La notte dei saraceni
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Il giornale della previdenza dei medici e degli odontoiatri
La notte dei saraceni

Bari Sera
La notte dei saraceni
di Felice Laudadio

La Padania
Medico viaggia in Liguria al tempo dei saraceni
di Simone Stimolo

La Stampa
Il nuovo romanzo di Melchiori

Il Sole - 24 ore
Il ponente ligure nella notte dei saraceni

Il Giornale
Un medico di Chieri e i saraceni
di Carlo Porrati

Il Mercoledì
Un medico tra i saraceni

Torino Medica
La notte dei saraceni
di Nicola Ferraro

Gazzetta di Loano
La notte dei saraceni
 


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Dal Giornale della previdenza dei medici e degli odontoiatri - settembre 2002

La notte dei saraceni

Romanzo leggero questo di Cesare Melchiori, con un inizio tra lo storico e il picaresco ed un’ambientazione nel mondo di pescatori e contadini della Liguria del 1500 che viene descritto con amore, con dovizia di particolari e di datazioni, quasi con il piacere di ricrearne le atmosfere incontaminate e di ripercorrere gli antichi sentieri odorosi di timo e di erbe aromatiche seguendo le tracce del giovane protagonista del racconto.
La vita di Tommaso è infatti segnata fin da bambino da fughe e partenze improvvise causate dalla sua condizione di povertà, dalle incursioni dei saraceni sul territorio ligure, da traversie personali e di lavoro. Le diverse vicende sono spesso collegate con avvenimenti storici come la riforma protestante, l’incarico dato al Buonarroti di affrescare la Cappella Sistina, o il viaggio in Francia di papa Paolo III.
Non mancano in questa narrazione pagine avventurose descrittive e poetiche, la fuga del giovane con una compagnia di teatranti, l’incontro con i briganti, il suo colloquio con Marianna la ragazza dai capelli rossi e il successivo innamoramento, la visione delle cicogne, la lotta avventurosa dei giovani addestrati da Tommaso contro i saraceni e la successiva distruzione del borgo da parte dei mori invasori, la tortura e l’uccisione di Lidia accusata dal Vicario dell’Inquisitore di essere una strega.
Il libro si conclude con la partenza del figlio di Tommaso per le Americhe e con parole di rispetto e tolleranza per i diversi e un atteggiamento positivo nei confronti della vita.

 
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Da Bari Sera del 18 aprile 2002

 

La notte dei saraceni

 

di Felice Laudadio

Risulta perfino rilassante il romanzo storico di Melchiori, proposto in uscita contemporanea dalla giovane casa editrice ligure. È un'altra fuga quella raccontata con vivida immaginazione dal medico sanremese, che dà sfogo alla seconda prova narrativa di una vena di scrittore di talento insolita in un ginecologo ed omeopata ospedaliero.
Nel movimentato 1500, l'arco ligure è ancora soggetto come tutta la penisola alle rovinose scorrerie dei predatori saraceni. In un territorio sconvolto da carestie e miserie, per di più costantemente soggetto alla longa manus della terribile Santa Inquisizione, si sviluppano le avventure del giovane Tommaso Martini e dell'innamorata, Marianna dagli occhi dolci. E verdi.
Anche a quei tempi e in quei luoghi, evadere resta l'unica probabilità di sfuggire al destino segnato dalle scelte di altri. La fuga riuscirà? Forse c'è una traccia. Sembra che un tale, Thomas Martini, abiti oggi negli Stati Uniti. La figlia, Marian ha gli occhi verdi. 

