I Corsivi

 

 

Pagare per diventare

uomini sandwich

 

 

Tutti i lavori meritano rispetto e quando, prima a Londra, poi a New York, ho visto bianchi e neri fare gli uomini sandwich e portare in giro la réclame di un prodotto o di uno spettacolo ( a Roma solo recentemente mi è capitato di trovare delle ragazze impegnate in tale compito) ho provato compassione ma anche ammirazione per chi si sforzava di guadagnare il pane, comunque, lavorando.

Confesso invece di provare solo sentimenti negativi per quanti, uomini e donne, ragazze e ragazzi, girano portando in giro gratis, e addirittura ostentandola, la griffe di una marca o addirittura il nome per esteso di una ditta ben stampato sulla camicetta o sui bermuda o su scarpe ( in genere maleodoranti). E quando si tratta di bambini o ragazzetti i miei sentimenti negativi si trasferiscono ovviamente sui genitori. Perfino le mutande portano il logo ben in vista in modo che cambiandosi in piscina il vicino di armadietto sappia che gli slip non sono italiani ma francesi ( il che vuol dire di solito fabbricati in Corea o in una povera casa dove si fa lavoro a domicilio).

E’ vero che il cattivo esempio viene da coloro ai quali i giovani guardano come “ campioni”: corridori di Formula uno, ricoperti ovunque di scritte pubblicitarie o giocatori di calcio che fingono di avere il vezzo, dopo il gol,  di alzare la maglia con il logo dello sponsor ufficiale o di levarsi i calzoncini per far vedere, sotto, la pubblicità di una marca che li paga. Ma questi “campioni”, appunto, si fanno pagare milioni e miliardi ( così come hanno un tariffario i “divi” per intervenire ad un party o ad pranzo)  per fare lo stesso  lavoro dei poveri che passeggiano su e giù per Park Avenue. Al più li si può accusare di non porre limiti a guadagni già miliardari. Gli altri, invece, gli adepti del dio consumo,  non solo non sono pagati ma addirittura, come tanti stupidi, pagano o fanno pagare loro  genitori per fare réclame alla ditta di zainetti o di giubbini o di calzoni extra large. Con il risultato di portare il costo del “corredo” per andare a scuola a oltre un milione e a cifre anche più alte il costo di quello per giocare a calcetto.

Non voglio prendermela tuttavia  con i giovani, vittime delle ore di bombardamento televisivo cui sono impunemente  sottoposti o dello spazio pubblicitario che il portale di Internet allega ai dati che fornisce e in ogni caso, salvo eccezioni, perdonabili per la fresca disinvoltura con cui indossano, spesso, capi da carnevale.

L’offesa ben più grave al buon gusto viene da adulti che vorrebbero essere considerati  membri dell’alta società o, almeno, di quella medio alta e che giornalisti formati alla stessa scuola designano come “vip” segnalandone  i nomi alle prime o in Tribuna d’onore allo stadio. Uomini che ostentano come un tratto di eleganza la réclame che portano in giro, il logo ben visibile sulla borsa in pelle, il Bulgari stampato in grossi caratteri sulla tonda cornice dell’orologio, il marchio  della maglietta Cacharel  che si legge attraverso il  biancore della camicia di seta: donne che proclamano al mondo di avere una borsetta di Prada  o di Gucci. Per non parlare della gara che sui verdi campi del golf si gioca non tra golfisti ma tra le loro mazze e le loro scarpe griffate.

Non so se Berlusconi pensasse a tutto questo quando ha parlato della superiorità della nostra civiltà. Certo questa civiltà dei soldi ( perché in realtà ogni logo è un cartellino del prezzo che si è pagato)   è ben triste e rozza. Viene da invidiare la semplice bellezza degli abiti degli uomini del Sahara o le tuniche del Dubai.

Non propongo comunque di fare contro certe volgari ostentazioni  la rivoluzione; ma semplicemente di cedere alla  santa tentazione di rifiutare cortesemente ma fermamente nei negozi  – siamo già in molti che abbiamo fatto tale scelta e vorremmo diffonderla – ogni capo di abbigliamento che ostenti  un logo visibile all’esterno.

Altrimenti ci paghino.

 

                                                                                                   Federico Volen

 

 

 

 

Sono nazionalista ?

 

Sono tra quanti non condividono il tipo di risposta che Bush e Blair danno al terrorismo. La considero esiziale per il futuro della sicurezza nostra e dei nostri figli. Eppure.. Eppure debbo confessare che come italiano ho sofferto nel sapere che Bush si è preoccupato di preavvertire personalmente molti capi di Stato e di governo salvo l’Italia e che ormai il nostro Paese viene trattato alla stregua di un paese di terz’ordine.Berlusconi deve impegnarsi con Bush a inviare nostri soldati sul campo per ottenere in extremis un invito a Londra insieme ai “piccoli”.

Ma quand’è che gli stessi alleati di Berlusconi si renderanno conto che di questo passo avremo tutti i danni della guerra infinita senza alcun vantaggio ( ammesso sia morale parlare di vantaggi a fronte alla  morte degli americani vittime del terrorismo e dei nomadi afghani vittime delle bombe americane)?

Per spiegare le molte gaffes del nostro Presidente pro tempore, che tra l’altro ha il torto di trovarsi sempre nel posto sbagliato (Arcore) nel momento sbagliato,  è stata fatta circolare a Montecitorio una velina che sollecita “ comprensione” dato lo stato di salute di Berlusconi. Se è così siamo pronti alla comprensione, ma certamente Berlusconi finirebbe in bellezza dicendolo e dimettendosi.

Ma purtroppo la questione non è così semplice dato che in realtà il suo amico Bush, che dopo lunga anticamera e lungo lavoro diplomatico di Ruggero ( e di Ciampi) l’ha ammesso alla Casa Bianca  pensa esattamente le cose che Berlusconi ha l’ingenuità di dire in sedi internazionali. I guai e l’irritazione profonda verso l’Italia  nascono – assicura fonte seria- perché la parte più responsabile della Amministrazione americana, a differenza del guerriero Blair, della City e delle multinazionali del petrolio e della droga,   punta molto sulle inchieste finanziarie aperte sia sul crollo di borsa che ha preceduto l'1’ settembre sia sui legami bancari di Bin Laden e non solo di Bin Laden. E non  nasconde che da tali inchieste potrebbero scaturire grosse sorprese. Mentre Berlusconi ha fatto prevalere sugli interessi americani e della giustizia internazionale gli interessi privati suoi e di Previti rendendo di fatto inutili- con Ciampi passivo notaio -  le indagini sui falsi in bilancio, pressoché impossibili le rogatorie, e indebolendo la magistratura. Per di più avendo soci arabi in Mediaset. Si può avere un presidente del Consiglio  più sbagliato in un momento così cruciale ?

E’ indubbio che serie indagini finanziarie su tutti i movimenti dalle e verso le zone franche e tra gruppi petroliferi e sauditi   avvenuti negli ultimi anni sarebbero certamente  più dannose al terrorismo internazionale ( cui non partecipano solo islamici ma europei, cristiani  ed ebrei ) delle bombe gettate sugli afgani e periodicamente, come contorno,  sull’Irak.

                                                                                              T.Ag.