Quelli che il Toro
Quelli che la Signora

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Bari Sera
Manuali per tifosi irriducibili
di Felice Laudadio
 

Carta
Piccoli manuali del buonumore
di Rudi Ghedini
 

SoloToro
Un vero cugino regala acqua buona

 


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da Bari Sera del 23 giugno 2003

Quelli che... la Maggica, le Aquile, il Toro e la Signora

Manuali per tifosi irriducibili

Quattro spiritosi, divertentissimi tascabili dei Fratelli Frilli
dedicati a chi segue da sempre la squadra del cuore

di Felice Laudadio

Chi è la Signora?!?! Ne conosciamo solo una, la Vecchia Signora del calcio, la Juventus, nobile "fidanzata d'Italia" 'onusta' di gloria, ancorché acciaccata dopo la serataccia di Manchester.
E pensare che alla Coppa dei Campioni ("Champions League" o "Cempions lig" o Scampion li", come la chiamano pur bravissimi colleghi in televisione), il mondo juventino aveva sacrificato i meritati festeggiamenti per il ventisettesimo scudetto (ventisette, dico, ventisette volte primi in circa cento campionati, neanche tutti a girone unico).
Per gli aristocratici del calcio primeggiare è d'obbligo, far festa resta semmai un optional. Solo chi vince ogni tanto dilata a dismisura il momento del successo (spogliarelli al Circo Massimo compresi), riconoscendo inconsapevolmente che non si ripeterà facilmente.
Andando avanti così, però, dico ai dirigenti e ai compagni di fede bianconera, se seguitiamo a passare sotto silenzio i trionfi e a macerarci nelle disfatte (per un solo rigore di differenza, in fondo!), si fa il gioco della concorrenza. Ma sì, continuiamo a farci del male, soffrendo per la gioia (un tantino guitta) del Cavaliere e dimenticando quante gliene abbiamo fatte ingoiare in trentaquattro partite trentaquattro, da settembre a maggio.
Che poi, se i rossoneri quest'anno hanno vinto la Coppa Campioni e la Coppa Italia (su quella Roma, puah!), gli altri due titoli della stagione sono andati alla Juventus: Supercoppa italiana, ad agosto, a Tripoli, contro il Parma ed ora il 'tricolore', con due giornate d'anticipo.
Non si capisce, perciò, cos'abbiano da godere i tifosi delle altre casacche, uniti da una corrosiva fede antibianconera. Sicché, basta davvero poco come antidoto per il nulla conquistato nel 2002-2003 coi loro insuccessi. Vale per troppi, vale per tutti, a cominciare da quei simpatici ma sfigatissimi e 'nullavincenti' interisti, che proprio non avrebbero niente ridere. Abbassate la cresta, altro che: "non mollare mai!".
I primati si addicono alla Juve. É anche la più invidiata di tutte e resta di gran lunga la squadra più odiata, col Milan. Detto di quest'ultima ch'è merito quasi esclusivo del Berlusca, resta il fatto che si detestano solo i vincenti (provate ad odiare il Trinitapoli o il Campi Bisenzio, se ci riuscite siete dei soggetti poco raccomandabili!) e la "Zebra" tantissimo ha vinto nella sua pluricentenaria carriera. È nata in una panchina davanti al liceo classico D'Azeglio di Torino, nel 1897, in maglietta rosa. Le strisce bianche e nere sono venute dopo, importate dall'Inghilterra.
La Vecchia Signora, certo, ma anche i perdenti contenti del Torino, i supporter della "maggica", la Roma giallorossa amata da metà capitale, e gli aquilotti della Lazio. Sono i nuovi quattro tascabili che i Fratelli Frilli riservano agli appassionati di calcio. Sono piccoli, spiritosi manuali, curati da Fabrizio Calzia, che affrontano con tanta allegria il tema che spesso scatena più discordie che buonumore.
Altri cinque analoghi volumetti sono già finiti in libreria, per la gioia di genoani e sampdoriani e dei tifosi della "Beneamata" (l'Inter), del "Diavolo" (il Milan, ci risiamo!) e del "Giglio", vale a dire la Fiorentina.
Nel mondo calcistico-letterario dei 'malati' terminali, quelli all' "Ultimo Stadio", come ricorda il brillante titolo della collana, si vince e si perde allo stesso modo, col sorriso sulle labbra. Chi becca un gol più degli altri non se la prende, la mette in burla e punta a vincere il campionato dell'ironia. Quello che conta, insomma, è lo spirito con cui si affronta il campionato: "in fondo è solo un gioco, l'importante non è solo partecipare, ma anche riderci un po' sopra".
 

