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I MANEZZI PE’ MAJA ‘NA FIGGIA

Tra tradizione goviana e drammi a sfondo storico

QUANTE MANOVRE PER TROVARE MARITO AD UNA FIGLIA!

 "Per ora è figlia unica; poi, vedremo": ma è proprio sicuro Steva di volersi cimentare di nuovo con I manezzi pe’ maja ‘na figgia, dopo le traversie affrontate per Metilde nella commedia di Bacigalupo? Il cavallo di battaglia di Gilberto Govi è andato in scena alla sala Germi sabato 10 novembre alle ore 21, nell’allestimento della compagnia I Villezzanti, originaria di Davagna, dove lo spettacolo ha debuttato con successo nel ’99. La parte di Steva è stata interpretata da Eugenio Montaldo, mentre a Giggia ha dato vita Cristina Aprile. La commedia ha subito alcuni ammodernamenti, che ne modificano il ritmo rendendolo più incalzante, soprattutto nelle scene in cui non compare il protagonista. "Inoltre abbiamo "invitato" il pubblico alla festa del II atto, festa che nell’originale è fuori scena" anticipa Montaldo. Ricoprire uno dei ruoli più celebri di Govi non incute soggezione all’attore, che ci racconta che "i manezzi" fanno parte del suo bagaglio tanto d’artista quanto di uomo. "La prima volta che ho interpretato Steva avevo vent’anni. E la televisione è entrata in casa mia un pomeriggio del ’58, quando mio padre l’ha comprata appositamente perché quella sera davano "in prima TV" Govi: I manezzi, appunto." La compagnia non si limita a rivisitare il tradizionale repertorio della commedia di ambientazione borghese. In preparazione c’è Scheuggio a campann-a di Emanuele Canesi, la cui messinscena fu vietata a Govi dal regime fascista: i tre garibaldini che si riuniscono ogni anno per festeggiare il 5 maggio narrano, infatti, aneddoti che ne fanno emergere la componente umana a discapito di quella eroica. Sempre d’argomento storico l’atto unico Du ’48 di Orengo, alla cui stesura partecipò anche Govi. In un salotto di Albaro si ritrova una sera, tra altri patrioti, il musicista Michele Novaro: nasce così l’inno di Mameli. Alle vicende storiche dei moti risorgimentali del 1848 a Genova, città natale di Mazzini e d’adozione di Garibaldi, si coniuga felicemente il riso, nel personaggio del sciö Mattê, che ingarbuglia i dialoghi, sordo "da un’oëgia" a causa di un calcinaccio cascato dal soffitto durante le sommosse cittadine, come rievoca insistentemente.

Irene Liconte