Search and rescue
di Salvo Ranucci

Search and rescue E' una bella giornata di marzo, ma il fronte freddo in arrivo dalla Francia fa sì che il cielo limpido sia velato dai primi cirri, che preannunciano i temporali che ci attenderanno nei prossimi giorni. Il vento di ponente è pungente e di discreta intensità, viene da ovest-sud-ovest, sostanzialmente allineato con la pista della nostra base aerea, sui 15 o 20 nodi. E' un tardo pomeriggio, sono in turno di allarme con Vittorio. Siamo arrivati insieme al gruppo, lui è più "anziano", ha conseguito prima di me le qualifiche addestrative necessarie per essere dichiarati pronti al combattimento e per questo oggi lui è leader della coppia in prontezza in 5 minuti, mentre io sono il suo gregario, pur essendo anche io qualificato capocoppia. In caso di decollo su allarme è lui il capo, leader operativo e responsabile operativo della missione. In volo invece è diverso ed è questa la prerogativa dei gruppi intercettori. In volo anche il più giovane dei combattenti può diventare il direttore d'orchestra dell'intera formazione ovvero tactical leader. Durante un ingaggio diventa leader tattico della formazione chi per primo, con il radar o a vista, acquisisce il bersaglio o la minaccia e riesce per primo ad avere un'idea chiara di cosa sta avvenendo nello spazio tridimensionale, dandone subito informazione agli altri e disponendo i propri amici nella maniera più idonea per sferrare o parare un attacco. Da quando hanno inventato gli aerei da caccia ed il combattimento aereo, nel campo di battaglia sopravvive sempre e solo chi riesce a mantenere chiara nella testa la propria posizione relativa agli altri aerei (in poche parole sa sempre dove sono gli altri), evitando con cura di entrare nella portata di tiro dell'armamento nemico o riuscendo a fare entrare il nemico nel raggio d'azione dei propri missili o cannoni. Tutto ciò richiede un lungo addestramento, per potere affinare quelle qualità necessarie a formare un pilota da caccia che riesca non dico ad abbattere un nemico, ma a non essere mai abbattuto e vi assicuro che sopravvivere in un combattimento, per esempio di 4 aerei contro 4 aerei, con i nemici che sbucano da tutte direzioni, che si incrociano a velocità supersonica con pochi secondi per decidere il da farsi, non è una cosa facile. Tutti i piloti del gruppo se ne sono andati, l'attività addestrativa si è conclusa, rimaniamo solo Vittorio ed io (che siamo d'allarme) con l'onnipresente Enrico, il vicecomandante di gruppo, che appesta con il suo sigaro la sala operativa del Gruppo mentre studia qualche pubblicazione NATO sulla quale deve indottrinare i piloti. Passa un aereo a bassa quota. Per istinto alziamo la testa e dalla finestra vediamo la sagoma familiare dell' MB326 della Squadriglia Collegamenti della base, che sorvola la pista. C'è bisogno di addestrare i controllori radar dell'aeroporto all'avvicinamento radioguidato dei velivoli alla pista ed i 2 piloti del biposto da addestramento stanno simulando avvicinamenti strumentali in condizioni meteo avverse. Dentro la palazzina radar della base un controllore alle prime armi, sotto la guida di uno più esperto, apprende la nobile arte della guida radar. Un buon controllore radar deve essere capace di guidare un aereo in discesa sino a 100 metri di quota esattamente davanti alla pista ed anche lì l'addestramento è lungo e faticoso. Passano una decina di minuti di questo pomeriggio sonnolento, quando squilla il telefono diretto con il sito radar della difesa aerea cui la base è associata nel servizio di sorveglianza dello spazio aereo, nome in codice Barca. Sto per rispondere quando Enrico, preceduto dall'odore del suo sigaro, agguanta la cornetta. Dai brandelli di conversazione che ascolto capisco che è successo qualcosa. Enrico riappende la cornetta e tira una profonda boccata di sigaro come sempre fa quando pensa intensamente. "Chè è successo?" "Barca dice che hanno ricevuto un segnale di emergenza di un velivolo al largo di Gaeta. Mi chiedono conferma se abbiamo il 326 in contatto radio. Del resto è l'unico in volo in questo momento." "Ma sono sicuri?" "Hanno ricevuto un solo segnale radar con il codice d'emergenza ma il controllore è