La critica di   Emilia Pilato

        Mi immergo nell'universo cromatico di Salvatore Giambanco e l'impatto emotivo è immediato, passionale quasi violento.   Le tele si impongono con la loro intensità e mi rinviano il ricordo di quella che un tempo è stata una tela bianca....

...Quella tela che è assenza di colore e possibilità di essere tutti i colori, il nulla e l'immenso, il vuoto e le infinite possibilità di contenere un tratto, un segno, una macchia di colore, un vissuto un emozione... Quella tela bianca che è stata aggredita. accarezzata, posseduta, amata, trasformata da un'abile alchimista:  un uomo generoso di immagini e di storie, di ricordi e di fantasia....

..... un uomo generoso di colore, le cui dita danzano alle note di un ritmo antico, per generare una vibrazione cromatica sconosciuta che, separandosi dal tocco del suo pennello, acquista una propria identità, rileva una propria anima, nel desiderio ancestrale di un incontro.

Risplende il colore nei paesaggi assolati, per poi oscurarsi nel nero profondo della notte; vibra, provocatorio e turbolento, per poi trovare consolazione nei volti tristi, solcati dalla sofferenza. Sempre si impone, con ardore, il continuo contrasto e il continuo incontro tra la luce e l'ombra, la gioia e il dolore, l'azione e  l'attesa, il maschile e il femminile, il cielo e la terra, l'amore e l'odio, la vita e la morte.

    "Una grande energia può scaturire soltanto da una tensione fra gli opposti altrettanto forte"(Jung)

E ambivalente e ricca di contrasti è la sua Sicilia: terra di una bellezza tormentata, dove la natura, nella pienezza della sua energia, è generosità, tempra, vigore, coraggio, ma anche staticità, acredine, gravità.

I colori, di intensità cromatica, convivono, contrastanti e complementari, ma sempre vivi, accessi, inquieti anche nell'azzurro indefinito del cielo.   Le sue tele profumano di odori mediterranei, hanno il sapore del sale, risuonano del nitrito - ora disperato, ora innamorato - dei cavalli, che sfuggiti alle briglie, urlano alla luna la propria libertà, rincorrendo un orizzonte oltre la tela.

In un teatro di sentimenti a volte tragici, come per incantesimo, nell'universo assolato, un albero immerge le proprie radici fin negli istinti e le sue fronde allora si tingono di sfumature viola, acquistando un fascino quotidiano e irreale, ineluttabile e quasi trascendente, a tratti divinizzato.

    "Il segreto del canto risiede tra la vibrazione della voce di chi canta ed il battito del cure di chi ascolta... La musica vera è quella che rimane nell'orecchio di chi ascolta, dopo che il cantore ha terminato il suo canto e quando lo strumentista ha finito di toccare le corde"(Gibran)

    E queste tele sono il canto di un uomo che ama la vita, in tutti i suoi colori; sono la sinfonia di un artista che armonizza con sapienza l'universo maschile  e quello femminile, nel desiderio di un dialogo continuo, che diventa scambio, incontro, vita.

    Nell'immensa tela del cielo notturno s'innalza la Luna:  ricettiva, passiva, che con la ciclicità delle sue fasi, custodisce il potere dell'influenza ritmica della natura.... mentre il Sole, che si intuisce brillare sulle tele dorate, irradia, illumina, riscalda, diviene attore e poi spettatore dell'antico canto dei salinari.... E le note cromatiche dei cristalli di sale si diffondono in un'emozione che permane come un'eco.    Bianco è il sale, ma di un bianco diverso ad ogni pennellata.... come era la tela.

E il presente contiene il passato, per morire ancora e rinascere ancora, diverso e inquieto ad ogni respiro, proiettato verso un luogo ancora non conosciuto, senza tempo e senza spazio, un luogo aperto e senza limiti di cornice, come il luogo sacro della nostra interiorità.

Emilia Pilato     
 
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