Ta lente. Vado, mi laureo e torno
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Torino Medica
"Ta lente" di Cesare Melchiori
di Nicola Ferraro

Il Sole 24 Ore - Nord Ovest
Le tre anime di Melchiori: medico, attore, scrittore
di Laura Carcano

La Gazzetta
Il Misterioso "Ta lente"
di Lorenzo Sori

La Stampa - TorinoSette
Scorre sulla penna la memoria dei medici
di Giovanni Tesio

La Stampa - Imperia
Il medico scrittore ha pubblicato "Ta lente"
di Stefano Delfino

Il Secolo XIX - Sanremo
Il sanremese Melchiori in libreria con l'autobiografico "Ta lente"
di Donatella Lauria


 

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Da Torino Medica - maggio 2002

 

"Ta lente" di Cesare Melchiori
  

di Nicola Ferraro

Questo libro di Cesare Melchiori, ginecologo all'Ospedale di Chieri che passa e ripassa con disinvoltura dallo speculum alla penna, giunge in libreria dopo il successo editoriale de "La notte dei Saraceni". La scrittura del libro che stiamo presentando è tuttavia precedente a questo fatto potrebbe anche testimoniare le difficoltà le delusioni che devono sobbarcarsi gli autori di un'opera prima per vedere la propria fatica far bella mostra di sé nella vetrina di una libreria.

I lettori di Melchiori rimarranno sorpresi dallo stile di questo libro che, quasi come tutte le opere prime, è ampiamente autobiografico; questo dato, tuttavia, non sminuisce minimamente l'impressione, che si può ricavare sin dalle prime pagine, di trovarsi di fronte ad un narratore abile e persino smaliziato.

La sorpresa consiste piuttosto nel prevalente tono umoristico, a volte persino scanzonato, inframmezzato ad una grande capacità di delineare in poche battute il carattere dei personaggi e al grande senso della narrazione (questa sì non è una sorpresa ) che caratterizza l’autore.

La storia è quella degli anni in cui Melchiori frequentava l’Università di Medicina di Genova, del mondo che ruotava intorno a quest’esperienza di vita e della riscoperta, nella piena maturità, dell’alto valore umano di rapporti interpersonali, vissuti anni prima “alla velocità della luce”, per saziare quel vitalismo esasperato che è tipico dell’età giovanile che segue l’adolescenza: un materiale particolarmente difficile da padroneggiare, in quanto usato mille volte in teatro, al cinema, in letteratura... Eppure questo “pretesto” letterario tutto sommato inconsistente, nelle abili mani di Melchiori si ipertrofizza, si complica, si diversifica sino a produrre la magia del racconto che prende il lettore.

Oltre a Genova, anche in questo libro c’è molta Riviera dei Fiori e in particolare Sanremo e ill suo Teatro Ariston dove l’autore, di casa sin da bambino ha incontrato i più grandi mostri sacri, a livello mondiale dello spettacolo. Attraverso queste parole abbiamo anche svelato il perché di quel soggetto di copertina che, abbinato ad un titolo quantomeno scuro, contribuisce sicuramente ad attirare l’attenzione del potenziale lettore e a svelare l’altro filone artistico coltivato dal Dott. Melchiori: la recitazione.

Questo divertente libro di Melchiori può essere anche presentato come un inno all’amicizia fra giovani e alla profondità inconsapevole (tipica dell’età giovanile) di questo rapporto, una relazione capace di legare indissolubilmente due o più persone a fatti, emozioni, colori, suoni, odori… che costituiscono gli ingredienti di una sorta di “eterno presente”.

Questo prolungato e silenzioso “stato di grazia”, forse ancora più miracoloso dell’amore, è quello che ti permette di telefonare ad un compagno che non sentivi da dieci anni con lo stesso tono che useresti frequentandolo tutti i giorni, stupendoti, quando lo incontri di persona, di vederlo ingrassato, incanutito, magari afflitto dalla calvizie.

Non credo che sia un caso se la letteratura del libro, sin dalle prime pagine, mi ha fatto venire in mente il film di Germi (finito da Monicelli) “Amici miei”. Certamente ha contribuito non poco a questo fatto la comprensione del titolo del libro: Ta Lente era infatti un nonsense usato da quegli universitari nello stesso modo in cui Tognazzi usava un tono trasognato le parole “….come se fosse antani…..la supercazzola…con scappellamento a destra “ per sorprendere e stupire, sbeffeggiandola, la gente; in realtà questo libro potrebbe essere anche il soggetto di una commedia cinematografica di grande successo. Credo che ne suggerirò la lettura a qualche amico sceneggiatore.


