Adagiata ai piedi di Monte Fontana (1278)
e Monte Cirasa (m. 1526) è la contrada delle Fontanelle. Quasi del
tutto coperta da bellissimi boschi di castagno e da rigogliosi pometi,
questa zona della nostra montagna costituisce un felice connubio nel secolare
rapporto tra la natura e l’opera dell’uomo etneo. Il nome “Fontanelle”
riporterà alla mente delle persone di una certa età il ricordo
di una sorgente di freschissima acqua che scorgeva da tre “cannaggi”
di una fontana in pietra lavica con abbeveratoio, posta ai margini di un
torrente che aveva preso il nome, appunto, di “Torrente Fontanelle”.
Accanto una stradina, una vecchia mulattiera tuttora esistente e praticabile,
che si porta in direzione di Pietracannone e del torrente Sambuco. Questa
vasta area, posta oltre i 1200 metri s.l.m., interamente compresa all’interno
del territorio del Comune di Milo, è stata, grazie alla presenza
della sorgente di freschissima acqua, da tempo immemorabile, luogo quasi
obbligato di sosta e ristoro per quanti attraversavano quella contrada
o per quanti, lavorando duramente con la legname dei boschi o nei pometi,
volevano dissetarsi.
Anche in questa parte del nostro vulcano, in cui l’ambiente è
il risultato della fusione tra natura e lavoro dell’uomo, il paesaggio
si presenta nelle varie parti dell’anno con diversi abiti che lo rendono
suggestivo e pieno di fascino. Il “look”estivo è caratterizzato
dal verde intenso dei castagneti e degli alberi da frutto, e se la stagione
è propizia, nei boschi la raccolta dei funghi rappresenta una vera
delizia.
L’arrivo dell’autunno porta alberi ricchi di frutti, in particolare
mele e castagne; con l’avanzare della stagione autunnale, prima di lasciare
i rami le foglie trasformano quel verde intenso della trascorsa estate
in un rosso e marrone che danno un nuovo colore al paesaggio.
L’inverno presenta un affascinante quadro di natura morta su un fondo
di tappeti di foglie di castagno. La primavera riporta vivacità
di colori in una natura che si risveglia nella sua bellezza: prati verdi
e fiori coloratissimi, pometi in fiore.
Ma, anche questo angolo della nostra montagna ha dovuto spesso fare
i conti con la furia distruttiva del vulcano. Il torrente Fontanelle che,
scendendo giù dalla “Purtedda delle Fontanelle” (vero e proprio
passo tra Monte Fontana e Monte Cirasa che immette in Valle del Bove) si
portava a valle, attraversando l’omonima contrada fino a raggiungere in
contrada Sambuco il torrente Cubania (travolto dalla colata del 1971),
fu invaso dalla colata lavica del 1950.
La lava, scorrendo per la piana sotto la Rocca Capra, imboccò
la discesa della “Purtedda” incanalandosi nel torrente e distruggendo nella
mattina del 28 dicembre 1950 la sorgente delle Fontanelle.
Si cercò negli anni successivi di riportare in superficie il
filone d’acqua che alimentava la fontana; venne così scavato un
pozzo, ma il tentativo non portò a risultati concreti. Se l’acqua
non è più tornata a scorrere e a dissetare quanti si trovano
di passaggio per quella contrada, la lava si è invece ripresentata
violentemente, ritornando a scorrere dopo poco meno di trent’anni, ed esattamente
nei primi giorni di agosto del 1979.
Scorrendo sulla precedente colata lavica, la lava, fortemente alimentata,
tagliò in breve tempo la strada Mareneve puntando su Fornazzo che
poi, come per miracolo, non raggiunse.
Rimane intatta e ancora praticata la vecchia strada che, come già
detto, dal luogo dove sorgeva la fontana si porta tra castagneti e pometi
sul torrente Sambuco.
Pare che questa sia una strada antica, anche se non sappiamo dire quanto,
considerato che le notizie e testimonianze in nostro possesso sono frammentarie
e quanto mai imprecise. Secondo l’ipotesi formulata da qualcuno, potrebbe
anche trattarsi di un piccolo frammento di un’importante arteria di collegamento
dell’antichità che si dirigeva verso il messinese; queste ipotesi
rimangono per il momento prive di fondamento concreto.
Pare, comunque, che in passato siano state ritrovate nei pressi della
vecchia sor-gente delle Fontanelle delle antiche anfore e monete di epoca
non meglio precisata che sono state poi consegnate a Mons. Fichera, ma
di questi reperti non si sa più nulla.
Per finire questa “chiacchierata” sulle “Fontanelle”, narriamo una
leggenda intorno a questi luoghi, che sembra tratta dalle “Mille e una
notte”.
Narra questa leggenda che in un tempo remoto esisteva in questi luoghi
una città, poi misteriosamente scomparsa. Dice ancora la leggenda
che questa città riappare per una notte ogni cento anni nello splendore
dei suoi palazzi, dei suoi mercati, dei suoi commerci, e che un pastore
che si trovava in quella zona a custodire le sue greggi abbia avuto la
fortuna di as-sistere a questo meraviglioso spettacolo.
A parte il fascino di leggende come queste, non siamo in possesso di
dati storici precisi e approfonditi sul passato di questa contrada.
Rimane a noi la storia vera di una fontanella di fresca acqua che non
potrà più dissetare i passanti perchè scomparsa sotto
il fuoco dell’Etna, e la magia che solo il vento sa creare quando soffia
forte tra i rami di castagni il cui suono sembra ricordare lo scroscio
di quell’acqua.