sicuro che sia successo qualcosa. L'ultimo contatto è di 5 minuti fa. L'aereo è scomparso." "Magari sono bassi. Che quota avevano prima di....." "Lanciarsi?" interviene Vittorio che ci ha raggiunto in sala operativa. "Beh, non volevo portare sfiga ma ..." Enrico si richiude nei suoi pensieri e noi lo guardiamo sommerso dal fumo azzurrognolo. "Salvo, tu chiama Barca e cerca di saperne di più, fai avvertire da loro il Centro di Controllo di Martina Franca, riceveranno una chiamata dal nostro Comandante; Vittorio cerca di avere qualche informazione in più dalla torre di controllo, io chiamo il Capo". "Martina Franca?" "Certo ragazzi, se l'aereo non si trova, lo andrete a cercare pure voi, anche se siete d'allarme e dovreste decollare solo per intercettare una minaccia al Patto Atlantico. Abbiamo tre quarti d'ora di luce, con un mare forza 4 e la temperatura dell'acqua di Marzo, 13 gradi in mare nella migliore delle ipotesi. Quanto pensiate che possa resistere un uomo prima di assiderarsi, senza la tuta termica di sopravvivenza? Avete idee migliori?" No, nessuno di noi ha idee migliori, dobbiamo sbrigarci. Passano interminabili minuti al telefono, il velivolo non si trova e non è in contatto con nessun altro ente di controllo confinante con la base. Aumenta in noi la consapevolezza del fatto che ogni minuto è prezioso e che dobbiamo sbrigarci. Il Comandante di Base era in palestra per rilassarsi dopo una dura giornata di lavoro, si è infilato la tuta da volo ed ha chiamato il Comandante del Centro di Controllo Tattico. Ha ottenuto il permesso per il decollo per questa missione particolare e piloterà personalmente l'elicottero della Squadriglia Collegamenti e Soccorso insieme al pilota di elicotteri più esperto della base. Dopo pochi minuti Enrico raccoglie la telefonata con cui ci ordinano di partire. "Ragazzi andate, siete autorizzati, sbrigatevi...." Stavolta non dobbiamo intercettare un russo, si deve cercare qualcuno in acqua, e quel qualcuno sono due nostri amici!!! Mentre corriamo ai velivoli i nostri sottufficiali preparano il decollo dei nostri velivoli, mentre dall'altro capo della pista altri marescialli preparano l'elicottero AB212 del Soccorso. Fortunatamente anche loro erano pronti su allarme ma impiegheranno un pò più di tempo di noi a decollare e a raggiungere il mare aperto. Corriamo a bordo e mettiamo in moto i velivoli. Giggino mi passa le cinghie mentre faccio cenno a Giulio di staccare tutti i sistemi di alimentazione esterna dell'aereo, collegati a questo con una serie di cavi e tubi. Faccio un rapido cenno a Giggino a cui confermo che ho visto che ha rimosso le spine di sicurezza del seggiolino, lo osservo mentre allontana la scaletta dal velivolo e attendo che ambedue gli specialisti siano davanti a me con il pollice alzato. Guardo Vittorio nel suo velivolo a pochi metri da me che sta terminando i suoi preparativi e chiudo il tettuccio. Vittorio si gira, mi guarda e si assicura che io sia pronto, gli rispondo con un cenno del capo. "Golf Tango, scramble". La seconda è la parola in codice che vuol dire che si è pronti al decollo immediato, Golf Tango è il nominativo dei velivoli della base. "Autorizzati all'allineamento e decollo sin d'ora. Dopo il decollo contatterete Barca sulla frequenza Papa 124. Che quota occuperete in zona?" "Resteremo al di sotto di 500 piedi". "OK, sarete al di fuori della zona di controllo di nostra responsabilità, vi passeremo i traffici di cui verremo a conoscenza tramite Barca". "Copiato". Vittorio ripete l'autorizzazione ed esce dal parcheggio. La torre ci ha voluto avvisare che saremo al di fuori degli spazi aerei controllati e che potrebbero esserci altri aerei in zona e la responsabilità di evitare "incidenti" sarà solo nostra, loro possono non essere in contatto radio con chi razzola liberamente al di sotto degli spazi aerei contollati. Vittorio si allinea e mi attende sul lato destro della pista. Benché autorizzato al decollo sa bene che è buona norma attendere il gregario per decollare. Con una separazione di non più di 20 secondi fra i 2 velivoli al decollo, la formazione resta integra e si giunge insieme sull'obiettivo. Entro anche io in pista e annuncio "il 2 è pronto all'allineamento