Gruppo Vocale "Ronde"

Stagione 2001 - 2002

Domenica  25 Novembre 2001 ore 20.00

   Roma   Chiesa di Sant'Andrea al Quirinale

"Recordare"

In memoria di...

 

Gruppo Vocale "Ronde"

diretto dal Maestro Giovanni Rago

Logo disegnato da Susanna Trozzi

Programma  

Michael Haydn                      Tenuisti manum

                lettura

G.Battista Pergolesi           O  sacrum convivium

                lettura

Giuseppe Agostini              Ave Maria

                lettura

Oskar Lindberg                   Pingst

                lettura

Gyorgi  Bardos                  Eli, Eli      (Ascolta in formato MP3 1,25 MB)

                lettura

Giacomo Puccini               Requiem

                lettura

Gabriel Fauré                     Tantum ergo

                lettura

Gabriel Fauré                     da « Requiem »

-        Sanctus

-        Pie Jesu

                                                     -   In paradisum

 

voce  Enrico Guttuso

organo Sergio Allegrini

 

Dal Programma:

Logo disegnato da Susanna Trozzi  Gibran Khalil Gibran

 Oh anima 

Oh anima, se non avessi bramato da tempo

di cogliere l’immortalità,

non avrei capito il canto e la melodia dei secoli:

ma sarei stato spinto a mutarmi

in un mistero celato dei sepolcri.  

Oh anima, se non mi fossi purificato

versando lacrime

e avessi posto la maschera dei fantasmi della noia

sulle mie palpebre,

sarei campato come un cieco

vedendo solo il volto dell’oscurità

attraverso le mie unghie.  

Oh anima, la vita non è che una notte,

se impazzirà si fonderà con l’alba

ma l’alba rimane…

nella sete del mio cuore alberga una guida

che rivela una via dove scorre la limpida

acqua

nel cosmo di un Fato pietoso.  

Oh anima, se un ignorante sussurra

che lo spirito è come il corpo

che anch’esso cesserà di esistere e

scomparirà nel nulla,

dì a costui che anche se i fiori appassiscono

i loro semi rimarranno.  

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Logo disegnato da Susanna Trozzi Hermann Hesse

da “Le stagioni della vita

“Il pensiero della morte ha il suo lato confortante. Credo che più si attenua la nostra vitalità, più diminuisce in fondo anche la nostra trepidazione di fronte alla vita. Più vicina e certa si fa la morte, meno si ha bisogno di chiamarla. Essa ci aspetta, insieme a coloro che ci hanno preceduti”. 

“Il richiamo della morte è anche un richiamo d’amore. La morte è dolce se le facciamo buon viso, se la accettiamo come una delle grandi, eterne forme dell’amore e della trasformazione”.

 

Sorella morte

Anche da me giungerai un giorno,

non mi dimentichi,

s’infrange la catena

ed il tormento avrà una fine.

Sembri ancora lontana ed estranea

sorella morte,

sovrasti come stella gelida

al mio destino.

Ma un giorno ti farai vicina,

ricolma di fiamme sarai.

Vieni, amata, sono qui,

prendimi, sono tuo.

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Logo disegnato da Susanna Trozzi Elena Sorgente Veggetti

tratto da "un canto senza volto": 

FELICITA’ :  MOTTO  STREGATO

 Non cercatela in terra: non esiste

Non esiste la felicità.

Guardate le stelle nel cielo;

avete dimenticato di farlo.

Da  molto.

Siamo all’alba di un giorno lunghissimo;

ma il tramonto non tarderà.

Il moto incessante degli astri

allora, di colpo, si arresterà.

Le stelle brilleranno dovunque;

la loro luce schiarirà le menti.

Ogni anima non avrà più

né maschera né veli. 

Chi non avrà mai aperto il suo cuore

quel giorno, alfine, lo spalancherà.

 

Allora tu, sconosciuto viandante,

avrai davanti a te

una strada lunghissima,

semplice, aperta, luminosa,

senza sillogismi né contrari,

senza più sassi né macigni;

non più il fango farà cadere

i passi malfermi;

non più l’edera,

avviticchiandosi ovunque,

nasconderà la luce del sole;

non più le sequoie, all’orizzonte,

oscureranno l’azzurro del tuo cielo.

 

Allora, strappando con violenza le pagine

dal libro doloroso della vita,

guarderai finalmente le stelle,

e, per amore dell’eterno infinito,

godrai la vera, grande felicità.

  

PACE 

Che, ad opera compiuta il mio riposo

diventi sereno in pienezza di pace, come

la sera presso la riva del mare quando

tranquille son l’onde.

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Logo disegnato da Susanna Trozzi   Maxine Kumin

da "The Man of Many L's"

Quando scoprimmo quel che la malattia avrebbe fatto,

mentendo, come tutti i politici fanno,

tutti giurammo di recitare le nostre parti

dell'atto finale al tuo comando.

 

All'inizio fu facile.Perdesti la mano sinistra

e la destra divenne più saggia, un giocoliere per il suo re.

Quando la povera sciocca gamba cominciò a esitare

prendesti un bastone da montagna per andare

nelle domeniche fiorite a trovare tuo padre morto.

Mese dopo mese il campo di battaglia si rimpiccioliva.

Quando non potesti più inghiottire il cibo

lo cuocemmo a vapore e te lo tritammo

e piegammo la cannuccia per le tue bevande al cioccolato.