 
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Da La Padania del 2 dicembre 2001

 

Medico viaggia in Liguria
al tempo dei saraceni

Un bell'affresco d'epoca fa da sfondo alle avventure
di un giovane del Trecento



di Simone Stimolo

Un viaggio in una Liguria rinascimentale, bella e incontaminata: è "La notte dei Saraceni" di Cesare Melchiori. L'autore, sanremese, ginecologo e medico omeopata, ma anche attore e romanziere (il suo primo romanzo "Ta lente" è uscito nel 2000), si tuffa con passione in un periodo turbolento per la natìa Liguria, quello delle invasioni saracene, che imperversarono sulla costa ligure a metà del XIV secolo. Nel romanzo, ambientato a San Romolo (che poi è la "sua" Sanremo), è centrale la vittoriosa battaglia della notte del 6 agosto 1543, in cui la popolazione sanromolese riesce a respingere gli assalti dei saccheggiatori, guadagnando anche il riconoscimento della Repubblica di Genova. Una vittoria di Pirro, ottenuta con il coraggio di un gruppo di uomini orgogliosi, che non spezza però il lungo assedio, tanto che la città finirà per cedere al ferro dei nemici in un furore sanguinario che lascia la più amara desolazione dietro di sè, raccontata nelle pagine più commosse del libro. Ma siccome la storia è fatta dagli uomini, l'affresco d'epoca lascia spazio, nelle mani di Melchiori, alla travagliata vicenda del giovane Tommaso, protagonista unico del romanzo. Dall'infanzia passata in un convento in vista di un futuro in tonaca alla fuga dal seminario, dall'apprendistato presso un affrescatore al ritorno nella casa di San Romolo, dove diventa guida morale della città e dove incontra l'amore nella figura di Marianna, figlia di una "strega" locale, imbattendosi nel suo cammino in fugaci avventure amorose, incontri traumatici, abbandoni e ritrovi, fughe a precipizio e atti eroici. Nel costruire le peripezie, spesso rocambolesche, del suo eroe, Melchiori ha evidentemente in mente modelli "alti" molto precisi: non si può non pensare, di volta in volta, al Renzo Tramaglino di Manzoni o al Julien Sorel del "Rosso e il nero" di Stendhal, a Tom Jones o ai libertini dei romanzi del Settecento. Gli illustri maestri restano lontani, ma Melchiori si avvale di una scrittura scorrevole che riesce a tenere il ritmo delle imprese di Tommaso. Pecca del romanzo sono invece i dialoghi, accuratamente costruiti sul linguaggio dell'epoca, ma un po' scarni, preferendo Melchiori puntare sulla classica narrazione in terza persona, che però raffredda le situazioni più "calde" dell'intreccio. Precisa, invece, la ricostruzione d'epoca, che evidentemente si appoggia ad uno studio degli editti del tempo, come si evince anche dall'accuratezza con cui Melchiori imbastisce il processo alla strega e il clima "da inquisizione" del Cinquecento. Il libro si chiude con la partenza per l'America del figlio di Tommaso e Marianna, per costruire un nuovo futuro. America e Saraceni, il romanzo di Melchiori non poteva essere più attuale.

Cesare Melchiori, "La notte dei saraceni", Fratelli Frilli, 141 pagine, Lire 24.000.

 

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Da La Stampa del 27 maggio 2001

 

La notte dei saraceni a Bordighera

All'ex-anglicana
il nuovo romanzo di Melchiori

 

Sapiente affresco dei secoli bui, in quel lontano periodo costellato dalle scorrerie di pirati come Dragut o Barbarossa, e scritto in un linguaggio d'oggi, ma che conserva sapori antichi, "La notte dei Saraceni", il romanzo della consacrazione come romanziere del poliedrico Cesare Melchiori, ginecologo, medico omeopata e persino attore per diletto, sta per approdare anche a Bordighera: martedì sera alle 21, sarà presentato all'ex Chiesa Anglicana, a cura della casa editrice Fratelli Frilli di Genova, e dell'Associazione Culturale Borann 2000 in collaborazione con AmicoLibro. Sarà presente l'autore, la cui opera sarà presentata da Stefano Delfino, giornalista e scrittore (è sua la prefazione a "La notte dei Saraceni"), e da Pietro Raneri, presidente dell'Associazione Culturale Borann 2000. Un'occasione per conoscere da vicino questo libro, con il quale Melchiori, che aveva esordito lo scorso anno, un po' alla chetichella, con "Ta Lente", curioso romanzo cosparso da manciate d'ironia, in cui ripercorre con spirito goliardico le sue frequentazioni universitarie genovesi, compie un decisivo salto di qualità, miscelando con consumata perizia vicende d'amore e tribunale dell'Inquisizione, incursioni moresche e pittoresche descrizioni della vita dell'epoca. Dalle pagine, che riverbera atmosfere alla Eco de "Il nome della Rosa", "si spandono gli odori caratteristici di una terra che fu, dall'afrore dei frantoi di Celiana (l'odierna Ceriana, paese simbolo dell'ultima, devastante alluvione) al profumo degli agrumi di Sanremo": e di questa città, la "sua" città, il dottor Melchiori, adesso che vive A Torino e lavora all'Ospedale Maggiore di Chieri, ripercorre con nostalgia d'emigrante il passato con "il rimpianto per una cultura, per una civiltà contadina che và scomparendo o che comunque, resiste all'estinzione, ma con grande fatica".

