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Era una notte buia e tempestosa. La data non la ricordo con esattezza,
ma doveva essere una notte di fine estate od autunnale del 1988. Esisteva
ancora l'Unione Sovietica e la contrapposizione tra NATO e Patto di Varsavia
era nell'ordine naturale delle cose. La storia si svolge nei cieli del
Veneto e del Friuli; i protagonisti sono due "streghe" del 28°
Gruppo del 3° Stormo di base a Villafranca di Verona.
Era una notte buia e tempestosa, dunque. Il Gruppo era impegnato nell'annuale
esercitazione "Display Determination" della NATO, uno degli
impegni operativi più importanti per i Gruppi dell'Aeronautica
Militare che vi partecipavano; il 28° è "taskato"
per una missione di ricognizione notturna da effettuarsi in Friuli: in
parole povere, le Streghe devono riportare a casa le fotografie di tre
o quattro camion parcheggiati nel poligono di Maniago (allora ancora attivo)
usando le macchine all'infrarosso del pod "Orpheus". La missione
viene assegnata a me, giovane tenente, gregario, con più di due
anni di esperienza sul 104G, ed al mio amico Arcangelo, capo-coppia, giovane
capitano di notevole esperienza, ma transitato sul 104 da relativamente
poco tempo, proveniente da un reparto caccia-bombardiere dotato di G-91Y.
Una premessa importante da fare è questa: in quegli anni era autorizzato
un solo percorso di bassa quota notturna; il mio Gruppo di notte e a bassa
quota volava sempre e solo quella rotta. Diamine, la conoscevo a memoria!
Questa missione, inoltre, andava verso ovest, fino a Fossano, in Piemonte
(dove probabilmente abbiamo raccolto una serie infinita di maledizioni
da parte della popolazione locale) per poi tornare verso est sorvolando
Lombardia ed Emilia. Insomma, noi non avevamo visto molta Italia di notte
e a bassa quota!
Arcangelo ed io ci guardiamo negli occhi e pensiamo la stessa cosa: "Fabio"
mi dice "andiamo a pianificare per bene questa missione!".
L'ora e mezza successiva fu impiegata nella preparazione della missione:
ricordo perfettamente che pianificammo una bassa quota tutta in pianura,
con parecchi "waypoints" facilmente identificabili al radar.
In pratica, dopo il decollo da Villa, avremmo virato verso sud per riportare
i ponti di Borgoforte (uscita standard VFR); poi prua verso est, seguendo
praticamente il corso del Po fino alle sue foci, nord-est verso la laguna
di Marano ed, infine, prua nord per passare sulle coordinate del target
seguendo il fiume Tagliamento. Calcoliamo, inoltre, l'orario di decollo
per fare il TOT (Time On Target), la quota di sorvolo e la distanza da
mantenere tra gli elementi della formazione in modo da garantire una copertura
adeguata dell'area del target con le nostre macchine all'infrarosso.
Quando tutto è pronto, passiamo il nostro piano di volo e cominciamo
a fare il briefing per la missione.
Ad un tratto
il disastro! Qualcuno entra in sala navigazione e ci
"molla la bomba": "Hanno chiamato dal Venda ed hanno detto
che non siamo autorizzati a volare basse quote notturne differenti da
quella autorizzata! Dovrete riportare sul TACAN di Istrana, da lì
scendere lungo una radiale a vostra scelta per riportare un IP (Initial
Point) a bassa quota, fare il TGT e poi tornare per la stessa strada".
e mancano tre quarti d'ora al decollo!
"Che manfrina! Che razza di addestramento è questo?!? Come
se in caso reale si potesse operare in questo modo!"