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da Carta del 23 maggio 2003

Piccoli manuali del buonumore

di Rudi Ghedini

Fratelli Frilli, editore genovese, propone una collana di libretti sul calcio, «Ultimo stadio», pensati per incuriosire le varie fazioni in cui si divide la tribù dei tifosi. Tascabili di 100 pagine, a 6 Euro e 50, anonimi sulla copertina, ma tutti curati da Fabrizio Calzia. La collana ha preso il via con «Quelli che il Grifone», a cui sono seguiti i «Quelli che» dedicati a Sampdoria, Fiorentina, Inter, Milan, Torino e Juventus. Il più emozionante è il libretto sul Genoa, il più divertente quello sull’Inter (sappiamo di offrire infiniti motivi di sarcasmo), mentre traspare lo sforzo dell’autore nell’impersonare il tifoso milanista o juventino.
Ogni racconto gioca sul filo dello stereotipo. Di qui la scelta della variazione sul tema, riproponendo i medesimi ingredienti (il figlio tifoso della squadra nemica, la moglie agnostica, le peggiori partite e le peggiori sciagure di calciomercato) per ognuna delle tifoserie. L’autore mostra di avere chiaro che il tifoso si specchia nella propria squadra, ne assume pregi e difetti, e se già non l’ha scelta per similitudine caratteriale, finisce, invariabilmente, per somigliarle.

LA BENEAMATA
Essere interista, dopo 37 anni di scarse vittorie e cocenti delusioni, dovrebbe imporre un atteggiamento autoironico. A parziale consolazione, ce la si può prendere con i «poveri diavoli», e l’autore ricapitola le pagine nere della storia del Milan, a cominciare dall’indimenticabile «notte dei lampioni» (Marsiglia, 20 marzo 1991), prima di passare in rassegna i bidoni in rossonero, e i Presidenti dei peggiori fallimenti (Felice Colombo, quello delle scommesse, e Giussi Farina, quello della seconda caduta in B, così definita da Prisco: «il Milan è retrocesso due volte, la prima pagando, la seconda gratis)».

IL DIAVOLO
24 marzo 1986: Berlusconi diventa presidente, e comincia l’Era più vittoriosa della storia milanista. Anni dopo, il Cavaliere dirà al Papa: «Mi lasci dire che lei assomiglia al mio Milan».
Ma anche se sembra impossibile, i rossoneri non sono nati con Berlusconi, e il libretto dedica pagine all’attaccamento ai colori sociali, nella buona e nella cattiva sorte: erano quasi sessantamila, nel novembre 1983, a vedere Milan-Cavese 1-2, in Serie B. Fra le citazioni raccolte, ce n’è una di Galliani: «Il Milan del futuro dovrà ricordare l’organizzazione di società come Warner Bros e Walt Disney».

IL GRIFONE
Chi sceglie il Genoa, forse soffre di un complesso di superiorità: «il vero genoano va fiero, soprattutto, di aver partecipato ai momenti più bui della storia rossoblu». Genoani si nasce, perché se un bambino arriva all’età della ragione, finirà per scegliere diversamente. A motivare tanta, incrollabile dedizione, è la fantomatica attesa della «stella», il decimo scudetto, antichissima, vagheggiata Terra Promessa. I grandi eventi sono vividi quanto remoti (il gol di Pruzzo che mandò in B la Sampdoria, quella volta all’Anfield Road di Liverpool). Destino del genoano è restare fedele a un grande amore «così poco ricambiato».