 

E quando non potesti più parlare, scrivevi

domande e risposte su una lavagnetta magica,

poi sollevavi la pagina, come biancheria al vento.

Raccoglievo le schegge di memoria dalla tua spina dorsale

mentre giocavamo al gioco dei normali, che

ci avevano aiutato nel freddo zoo dell'infanzia.

Tre mesi prima che morissi

ti portai in carrozzella per le strade

della placida Palo Alto per prendere 

la primavera nelle sue tracce sgargianti.

Tu scrivesti il nome di ogni stupido fiore

che io non conoscevo. La yucca pendeva.

La mimosa splendeva. La boscaglia rosseggiava.

Mentre tu lottavi per tenere la grossa testa sul suo gambo.  

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Logo disegnato da Susanna Trozzi Daniele Pietrini 

da “Il flauto lungo i muri” 

  E’ l’attimo

dove i sorrisi svaniscono

dove il vuoto

quello dietro

ci aggredisce violento.

 

Cala  in quest’ora ibrida

una forte stanchezza

e la voglia tremenda

di correre ancora.

 

Questo è il momento

dove la morte allo specchio

si bacia

e in quel piacere solitario

noi ci perdiamo.  

    Dipingi

il tuo giorno

coi colori

del sole

danza

sul ventre della terra

la morte

è un attimo

la vita

è per sempre.  

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Logo disegnato da Susanna Trozzi Antoine de Saint-Exupéry

    da  Terra degli uomini

“Può darsi che la vita ci stacchi dai compagni, ci impedisca di pensare molto a loro, ma da qualche parte, non si sa bene dove, essi esistono. E se incrociamo il loro cammino, ci danno manate sulle spalle con belle esplosioni di gioia!  

Certo, siamo abituati ad aspettare…

Ma scopriamo, a poco a poco, che, di quello, non udremo mai più il riso squillante, scopriamo che, quell'orto, ci è precluso per sempre. Comincia allora il nostro vero lutto. Nulla mai, infatti, sostituirà il compagno perduto. I vecchi compagni non si creano. Nulla vale il tesoro di tanti ricordi in comune, di tante ore vissute insieme, di tanti screzi, riappacificamenti, slanci del cuore. Non si ricostruiscono, amicizie come quelle. E’ vano piantare una quercia sperando di poter godere in breve tempo l’ombra del suo fogliame. La vita va così. Prima ci si arricchisce, si pianta per anni; ma vengono le annate in cui il tempo disfa questo lavoro, e disbosca. I compagni, ad uno ad uno, ci privano della loro ombra. E da allora in poi si mescola, al nostro lutto, il segreto rammarico d’invecchiare”  

“Quando prenderemo coscienza del nostro compito, per quanto modesto possa essere, solo allora saremo felici. Solo allora potremo vivere in pace e morire in pace, perché ciò che dà un senso alla vita dà un senso alla morte”.

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Logo disegnato da Susanna Trozzi G. Khalil Gibran

La bellezza della morte

Lasciatemi  dormire, poiché la mia anima è ebbra d'amore;

lasciatemi riposare, poiché il mio spirito è sazio di giorni e di notti.

 

Accendete le candele e gli incensieri intorno al mio letto;

spargete sul mio corpo petali di rosa e di narciso,

versate muschio sui miei capelli, sui miei piedi aromi fragranti.

E poi leggete ciò che la mano della morte ha scritto sulla mia fronte.

 

Lasciatemi tra le braccia di un sonno profondo,

poiché le mie palpebre sono stanche, appesantite da questa veglia.

Suonate la lira e il liuto,

lasciate che l'eco argentina delle loro corde

venga a posarsi ondeggiando sulle mie orecchie.

soffiate nel piffero e nel flauto

e intessete con le loro limpide note

un velo intorno al mio cuore,

quel cuore che si affretta alla meta.

Cantatemi le canzoni di Ruha, quei magici ritmi

saranno un soffice tappeto per il mio spirito;

e poi guardate nei miei occhi

vedrete la luce della speranza.

 

Asciugate quindi le vostre lacrime, amici,

levate il capo

come fiori che alzano le loro corone allo spuntar dell'alba,

e guardate la sposa della Morte ergersi come colonna di luce

tra il mio letto e il vuoto.

Trattenete per un attimo il respiro e ascoltate insieme a me

lo stormire delle sue ali.

.     .     .    .     .     .

 

Gettate queste vesti

e conducetemi nudo al cuore della terra;

adagiatemi dolcemente

sul seno di mia madre.

Copritemi di soffice terra,

e con ogni zolla

spargete i semi della rosa selvatica e del gelsomino,

affinché possano fiorire sulla mia tomba,

nutriti dal corpo,

per crescere e diffondere la fragranza del mio cuore;

per elevarsi

e rivelare al sole

i segreti del mio riposo,

per ondeggiare nella brezza

e dire al viandante

i miei desideri e i sogni svaniti.

 

Lasciatemi ora, figli di mia madre,

lasciatemi nella mia solitudine.

Andate come passo silenzioso,

come la quiete nella valle deserta.

Lasciatemi nella mia solitudine, e disperdetevi

come i fiori di mandorlo e di melo

sparsi dal soffio di Nisan. Tornate  alle vostre dimore

dove troverete qualcosa che la Morte non può strappare

né a voi né a me.

Lasciate, ora, questo luogo,

poiché colui che cercate è ormai lontano da questo mondo.

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