LA MISTERIOSA IRLANDA DEI CELTI


Il senso di una profonda unità della natura, la mancanza di confini tra la dimensione dei vivi e quella dei morti, degli uomini e degli spiriti, la presenza divina mescolata a quella umana, il fascino della civiltà delle "brecce": questo il tema centrale della conferenza tenuta dal Prof. Maurizio Rossi a Sturla il 4 ottobre, ad un pubblico numeroso ed attento, nell'ex oratorio dei SS. Nazario e Celso, evangelizzatori delle popolazioni liguri. E di pacifica conversione al Cristianesimo, contaminato da tradizioni celtiche, si è parlato anche per l'Irlanda, privilegiata depositaria di un'antica cultura, preservata dall'isolamento del paese; mentre, suggestivamente, su una parete dell'oratorio, un affresco evoca Cristo in cerca di uno spiraglio di Cielo tra il sonno tutto umano degli apostoli, il professore spiega come l'antica festa irlandese di Samhain coincida con la festività cristiana di Ognissanti, come sia uno dei varchi verso l'ultramondano. Così magici passaggi sono i laghi, le fonti, da cui si può accedere al "paese sotto le onde", governato da Manaman, il dio del mare; e non a caso l'isola di Man è un altro ponte gettato verso l'aldilà. Capita anche, in tante storie irlandesi, che un essere umano, attratto da una musica lontana, si ritrovi nel mezzo di una festa del "Piccolo Popolo" e che si accorga che sono passati secoli nell'arco delle poche ore della danza divina. Il "Tempo" infatti è un'altra delle misteriose variabili di questa civiltà; gestori del tempo erano gli antichi sacerdoti, i druidi, sul cui sapere sono state avanzate molte ipotesi, nessuna però suffragata dai testi, che li ritraggono solo nella loro prestigiosa posizione sociale nella tribù. Misteriosi custodi del calendario e quindi delle ricorrenze, del rapporto con la divinità, depositari forse anche di profezie, la loro incarnazione esemplare rimane la figura di Mago Merlino, risucchiato, come molti motivi di questa cultura, nella tradizione cavalleresca. Druidi: dal greco, "uomini della quercia" -e da qui l'affascinante parallelo con i sacerdoti del tempio greco di Dodona, dove i responsi di Zeus si leggevano sulle foglie-, o forse dal gaelico "i molto sapienti". Ed Artù, il famoso re della saga della Tavola Rotonda, dal greco "àrctos", orso, ma anche dalla tradizione celtica che raffigurava nell'orso, simbolo di autorità, la sovranità. Coincidenze o intrecci di culture?
Il tempo, come sinonimo di Destino, torna nell'immagine della Ruota, "La ruota piena di inganni/ Cieco chi la vedrà…" recita un poema. Per i Celti era legata al furore guerriero, descritto come terribile dagli storici latini; la Ruota era il Destino collettivo che travolgeva, che rendeva il guerriero dimentico di sé. Essa era attributo del Dio Lug, che nel "Calderone di Gundestrup", reperto archeologico rinvenuto in Danimarca, è raffigurato immerso a testa in giù in una tinozza piena d'acqua: secondo alcuni studiosi è una raffigurazione di sacrifici umani. Più probabilmente si tratta della "terapia" a cui, al colmo dell'ira, doveva essere sottoposto l'eroe Cu Chulainn nella relativa saga, cioè la dispersione dell'energia cosmica nella Madre Terra, la reintegrazione nell'equilibrio: il negativo del greco Achille e del germano Sigfrido, ai quali una pratica analoga conferiva l'invulnerabilità. Caratteristico di questa cultura anche il ruolo femminile, la figura della dea guerriera Morigan e della donna guerriera: e, per quanto nelle tribù celtiche non vigesse il matriarcato, la successione al potere era decisa dalla sorella del re. Un'antica tradizione, tanti simboli reinventati nel Medioevo, una visione unitaria di aldilà e aldiqua: dalla Ruota della Fortuna alla Regina di Spade, all'Appeso dei tarocchi, cui Calvino, in Il castello dei destini incrociati, forse non a caso fa dire: -Lasciatemi così. Ho fatto tutto il giro e ho capito. Il mondo si legge all'incontrario. Tutto è chiaro.-


Irene Liconte