Conclusioni

L’azione promossa dal progetto a riguardo riteniamo sia altamente proficua sotto il piano educativo abituando i giovani alla condivisione dei beni fruibili culturalmente ed esteticamente.

Tra l’altro, la ricaduta di tale azione nel processo formativo affina la sensibilità verso l’importanza di un modo di pensare il turismo non solo in chiave ludico- ricreativa, ma anche come "otium" di riflessione e piacere culturale. Questo della sensibilizzazione a forme di turismo culturale nell’utenza è uno degli obiettivi sociali primari del progetto.

Né va trascurato che lo scambio di esperienze è sempre un confronto tra parallele metodologie di ricerca e che l’efficacia di una siffatta esperienza condivisa attraverso Internet consiste proprio nel far convergere sinergicamente i punti diversificati di prospettiva delle diverse realtà scolastiche, ognuna col proprio background culturale, le proprie radici e tradizioni irradicate in territori geograficamente diversi, ed esperienze pregresse sedimentate attraverso i propri laboratori e le proprie sperimentazioni tecnologiche – ad esempio, applicazioni dell’informatica e della multimedialità alla didattica.

L’immagine dei nostri tesori d’arte, del nostro patrimonio paesistico, dello scenario urbanistico dei centri storici, unici al mondo, non può oggi essere rappresentata solo dall’unidimensionale rigo di un libro di testo.

I canali di fruizione e di conoscenza passano, anche, per le nuove forme di codificazione: per il video-clip, per le accattivanti elaborazioni digitali, per gli "effetti speciali" della realtà virtuale con stili narrativi che agiscono sui processi emotivi dell’apprendimento, e per una cultura che sappia ben sfruttare l’accelerazione esponenziale dell’arricchimento di conoscenza derivante dalle sinergie praticabili attraverso le telecomunicazioni.

Esperti che comunichino in teleconferenza i risultati delle loro ricerche, innescano un dialogo proficuo alla soluzione dei problemi in virtù del confronto diretto, in tempo reale, delle proprie esperienze.

Nella misura in cui si saprà fare ricorso programmaticamente e non occasionalmente a questo tipo di possibilità offerto dalla comunicazione, l’intera ricerca ne uscirà senz’altro potenziata e velocizzata.

Tuttavia, le attuali modalità di educazione all’immagine, richiedono il confronto con un complesso di fattori quali la volatilità delle forme di comunicazione visiva, con i mezzi stessi attraverso cui essa è veicolata altrettanto labili e soggetti a rapida obsolescenza e con la necessità, quindi, del periodico riammodernamento del parco di attrezzature in dotazione.

Non bisogna poi trascurare la filosofia in evoluzione del new media che permea l’architettura del più aggiornato software e l’esigenza di acquisire un’adeguata abilità nella gestione dell’hardware e delle imprescindibili competenze tecniche e linguistiche che, per certi aspetti, più che un problema, può costituire un’opportunità.

Infatti, è vero che il messaggio iconico è divenuto il centro di attrazione di ogni comunicazione e che lo stesso linguaggio aniconico tende ad assumere una forma iconica promuovendo un processo di trasformazione che coinvolge tutte le altre forme culturali.

Tuttavia, va precisato che il linguaggio iconico è ambiguo e, per natura, non è facilmente sottoponibile alle strategie di attribuzione di senso. Il linguaggio iconico funziona presentando ai suoi destinatari alcuni significanti visivi, offrendo visioni simultanee su più dimensioni, rifiutando la maniera unidimensionale e la successione diacronicamente ordinata che è propria del linguaggio verbale. Quindi, per essere compreso, deve ridurre la sua polisemia "ancorandosi" ad un testo verbale, per cui la chiave di lettura del linguaggio iconico è ancora fornita dal linguaggio aniconico.

Secondo alcuni "nonostante l’invasione delle immagini, la nostra è più che mai una civiltà della scrittura".

Eppure, nelle nostre forme di comunicazione sociale, l’immagine assume un’importanza crescente per la sua capacità di trasmettere rapidamente ed efficacemente un maggior numero di informazioni in modo sincronico.

Perciò immagine e parola si fondono e si integrano per produrre nuove forme di comunicazione: Lamberto Pignotti definisce tali forme comunicative basate sulle icone <<neo-ideogrammi>>. Essi si caratterizzano per essere a-narrativi, frammentari e composti da rapidi impulsi informativi.

In questa prospettiva l’icona "non è narrativa, non presenta un punto di vista, non dà né spiegazioni né commenti. E’ un’immagine collettiva che scende a fondo nella comunità in azione e invita a una partecipazione massima al processo sociale".

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