Memorie e tradizioni religiose di Serramanna
Il Museo, la Chiesa di Sant'Angelo
L'intitolazione assegnata alla raccolta museale, Memorie e tradizioni religiose di Serramanna, caratterizza bene l'insieme di oggetti, statue, suppellettili e arredi provenienti dalle chiese del paese, opere strettamente legate alla committenza religiosa e alla devozione popolare, rilevanti anche sotto il profilo storico-artistico. Il nuovo allestimento, concepito insieme al recupero della Chiesa di Sant'Angelo e alla creazione di altri spazi espositivi, ordina la collezione in sezioni tematiche e in un percorso corredato di apparati didattici, riportando alcune opere nel loro contesto originario e offrendo alla visita tutta una serie di arredi preziosi, non pių utilizzati nelle funzioni liturgiche o normalmente esclusi alla visione del pubblico. Il museo intende cosė restituire la precisa memoria di culti e riti religiosi del passato, connessi al valore delle espressioni artistiche e artigianali elaborate soprattutto in ambito locale. La Chiesa filiale di Sant'Angelo risale al secolo XVI: nel 1572 č segnalata tra le chiese dipendenti dalla parrocchia di San Leonardo e le forme architettoniche della facciata, come il portale con arco acuto, la fascia terminale piatta e la merlatura ornamentale (fig. 1), richiamano numerosi edifici di stile tardo gotico del Campidano di Cagliari derivati da modelli spagnoli (secc. XV-XVI). Nel rifacimento della pavimentazione, sono inoltre venuti alla luce numerosi frammenti di ceramica comprendenti reperti archeologici e manufatti databili a partire dal XIII secolo. Il culto per Sant'Angelo, ovvero l'Angelo Custode, si diffuse proprio nel Cinquecento in rapporto alle battaglie religiose sostenute dalla Chiesa cattolica contro le confession i protestanti; un angelo protettore dei fedeli, venerato a Serramanna anche con l'appellativo ^Angelo della Guardia (sec. XVIII). Il museo riprende idealmente la funzione di custodia e di "guardia" di Sant'Angelo per salvaguardare le testimonianze devozionali del paese e trasmetterne il vivo ricordo.
Claudio Galleri
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