L'assedio
(Italia 1998, 90 minuti)
Shandurai è una giovane africana che vive a Roma studiando medicina e facendo la colf per un musicista inglese, timido e silenzioso. Le loro vite si intrecciano in un gioco di attrazioni e rifiuti,di segreti e allusioni |
Film TV (09/02/99)
Emanuela Martini |
Roma, tra rumori, suoni, colori e mercatini, come l'Africa. E l'Africa? Un mondo a parte, dove l'armonia è stata forzata in disarmonia, negli arti macilenti di bambini che si trascinano sulle stampelle o nelle carrozzelle, dalla violenza e dall'indifferenza. Ma, «Cosa sai tu dell'Africa?», come dice la protagonista nera, studentessa in medicina fuggita dal suo paese dopo l'arresto del marito, all'inglese che la ospita al primo piano del suo palazzo romano in cambio dei lavori domestici. L'Africa come un altrove che qualcuno si porta dentro, stampata nella prima, lancinante sequenza di "L'assedio", il nuovo film, bellissimo, di Bernardo Bertolucci. Un qualche altrove l'avrà anche il solitario pianista inglese, lo straniato, bravissimo David Thewlis, che compone, insegna pianoforte ma non dà concerti perché «Non sono abbastanza bravo». I due sguardi si incontrano e si confrontano in questo altrove romano (sala d'attesa? terra di nessuno? un appartamento sospeso in qualche nulla, come quello di "Ultimo tango"?), quando quello di lui comincia, appunto, un assedio, un corteggiamento estenuato ed elettrico, disseminato di piccoli doni e, via via, di una dedizione silenziosa e assoluta, autodistruttiva e, forse, distruttiva. Un "amour fou", che non può non trascinare anche l'altro nella sua follia. Ridotti i dialoghi all'osso, Bertolucci fa parlare corpi, volti, oggetti, lo scorcio di una scalinata, con connessioni di immagini che rimandano direttamente alle avanguardie (la schiuma della birra e quella del detersivo, l'inquadratura che si ribalta prima e dopo il sogno di Thandie Newton), con libere associazioni (lo sguardo di un ragazzino su un pallone, la composizione per pianoforte e aspirapolvere), con un'adesione istintiva e sensuale alla storia che sta raccontando. E ritrova una libertà compositiva, una ricchezza di "non detto" straordinarie, e la capacità di fondere una storia d'amore con una sotterranea storia di "altrove". |
Ecran Noir - 11 mars 1999
Histoire:
Un vieux palais au coeur de Rome - le refuge de deux solitudes. Lui, c'est un Anglais, excentrique et réservé; elle, une jeune Africaine d'à peine vingt ans: elle ne peut oublier la dictature qu'elle a fuie, et qui lui a ravi son mari, mais elle brûle d'espoir en l'avenir. |
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Bernardo Bertolucci signe avec Shanduraï
un film véritablement passionné. Caméra à l’épaule
et avec un budget serré, il filme magnifiquement Rome et l’histoire
d’amour qui s’y tient, entre un musicien anglais timide et maladroit, et
une jeune femme africaine blessée par la vie.
France-Marie/Bertrand
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BUZZZZZ
Shanduraï rompt avec la somptuosité et les grands espaces des précédents films de Bernardo Bertolucci. En effet, ce film, adapté d’une nouvelle de James Lasdun, a été tourné au départ pour la télévision, avec un budget de seulement 3 millions de dollars. Au terme d’un premier montage d’une heure trente, les producteurs ont trouvé dommage de ne pas faire une sortie en salles. Présenté avec succès à Venise, puis mis sur le marché à Toronto, Shanduraï, sortira donc d’abord sur grand écran. On retrouve David Thewlis qui continue d’explorer les univers des cinéastes étrangers, après l’Himalaya de Annaud. Et surtout la perle noire Thandis Newton, révélée par Ivory (Jefferson in Paris) et extraordinaire dans Beloved. |
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