in modo indebito le
loro scelte professionali nel campo della diagnostica e della terapia». «Così
- sottolineano gli editori Carlo e Giacomo Frilli - recitava l'editoriale del
Bollettino medico d'informazione sui farmaci del gennaio scorso, edito
dal Ministero della sanità» Le problematiche contenute nel libro sono da anni
al centro del dibattito sulla sanità. Ma i medici contrattaccano. «Forse
- obbiettano gli editori - ciò che ha infastidito Giusto, è che l'autore abbia
descritto in modo particolareggiato come il "comparaggio" (l'offerta
d'incentivi in cambio di prescrizione del medicinale "x", ndr) si realizzi quotidianamente
negli studi di alcuni medici compiacenti». Giacomo e Carlo Frilli chiosano: «Saremmo felici
di poter condividere con il dottor Giusto la certezza che la provincia di Savona è
l'unica immune da questo grave fenomeno che contribuisce ad appesantire
notevolmente le spese del servizio sanitario nazionale». Ma Giusto controaccusa
l'autore: «È stato un grande corruttore». «Non si capisce quest'accusa
-
rilanciano editori ed autore - È una contraddizione in termini. Se non ci sono
corrotti e corruttibili, è lampante come il corruttore sia destinato a morire di
fame. Ma se, come afferma Giusto, il nostro autore è un grande corruttore, per
deduzione esistono i medici corrotti.»
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Da
Il Secolo XIX del 3 settembre 2000
I retroscena
Dottor Mandibolone, un'accusa al sistema
di Marcello Zinola
Chissà se il 17 Agosto a Finale Ligure c'era qualche medico a seguire la
presentazione de "La Mala-Ricetta, ovvero dieci geniali mosse del marketing
farmaceutico". E se si sarà riconosciuto nel "dottor Mandibolone" descritto
dall'autore. Informatore, Anonimo, ex informatore medico-scientifico, cioè ex
rappresentante di medicinali genovese. Chi è il dottor Mandibolone ? «Nel gergo
degli informatori indica un medico che ha perso qualsiasi ritegno nel chiedere»
Mandibolone è uno dei personaggi citati nel libro della Fratelli Frilli Editori
in Genova, la casa che annovera quale autore anche Paolo Cornaglia Ferraris, il medico del Gaslini
diventato un caso con il libro "Camici e Pigiami". E la sorella di Cornaglia è
l'autrice del progetto grafico del libro sul business dei farmaci. Ma che cosa racconta l'informatore
anonimo nel libro che, nella rassegna finalese degli Autori per l'estate, ha
conquistato cento spettatori ? In dieci capitoli intervallati da una serie di
"stacchetti" (episodi di vita vissuta), spiega come funzionava e presumibilmente
funziona il mercato dei farmaci. «Aziende -- scrive l'autore -- il cui fine è
trasformare il mercato farmaceutico da un'isola felice dove soltanto la qualità
paga, in un guazzabuglio senza regole dove poter facilmente raggiungere guadagni
da capogiro» E i medici, che c'entrano ? C'entrano, secondo l'autore, anche se
gli scorretti sono una minoranza: un gruppo trasversale che va dal medico che ha raggiunto il numero
massimo di assistiti (la sua foto circola fra gli informatori come quella di un
ricercato), al primario che accetta di "scrivere relazioni per simposi" in cui
sono presentati nuovi medicinali. Prezzo medio: un milione. Ci sono anche
medici, secondo l'autore, che arrivano a chiedere soldi. Altri che hanno
ricevuto auto in regalo. Tangentopoli ha un po' raffreddato il sistema. Ma il
giro di affari è vasto, 13.199 miliardi la spesa farmceutica del '99: «Ancora
oggi gli informatori oltre ad avere tonnellate di gadget, dispongono di fondi
per l'acquisto di regali mirati. In un'azienda medio-piccola la cifra è di sei
milioni l'anno, che moltiplicata per trecento informatori fa un miliardo e 800
milioni: più o meno l'equivalente di cento borse di studio per giovani
ricercatori.» Ma perché l'Anonimo ha scritto il libro ? «Dopo vent'anni ho detto
basta, perché ero frustrato. E ho cambiato mestiere. Ma ho voluto spiegare come
funzionano le cose».
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Da
Il Secolo XIX del 3 settembre 2000
Un libro anonimo fa infuriare i medici
di Maurizio P.
