Acquaforte di Giovan Battista Falda - 1669 - Chiesa dedicata a S. Caterina Verg. e Mart. nela strada de' Funari col' monaste. delle Povere Zitelle -

Tratto dalla Guida di Filippo Titi, 1763 (pp58-109)

DI S. CATERINA DE' FUNARI

Del 1564, fu fabbricata questa chiesa con bellissima facciata, e campanile dal card. Federico Cesi, e ne fu architetto Giacomo della Porta. È unita ad un monastero di monache di s. Agostino, che hanno cura di zitelle.
    Entrando per la porta maggiore nella prima cappella a mano destra è in tela dipinto una s. Margherita, opera bellissima d' Annibale Caracci, mandata di Bologna da Lucio massari suo allievo, che la copiò dall' originale del medesimo, che sta nel duomo di Reggio in una gran tavola con molte figure, e da quella di s. Caterina ricavò questa di s. Margherita; ed avendola poi Annibale ritoccata tutta, vi cancellò la ruota, e la corona, e vi fece la testa del drago sotto il piede, e nel mezzo del frontespizio dell' ornamento, fatto con suo disegno, espresse la coronazione della Madonna. Questa pittura in Roma gli recò credito singolare, e nome di gran maestro.
    La cappella contigua fatta fare dall' abate Ruis con architettura del Barozzi da Vignola ha sopra l' altare un Cristo morto con altre figure, ed intorno, e sopra a volta diversi miracoli del Figliuolo di Dio, opere tutte del Muziani; li pilastri però son coloriti a olio da Federico Zuccheri.
    La tavola con l' Assunta, e gli Apostoli nell' altro altare, è di Scipione Pulzone da Gaeta, e l' istorie a fresco nella volta sono di Gio: Zanna detto il Pizzica.
    Nell' altar maggiore è dipinto il martirio della Santa, dalle bande li santi Pie, e Paolo, e nella parte di sopra l' Annunziata, figure tutte a olio di Livio Agresti da Forlì; e l' istorie della Santa, che sono dai lati con altri Santi, e puttini, sono di Federico Zuccheri fatti a fresco; ed alcuni puttini, e figure sotto alle medesime sono di Raffaellino da Reggio.
    Sopra l' altare della cappella dall' altra parte è dipinto s. Gio: Batista in atto di predicare, ed intorno alla cappella, e nella volta sono altre istorie del Santo, fatte a olio da Marcello Venusti Mantovano.
    Tutte le pitture, che sono nella volta dell' ultima cappella, passata la porta di fianco, dove nel quadro dell' altare è l' Annunziata, sono di Girolamo Nanni Romano.

 


 

Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX
di Mariano Armellini

pubblicato dalla Tipografia Vaticana 1891

S. CATERINA DE' FUNARI O DELLA ROSA

La regione nella quale sorge la chiesa e l' annesso monastero fu detta già de' Funari, nome che tuttora mantiene e che le provenne dall' uso di torcere le funi in quella contrada, in cui era l' arena del circo Flaminio, innanzi che fosse coperta dai grandiosi fabbricati che oggi vi torreggiano, massime da quello del palazzo Mattei.

Celestino III, in una bolla dell' anno 1192, nomina questa chiesa, che è detta sancta Maria dominae Rosae, nome che ricorda la fondatrice della chiesa e del monastero. Forse la domina Rosa è la stessa nobilissima femina il cui genitore l' anno 967 dedit tabulam monasterio sublacensi. Le rovine del circo nel secolo XIII erano appellate castrum aureum, onde anche con tal denominazione si designa nella bolla medesima la chiesa, che è detta in castro aureo. Secondo il Terribilini fu pure denominata di s. Lorenzo, e, secondo il Martinelli, di s. Stefano e s. Maria. Paolo III nel 1536 la concesse al grande Ignazio di Loyola, il quale vi edificò la casa annessa per conservatorio di fanciulle povere e fece venire di Germania per la suddetta chiesa un concerto di campane che fece grande effetto in Roma.

Qui risiedeva il primicrio della scuola dei cantori, a proposito della quale trovo nell' archivio vaticano la seguente notizia: Nicolao de Buccamatiis s. Petri de Urbe canonico aliisqu, quatenus Theobaldum de Alisio de Urbe canonicum dictae ecclesiae admitti faciat ad PRIMICERIUM SCHOLAE CANTORUM nuncupatum, in ecclesia dopnae Rosae de Urbe ecc.

Fu riedificata da card. Donato Cesi nel 1544. Dalle rovine del circo, o dall' antica denominazione in Pallacinis, la chiesa ebbe pure questa denominazione.


Le Chiese di Roma nel Medio Evo
di Christian Hülsen

pubblicato da Leo S. Olschki
Firenze
MCMXXVII

S. MARIAE DOMNAE ROSAE

Cenc. 55 (monasterium domine Rose): sol. II; id. lit. 23 (mon. domine Rosae): sol. IIParis. 49 (de Rosa) — Taur. 357 (ecclesia S. M. dompne Rosae): habet primicerium et V canonicosSign. 52, rel. 84.

Monastero con chiesa fondato prima del Mille da alcuni membri della nobiltà romana, Gratianus, Gregorius, Domina Rosa et Imilla (bolla di Celestino III del 4. ott. 1192 nel Bullario Vaticano I p. 74; Schiaparelli Arch. soc. romana XXV, 1901, p. 345 n. 74; Kehr IP. I p. 109 n. 5). Giovanni XIX (1024-1033) concedette al monastero, come si rileva dalla medesima bolla, pratum unum infra campum de Meruli extra portam Portuensem. La chiesa era costruita fra le rovine del Circo Flaminio chiamato allora Castrum Aureum, cf. Anonymus Magliabecch. p. 164 ed. Urlichs: ad monasterium dominae Rosae fuit oraculum Iunonis et castrum aureum; nell' elenco delle venti abbazie è ricordata col nome di S. Mariae in castro aureo (sopra p. 129 n. 20). Essa viene pur mentovata nel Liber Anniversariorum del Gonfalone (sopra p. 62 n. 86 p. 66 n. 120: monistero della Rosa), mentre in altri cataloghi dei sec. XV-XVI è menzionata la cappella di S. Saturnino (catal. a. 1492 sopra p. 77 n. 227; Liber Anniversariorum S. M. de Porticu p. 59 n. 40; Liber Anniversariorum S. M. de Araceli p. 67 n. 109; cf. Marchetti-Longhi p. 716 sg.). Fu riedificata nel 1564 dal Cardinale Donato Cesi sotto il nome di S. Caterina dei Funari, che tuttora ritiene.

Del Sodo Vallicell. f. 142, Vatic. p. 75 (S. Caterina, monastero di s. Maria della Rosa); Panciroli 1256 2733; Lonigo Barb. f. 35v., Vallicell. f. 52; Martinelli 374; Lubin 335; Nibby 148; Forcella IV p. 329-339, XIII p. 373-378; Armellini 1177 2567; Angeli 82; Kehr IP. I p. 108 sg.; Calvi Bibliografia 57; B. Cettan, Bessarione XVIII, 1914, fasc. 2. 3; Marchetti-Longhi Memorie dei Lincei ser. V vol. 16 (1923) p. 668 sg.