Sl'URP. Pigiami allo sportello
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Bari Sera
I mille volti del sistema sanitario
di Felice Laudadio

 

  
 

 


 

     

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Da Bari Sera del 22 maggio 2002

 
Sl'Urp e la Mala-Ricetta

I mille volti del sistema sanitario

 

di Felice Laudadio

URP: ufficio relazioni con il pubblico, quante ne deve sentire. E a quante domande deve rispondere lo sportello di 'pubbliche proteste' di una grande azienda sanitaria: vibranti, devastanti, fulminanti, disarmanti, arrabbiate, pretestuose, surreali, fuori luogo. Al centro dell'atipica denuncia di malasanità contenuto nel primo titolo ci sono un sistema sanitario, diviso tra "camici" e "pigiami" (dottori patrizi e pazienti plebei) e un presidio ospedaliero, gli Ospedali Riuniti di Trieste, che apre, ahinoi, una finestra sulla sanità che ci aspetta, da qui a poco. Nel capoluogo giuliano c'è già un numero elevato di anziani. Gli ultrasessantacinquenni sono il 25% dei concittadini, su una media nazionale dell'8%. Questo innalza i ricoveri a 620 per mille, contro i 400 nel resto d'Italia. Rappresenta, insomma, un prototipo dei problemi che si proporranno col progressivo invecchiamento della popolazione. Da qui alle pagine spiritose del libro, ci vuole poco per capire che stiamo avviandoci verso una società di pensionati "incazzati" - senza offesa - come le formiche del fortunato 'bestiario' di Gino e Michele.
Sono soprattutto le voci di tante formichine irritate - diciamo così - quelle raccolte da Maria Trevisan, capo-infermiera nell'ospedale triestino e testimone privilegiata del testa a testa tra operatori sanitari e pazienti. Non va dimenticata, infatti, la componente infermieristica, terzo incomodo nel rapporto medici-pazienti, già tanto sbilanciato a vantaggio dei "camici". Fateci caso, c'è chi nasconde la divisa appena può, i medici invece non rinunciano al simbolo del potere, a costo di stringerlo addosso al corpo infreddolito pur di sfoggiarlo al bar, anche col tempo più inclemente. E con tanto di stetoscopio in bella vista, a distinguersi dagli altri operatori sanitari, etnia inferiore nel mondo clinico.
All'URP triestino, articolato nel classico sportello e nel servizio telefonico "Ospedale-Informa", si rivolge un'utenza disparata, che va dal paziente scontento al medico offeso, dall'infermiere vilipeso al cittadino smarrito nella giungla burocratica, fino al cretino in vena di scherzi, del quale farebbero tutti volentieri a meno. Se c'è chi si rivolge agli operatori per conoscere il nome di "quella pillolina gialla che mi davano quando ero ricoverata, sa, mi faceva tanto bene", c'è anche chi chiama per sapere dov'è ricoverata la "signora Maria", senza indicare il cognome, tanto "la conoscono tutti qua in via Maiolica" o per chiedere se davanti all'ospedale ci sono posti auto liberi nel parcheggio.
E poi segnalazioni, suggerimenti, reclami, molti giustificati, altri meno, altri ancora paradossali: "non pensavo che potesse comportarsi così un dottore che ha fatto il giuramento di 'pocrita'" (testuale). Non mancano le risposte dei sanitari, per lo più stizzite, e perfino i complimenti. Quanto alle proteste, ce n'è d'ogni tipo, dal serio al faceto, verbali e scritte, compresa quella della signora che sollecita una sgridata all'infermiere maleducato: "dovete fargli una bella 'romanza' che una 'romanzina' non basta".
Due i livelli di lettura suggeriti. Ci si può fermare agli spunti comici, ma anche entrare nelle dinamiche che regolano il rapporto tra i cittadini e il servizio pubblico sanitario. Addirittura dieci, invece, le "geniali mosse del marketing farmaceutico", illustrate nell'altro volume 'malasanitario' Frilli ("Mala-Ricetta") dal sedicente "Informatore Anonimo", in realtà un pentito, un rappresentante di farmaci a fine carriera che si autodefinisce "frustrato, incazzato e vendicativo". Il libro vuota le tasche ai protagonisti dell'asse perverso medici-case farmaceutiche. Denuncia, documentandolo, il malcostume che travolge, a 
forza di comparaggio ("io do una cosa a te tu dai una cosa a me"), ogni diga finanziaria nella sanità italiana, alimentando a spese dell'erario un enorme buco nero, che ingoia allegramente risorse.
"Un mercato anomalo quello del farmaco, dove chi lo sceglie e lo usa non lo paga. Chi lo paga non lo sceglie e non lo usa. Chi lo usa non lo sceglie e non lo paga". Bello scioglilingua. Efficace, a leggerlo con calma. Con una sola complicazione. Alla fine, comunque, paghiamo noi. Tutti? Sicuramente quelli a reddito fisso. Perché? "Non lo so, ma ho ragione e i fatti mi cosano" direbbe a Zelig Palmiro Cangini, l'assessore di Roncofritto. Anche noi lo sappiamo bene. Non è vero?


 

 

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