 

  
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Da Il Sole - 24 Ore del 30 aprile 2001

 

Il ponente ligure
nella notte dei saraceni

 

Nasce tutto nel Nord-Ovest questo curioso e avvincente romanzo storico. L'autore, anzitutto, eclettico e vulcanico medico cinquantenne di Sanremo: Cesare Melchiori
Lavora all'ospedale Maggiore di Chieri, appena al di là della collina torinese, ma è attratto dal teatro, dal cinema e dalla televisione. Come attore:" pur nei limiti - frena - della prima improgrammabile professionale".
Anche l'ambientazione (oltre all'editore, naturalmente) ha radici nelle nostre terre. C'è passione nella penna di Melchiori, che peraltro non è all'esordio, essendo questa la sua seconda prova. 
Siamo nel Cinquecento, epoca lontana ritmata dalle scorrerie dei pirati. Quei Saraceni,appunto, che minacciarono a lungo la costa con improvvise e violente incursioni. La fuga, in qualche modo, dolce e bella diventa un timbro per la storia e i destini dei protagonisti. Del giovane Tommaso Mancini, in primis, che giovinetto scappa dalle mura del seminario. E poi della dolce e bella Marianna, cui s'innamorerà. Donna tenera, ma dura contro i soprusi del potere, si troverà con lui nello scenario di feroci processi per stregoneria dell'Inquisizione. Sarà di nuovo in fuga, ma con nuovi approdi. Come quello di Andrea, figlio di Tommaso e Marianna, che andrà in cerca di fortuna in America e stabilendo laggiù un ceppo della famiglia. Un suo discendente, Thomas artista di punta, ha una figlia di nome Marian. Splendida dagli occhi verdi e dai capelli rossi. Una sua insegnante, all'università del Massachussets, le ha fatto vedere la foto di una vecchia casa in un carruggio: " Alla ragazza - annota l'autore- sono inspiegabilmente venute le lacrime agli occhi".
Sentimenti ed emozioni, avventura e storia, soprattutto un grande amore per i sapori più autentici della Liguria. Melchiori è davvero un tipo da conoscere. 

 

  
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Da Il Giornale del 13 marzo 2001

 

Un medico di Chieri
e i saraceni

 

di Carlo Porrati

Davvero poliedrica, l'attività del sanremese Cesare Melchiori: ginecologo all'Ospedale Maggiore di Chieri , omeopata, attore di cinema, televisione e teatro; ed anche romanziere, "pur nei limiti della sua prima improgrammabile professione" come recitano le note di copertina del suo ultimo romanzo La notte dei saraceni. Nella Liguria del sedicesimo secolo, seguiamo le tracce del "sanromolese Tommaso Martini, dal 1526 al 1577. I quindici capitoli si leggono d'un soffio, per il continuo trascolorare ed intersecarsi degli episodi di questa vita movimentata, che come in un caleidoscopio fa scorrere davanti ai nostri occhi località (Zuccarello, "Albingana", l'Isola Gallinara), tradizioni liguri antiche e moderne (il prepogion), personaggi storici e no (Francesco I, Carlo V, papa Paolo III, ma anche Cubineu e Sevulina). E' questa cornice della storia d'amore fra Tommaso e Marianna, di uno scontro con i corsari saraceni; di un processo per stregoneria. Pur nella precisione dei dati storici, la vicenda appare come sospesa nel tempo, forse per una precisa volontà dell'autore (i valori sottesi ai fatti narrati rifiutano limiti spazio-temporali: si veda la conclusione ad effetto….); il prezzo da pagare, pur modico, è tuttavia l'assenza di quella partecipazione emotiva che nei primi romanzi Laura Mancinelli trasportava subito il lettore in pieno Medioevo: un tempo più sognato che reale (si pensi a Santa Odilia9, ma non per questo meno vero e affascinante.