I nostri commenti, potete facilmente immaginare, sono di questo tipo (
e
pure peggiori). Comunque: "comandi, sissignore!"; Arcangelo
ed io ci "fiondiamo" in sala navigazione per buttare via tutto
il nostro lavoro e tirare le quattro linee che ci servono: riporteremo
la verticale del TACAN di Istrana e poi scenderemo lungo la radiale che
ci porterà sulla città di Pordenone che sarà il nostro
IP, poi prua verso est per riportare a sud di Aviano e, quindi, il poligono
di Maniago dove è situato il nostro obiettivo. Per fortuna la parte
relativa al sorvolo del TGT rimane pressoché invariata e così,
dopo soli quindici frenetici minuti, siamo pronti ad avviarci, ancora
bestemmiando, verso lo spogliatoio e la sala caschi del Gruppo.
Bardati di tutto punto ci avviamo verso la linea volo dove ci attendono
i nostri due "spilloni" in configurazione "tip + pod".
Piove, il "ceiling" è tra i 1.000 ed i 1.500 ft, ma almeno
la visibilità è decente. Messa in moto e "cinque dita"
vengono svolte regolarmente e con la velocità di un vero "combat
ready", così Arcangelo ed io ci presentiamo all'orario previsto
per un decollo in coppia.
Così, in quella notte buia e piovosa, i nostri fedeli amici "retaioli"
vedono passare sopra le loro teste due stelle comete, accompagnate da
un rombo assordante, che annunciano che le Streghe sono di nuovo all'opera.
Sbuchiamo "on top" a circa 8.000 ft e ci accorgiamo che la pianura
padana è tutta un biancore di nuvole basse, mentre sopra splendono
le stelle. Sotto il controllo di Garda radar riportiamo la verticale del
TACAN di Istrana e cominciamo la nostra discesa lungo la radiale pianificata;
io sono in coppia lungo tutta la discesa in IMC, sul lato destro del 104
di Arcangelo, il lato preferito di tutti i gregari, perché consente
una posizione più comoda al corpo: la testa che guarda verso sinistra,
la mano sinistra sulla manetta motore e la destra che, con piccoli movimenti,
controlla gli spostamenti del mio 104 a non più di qualche metro
dalla tip del mio leader.
Finalmente, un chiarore sotto di noi! Il tempo è quello previsto
(sulla verticale di Istrana abbiamo fatto scattare i nostri contasecondi),
e dopo qualche secondo sbuchiamo sulla verticale di una città che,
ovviamente, deve essere Pordenone.
Arcangelo prende la prua calcolata per il target accelerando contemporaneamente
a 420 nodi mentre io prendo posizione, sempre sulla sua destra, sfilandomi
un po' ed allargandomi fino ad intravedere appena le luci di posizione
del mio "leader". Faccio partire il contasecondi per quelli
che saranno forse i tre minuti più lunghi della mia vita.
Mi accorgo subito che c'è qualcosa che non va
: sulla nostra
destra un gran buio, neanche una luce; ho l'impressione di essere molto
vicino alle montagne, ma
non può essere! L'IP l'abbiamo sorvolato,
la prua è giusta
e allora? "Arcangelo", dico alla
radio, "secondo me siamo molto a nord della rotta!". Lui, preso
dalla navigazione notturna a 500 piedi non risponde. Allora sintonizzo
il TACAN di Aviano: la nostra rotta ci dovrà portare a sud del
TACAN per cui vedrò la lancetta del mio PHI "sfilarmi"
a sinistra. Canale 111 inserito sul pannello di controllo del TACAN ed
ecco la lancetta del PHI indicare quasi in prua. Per fare ciò ho
dovuto guardare in basso, sulla consolle destra, e quando cerco il mio
"leader" sulla mia sinistra faccio molta fatica a vederlo.
La navigazione continua, preparo il pod "Orpheus", mentre cerco
di tenere in vista le luci di posizione del 104 di Arcangelo: il disagio
non mi lascia, anzi aumenta, e mi ritrovo sempre più lontano ed
alto rispetto alla posizione che dovrei mantenere. Ed il TACAN di Aviano?
Maledizione! Per non perdere di vista il "leader" non sono riuscito
a vedere da che parte è "caduta" la lancetta! Eccola
lì, ora, beffardamente in "coda".
