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Roberto Vecchioni
Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori
Introduzione
Questo libro presenta un ritratto complessivo di Roberto Vecchioni di volta in volta cantautore,
scrittore di romanzi e novelle, saggista e giornalista, professore...
Naturalmente, risalta, in primo piano, la definizione della sua poetica e l'analisi delle sue canzoni;
è dunque questo l’argomento affrontato nei primi dieci capitoli.
Anticipo qui che la poetica di Roberto - cantautore, poeta e prosatore - resta costante nel tempo e
anche nel variare dello stile e dei generi letterari e artistici utilizzati. Leggendo un testo di
Roberto, distante anche diverse decine di anni, si trova sempre la stessa circolazione di idee e
addirittura il ripresentarsi di alcune parole e frasi chiave. Ulteriore riprova sono le scalette dei
concerti che prendono una loro fisionomia spesso tematica accostando canzoni distanti trent'anni e
provenienti da dischi diversi. Nonostante ciò, ho creduto opportuno dare
all'organizzazione del libro un taglio diacronico - e seguire dunque lo sviluppo cronologico dei vari
dischi - sia perché questo è un modo efficace per dipanare un "blocco"
molto denso di circa trecento canzoni, sia perché vi sono pur state, più sul piano formale
che su quello contenutistico, delle svolte e delle cesure artistiche. Non faremo quasi mai riferimento,
invece, alle canzoni del Vecchioni "paroliere", un Vecchioni, tutto compreso, minore o
comunque non così rilevante quanto il Vecchioni cantautore e, tra '’altro, eclissatosi ormai
dal 1986 (per inciso credo sia esatto affermare che vi sia una notevole omogeneità del paroliere
rispetto al cantautore e un livello di molto superiore a quello standard della musica pop oggi corrente).
Sempre sul piano organizzativo, una caratteristica che mi preme subito evidenziare del nostro libro
é che ogni capitolo svolge un'analisi tendenzialmente autonoma e dunque permette anche una lettura
non continuativa del volume. Da questa caratteristica segue che, per chi leggesse il libro in forma
continuativa, vi siano delle ripetizioni logico-lessicali, delle quali mi scuso ma che, debbo dire,
fanno anche parte del mio modo di ragionare. Ancora in questo senso, è importante l'uso del
grassetto che evidenzia il passo in cui una certa canzone o un disco o un libro sono stati analizzati
nella maniera più approfondita o, almeno, in modo significativo.
Ma Vecchioni non è solo i suoi dischi e le sue canzoni. Dunque ho ritenuto utile parlare anche
del grande successo che ha avuto Vecchioni negli ultimi anni come prosatore e romanziere e non
dimenticare neppure la sua attività di teorico della canzone d'arte e d'intellettuale. Da
ricordare, in questo senso, è, ad esempio, oltre le centinaia di interviste e articoli composti
da Vecchioni, l'importanza del corso universitario sulla canzone d'autore da lui tenuto al DAMS di
Torino - il primo in Italia - e il fatto che esso sia stato principalmente dedicato all'amico Fabrizio
De André, principe dei cantautori italiani. Ed ecco che completa il ritratto di Vecchioni l'ultimo
capitolo dedicato non al cantautore, ma allo scrittore e al saggista, attività che, se sono diventate
pubbliche solo ultimamente, sono state in realtà le molle prime, e in gran parte segrete, che
hanno portato Vecchioni a fare "principalmente" il cantautore. Che non vi sia contraddizione
in tutto questo risulta chiaro dal fatto che Vecchioni, nella quarta di copertina della sua prima
raccolta di racconti, si definisce complessivamente "cantastorie". Ed effettivamente, nel
passare degli anni, il volto della poetica di Roberto Vecchioni, artista e intellettuale, si è
venuta precisando sempre più come quella di un cantastorie interessato a narrare, attraverso
diverse formule espressive e generi letterari più disparati, le vicende e le gesta degli uomini
e, attraverso queste, il riflesso della propria storia e della propria vicenda.
