Come L'Allegria
anche Sentimento del Tempo non ha un'origine
compatta nè un'unità a priori: l'elaborazione della raccolta incomincia nel 1919, le
prime poesie appaiono nel 1923 e fino al 1933, data di prima edizione della raccolta,
Ungaretti continua a mandar fuori su periodici singole composizioni o varianti di esse.
Nuovi ritocchi sono stati apportati dall'autore anche alle edizioni successive, secondo il
costume già riferito a proposito della prima silloge. Va in particolare notato che la
genesi di Sentimento del Tempo è coeva della rielaborazione e
definitiva stesura de L'Allegria, e che non poche liriche sono
scivolate, durante la gestazione, da una raccolta all'altra, intere o a frammenti. Ciò
permette di osservare che l'oggettiva differenza di esiti non è determinata (o, almeno,
non soltanto) da dissimile momento dell'animo, dell'autore che, nel tracciare la cesura
fra i due libri, nel tempo e da una precisa scelta a freddo, ha voluto seguire due tracce
differenti. Il discorso, piuttosto complesso, riguarda per altro qualunque indagine su
varianti e sovrapposizioni: è sempre precario stabilire se il poeta, nel riprendere in
mano una composizione precedente, cerchi di ritrovarsi nel suo passato e operi un
illimidamento del messaggio di allora o, invece, agisca nella dimensione del momento
aggiungendo l'esperienza non solo tecnica dell'ora. Sembra tuttavia probabile che,
prescindendo da dichiarazioni e intenzioni razionali, passato e presente coagiscano, non
essendo pensabile un ritorno sui vecchi testi senza memoria delle circostanze, nè un
completo acquietamento delle istanze del presente.
Subito dopo L'Allegria, Sentimento del Tempo
è la raccolta poetica ungarettiana di maggior spessore, ben distante dalle brevi raccolte
successive. Gli elementi più palesi di distacco dalla precedente esperienza solo formali:
dall'uso della lettera maiuscola all'inizio del verso al ritorno della punteggiatura; e la
metrica, dalla posizione subordinata in cui si trovavano, viene ad essere chiave
fondamentale del testo poetico. Tali innovazioni risalgono direttamente all'esperienza
rondista e a quella necessità di ordine cui dava risposta. Ungaretti esplicitamente
rifiuta l'assunto romantico della preminenza dell'ispirazione sulla tecnica espressiva,
secondo il quale sarebbe la prima a determinare caso per caso la seconda, disconoscendo
ogni significato alle precedenti esperienze e, quindi, alla tradizione. Ungaretti avverte
la pericolosità di tale strada che, attraverso l'estremismo delle avanguardie, porta alla
dissoluzione del verso e nei nessi logici, fino all'incertezza della comunicazione. La
negazione di una struttura definita della poesia in toto, sostituita alla prosa, che
avrebbe dovuto svolgere anche la funzione tradizionale della poesia.
Ungaretti opera un recupero delle formule tradizionali,
iniziando umilmente dalla lettura dei poeti del passato. Dell'endecasillabo in particolare
e della metrica italiana in generale, negli anni di gestazione di Sentimento
del Tempo, Ungaretti non studia solo il ritmo e non si limita a ripeterlo
orecchiandolo; con la passione per il numero in arte, forse assorbita dagli arabi, si
applica all'analisi delle sillabe e degli accenti. Lo sviluppo del verso di questo
Ungaretti è quindi più orizzontale del precedente, con predilezione per versi più
lunghi. La riscoperta dei classici e, insieme, la vista costante di Roma suggeriscono ad
Ungaretti anche il recupero di immagini mitologiche che sembrava dovessero scomparire del
tutto dalla letteratura italiana. I nomi degli dèi dell'Olimpo e le situazioni di miti
pagani diventano in Ungaretti strumenti espressivi, utilizzabili come simboli, alla
ricerca del loro significato originario precedente la deificazione. In Sentimento
del Tempo alla mitologia pagana si sovrappongono elementi della tradizione
cristiana; nella seconda parte specialmente essi tendono a penetrare sino a divenire
centro del canto. Sono gli anni della conversione di Ungaretti, che sta già lavorando
alle successive opere. Inevitabilmente fra i temi prediletti di questa fase è quello
della morte, che dà addirittura il titolo ad una sezione della silloge (La morte
meditata). Insieme e opposto serpeggia il mito edenico, che sarà poi esplicitamente
sviluppato ne La Terra Promessa. La
vita dell'uomo è costruito nel vuoto lasciato dal dissolvimento dell'Eden e
quest'angoscia Ungaretti legge anche nell'architettura barocca di cui Roma è piena.
Ancora una volta il paesaggio si dimostra influente: la sovrapposizione di paganesimo e di
cristianesimo, di classico e di barocco nella Roma che ospita Ungaretti, corrisponde al
momento poetico di Sentimento del Tempo.
Le liriche di Sentimento del Tempo si presentano raccolte in sette sezioni:
Prime
La fine di Crono
Sogni e accordi
Leggende
Inni
La morte meditata
L'amore