e decollo". Vittorio dà motore ed il fumo nero dello scarico diventa rosa, poi bluastro, infine arancione. Il rombo del J79 mi entra in cabina, mentre osservo i parametri del mio motore salire regolarmente mentre la spinta sale regolare ed inesorabile. Dopo avere raggiunto i 100 nodi comincio già a cercare il velivolo del leader e lo vedo virare lentamente a destra. Arrivo a 175 nodi in pochi secondi, ruoto il muso, sono in volo e tiro su il carrello immediatamente mentre a pochi metri da terra già viro a destra per raggiungere il leader. Uno sguardo dentro per assicurarmi che il carrello sia su e bloccato e poi torno a guardare fuori. Accelero a 450 nodi senza retrarre i flap, tolgo il postbruciatore solo allora e mantengo la velocità per chiudere in fretta sul leader. Quando sono a 500 metri da Vittorio, metto il motore al minimo e la combinazione della mia decelerazione e della sua velocità costantemente a 350 nodi mi permette di fermarmi a 150 metri da lui, in una posizione di attesa, comoda. Mentre Vittorio manovra a bassa quota mi mantengo in questa posizione, spostandomi nello spazio come restndo sulla superficie di un cono sul cui apice si trova il velivolo del leader. "Golf Tango andiamo sulla frequenza di Barca" "2" "Barca missione Golf Tango" "Golf Tango, Barca, buonasera, dirigete con prua 290 per altre 10 miglia. Restiamo in attesa." "Roger, nessun contatto?" "Nessuno" Alla nostra velocità ci mettiamo meno di 2 minuti. "Salvo, c'è una grossa macchia di carburante sul mare, la vedi? Orbitiamo qui sopra". Cominciamo a girare in cerchio, ma c'è da risolvere qualche problema. Innanzitutto mi devo mettere lontano da Vittorio perché se devo tenere a bada lui, non riesco a concentarmi sulla ricerca visiva. Dopo essermi allontanato un bel po', mi rendo conto che ho bisogno di scendere e rallentare, ovvero devo mettermi nelle migliori condizioni per vedere qualcuno. Certo, se mi tengo a 150 metri di altezza e a 700 chilometri all'ora non vedrò un bel niente. Mi abbasso sino a 50 metri, sto per dirlo a Vittorio quando mi accorgo che anche lui ha la mia stessa idea. Adesso manteniamo entrambi una virata a sinistra costante ad una velocità di 250 nodi, un'inclinazione alare di 60° e 2 G costanti. Ai G siamo abituati, non li avvertiamo neanche 2 G. L'aereo, carico di carburante ed a bassa velocità, sul mare, è al limite delle prestazioni, stiamo entrambi facendo qualcosa di rischioso e lo sappiamo, siamo entrambi attentissimi. Una piccola distrazione e finiamo in acqua anche noi, l'aereo non perdona molto così bassi e a queste velocità. Tengo il postbruciatore inserito di tanto in tanto, il rumore dell'aereo giungerà anche ai naufraghi e se ci vedono magari sparano un razzo di segnalazione. Altro problema è il mare. Le onde si frangono, le creste percorrono la superficie del mare per una decina di metri, talvolta si forma qualche cavallone. Non è la condizione migliore per vedere qualcuno, tantomeno per recuperarlo. La faccia di una persona è bianca e dovrebbe vedersi, ma il resto del corpo coperto dalla tuta di volo si mimetizzerà con il mare grigiastro Almeno il battellino di salvataggio immaginavo di vederlo più facilmente, è di colore arancione. Le onde e la spuma mi creano numerosi falsi allarmi, mi sembra di vederli ad ogni giro. Vittorio decide di invertire il senso della virata ed è una buona idea, ho bisogno di rilassare i muscoli del collo. "Golf Tango da Barca". Il radar ci chiama. "Avanti Barca" risponde Vittorio. "Golf Tango, c'è l'elicottero in zona, fra 1 minuto sarà da voi, gli dico di venire su questa frequenza?" Il Comandante di base li anticipa, "Golf Tango siamo già su questa". L'elicottero è anche lui in frequenza, dopo un breve scambio di convenevoli lo informiamo che siamo bassi ma ci teniamo al disopra dei 100 piedi di quota, mentre l'equipaggio dell'AB212 resterà al di sotto. Stiamo girando in tondo da quella che mi sembra un'eternità, ma siamo pieni di combustibile, possiamo restare altri 50 minuti qua sopra. Il problema è che il sole fra 30 minuti tramonta. Mi preoccupa che non abbiamo visto un battellino di salvataggio, un razzo di segnalazione, nulla. Ce l'avranno fatta a lanciarsi?. Altro cambio di