Ripensare la polizia
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Ricordi quei giorni?
di Donald Datti


Agenzia Redattore Sociale
Ripensare la Polizia
di Sonia Postacchini


Il Secolo XIX
Noi poliziotti dopo il G8
di Andrea Casazza
 

 


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Da mentelocale del 18 luglio 2003

Ricordi quei giorni?
 

di Donald Datti

Ripensare la polizia, ripensare al G8. Nei giorni dell’anniversario e del ricordo, il libro di Marcello Zinola è una lettura quanto mai appropriata. L’autore, in questo volume, analizza le vicende del luglio 2001 “dall’altra parte delle barricate”: quella delle forze dell’ordine. Polizia, Carabinieri, ma anche Guardia di Finanza, corpi Forestali… La domanda di fondo è: cosa è successo a Genova in quei giorni? Ma soprattutto, come è cambiata la “polizia” (intesa come le forze dell’ordine incaricate di gestire una piazza durante una manifestazione) dopo Genova?
Perché una cosa pare certa: qualcosa è cambiato. Lo dimostra l’atteggiamento tenuto in occasione del G8 Day del luglio 2002 e del Social Forum Europeo di Firenze. Il libro porta in epigrafe il dialogo tra Angelo Gaggiano, funzionario della questura di Genova, e i dissidenti dal GSF davanti al carcere di Marassi il 20 luglio 2002: «Noi siamo buoni, voi state buoni, noi stiamo buoni». Gaggiano è lo stesso che, stando agli Atti del comitato di indagine parlamentare, avrebbe ordinato la carica al corteo delle Tute Bianche esattamente un anno prima. Basterebbe questo ad avvalorare l’idea di un cambiamento.
Ma Zinola è un giornalista, e non si può accontentare di facili schematismi e giustapposizioni. Procede quindi attraverso sette interviste: il sociologo Salvatore Palidda, l’ex vicequestore Angela Burlando, i sindacalisti Roberto Martinelli, Giovanni Paladini e Luigi Notari, il poliziotto Alessandro Pilotto e, soprattutto, il comandante del primo reparto mobile di Roma, Vincenzo Canterini. Seguono poi documenti vari, dagli articoli di giornali e di agenzie di stampa al manifesto della campagna Chi difende i difensori? del Sindacato Autonomo di Polizia. A concludere, le considerazioni dello stesso Zinola, che isola le tre tappe del cambiamento, da Genova 2001 a Genova 2002 fino a Firenze.
È un libro completo, forse uno dei più lucidi usciti sull’argomento G8, capace di stimolare il lettore fornendo interpretazioni non univoche di quei giorni. Emergono domande alle quali sono state date risposte contrastanti, o alle quali non si è mai risposto. E il valore del libro sta proprio nel sollevare interrogativi (e quindi smuovere le coscienze e le intelligenze dei lettori), non nel cercare di dare una risposta certa.
 

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Da Agenzia Redattore Sociale del 19 giugno 2003

Ripensare la polizia
 

di Sonia Postacchini

Dai fatti di Genova del luglio 2001 prende vita questo libro-documento che riporta una ricostruzione tagliata secondo le esigenze ricognitive più immediate, con interviste ai protagonisti degli eventi (al comandante che fece irruzione alla Diaz, ai rappresentanti sindacali delle forze di polizia ecc.) e documenti vari.
 
I problemi affrontati da Marcello Zinola sono legati a temi come: le forze dell’ordine e la loro formazione; le forze dell’ordine e la legalità democratica; le forze dell’ordine e la sinistra. Scrive Nando Dalla Chiesa nella prefazione al testo: “Si mescolano così nelle pagine culture e punti di vista, aperture alla riflessione e chiusure corporative, ammissioni di verità e pregiudizi ideologici, anche di segno opposto. E ne esce un quadro che pone al lettore una molteplicità di spunti e di problemi. In ogni caso uno spaccato che consegna, a chi voglia responsabilmente guidare il Paese, il tema della formazione delle forze dell’ordine in tutta la sua densità e consistenza…”. Un’analisi che arriva con il contributo di altri appartenenti alle “polizie del G8”, dall’”altra parte” delle barricate di Genova, che pone al lettore attento molti interrogativi: quale polizia ripensare? Un’”altra polizia” è possibile? La polizia vista operare a Genova era la stessa dell’anno successivo, sempre a Genova e Firenze? La polizia vista in azione al G8 è stata avulsa dal contesto socio-politico in cui si è dipanato l’evento? Interviste a Burlando, Canterini, Martinelli, Notari, Paladini, Palidda; Pilotto.
 

