Agricoltura e sviluppo agricolo
del Monte Amiata

 


  Amiata monte (1738 m) dell'Antiappennino Toscano, importante nodo idrografico tra le valli dell'Orcia, del Paglia, del Fiora e dell'Albegna. Di origine vulcanica, eleva il suo cono trachitico, formatosi nel Quaternario, su un basamento di calcari e calcari marnosi eocenici alto ca. 1000 m. Le sue pendici più elevate sono ricoperte da faggeti e castagneti, mentre le colture di cereali, vite e ulivi si spingono fin verso i 900-1000 m. Le miniere di cinabro di Abbadia San Salvatore, Siele, Le Bagnore e Catabbio non costituiscono più la risorsa economica principale dell'A., mentre notevole importanza ha acquistato il turismo

OLIVO O ULIVO

olivo o ulivo sm. [sec. XIV; da oliva]. Pianta ( Olea europaea, var. sativa) della fam. Oleacee originaria dell'Asia Minore e attualmente coltivata in tutti i Paesi del bacino mediterraneo e anche in America (California). È un albero molto longevo (può vivere parecchi secoli), caratterizzato da un'accentuata lentezza nello sviluppo e nell'entrata in fase di produzione (10-12 anni). Ha tronco irregolare, contorto, che presenta alla base delle caratteristiche escrescenze (ovuli); l'apparato radicale è costituito da radici avventizie più o meno oblique nel terreno e relativamente superficiali (raramente raggiungono gli 80-100 cm di profondità). Le foglie sono lanceolate e rimangono sulla pianta fino a 1 o 2 anni; le gemme possono essere fiorifere, fogliari o miste; i fiori (mignoli) sono ermafroditi, riuniti in infiorescenze a grappoli (migne o mignole); solo una piccola parte di essi dà origine ai frutti, a causa dell'elevata cascola. Il frutto (oliva) è una drupa con buccia dapprima verde, e a maturità nera , rossiccia, ecc., secondo la cultivar, cambiamento di colore che prende il nome di invaiatura. Il mesocarpo (la polpa) è ricco di olio, che si ricava per spremitura. La produzione dei frutti ha la tendenza a essere alterna: generalmente a un anno con abbondante produzione (di carica) succede un anno con scarsa produzione (di scarica). Tipica pianta mediterranea, l'o. vuole clima mite senza eccessivi sbalzi di temperatura. Resiste molto bene alla siccità (ha un apparato radicale molto esteso) e non è particolarmente esigente per quanto riguarda il terreno; tuttavia mal si adatta a terreni non permeabili o con scarsa capacità idrica. Si riproduce agamicamente per ovuli, talee e polloni, mentre per via sessuata la moltiplicazione avviene per seme: la semina si fa in primavera-estate in semenzaio; dopo 1-2 anni si trapiantano le giovani piantine in vivaio dove si innestano; a 6-7 anni di età le piantine vengono poste a dimora, in terreno opportunamente sottoposto a scasso e concimato, a distanze che variano da 7´7 a 8´8 m, o anche superiori, fino a 12´12 m. Dove la disponibilità idrica lo consente, si possono consociare all'o. altre piante erbacee (frumento, trifoglio, fava, lupino, ecc.) o arboree (vite, fico, ecc.). L'o. viene normalmente allevato a vaso, a globo e a forma libera (recentemente anche a palmetta). Le operazioni colturali più comuni sono la potatura, la concimazione, le lavorazioni superficiali, l'irrigazione e la slupatura. Le varie cultivar vengono classificate generalmente in cultivar di olive da olio e cultivar di olive da tavola. Alla raccolta (fine novembre-primi di gennaio), attuata con diversi sistemi (raccattatura, scrollatura dei rami, bacchiatura, brucatura o raccolta a mano), si ha una produzione molto varia: da 4-5 kg a 60-70 kg di olive per pianta. La resa in olio dei frutti oscilla, mediamente, dal 15 al 30% (v. olio; oleario: olearia, industria). Tra le principali avversità dell'o. vanno ricordate le basse temperature così come gli sbalzi di temperatura, numerosi parassiti vegetali causa di diverse malattie (rogna o tubercolosi, occhio di pavone, carie, ecc.) e molti parassiti animali, tra cui la mosca dell'o., causa di ingenti danni. §Simbolo della pace sulla base del passo biblico di Genesi, 8,11, e tuttora presente nella liturgia della domenica delle palme, l'o. è pianta sacra anche per altre civiltà. In Grecia, un mito narrava che esso era un dono di Atena; le corone dei vincitori delle gare olimpiche erano fatte di un ramo di o.; nel corso delle feste Pianepsie ad Atene si portavano in processione dei rami o corone di olivo. Alla pianta venivano attribuiti poteri fecondanti: da ciò la fabbricazione in legno di o. delle statue di Damia e Auxesia (spiriti connessi alla fertilità della terra) a Trezene; a Roma venivano spesso usati rami di o. nelle cerimonie di purificazione.