SAVONA. Titolo: "La Mala-Ricetta". Pagine: 166. Autore anonimo. Non ha nome,
ma si sa che è un imformatore scientifico, il Pasquino che sta mettendo alla
berlina il mondo sanitario ligure. Dopo il terremoto provocato da "Camici e
Pigiami" di Cornaglia Ferraris, arriva in libreria un altro testo che vuole
mettere a nudo vizi e peccati della classe medica. E se l'intento era quello di
suscitare uno scandalo, l'autore indubbiamente c'è riuscito, anche se sulla
veridicità dei fatti denunciati (non c'è un nome in tutto il libro) è meglio
andare con i piedi di piombo. I camici bianchi non hanno gradito quelle pagine
in cui si parla maliziosamente dei rapporti fra case farmaceutiche e medici, di
viaggi e convegni a premio. Un quadro assai poco nobile della professione
medica. La risposta parte da Savona e porta la firma del battagliero presidente
dell'Ordine nonché leader dei medici di famiglia, Renato Giusto. Lotta dura
contro l'anonimo fustigatore di costumi e un obbiettivo: ottenere dal
magistrato il sequestro del libro su tutto il territorio nazionale. «Poi dovesse
arrivare anche un risarcimento in denaro - chiarisce Giusto - come Ordine abbiamo
già deciso di devolverlo alla ricerca contro il cancro o l'Aids. Qui si tratta
di diffamazione bella e buona di noi medici - attacca il presidente - Sono
allibito che una persona possa scrivere cose simili. Abbiamo messo il libro in
mano ad un legale e porteremo il caso in Procura per chiedere il ritiro del
testo da tutte le librerie italiane. Secondo me l'autore è una persona che è
stata licenziata o a fine carriera e sta cercando il modo di fare i soldi a danno
della dignità professionale dei medici. Una vicenda che non può passare sotto
silenzio. un uomo che sputa nel piatto dove ha mangiato finora.» Figurarsi la
rabbia quando, sfogliando le pagine, sono apparse le allusioni ai viaggi premio
e ai congressi di aggiornamento. «Ma lo sa questo signore che i medici di
famiglia ai congressi non ci possono andare ? E che comunque paghiamo di tasca
nostra ? Ho una certezza - sostiene Giusto - L'autore del libro per essere a
conoscenza di tanti episodi di corruzione, deve essere per forza stato un grande
corruttore, il protagonista principale»
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Da
onnivora.net
Le geniali mosse del marketing farmaceutico
di Tonico
PREMESSA: Non sono un medico né un Informatore Scientifico del Farmaco, e soprattutto non intendo
fare, così come nelle intenzioni dello stesso autore, di tutta l’erba un fascio.
L'autore sviluppa il libro in capitoli che chiama "mosse", come quelle degli scacchi. Il
tutto si incentra sul fenomeno del cosiddetto comparaggio, termine ricercato che vuol significare:
nessuno fa niente per niente. È una descrizione molto puntuale e dettagliata dei rapporti che
intercorrono tra le case farmaceutiche, gli informatori scientifici del farmaco, i medici (di base e
ospedalieri), i pazienti; per arrivare infine al comune cittadino che, come spesso accade, subisce gli
esiti di accordi più o meno leciti fra le parti. Tra una mossa e l’altra l'autore intercala alcuni
"stacchetti", che hanno lo scopo di distrarre il lettore, già sconvolto per
ciò che ha letto, con più amene storie di vita vissuta.
Un aspetto molto interessante del libro è la parte in cui l’autore "dà i numeri",
ovvero sulla base di rendicontazioni pubbliche (Farmindustria, per esempio), mostra come si potrebbero
usare in modo decisamente più redditizio fondi a tutt'altro destinati.
Il pregio del libro è quello di mettere a nudo tutte le oscenità del mondo dell'informazione
medico-scientifica. Man mano che si avanza nella lettura, l'autore mostra come interpretare le leggi per
potersi muovere sulla sottilissima linea di separazione tra il lecito e l'illecito. In questo è
molto abile anche perché lui stesso lo ha fatto.
Fa riflettere questo libro, ed è proprio questa la sua forza. Fa riflettere sull'uso distorto della
legge, sugli effetti di Tangentopoli, sullo sperpero di denaro pubblico.
Forse un po' troppo prolisso, ed in certi casi ripetitivo, ma comunque un libro che si legge con
piacere.
Un'ultima nota; quando andrete in farmacia con una ricetta, chiedete al farmacista se esiste l'equivalente
del prodotto prescritto tra i "farmaci generici": costano molto meno ed hanno gli stessi effetti
terapeutici !
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