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Da Il Secolo XIX del 29 aprile 2003

In libreria “Ripensare la polizia” di Marcello Zinola,
un libro-intervista sui fatti del luglio 2001
che chiama in causa le forze dell’ordine

Noi poliziotti nel dopo G8
 

di Andrea Casazza

“Il G8 è stato una profezia che si è autoadempiuta. L’avevano prevista, scritta, la tragedia. Tutti. Giornali, forze sociali, forze dell’ordine. Quasi desiderata. Forse voluta. Tutto si doveva compiere. Una follia collettiva”. A parlare non è un politologo, né un sociologo, né un esperto di comunicazione. A riassume in questa frase la “follia del G8” è un poliziotto, un agente del VI reparto mobile della Liguria. Un “celerino”, si sarebbe detto un tempo. Alessandro Pilotto, ha 38 anni e nel luglio del 2001 era in piazza, ingabbiato nella divisa antisommossa, un volto come tanti nascosto dietro la visiera calata del casco. Un anonimo per tutti, anche per la città che lo ospita. “Sino al G8 non ci si è mai accorti che vivevano a Bolzaneto circa 500 uomini. Cinquecento vite, un’ernomità occupazionale: 500 altri lavoratori avrebbero fatto comunque notizia non fosse altro per una realtà produttiva così complessa. Invece persino l’Amt si è dimenticata di loro. In via Sardorella passa un autobus all’ora, dalle 20 alle 6 si deve andare a piedi».
L’intervista a Pilotto, il suo raccontare pacato e lucidissimo di come dentro le squadre di polizia schierate in piazza vibrino umori, grida, sudore e paure, è quella emotivamente più intensa in “Ripensare la polizia” (Fratelli Frilli Editori, 208 pagg., 12 €) il saggio inchiesta che Marcello Zinola, cronista giudiziario de Il Secolo XIX, ha dedicato agli eventi che hanno sconvolto Genova nel luglio del 2001. Un libro animato in primo luogo dalla volontà di comprendere, costruito con l’asciuttezza e la puntualità di un testo teatrale di Paolini. Un Vajont dedicato alle forze dell’ordine. Alla loro incredulità davanti agli eventi (“Ci siamo scoperti diversi da come pensavamo di essere” è, non a caso, il sottotitolo del saggio), al loro concetto di legalità e democrazia, al loro spirito corporativo, alla vergogna per quando accaduto, con gli spettri della perquisizione alla Diaz e dei pestaggi alla caserma di Bolzaneto sempre bene davanti agli occhi. Incredulità e dubbi, ma anche rabbia, che trascinano il lettore in una lettura che si fa vorace. Che lo esortano ad andare al di là dei fatti così come si sono visti in tv o vissuti per strada in quei due giorni di follia segnati in nero nella storia di Genova e del Paese: il 20 e il 21 luglio 2001.
“Noi siamo buoni, voi state buoni, noi stiamo buoni” dirà, esattamente un anno dopo, Angelo Gaggiano, funzionario della questura genovese, ai responsabili del corteo dei dissidenti dal Global Social Forum assiepati davanti al carcere di Marassi. Un ritorno al dialogo che ha la durezza e la spigolosità di un rapporto non chiarito ma che è comunque il segno di una inversione di tendenza. Ancor più, tenuto conto che Gaggiano è quello stesso funzionario che, durante il G8, ordinò la carica sul corteo autorizzato dei disobbedienti in via Tolemaide. Il senso del libro di Zinola, la sua grande forza, sta proprio qui. Nell’indagine puntigliosa e instancabile delle ragioni che resero Genova teatro della più dura repressione di piazza dagli anni Cinquanta e del ritorno alla “normalità” sul fronte dell’ordine pubblico segnato dalla dimostrazione no global di Firenze del 2002.
Aperto da una essenziale cronaca degli eventi che precedettero il G8 e da una serie di flash sulle ultime due giornate che sconvolsero Genova, “Ripensare la polizia” dà la parola agli uomini e alle donne in divisa. Li chiama fuori dai ranghi, toglie loro il casco e ne fa scorgere i volti. Ed è un panorama diversificato quello che appare dal susseguirsi delle interviste.
Ci sono le dichiarazioni di Angela Burlando, vicequestore andata in pensione nella primavera del 2002 (sua è la frase “ci siamo visti e scoperti diversi da come pensavamo“) che, ricordando il processo di smilitarizzazione del corpo, rivendica per se stessa e per la polizia un ruolo sociale lontano mille miglia da quello di repressione. Ci sono interventi come quelli di Roberto Martinelli, segretario nazionale del sindacato autonomo della polizia penitenziaria che rifiuta quella che definisce una ”revisione storica dei fatti“ il cui risultato è quello di ”fare passare le vittime (gli agenti) per carnefici e i responsabili degli incidenti per martiri”. Analoghi i temi e lo spirito che percorrono l’intervista a Giovanni Paladini, responsabile del Sindacato Autonomo di Polizia e artefice della campagna di controinformazione “Chi difende i difensori” e di Vincenzo Canterini, il comandante del reparto mobile di Roma, quello della Diaz, quello con più alto numero di indagati: ben 57. Entrambi lasciano la parola alla magistratura e di fatto si trincerano dietro una difesa corporativa che lascia poco spazio al dialogo.
Dialogo che, al contrario, ricerca con caparbietà Luigi Notari, segretario del Siulp, che punta l’indice sulla necessità di lavorare sulla formazione degli agenti di polizia.
Interviste a ritmo serrato incorniciate da un colloquio con il sociologo Salvatore Palidda e da una analisi dello stesso Zinola su quanto è emerso dalla parole degli intervistati. Con una sola volontà: quella di aiutare a comprendere quanto accaduto. Perché, come scrive Nando Dalla Chiesa nella prefazione al volume, a Genova a scoprirsi diversa non è stata solo la polizia. “Nel bene e nel male è capitato a tutti”.
 


 

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