direzione, torniamo a virare a sinistra sulla larga macchia di olio e kerosene, che il vento ed il mare deformano rapidamente. Mentre Vittorio cambia direzione i miei occhi mettono a fuoco il suo velivolo e sotto di lui percepisco per l'ennesima volta una forma irregolare che tengo d'occhio senza riuscire a capire bene cosa sia. Il velivolo del leader passa esattamente su quella cosa e da questa parte un razzo di segnalazione! "Vittorio sono sotto di te, li vedo! Vittorio vira a sinistra e ripassa qui sopra, io li sorvolo e viro a destra. Vittorio tienimi d'occhio tu, io cerco di tenermeli sempre in vista!" "Roger" In realtà non li vedo ancora. Passo sopra il punto da cui ho visto partire il razzo, ma non riconosco nulla di simile a persone in mare, il mare è grosso ed ho avuto pochi secondi, la visibilità comincia del resto a scarseggiare. Comincio a virare a destra e per essere sicuro di ripassare esattamente sul punto, mantengo una virata con velocità ed angolo di inclinazione costanti, stringo di più la virata per non allontanarmi troppo, sforzandomi di tenere il collo puntato verso la macchiolina sul mare, osservo Vittorio fare lo stesso. Le vertebre cervicali mie e di Vittorio, che stanno sorreggendo la testa appesantita dai nostri caschi e dall'accelerazione, ringraziano per lo sforzo a cui le sottoponiamo. Mentre viro, vedo l'elicottero che passa 500 metri a ovest del punto dove dovrebbero trovarsi i naufraghi. "Virate a destra, mettete prua 110 e dovreste vederli". "Ricevuto". Sto per ripassare sul punto e informo l'equipaggio del Soccorso. "Il punto dove li ho visti è sotto di me .............ora!" Finalmente li vediamo entrambi, o almeno credo di vedere le facce di qualcuno che guarda in alto, io sono troppo veloce, è troppo scuro e loro sono immersi nell'acqua grigiastra. Sono certamente lì sotto, ma l'importante è che li veda l'AB212, saranno loro a recuperarli. Pochi secondi ancora e l'equipaggio dell'elicottero li avvista. Ci alziamo di quota entrambi e restiamo a guardare il recupero. Osservo il sottufficiale aerosoccorritore (il nostro uomo-rana), tuffarsi e scomparire in acqua (cavolo com'è difficile vedere qualcuno!) e riesco a vedere i naufraghi mentre vengono tratti in salvo con difficoltà. Erano in due sullo stesso battellino!! I loro corpi coprivano totalmente il canotto arancione e per questo non riuscivo a vederli! Il colore scuro delle tute, nel mare al tramonto, aveva fatto il resto. Salvatore, uno dei due che si erano lanciati, aveva riportato nell'eiezione un trauma alla schiena ma era riuscito ad issarsi sul battellino e ad armare i razzi di segnalazione. L'altro, soprannominato l'Omone o la Bestia, 188 cm per 90 kg di peso, era illeso, si era liberato del suo canotto per unirsi a Salvatore ed aveva nuotato per qualche centinaio di metri nel mare mosso! Entrambi erano semiassiderati, ma l'Omone era con il corpo in acqua da almeno mezz'ora e resisteva ancora, lasciando tutto il battello a Salvatore che aveva la schiena a pezzi. Quando ci hanno sentito arrivare, con tutto il rumore che facevamo, Salvatore ha atteso che uno dei 2 velivoli passasse sopra le loro teste abbastanza vicino, per sparare un razzo ed essere sicuro di essere visto. Quando il velivolo di Vittorio li ha puntati ha sparato un razzo, che io ho visto perché ero dietro ed in posizione favorevole. Vittorio era passato esattamente su di loro e di questo dovevamo ringraziare la dea bendata o qualche santo protettore. Dopo l'atterraggio riceviamo le pacche sulla spalle dei sottufficiali, un pulmino ci preleva e ci porta nell'infermeria della base a salutare i nostri amici. L'Omone trema dal freddo come non ho mai visto nessuno fare e non riesce a parlare ma il suo sguardo vale più di ogni ringraziamento. Il Comandante ci riunisce al Circolo Ufficiali e mentre questi si congratula con tutti offrendoci da bere, Peppe legge un libro sul bancone. "Peppe, che stai facendo?" Peppe mi guarda pensieroso e non mi risponde consultando le pagine, prende appunti e scrive dei numeri. "Che stai leggendo?". Finalmente mi risponde mostrandomi il fogliettino. "Ho consultato la smorfia. E se questi numeri ce li giocassimo al lotto?" Fu un ambo secco memorabile.....