 

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Da www.solotoro.it del 10 aprile 2003

Un vero cugino
regala acqua buona

 
Sono già passati cinque giorni, una decina di mail gobbe giunte alla mia casella di posta, tantissime polemiche e qualche squalificato di troppo. Il derby è ormai acqua passata e visto l'andazzo che fa rima con serie B si rischia seriamente di farlo diventare merce rara.. proprio come l'acqua, la quale ogni anno che passa è sempre più un bene prezioso e per pochi. Ora che ci penso noi granata e l'acqua condividiamo parecchie analogie: siamo un bene prezioso per il calcio italiano, spesso utilizzato e trattato male, a volte sprecato; siamo ovunque anche se numericamente pochi. Può sembrare strano ma si trova dell'acqua anche nel mezzo del deserto sapete, così come esistono ancora dei bambini sotto i dodici-tredici anni che tifano per il Torino, o come è ancora possibile, anche se raro che da Mississauga, Canada, mi scriva un tifoso granata. Forse siamo davvero come l'acqua: possiamo straripare e, perché no, invadere addirittura una pista d'atletica; il paragone può sembrare azzardato, ma le invasioni.. pardon, le alluvioni di questi ultimi inverni nascono dall'inquinamento, da fattori ecologici sballati e da mille altre cause troppo spesso dimenticate perché catalogate come "argomento fastidioso". E poi chi se ne frega del disboscamento dell'Amazzonia se quegli alberi finanziano i ricchi e le loro volontà da milioni di euro. Volete un paragone calcistico? Forse non c'é il caso, è tutto talmente implicito da essere palesemente esplicito. Ironicamente o no, forse troppo goliardicamente il paragone con l'acqua credo ci possa tranquillamente stare: il quattro maggio faremo un bel corteo che invaderà Torino, proprio come farebbe un fiume, tutto dipinto di granata per le vie del centro città. L'acqua poi in quel giorno potrebbe scendere anche dal cielo, come tanti altri quattro maggio del passato, e l'antipasto metereologico di quello che potrà essere l'abbiamo già avuto ieri, con le prime gocce di pioggia cadute sul Piemonte e su Torino. Già la pioggia, l'acqua, il Piemonte, Torino e il Torino squadra di calcio. C'é qualcosa di tremendamente piemontese in questo elenco di cose, il vino. Il vino? Sì il vino. Cinzano, vi dice niente? Sentite qua: "Qualcuno era del Toro perché il Conte Cinzano era un galantuomo.." - oppure, "Qualcuno era del Toro perché nonostante le apparenze Pianelli non fa rima con Cimminelli.. - e per finire, "Qualcuno era del Toro perché senza memoria non si può vivere..". Molti di voi l'avranno già lette, forse tramite qualche sito internet, forse in qualche catena via mail. Io li ho qua tra le mani tutti e 62 i "Qualcuno era del Toro perché..", stampati su carta come introduzione tragicomica di un volume tascabile intitolato "Quelli che il Toro", dedicato al Torino e la sua storia, presentato ieri sera (ma tu pensa le coincidenze, fuori intanto pioveva) in mia presenza. A scanso di equivoci sarò sincero: in questo preciso istante sto facendo spudoratamente pubblicità a Fabrizio Calzia, cugino genoano autore del libro, perché mi va di farlo. Sarò ancora più onesto: il libro non l'ho ancora letto, lo farò di sicuro nel week end, ma nonostante ciò il mio invito è sincero: 6,50 euro mi sembrano un prezzo onesto per un tascabile, oltre tutto in meno di mezz'ora si ha l'occasione di leggere qualcosa di tremendamente granata. Insomma, beviamoci un paio di birre in meno, per il Toro non sono un grande sforzo, oltre tutto rinunceremmo solo a delle birre per della preziosa acqua granata. Il che non è poco, soprattutto se regalataci da un genoano, perché i veri cugini, calcisticamente parlando, sono loro, non i gobbi. Gobbi.. che sbadato che sono, volevo scrivere juventini, altrimenti si offendono poveretti. Chissà dove saranno i gobbi il 4 Maggio, magari a festeggiare lo scudetto, forse a disboscare una foresta.. Di sicuro uno proverà a distruggere un prato costruendoci dei palazzi sopra. Ma quell'unico ciuffo d'erba rimasto sarà bagnato dall'acqua del nostro fiume, e vedrete che sopravviverà.


 

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