vite (botanica) Lessicosf. [sec. XIII; lat. vitis, connesso con viere, legare, intrecciare]. Pianta legnosa ( Vitis vinifera) della fam. Vitacee o Ampelidacee, coltivata sin dall'antichità, con principale area di diffusione in Europa, di dove è originaria. Fig.: maritare la v. all'olmo, unirla a un olmo perché la sostenga.Botanica: caratteristiche e tipologiaLa v. ha radici ramificate, fusto esile a portamento rampicante, rami sarmentosi, foglie alterne, palminervie, lobate, glabre sulla pagina superiore e tomentose su quella inferiore; infiorescenze a grappolo, originate sui nodi della parte opposta delle foglie, con fiori pentameri, frutto a bacca globosa od ovoide (v. uva). Altre specie americane, quali Vitis berlandieri e Vitis rupestris, vengono usate come portainnesti della Vitis vinifera dopo la diffusione, alla fine dello scorso secolo, della fillossera, data la loro resistenza a questo parassita letale per la specie europea. Le varietà di v. europea sono numerosissime, anche se il progresso tecnico ed economico tende a imporre una loro limitazione, attraverso la selezione delle più pregiate e più adatte alle diverse condizioni ambientali. La v. tollera estremi termici notevoli, ma occorrono determinate temperature minime per i suoi principali fenomeni vitali (p. es., 16-20 ºC per la fioritura, 18-23 ºC per la maturazione dell'uva), anche se la luce può in qualche misura supplire alla temperatura. La v. teme l'eccesso di umidità più che la siccità, soprattutto durante la fioritura e l'ultima fase della maturazione. Un eccesso di precipitazioni inoltre, in tutte le fasi vegetative, favorisce lo sviluppo di malattie crittogamiche. La v. teme inoltre le brine primaverili, le nebbie troppo frequenti, le rugiade troppo abbondanti, i venti impetuosi. La v. può moltiplicarsi per via gamica (seme) o per via agamica (talea o propaggine). La moltiplicazione per seme è utilizzata solo per produrre nuove varietà o nuovi ibridi. In tutti gli altri casi si utilizza la riproduzione agamica che consente di conservare inalterati i caratteri della pianta madre. Come talea viene utilizzato un pezzo di tralcio di un anno, con almeno due gemme. A uno o due anni dall'innesto, le pianticine o barbatelle vengono trapiantate nel vigneto, preferibilmente in autunno, a una distanza variabile con la forma dell'allevamento (da 2000 a 10.000 piante per ettaro nei vigneti specializzati). I diversi sistemi di allevamento derivano da diverse forme di potatura e di sostegno e sono adatti ai diversi terreni, climi, pendenze, vitigni: alberello, guyot, cazenave, sylvoz, alberata (con aceri, olmo o altri tutori vivi), pergola, tendone, ecc. Annualmente la v. richiede almeno tre lavorazioni del terreno (una più profonda nel periodo di riposo, una media in primavera, una superficiale in agosto, oltre a rincalzature e scalzature prima e dopo l'inverno) a profondità variabile tra i 5 ed i 20 cm, eseguite con zappa manuale o motozappa, motocoltivatore, fresa, ecc.; concimazioni organiche (letame, sovescio) e minerali; trattamenti antiparassitari contro le principali malattie crittogamiche: l'oidio e la peronospora. §La raccolta o vendemmia avviene dalla fine di luglio a ottobre, secondo la varietà e il clima. Il prodotto in uva da consumo diretto o in uva da vinificazione è molto variabile: mediamente tra i 50 e i 150 q per ettaro nei vigneti specializzati. Le punte di produzione più alte si hanno per talune varietà di uva da tavola e per taluni sistemi di allevamento a potatura lunga come il tendone. L'Italia si disputa con la Francia il primato mondiale di maggiore produttrice d'uva. Nel territorio italiano sono complessivamente coltivati per la v. oltre 1,6 milioni di ettari; la produzione annua di uva si aggira sui 96 milioni di q, per ca. il 90% destinati alla vinificazione e il 10% al consumo come uva da tavola. Nella cucina orientale, le foglie di v. sono utilizzate per preparare involtini ( dolmades) con un ripieno di riso, carne, spezie, aromi.