"Ascolta.
Paula, ti voglio raccontare una storia, così
quando ti sveglierai non ti sentirai tanto
sperduta".
Queste sono le parole con cui la scrittrice
cilena Isabel Allende inizia il romanzo
"Paula" , dedicato alla figlia
scomparsa.
La fabula
Paula, nata il 22 ottobre 1963, è una
ragazza felice, innamorata del marito,
appassionata del suo lavoro. La sua è una vita
semplice, che non ha niente a che vedere con
quella di sua madre Isabel. Due donne, due
destini diversi.Isabel si era innamorata
perdutamente di un rude uomo californiano,
Willie, mentre Paula aveva trovato l'anima
gemella in Ernesto,un ragazzo dolcissimo e pieno
di qualità. Improvvisamente, però, ella
cominciò ad accusare molti disturbi somatici,
evidenti sintomi di porfiria; nessuno le
credette, sminuendo le sue lamentele. Poco dopo
Paula si ammala di una malattia gravissima, la
porfiria, che la trascina in un coma da cui non
c'è ritorno. Isabel ,affranta dal dolore,
cercò di lottare con tutte le forze per salvare
la figlia e per farla guarire . Cosi' la
madre-scrittrice cerca di "distrarre la
morte", cerca di trovare un senso a una
tale insensata tragedia: grazie alla magia della
parola evoca tutti i componenti della sua
esuberante e bizzarra famiglia perché
circondino Paula, superando i confini
individuali di vita e di morte.
Ma, come scrive Isabel Allende, riferendosi alla
scomparsa prematura della figlia Paula,
"non esiste separazione definitiva finché
esiste il ricordo". Paula morì all'alba di
domenica 6 dicembre, "in una notte
prodigiosa in cui si aprirono i veli che
nascondevano la realtà". La notte
antecedente al suo decesso fu a dir poco magica:
si creò un'atmosfera lenta e calma che
avvolgeva tutto in un alone di mistero e
tranquillità. Tutta la famiglia e gli spiriti
degli antenati sedevano al capezzale di Paula,
bella come un bocciolo di rosa, per vegliarla ed
onorarla.
Testimonianza
"Se sapessi come
accelerare la sua morte senza dolore, lo farei.
Se non lo faccio io, presto o tardi toccherà a
Nicolàs e non è giusto che si prenda lui
questa responsabilità. Ho una manciata di
sonniferi che sto mettendo da parte da mesi,ma
non so se basti".Queste parole ci aiutano a
comprendere la totale disperazione di una donna
di fronte all'agonia dell'essere a lei più
caro, sua figlia.
Il commento
Ho apprezzato molto questo libro
per la profondità e l'immensità dei sentimenti
che esprime: l'amore, la disperazione,
l'angoscia, la pace finalmente ritrovata. Penso
che la scrittura sia un grande mezzo per
affrontare i problemi della vita: d'altronde, la
stesura di tale libro è stata soprattutto uno
sfogo. Nel romanzo, inoltre, la scrittrice sa
far sorridere e far diventare malinconici i
lettori, a seconda dei vari contesti; questo
dono vivacizza il romanzo e non lo appesantisce.
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