Se tutto questo è logico ed evidente nel cantautore, come anche, in ultima analisi, nel
romanziere e nello scrittore di poesie e racconti, non stupisce, però, chi conosce davvero
Roberto che persino il saggista e il professor Vecchioni continuino a narrare... Ed ecco che, in
coerenza a ciò, il saggista racconta, nell'ultimo prestigioso aggiornamento della Treccani,
la storia della canzone italiana e il professore universitario svolge il suo corso dedicandolo -
come già detto - alla storia, alla poetica e alla memoria del più grande dei cantautori
e cantastorie italiani contemporanei, Fabrizio De André.
Il vero motivo, però, che mi ha portato ad affiancare queste diverse "facce" di
Vecchioni in un libro complessivo è il fatto che Vecchioni, nella sua complessiva attività
pubblica, intellettuale e artistica, si è mosso sempre in coerenza ad alcuni forti valori
morali e civili. Tutto questo si comprende, meglio e in ultima istanza, se si ricorda che il quarto -
o il primo? - "vero" mestiere di Roberto è stato quello di insegnare. Roberto è
stato, infatti, professore a scuola e all'Università per più di trent'anni e questa
è, credo, la radice ultima del suo stare - tanto sulle pagine dei giornali e delle riviste quanto
sulle tavole del palcoscenico e nei microsolchi di un disco - in quel certo modo che è la sua vera
firma...
È a partire da questa considerazione, che il mio lavoro ha prestato un'attenzione modesta al lato
"tecnico" della scrittura testuale e musicale dell'opera di Vecchioni (le rime e le assonanze
di Roberto sono tutto sommato "facili" e il principio fondamentale della sua musica è
la coerenza tra testo, musica e interpretazione). Ho privilegiato, invece, la comprensione complessiva
del singolo "testo" (considerato come un insieme organico di parole musica e interpretazione)
e poi la parabola complessiva di Vecchioni come artista e intellettuale, una parabola che è
caratterizzata, come vedremo, da una grande coerenza interna sia da un punto di vista artistico che
etico...
Ma con queste considerazioni stiamo già entrando nel prossimo capitolo dedicato non più
alla presentazione del libro, ma ai suoi primi dischi e alla definizione della poetica di Vecchioni.
Resta solo qualcosa da dire sulla divisione dei capitoli del libro che potrebbe apparir privilegiare
i dischi della seconda metà degli anni Settanta rispetto ai successivi e, quindi, implicare
un giudizio di valore. Non è così e il motivo è un altro: i dischi successivi,
pur quasi sempre altrettanto belli, sono decisamente meno complessi ed hanno inoltre il vantaggio che
recensioni e interviste esplicative sono ancora facilmente reperibili. Da qui dunque la decisione di dare
più spazio e considerazione a dischi come Samarcanda o Stranamore.
Detto questo, mi pare più importante ricordare invece - per concludere questa presentazione e
per dar modo di comprendere in fretta quanto tutto in Roberto abbia coerenza e unità
intellettuale ed umana e come per lui privato e pubblico siano solo facce della medesima scelta etica
- le parole che Vecchioni scrisse sulla prima pagina dell'Unità in occasione della morte
di Enrico Berlinguer, interpretando il brivido di solitudine che tutti ci ha attraversato alla morte
del Segretario del Partito Comunista Italiano. Scrive Roberto Vecchioni, e al termine del suo
articolo-canzone, vicino alla firma, significativamente troviamo il termine "cantautore"
anche se vi starebbe stato altrettanto bene - a mio avviso - quello con cui è conosciuto per
antonomasia "professore": "Pensavo a quel palco di luglio / che a Roma ti avevo
abbracciato / in questa mattina che leggo male Éluard / proprio dove dice / 'Non verremo
alla meta ad uno ad uno / ma a due a due' / e chiamo i ragazzi che non sanno né greco né
latino / ma non me ne importa / e questa mattina che solo da ieri ha smesso di piovere / e ho visto
mia figlia / ho cantato due ore a Piacenza e mentre tornavo / pensavo a quel palco di luglio / che a
Roma ti avevo abbracciato / questa mattina mi sono fatto il conto / di tutti gli amici / di tutte le
antiche compagne / le volte che ho fatto l'amore / le volte che non mi sono venduto / che ho detto di
no / che ho scelto anche male la barca più lenta / però dove entrava il vento fin dentro
il cuore (...) e per un attimo questa mattina / Enrico mi sono sentito così / orgoglioso della
mia vita e così improvvisamente solo".
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