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Vocabolario del
dialetto di Campo Ligure
di
Massimo Calissano e Giovanni
Ponte
Campo: cenni geografici, storici ed economici
di Massimo Calissano e Giovanni Ponte
Il Comune di Campo Ligure (in antico
denominato semplicemente Campo, poi, a partire dalla fine del XVII secolo Campo
Freddo per assumere la denominazione attuale nel 1884) si trova nel lembo nord
occidentale della provincia di Genova, a nord est del passo del Turchino,
sull’itinerario Voltri-Ovada. Confina a sud con Masone, a nord e a ovest con
Rossiglione, a est con la zona delle Capanne di Marcarolo che appartiene al
Comune di Bosio, laddove la provincia di Alessandria più si incunea nell’area
ligure.
Campo Ligure si raggiunge facilmente da Genova grazie alla linea ferroviaria che
prosegue per Ovada, Acqui, Asti. A Genova e a Ovada è collegato inoltre dalla
strada provinciale 456 del Turchino (dista 37 Km da Genova, 20 da Voltri e 17 da
Ovada) e dall’Autostrada A26 “dei Trafori”, aperta al traffico nel 1977, con
uscita dallo svincolo di Masone.
Il territorio del Comune comprende un’area montana, in parte coltivata, in parte
boscosa, con brevi zone pianeggianti lungo il principale corso d’acqua: la
Stura, che nasce dal monte Orditano e confluisce nell’Orba o Olba nei pressi di
Ovada; essa riceve gli affluenti Ponzema, Langassino, Masca ed altri. Il clima è
continentale, mitigato dalla vicinanza del mare.
L’agricoltura, che un tempo occupava buona parte della popolazione, è assai
decaduta per i bassi redditi e lo spopolamento delle campagne; scarso ormai è
l’allevamento di bovini e ovini; di poco rilievo economico la produzione delle
castagne, che fino all’inizio del ’900 erano l’alimento base della popolazione.
Sono ormai rari i grandi castagneti, un tempo ben curati, e le castagne dei
boschi sono di modesto pregio. Si coltivano patate e ortaggi quasi
esclusivamente per il consumo personale dei contadini.
Con l’affermazione della Repubblica marinara genovese la Valle Stura fu
importante per le ferriere che lavoravano il minerale ferroso dell’Elba,
trasportato via mare a Voltri e di qui nella Valle attraverso la strada della
Canellona. La lavorazione, protrattasi per secoli, avveniva per la disponibilità
delle maestranze, del carbone di legna ricavato dai boschi locali e dalla
ricchezza d’acqua e i prodotti, principalmente chiodi per le navi e l’edilizia,
riprendevano la via di Genova.
La concorrenza degli stabilimenti metallurgici inglesi costrinse alla chiusura
le ultime fucine, che avvenne durante il periodo giolittiano, all’inizio del
’900.
Miglioravano le comunicazioni con Genova, per l’apertura della nuova strada
carrozzabile del Turchino (1872) e della linea ferroviaria Genova Ovada Acqui
(1894).
La borghesia locale o d’origine genovese, attuando moderne iniziative
capitalistiche, sostituì alle fucine i cotonifici, sviluppando una attività
industriale di rilievo che si protrasse fino alla metà del XX secolo, quando
cedette alla concorrenza di altre regioni italiane.
Dal 1884 prendeva avvio, importata da Genova, la lavorazione artigiana della
filigrana in oro e argento, i cui prodotti sono in parte assorbiti dal mercato
nazionale, in parte esportati.
La piccola industria è rappresentata da stabilimenti per la lavorazione della
plastica e del legno, per la produzione di carpenteria metallica, di assemblaggi
meccanici, per costruzioni elettroniche ed elettromeccaniche ed altre.
Buona parte della popolazione attiva del paese è però costituita da “pendolari”
che lavorano a Genova.
L’intera valle Stura, cui Campo appartiene, fu abitata dai Liguri Stazielli, la
cui capitale era Acqui; i Romani li sconfissero a Caristo, sottomettendoli nel
II sec. a.C.
L’attuale paese di Campo ebbe molto probabilmente origine da un accampamento
militare tardo romano, scegliendo un luogo facilmente difendibile per natura,
sulla destra della Stura, fra questo corso d’acqua, il Langassino e la Ponzema,
dominato dalla collina del castello (forse già fortificato dai Liguri).
L’impianto urbanistico del centro storico conserva tuttora lo schema
dell’accampamento romano, percorso da due vie incrociantisi ad angolo retto: il
decumanus (la via principale, ora distinta nelle vie G. Saracco e don Minzoni) e
il cardo (dal ponte di S. Michele a piazza Vittorio Emanuele II, corrispondente
allo spiazzo davanti al praetorium, sede del comando, e al sito dove fu poi
eretta la chiesa parrocchiale).
Scarseggiano le notizie sui secoli altomedioevali, caratterizzati dal regresso
economico e dall’affermarsi del feudalesimo. Ricompreso tra le marche Aleramica
e Obertenga e con il loro successivo frazionarsi in feudi ereditari, Campo, dopo
vari passaggi, e si costituì in Comune, dapprima nobiliare, poi con la
partecipazione del popolo. Giurò fedeltà nel 1224, 1279 e 1289 al Comune di
Genova che, con la sua potenza economica e politica si espandeva allora oltre
l’Appennino. Ma le lotte tra i nobili genovesi indussero le famiglie più potenti
a costituirsi piccoli stati nell’area montana ligure, per controllare le vie di
traffico tra il Monferrato e la Riviera, che passavano per i valichi più
agevoli. Anfreone Spinola ottenne nel 1329 l’investitura di Campo, costituito in
feudo imperiale. All’imperatore spettava il potere legislativo, al feudatario
l’esecutivo, al podestà da lui nominato il giudiziario, mentre la Comunità si
amministrava in modo autonomo.
Il feudo, retto da propri Statuti (la cui più recente edizione risale al 1564)
aveva anche il diritto di battere moneta. Campo diveniva, così, uno dei feudi
imperiali lungo l’arco dell’Appennino ligure, luoghi fortificati da lungo tempo,
come i paesi delle Langhe a ponente ed altri del retroterra spezzino a levante.
Sotto la diretta sovranità di Genova erano invece le limitrofe Comunità di
Masone e Rossiglione.
Nella seconda metà del XVI secolo la crisi economica della Spagna coinvolgeva
anche l’Italia, soggetta al suo predominio diretto o indiretto; il declino di
Genova sui mari induceva i suoi nobili ad acquistare possessi terrieri ed a
sfruttare i feudi loro soggetti. A Campo gli Spinola acquisivano la proprietà di
mulini, ferriere, cascine, castagneti e boschi. Approfittando della debolezza
degli Asburgo di Vienna, impegnati a fronteggiare l’avanzata turca e poi
invischiati nella guerra dei trent’anni, gli Spinola tentarono a più riprese di
limitare le prerogative di autogoverno della Comunità locale. Appoggiata dal
clero locale, la Comunità ottenne, nel 1721 un rescritto dall’imperatore Carlo
VI che imponeva ai feudatari il rispetto dei diritti dei campesi.
A fine settecento, quale conseguenza degli eventi rivoluzionari, con le vittorie
napoleoniche nella prima campagna d’Italia, la giacobina Repubblica ligure
sostituiva nel ’97 l’antica Repubblica aristocratica di Genova e conglobava gli
antichi feudi imperiali.
Con il Congresso di Vienna (1815) l’intero territorio ligure passava al Regno di
Sardegna, divenuto, nel 1861, Regno d’Italia.
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