Conosco un posticino...

 

I ristoranti del finesettimana

 

Il "Gambero Rosso" di Vernazza

Dopo lunghi pellegrinaggi scientifico-gastronomici per città di mare costellate di locali pretenziosi, dopo le doverose ma spiacevoli critiche agli chef supponenti e ai vergognosi rapporti qualità prezzo, fa piacere poter parlare su queste pagine di un posticino in cui torneremmo volentieri. Non a disquisir di fisica, cari fratelli del GPA, e non spesati, ma magari piacevolmente accompagnati da giovani fanciulle in fiore con l'animo propenso alle suggestioni della poesia...

Vernazza è per chi scrive la più bella delle Cinque Terre (Five Magic Lands per i turisti anglosassoni che le popolano in queste romantiche giornate di primo autunno) e seppur minuscola è dotata di un porticciolo delizioso chiuso tra le rocce spioventi su cui si arrampica l'abitato. Sul porticciolo si affaccia la piazzetta e sulla piazzetta si affaccia il nostro ristorante. Entriamo che è già buio, dopo aver indugiato a lungo sulla scogliera coi piedi minacciati dalla schiuma delle onde. Il locale è affollato ma il proprietario con tranquilla gentilezza ci trova un tavolo per quattro al centro della sala principale. Quest'ultima ha una parete scavata nella roccia della scogliera che rimane ben visibile ed esposta, dando un tocco di fascino all'ambiente. Dalla perte opposta una sobria vetrata permette allo sguardo di perdersi ogni tanto sul porticciolo e il mare. Gli altri clienti, quasi tutti inglesi, chiacchierano sommessamente.

Una scorsa rapida alla lista ci fa scegliere senza esitazioni il menù degustazione che, incredibili visu, ci propone per 55000 lire antipasto, bis di primi, bis di secondi, dolce, vino, acqua e caffè. Il vino è un Cinque Terre bianco stile contadino, servito sfuso in una bottiglia ritappata semplice ma accattivante. Con questo genere di vini purtroppo il tradizionale approccio degustativo è impietoso. Il colore ambrato, assolutamente in contrasto con la tipologia e la giovane età del vinello, rivela immediatamente la vinificazione in rosso d'uve chiare. Molto tradizionale, molto contadina, ma molto poco fine... E la mancanza di finezza (per usare un eufemismo) si fa sentire immancabilmente all'esame olfattivo. La bocca, come è tipico di questi casi, riscatta in parte il prodotto. Sapore persistente, con note salmastre molto tipiche: non ci sono dubbi sulla provenienza.

L'antipasto è un'insalata di mare. Poca fantasia direste. Ma è la migliore insalata di mare dell'anno: pesce freschissimo, di ottima qualità, cucinato rispettosamente, ancora caldo nei casi che lo richiedono, tenerissimo. I gamberetti strappano l'applauso. Ottime le cicale. Ottimi il polpo e le seppie. Buone le cozze. Le alici aggiungono sapore finale al palato già sedotto, insieme ai capperi freschi con picciuolo.
Il bis di primi serviti nel medesimo piatto è composto di gnocchi al pesto e ravioli di mare. Cosa pensi lo scrivente della pasta ripiena di pesce e affini già lo sapete, per cui non potete aspettarvi una critica obbiettiva. Ma il GPA per definizione non è obbiettivo, vi ricordo. Non posso comunque parlarne nemmeno male, perché l'effetto finale non è stato spiacevole. I gnocchetti al pesto, che abbiamo mangiato per primi, meritano invece i complimenti. E i complimenti vengono da quell'esperto ed estimatore del pesto che voi tutti conoscete... Un pesto, questo, molto personale, con la nota di formaggio e d'aglio che domina leggermente sul basilico fondendosi bene in amalgama delicato. La consistenza cremosa è in perfetto equilibrio con aromi e sapore. Bravo! Il bis di secondi è fatto di cozze ripiene e di alici su letto di patate. Le cozze sono interpretate alla perfezione. L'abbondante aglio (siamo in Liguria, signori!) non stona perché, come sopra, è mrabilmente accompagnato ad una conistenza tendente al cremoso. Un piatto che ricorderemo anche questo.
Peccato che il cuoco scivoli sulle alici. Pesce povero e semplice, ma che proprio per questo va cucinato con amore e rispetto. La consistenza sabbiosa della polpa, indizio impietoso di una cottura completamente sbagliata, provoca l'unica insufficenza piena in pagella al nostro anfitrione.

Il morale si risolleva al dessert. La mignon di latte fritto inzuccherato che introduce l'abbondante bicchierino di Sciacchetrà è un tocco di rara seduzione, cui fa seguito una godibile ciambella imbevuta accompagnata da gelato e crema caramellata. Dopo il caffè e piacevoli chiacchiere ci rituffiamo inebriati nella notte ligure.

Giudizio GPA:

Ambiente 7+
Cibo 6/7
Vino 5
Qualità-Prezzo 8+
Globale 7

Consigliato

17/10/1998