Ormai il disagio è diventato quasi premonizione certa di un disastro
incombente. Sotto il casco, i miei capelli sono letteralmente dritti sulla
nuca e mi aspetto di vedere, da un momento all'altro, il 104 di Arcangelo
dissolversi in una palla di fuoco
e non so il perché!
"Arcangelo", quasi grido in frequenza, "vieni via da lì!".
Ma il tempo per il target è ormai scaduto: ancora qualche secondo
di terrore, poi il 104 del mio "leader" comincia la più
bella ed attesa virata a destra della mia vita. Perfino il fatto che ci
perdiamo di vista prima di ricongiungersi e che ci dobbiamo ritrovare
"on top" (un fatto normalmente non esattamente rilassante) mi
lascia del tutto indifferente, tanto sono felice di allontanarmi dal "grande
buio" che fino a qualche attimo prima sembrava voler inghiottirci
entrambi.
Il rientro a casa è "routine", ma quando ci ritroviamo
in sala equipaggiamento io sono ridotto ad uno straccio. Ci precipitiamo
insieme nella sala dei fotointerpreti dove con l'amico maresciallo Borzelli
cominciamo ad esaminare la "strisciata" all'infrarosso per trovare
il nostro target e trasmettere il rapporto di missione. Ma dei camion
nessuna traccia!
Alla fine riusciamo ad individuare una ferrovia sulla "strisciata"
di Arcangelo che riconosciamo, confrontandola con una carta di navigazione,
come la ferrovia pedemontana che passa a NORD di Aviano, praticamente
ai piedi dei primi contrafforti delle Alpi. Insomma, Arcangelo è
passato parallelamente alle Alpi a non più di 1.000 piedi (300
metri) dal fianco delle montagne!
Pallidi come la morte per il rischio corso (ancora oggi non posso fare
a meno di pensare che se mi fossi trovato per qualsiasi motivo sulla sinistra
di Arcangelo sarei sicuramente morto quella notte) andiamo dal maggiore
"nonno" del Gruppo per raccontare la nostra avventura e per
cercare di capire cosa fosse successo: infatti, se anche avevamo capito
cosa fosse successo, ancora rimaneva da capirne il perché .
Il "nonno" ascolta la storia, guarda la nostra pianificazione
e capisce istantaneamente cosa era avvenuto. In pratica, tutto era stato
causato dall'uso di una carta geografica non aggiornata!
Un tempo, il TACAN di Istrana era situato a parecchie miglia dall'aeroporto,
sul prolungamento dell'asse dalla pista. In seguito, esso era stato portato
sul sedime aeroportuale, qualche miglio più a nord-ovest, ed erano
state pubblicate delle nuove carte geografiche di navigazione. Purtroppo,
esistevano ancora molte delle vecchie carte in circolazione che venivano
regolarmente usate per pianificare le basse quote.
Così, scendendo lungo la radiale dal TACAN di Istrana, noi, in
realtà ci trovavamo già parecchie miglia a nord della rotta
tracciata sulle nostre cartine; in più, perfettamente al tempo
calcolato, siamo sbucati sotto le nubi su una città che non era
Pordenone, bensì Sacile (ben più a nord). La scarsa visibilità
e la nostra familiarità praticamente nulla con quei luoghi di notte
hanno completato l'inganno. Inutile dire che, dopo quella notte, tutte
le cartine non aggiornate vennero eliminate!
Una combinazione quasi fatale di errori umani, fretta ed improvvisazione,
condimeteo, sfortuna e, come piace dire a me, "nozze con i fichi
secchi" portò Arcangelo e me a rischiare seriamente la vita
quella notte buia e tempestosa. Ma ho imparato una cosa importantissima
per un pilota: se l'istinto ti urla che c'è qualcosa di sbagliato
in quello che stai facendo, be'
dagli ascolto
perché
probabilmente ha ragione.
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