 

  
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Da Il Mercoledì - Carmagnola del 16 maggio 2001

 

 Cesare Melchiori, ginecologo della ASL 8, al suo secondo romanzo

Un medico tra i saraceni

 

"Cesare Melchiori è davvero un tipo da conoscere", conclude, circa l'autore, il giornalista Antonioli alla fine della recensione del romanzo La notte dei Saraceni, su Il Sole 24 ore Nord Ovest. Sempre a proposito de La notte dei Saraceni, il giornalista de La Stampa Stefano Delfino, prendendo a prestito da Louis Sepulveda una frase, osservava che l'autore conduce il lettore per sentieri di debolezze e forza d'animo, di scoramento e di speranza, di azione e di riflessione.
Ma cosa succede ne La notte dei Saraceni perché, persino sulla Gazzetta di Loano, la giornalista dica: "Cinquecento anni dopo, con questo romanzo, forse, possiamo ancora sognare? Siamo nel 1526. In un terra all'epoca incontaminata, il ponente ligure, la carrozza di un vescovo porta via un fanciullo verso il tetro ed umido di un seminario.
La fuga si presenta quale unica soluzione per il giovane Tommaso e non sarà l'unica della sua vita. La figura di Marianna, con i suoi occhi verdi dona al romanzo le luci e i colori e gli odori dei luoghi, tanto dolci nella loro asprezza o, meglio ancora, tanto duri nella loro bellezza.
E dona al giovane Tommaso l'ebbrezza dell'innamoramento. Ogni personaggio, anche silenzioso, ha la sua storia ed il suo destino. Pescatori, artigiani, contadini vivono nelle precise leggi imposte da dentro le mura del comune, mentre la variabile impazzita della scorreria saracena, che reca spesso violenze lutti e distruzioni lungo tutta la costa, costituisce una pesante minaccia sempre presente che condiziona la vita di tutta la popolazione. Ma non saranno i saraceni a costringere Tommaso e Marianna ad una nuova fuga.
E' in arrivo da Genova una carrozza con il Vicario dell'Inquisizione… e la fuga continua! I quindici capitoli si leggono d'un soffio ed il romanzo intriga pagina dopo pagina: scorrono davanti ai nostri occhi località quali Zuccarello, Albingana, l'Isola Gallinara, Pamparato, la provincia d'Imperia nel Cinquecento, lungo itinerari belli e curiosi anche da scoprire oggidì. Si vedono i colori e si sentono gli odori di quei luoghi. Sfilano dinnanzi a noi personaggi storici e di fantasia: Francesco I, Carlo V, papa Paolo III, ma anche Cubineu e Sevulina, che, alla fine, siamo certi siano proprio esistiti, anzi d'averli realmente conosciuti. La vicenda appare come sospesa nel tempo - afferma Carlo Porrati su il Giornale - un tempo più sognato che reale, ma non per questo meno vero ed affascinante. Una critica mi sento di poter personalmente esprimere al romanzo: il fatto che finisca troppo in fretta; ma forse, come purtroppo spesso accade per un bel sogno. Diremo infine, per i più curiosi che Cesare Melchiori, nato a Sanremo il 29 agosto 1950, ginecologo all'Ospedale Maggiore di Chieri, attore e scrittore, al suo secondo romanzo, vive e lavora come medico da venticinque anni, nella nostra Torino, in borgo Po.