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Da Il Sole 24 Ore Nord Ovest del 15 aprile 2002

 

Le tre anime di Melchiori:
medico, attore, scrittore

  

di Laura Cardano

A volte una vocazione non basta: medico, attore, scrittore, Cesare Melchiori, 52 anni, nato a Sanremo ma da anni trapiantato a Torino, non rinuncerebbe a nessuna delle sue tre identità. Anzi, ne vanta una quarta: da buon ligure, infatti, si considera pur sempre "un emigrante".
Così, la natia "città dei fiori" sta sullo sfondo della prima fatica letteraria di questo poliedrico ginecologo: è "Ta Lente" (Murazzo Pellestrina, Venezia, e Fratelli Frilli Editori, Genova, 250 pagine, € 14.46) romanzo in buona parte autobiografico, che racconta con ironia il passaggio dall'adolescenza ai tempi dell'Università, '68 compreso. Anche la sua seconda opera è ambientata nel Ponente Ligure: "La notte dei Saraceni" ( Fratelli Frilli Editori, 150 pagine, € 12.39) è un affresco d'epoca rinascimentale, opera di fantasia raccontata con precisione da storico.
Il rapporto con il territorio è il filo rosso della vicenda biografica di Melchiori, che esercita, ormai da anni, nell'ospedale di Chieri. Un legame quello con il nord-Ovest, che scandisce i suoi riti di passaggio: gioventù, formazione accademica, professionale e artistica, affetti. In Riviera Melchiori nasce, cresce e studia. Nel mitico Teatro Ariston, quello del Festival della canzone, incontra personaggi come Liza Minnelli. "Perché - spiega - tutto il mondo passava di lì e proprio lì mio padre faceva l'operatore di cabina cinematografica, l'elettricista e il custode.
Ad un certo punto Melchiori sposa una piemontese e si trasferisce a Torino per specializzarsi in ginecologia: sotto la Mole comincia a fare il medico ospedaliero e a 35 anni s'iscrive alla Scuola del Teatro Nuovo diretta da Enza Giovine. Così "l'emigrante" ligure comincia a mitizzare la sua terra e il passaggio di un tempo - solcato dalle mulattiere - che, oggi in buona parte non c'è più. Nel '91, rinato ad una seconda vita dopo un grave incidente, Melchiori inizia a scrivere romanzi che sono anche itinerari geografici. E con il terzo libro, in cantiere, farà suo un altro pezzo del Nord-Ovest: la Torino umbertina.
In generale, gli vanno strette le etichette: "Da buon borghese - dice - mi sento fuori da qualsiasi gruppo". Dunque, non tiene particolarmente ad essere paragonato a professionisti affermatisi anche nel mondo dell'arte. "La professione di ginecologo - spiega - rappresenta il mezzo per vivere, le altre esprimono creatività".
Come l'attore si è formato a teatro, ma ha all'attivo continue incursioni nella televisione, nella pubblicità e nel cinema. Nel film "Santa Maradona" di Marco Ponti, ad esempio ha recitato nella prima scena con Stefano Accorsi. Una delle tante parti sostenute: come quelle in "Tifosi" di Abatantuono o in grandi fiction televisive, ottenute "quasi per gioco". E una continua osmosi fra esperienze professionali. "Da medico - spiega Melchiori - vedo mille mondi, da attore so sdrammatizzare per aiutare chi soffre". Molteplice anche nel modo di raccontare. Nei suoi romanzi, non una ma tante Ligurie: quella delle donne con i mariti per mare, quella del turismo d'elite o dei gitanti domenicali, quella dell'immigrazione dal Sud. Ma conoscendolo, non c'è da meravigliarsi.


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Da La Gazzetta del 27 febbraio 2002

 

 L'ultima fatica di Cesare Melchiori, il medico scrittore

Il misterioso "Ta lente"

  

di Lorenzo Sori

Sarà in libreria a partire dalla fine di questo mese la nuova fatica di Cesare Melchiori il medico ginecologo che si diletta, nei ritagli lasciatigli dalla professione medica, a scrivere romanzi e interpretare film anche di successo. Lo ha fatto nell'ultimo lavoro a fianco di Stefano Accorsi nel film "Santa Maradona" dove interpretava il ruolo del primo imprenditore a cui " Andrea" neo laureato in lettere, si rivolge per ottenere un lavoro. E dopo il romanzo "La notte dei Saraceni", pubblicato lo scorso anno, ecco arrivare "Ta Lente - Vado, mi laureo e torno" una scherzosa parodia sul festival di Sanremo con i dintorni di una Liguria, terra d'origine di Melchiori, alla quale si sente legato da una radice di affetto inesauribile e dal quale trae buona parte della sua ispirazione artistica. Il misterioso titolo: "Ta Lente" è in realtà uno scherzo, che viene presto spiegato nel terzo capitolo.
Il romanzo, diviso in tre parti: inferno, purgatorio e paradiso, rappresenta il passaggio dall'infanzia all'adolescenza e poi alla gioventù matura. Ambientato nella scuola del '68, con molti flash-back finisce col raccontare l'Italia dal '50 al '75. La Sanremo di quegli anni fa' da sfondo con tutto il suo fascino mai dimenticato.
Un treno che percorre il Ponente Ligure apre e chiude il romanzo: molte cose sono nel frattempo cambiate, tranne la lentezza. Non ci sono più i bambini delle colonie sulle spiagge né le colture a cielo aperto. Scomparsa pure la boa del porto vecchio. Ma non è la nostalgia a prevalere: un'ironia sottile, che ricorda la freschezza dei dialetti, fa sì che il lettore si trovi spesso a ridere da solo. 
Prima d'incontrare l'amore che viene dal nord e farle conoscere il nostro entroterra, il protagonista dovrà superare "l'inferno genovese", conoscere popolazioni come i veneti tanto lontani dalla taciturnità dei liguri. Alla fine d'un percorso, che potremmo definire quasi analitico, dovrà decidere se restare o immigrare: dopo tanti personaggi ed avvenimenti vissuti nella sua città, resta ormai solo il vento di mare nei capelli e nella mente.


