retablotesto
IL RETABLO MAGGIORE
L'eccezionale complesso pittorico posto nel presbiterio riporta l'anno 1515 nella predella, oltre al chiaro riferimento a Giovanni Muru che eseguì quest'ultima e a Joan Cataholo che commissionò tutta l'opera. Joan Cataholo fu dignitario di rilievo in quanto nel 1489 era canonico della chiesa di S. Pietro di Sorres e nel 1503 arciprete di S. Antioco di Bisarcio.
Nel cartiglio della predella si legge:
IOAN(N)ES MURU ME PINSIT e nell'epigrafe: EN LA(N)I MVXD/(H)OC OPUS FESIT FIERI MOSEN/IOAN CATAHOLO ASIPR(E)STE ET/DONU BAINIU VALEDU ET DON/U VALE(N)TINU DETORI ET MASTRU/ BAINIU MARONIU ET DONU/[PEDRUSU MADIUS] OBRE(RE)S.
Lo Spano suppose Giovanni Muru originario di Ardara e al tempo stesso molto conosciuto poiché non nomina la "patria, ovvero il luogo ove era na to. Oltre a ciò Giovanni Spano ritenne il predetto Muru "degno di essere ricordato nelle opere dei valenti scrittori... non solo in rapporto all'originalità, ma anche riguardo al disegno colorito". Nel primo registro dell'ancona, da sinistra a destra, compaiono l'Adorazione dei Magi, il simulacro della Madonna col Bambino e la Resurrezione; nel secondo registro, l'Annunciazione, la Dormitio Virginis e la Pentecoste e, al vertice del relablo, la Nascita della Madonna.
Nel polvarolo di sinistra, dal basso in alto, si scalano: Davide, Mosè, Daniele, Amos, Gioele, Giovanni Battista e Malachia e nel polvarolo di destra, dal basso in alto, Salomone, Abramo, Zaccaria, Geremia, Isaia, Antonio da Padova e Baruc. Simile disposizione di immagini e di figure del Vecchio e del Nuovo Testamento rispondono ad un'esigenza teologica, come la glorificazione di Santa Maria del Regno di Ardara, titolare della chiesa, oggi parrocchiale e un tempo cappella giudicale.
Si coglie infatti l'esaltazione della vita della Madonna dal momento della nascita a quello della morte, integrata nel mistero di Cristo. Si è di fronte ad un'epopea di natura biblica; dall'Antico Testamento sono ripresi i patriarchi e i profeti del popolo di Israele i quali, con le profezie messianiche, preannunciarono la vita di Gesù e della Madre. Nel "retablo" la natura divina di Cristo è sottolineata sia dall'apparire vivo nel sarcofago, sia dalla sua resurrezione. Non viene ripreso quindi alcun riferimento doloroso come quello della crocifissione, tanto abituale nei polittici del tempo.
Le trentun pitture che compongono il Retablo Maggiore (m. 6x10,50) sono separate da fregi lignei dorati, ad inta glio e traforo, realizzati con finezza secondo il decoro del tardo gotico internazionale.
Al centro del "Retablo" la statua della Madonna del Regno: un'opera lignea dell'inizio del 500, alta quasi due metri, collocata in una nicchia tempestata di stelle e sormontata da un baldacchino eseguito a traforo ed intaglio, posta al centro di una grande ancona, tipico esempio di arte tardo-gotica di ascendenza franco-spagnola. La Madonna tiene sul braccio sinistro il Bambino Gesù, mentre con la mano destra impugna lo scettro, quale simbolo di comando e di potere. Il simulacro sul capo ha la corona regale sormontata da un'aureola a raggiera.
Il simulacro è dorato, avvolto in un flessuoso manto; l'insieme emana un particolare fascino ed esalta la funzione del sacro e la preziosità che si addice a tutto il complesso del retablo.