 

  
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Da Torino Medica - anno 12, numero 6 del 18 aprile 2002

 

La notte dei saraceni

 

di Nicola Ferraro

Un bel romanzo di avventura ambientato in un Ponente ligure, raccontato in una dimensione fantastica perché irrimediabilmente perduta, seppellita sotto colate di cemento che hanno inglobato persino storia e storie personali.
La vicenda si articola tra il 1526 e il 1577 tra Sanremo, l'Isola Gallinara e paesi dell'entroterra tra i quali il borgo medioevale di Zuccarello.
La storia è la vicenda umana di Tommaso Martini. Nel libro, scritto con stile asciutto e piano, si tiene nel dovuto conto la grande lezione italiana del Verismo e del Naturalismo francese: la grama vita dei poveri è contrapposta a quella delle classi dominanti, il potere oppressivo della Santa Inquisizione mette in pericolo la vita dei protagonisti, l'amore per una fanciulla disponibile a seguire il suo cavaliere condisce di sentimento la vicenda e, visto che siamo nel Ponente ligure, non mancano nemmeno le incursioni dei pirati saraceni.
Questi ingredienti, affinatisi nel corso di un dibattito culturale che dura ormai da più di un secolo, sono introdotti attraverso l'utilizzo di una tecnica narrativa "professionistica" da un autore che è giunto alla sua seconda fatica di romanziere.
I personaggi, come accadeva nel Verismo, sono tratteggiati a larghe pennellate e vengono messi a fuoco dallo snocciolarsi della vicenda.
Il libro poi è interessante per altri tre aspetti: il contesto geografico dove si svolge la storia, la veste tipografica dell'opera, la professione dello scrittore. L'autore è un medico dell'Ospedale Maggiore di Chieri; non può che far piacere, in un'epoca di superspecializzazioni, constatare che i professionisti della salute conservano le radici intellettuali più complesse e antiche della loro professione, quella capacità di riflettere sulla vita e sul mondo che un tempo portava naturalmente i medici ad essere anche letterati, musicisti, storici... insomma intellettuali nel senso più pieno e articolato nel termine. Fa piacere poi che questa visione della vita e della professione si alimenti in retroterra culturale come quello ligure, sospeso tra l'infinità misteriosa e minacciosa del mare, un cielo non sempre clemente e un entroterra radicato sulla terra e sulla pietra che vede nel mare soltanto un' occasione di fuga, spesso rimandata giorno dopo giorno per tutta la vita.
Degno di nota poi che una piccola casa editrice sia stata in grado di portare in libreria un prodotto ottimo anche dal punto di vista formale.

 
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Da La Gazzetta di Loano

 

 Il Segnalibro

La notte dei saraceni

 

Il romanzo, di argomento storico, è ambientato nella Liguria di Ponente tra il 1500 e il '600.
Il contadinello sanromolese Tommaso và a studiare alla scuola vescovile di Albenga e lì impara non solo a leggere e scrivere, ma anche a dipingere e, preso da nostalgia, fugge per tornare a casa. Nel suo riandare verso Sanremo, tra varie peripezie, ritroveremo Zuccarello, i dipinti dei Biazaci e di Guido da Ranzo, la Chiesa di Nostra Signora delle Grazie e tanti altri luoghi a noi tutti ben noti.
C'è nel libro lo spettro dell'inquisizione e delle sue torture e soprattutto la paura delle incursioni saracene, fatte di razzie improvvise che spesso rendevano schiavi, usati a remare nelle galee, i malcapitati che venivano presi dai musulmani. Tommaso nel ritorno verso la sua casa, ormai da tempo abbandonata, trova l'amore della sua vita: Marianna, ma torneranno i saraceni e… Marianna dimostrerà il suo coraggio… e…
Non voglio togliervi la gioia di leggere e gustare sino in fondo questa bella storia, densa di tensione narrativa e legata ad un ancora incontaminato ponente ligure dei tempi che furono!
Nel libro si respira il profumo di mare, il profumo dell'entroterra e della sua vegetazione ricca di essenze e si sente il profondo amore dell'Autore per la sua terra di Liguria, tanto che farà dire ad un personaggio: "…Viviamo in paradiso!".
Cinquecento anni dopo, con questo romanzo, forse, possiamo ancora sognare.


 

 

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