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Gli ossidi
organici, ai quali più comunemente le persone sono esposte negli ambienti civili, cono
l'anidride carbonica CO2 prodotta dal metabolismo umano e
gli ossidi di azoto NOx prodotti dalla combustione; l'ossido di carbonio CO, emesso da
sistemi di combustione non sufficientemente ventilati, è tristemente noto per la sua
pericolosità.
L'anidride carbonica costituisce un inquinante particolarmente
significativo poiché essa è presa come indice della qualità dell'aria negli ambienti
civili.
In genere in questi ambienti si tende a non superare la concentrazione
di 1000 ppm; meglio ancora a rimanere su livelli di 700 - 800 ppm.
Concentrazioni oltre 1000 ppm ppm possono produrre effetti negativi per
l'organismo, quali cefalee e riduzione della capacità critica e di giudizio. Valori
ancora superiori, oltre il limite del 5% in volume, costituiscono una condizione di
pericolo grave.
L'ozono O3 è
prodotto in natura per effetto della radiazione solare sull'ossigeno contenuto nell'aria;
ha un forte potere ossidante e, oltre certe concentrazioni, risulta nocivo.
Nei centri urbani l'ozono viene prodotto in misura elevata per effetto
di reazioni fotochimiche con i gas di scarico delle automobili (smog fotochimico). La sua
concentrazione in tali circostanze può raggiungere valori di rischio compresi tra 0,15 e
0,51 ppm.
All'interno degli ambienti la concentrazione di ozono che si produce
per effetto dell'aria di ventilazione è generalmente inferiore a quella nell'aria
esterna. Va tenuto presente però che certe macchine da ufficio quali fotocopiatrici,
stampanti laser, e alcuni filtri elettrostatici producono ozono che si somma a quello già
presente nei locali.
La concentrazione accettabile raccomandata dall'ASHRAE all'interno
degli edifici, per esposizione nelle 24 ore, è di 0,05 ppm.
Inizio Contaminanti
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