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Da La Stampa - TorinoSette

 

Scorre sulla penna la memoria dei medici

"Ta Lente", tra autobiografia e romanzo di formazione
  

di Giovanni Tesio

Melchiori ambienta tra Sanremo e Genova un romanzo di memoria che tra goliardia, umorismo e una manciata di sapori d'antan risale al tempo degli studi universitari e all'apprendistato socio-politico degli anni settanta. Travestito sotto il nome-maschera di Augusto, l'autore usa la terza persona per mantenere le debite distanze dal proprio io, dando vita (letteraria) a compagni, luoghi, dialetto, ritorni, scherzi, fino ad arrivare al mitico crocevia del teatro Ariston (Sanremo-festival, Sanremo "viavai di popoli") che diventa letteralmente - grazie al padre operatore di cabina, tecnico, elettricista, custode - sua casa d'abitazione. Evidentemente non comune.


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Da La Stampa - cronaca di Imperia

 

Il medico scrittore ha pubblicato "Ta Lente"

Sanremo d'altri tempi nel volume di Melchiori

 

di Stefano Delfino

Sanremo. Due immagini che non fanno più parte delle atmosfere del ponente ligure: i bambini delle «colonie» che giocano sulle spiagge e le colture floricole a cielo aperto. Immagini quotidiane molti anni fa. Oggi non più. È anche attraverso il «filtro» di queste immagini e di questi ricordi che si può ripercorrere il cammino del tempo. L'ha fatto Cesare Melchiori, sanremese cinquantenne, trapiantato a Torino, medico di professione (è ginecologo e omeopata all'Ospedale Maggiore di Chieri) dopo essere stato attore di teatro e televisione, oggi anche scrittore. Dopo «La notte dei saraceni», pubblicato lo scorso anno con la vecchia Sanremo della Pigna come punto di riferimento, ritorna in libreria con «Ta Lente», libro che i Fratelli Frilli Editori di Genova hanno ristampato riprendendo la primissima edizione uscita lo scorso anno a Venezia. «Ta lente», 240 pagine appena apparse in libreria, è un romanzo, inevitabilmente dai tratti autobiografici, suddiviso in tre parti: racconta prima l'infanzia, poi l'adolescenza, quindi la gioventù matura. È ambientato nella scuola sessantottina e, con molti «flash-back» che narrano dell'Italia dal 1950 al 1975 con Sanremo che fa da sfondo con un fascino, oggi un po' dimenticato. I «flash-back» da cui emergono quelle lontane immagini (i bambini delle colonie, i garofani coltivati senza serre, l'antica boa del porto vecchio e così via) e che accompagnano la sua crescita in un'Italia che cambia in fretta e in una Sanremo che si trasforma in modo altrettanto rapido e non sempre soddisfacente. E alla fine del percorso, il protagonista dovrà decidere se restare o emigrare, «dopo tanti personaggi ed avvenimenti vissuti nella sua città, resta solo il vento di mare nei capelli e nella mente...». Non a caso Melchiori, da anni a Torino, non manca mai di considerarsi, da buon ligure, un «emigrante».


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Da Il Secolo XIX - cronaca di Sanremo

 

Originale volume del medico omeopata

Il sanremese Melchiori in libreria
con l'autobiografico "Ta Lente"

  

di Donatella Lauria

Sanremo. È un libro tutto sanremese: dall'autore, nativo della città dei fiori, allo sfondo che trasmette al lettore un fascino mai dimenticato. Si tratta di "Ta Lente" di Cesare Melchiori, ultima novità entrata nelle librerie italiane da pochi giorni. Contraddistinto da un titolo misterioso ( Ta Lente è in realtà uno scherzo che viene presto spiegato nel terzo capitolo) il romanzo è suddiviso in tre parti, richiamando nello schema il capolavoro dantesco.
Questa divisione non è casuale e indica il passaggio dall'adolescenza alla gioventù matura. L'ambiente in cui viene proiettata la vicenda è la scuola del '68, ma con molti flash back dell'Italia dal '50 al '75. E la Sanremo di quegli anni fa da sfondo con la bellezza mai dimenticata di una donna matura. Melchiori, sanremese d'origine ma torinese d'adozione è medico omeopata, oltre che attore di teatro, cinema e televisione. Alle spalle ha un altro romanzo inserito nell'incantevole paesaggio del Ponente ligure, "La notte dei saraceni". Considerandosi da buon ligure, un emigrante, Melchiori dipinge con una penna fresca, ironica ed espressiva una vicenda a larghi tratti autobiografica che fotografa il periodo genovese degli studi universitari. Un treno che percorre il Ponente ligure apre e chiude il romanzo: molte cose sono cambiate, tranne la sua lentezza.


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