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NATALE IN CASA MERELLO

Un ricco mondo spirituale e il duro scontro con la realtà: è il fulcro drammatico di Natale in casa Merello, versione in Genovese di Natale in casa Cupiello di Eduardo De Filippo. Lo spettacolo andrà in scena al teatro Carignano nei giorni 6,8,9,15 e 16 dicembre nell’allestimento della Compagnia Statale 333; regia e traduzione, fedelissima, di Giorgio Grassi. Gioanin, il protagonista, vive in un mondo tutto suo, dove non c’è spazio per le difficoltà quotidiane: il figlio Giulin è disoccupato, il matrimonio della figlia Ninetta è in crisi, ma il peso di tutto cade interamente sulla moglie Milietta. Gioanin, invece, con l’avvicinarsi del Natale, è tutto preso dalla sua passione per il presepe. Finché in casa scoppiano violentemente le tensioni a lungo represse… Il dramma, pur non privo di scene e spunti divertenti, appartiene solo incidentalmente alla Cantata dei Giorni Pari (cioè i lavori "comici") di Eduardo ed è già pervaso dal sentimento del tragico della vita: la famiglia è angustiata da problemi economici, da malcelati attriti, dalla piaga –attualissima- della disoccupazione giovanile. Eppure tutto trova riscatto nel rapimento ingenuo, quasi infantile, di Gioanin per le piccole gioie dell’esistenza: in lui vive "il fanciullino" di Giovanni Pascoli, nota Massi Motroni, tra i curatori dello spettacolo. Non a caso egli non regge all’urto con una realtà che, forse, l’autore stesso ha voluto risparmiargli. Nell’adattamento i personaggi hanno assunto connotazioni "liguri": così Gioanin (il Lucariello di Eduardo, interpretato da Bruno Lancella) è un burbero Genovese, il cui carattere contrasta vivacemente con il suo candore interiore. Milietta (Carla Leverone, già "Filumena Marturano" in edizione genovese) è meno irruente della classica donna napoletana, ma anche più insofferente verso il marito-bambino. Giulin (Roberto Lancella) è un immaturo diciassettenne scansafatiche, una variante del giovane ai limiti della normalità della messinscena eduardiana realizzata per la TV. Completa la quaterna dei protagonisti Paola Baricchi, nella parte di Ninetta. Non hanno subito invece ritocchi alcune scene di costume che solo apparentemente ritraggono usanze confinate al contesto napoletano, ma che erano comuni anche ai paesi del nostro entroterra: come le veglie passate a sorseggiare caffè e chiacchierare, o le visite al malato portando generi alimentari in regalo, per sostentare la famiglia caduta in disgrazia. Lo spirito della commedia, drammatico e sereno insieme, è racchiuso tutto nella battuta conclusiva di Gioanin, che, gravemente malato, insiste con Giulin che storce il naso davanti alla sua Betlemme casalinga: "Allora, ti piace il presepe?" ed ottiene finalmente il tanto desiderato consenso.

Irene Liconte