PAESAGGIO DEL

MONTE

AMIATA

 


 

Quando circa 180.000 mila anni fa si conclusero le fasi edificative del cono vulcanico amiatino, si vennero a formare una serie di laghetti alimentati dalle acque sorgive e torrentizie. Quando gli uomini del paleolitico,del neolitico,percorsero questo territorio,dovettero incontrare una sequenza pressochè ininterrotta di boschi e selve,generalmente ad alto fusto,caso mai con presenza di specie differente,almeno parzialmente,da quella attuale,in relazione al clima. Popolazioni per lo più ancora nomadi,anche se non mancano indicazioni di stanziamenti nelle vicinanze dei laghetti,all'interno di caverne o su alture strategiche(nella zona del monte Labbro,)dovevano soprattutto far ricorso alle risorse spontanee che i boschi amiatini fornivano cosi generosamente.E' più difficile,invece,capire,allo stato attuale delle testimonianze archeologiche,se si formano insediamenti stabili etruschi e romani.Il ritrovamento di una fattoria etrusca,in loc.tartuchino (Semproniano).Individuazione di una probabile villa rustica romana in loc.Noceto(C.piano),oltre a vari ritrovamenti nella valle dell'Orcia, dove già potrebbe essere praticata la cultura della vite e dell'ulivo,fin nelle zone di Potentino,Seggiano e C.piano e nella valle del Paglia,testimoniano appunto una diffusione presente,ma non generalizzata(colpa sicuramente anche delle ricerche archeologiche, scarse o inesistenti)che si fa più sensibile nelle aree più idonee alle pratiche agricole. Tutte queste osservazioni,ci portano a considerare che è soprattutto con il periodo Medioevale che si afferma il popolamento e la colonizzazione dell'Amiata nelle forme che conosciamo,e che sono arrivate fino a noi,di insediamento stabile ed accentrato.Ma non minore importanza devono avere avuto le risorse naturali che l'Amiata offriva:la linea delle sorgenti dove poi si sono sviluppati i nuclei abitati,la presenza dei boschi e dei castagneti, l'area buona.I boschi ,in particolare,appaiono uno dei fulcri della vita Medioevale.Dice ad esempio fulco Pratesi :"non solo per la selvaggina,il bosco era importante nella povera economia di sussistenza dell'alto Medioevo.Oltre al legname per le abitazioni,da esso ricava un po' di tutto in un periodo in cui la diminuzione degli scambi e del commercio rendeva prezioso anche il possesso di un'ascia o di un secchio di metallo.E' inimmaginabile il numero degli attrezzi e degli utensili che gli alberi fornivano in un modo in cui il metallo era poco disponibile:dal legname per costruire i carri alla corteccia di taglio per fare recipienti (alla stessa maniera in cui l'uomo li confezionava nell'Età del Bronzo)alle doghe per secchi e barili,agli aratri,erpici.E poi nella foresta si potevano raccogliere frutti e bacche,radici e funghi,ghiande e faggiole.E si trovava il miele selvatico,unica sostanza con cui edulcolare i cibi,e la cera per far candele.Importantissimo è poi il ruolo dell'ambiente forestale nel pascolo del bestiame,specialmente suino.Con il declino della cultura olivicola susseguente alle invasioni barbariche e al calo della popolazione,l'unico grasso facilmente a disposizione per l'alimentazione umana,la saponificazione,la lubrificazione,era quello suino e,in misura minore il burro.Spinte a nutrirsi di ghiande e faggiole,castagne e radici di boschi,mentre le frasche di frassino e di olmo,conservate in ambienti sicuri ed umidi, somministravano un non disprezzabile formaggio per il bestiame bovino ed ovino nei mesi invernali.