Associazione Nazionale Su Cosa è il blocco Votazioni all'ONU Necessità di porre fine al blocco 2002 Cuba nel 2003 Alarcon 2002 Risoluzione 2001 Risoluzione 2000 Roque 2000 Alarcon 1999 Lage 1996 Robaina 1998
Nuestra America
| |
Intervento di Ricardo Alarcón de Quesada, Presidente dellAssemblea Nazionale del
Poder Popular, al plenario dellAssemblea Generale delle Nazioni Unite sul tema
"Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati
Uniti contro Cuba".
New York, 12 novembre 2002
Sig. Presidente:
nel 1992 l'Assemblea Generale ha approvato la sua prima risoluzione facendo appello a
porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario che gli Stati Uniti impongono
contro Cuba. Da allora lo ha ribadito ogni anno con un appoggio sempre crescente che
comprende già la quasi totalità degli Stati membri.
Il contrasto è ovvio. Da un lato l'opinione virtualmente unanime della comunità
internazionale che respinge una politica illegittima, contraria ai principi e ai propositi
della Carta, che viola le norme del Diritto e quelle che regolano il commercio tra le
nazioni e che ignora illegalmente la sovranità e gli interessi degli altri Paesi.
Dall'altro, l'ostinazione di chi non ha argomenti per cercare di giustificare quello che
il resto del mondo respinge.
Sono sicuro che oggi adotteremo l'undicesima risoluzione e questa possiede uno speciale
significato. Ce lha perché questo testo conta su di un appoggio realmente unanime
che comprende la maggioranza del popolo nordamericano e alcune delle sue principali
istituzioni. Nell'ultimo anno si sono prodotti importanti avvenimenti che lo dimostrano.
La più ampia rappresentanza della società civile e noti enti imprenditoriali si sono
pronunciati per l'eliminazione del blocco e per la normalizzazione dei vincoli economici
con Cuba. Specialmente attivi in questo senso sono gli agricoltori, le loro organizzazioni
e le loro principali aziende produttrici ed esportatrici. Grazie ai loro sforzi è stato
possibile fare alcuni passi che potrebbero condurre a cambiamenti significativi
nell'attuale politica. Per la prima volta in quattro decenni è stato possibile ad alcuni
esportatori statunitensi di vendere i loro prodotti a Cuba e di concludere le operazioni
necessarie nonostante i severi ostacoli e le pratiche discriminatorie che hanno dovuto
affrontare. In 11 mesi abbiamo ricevuto oltre 50 navi mercantili che hanno trasportato
712.000 tonnellate di prodotti agricoli nordamericani. Il valore di questi acquisti,
compreso il loro trasporto, ammonta a 140 milioni di dollari e potrebbe arrivare a 200
milioni con nuove forniture recentemente accordate.
I contratti relativi a questi ultimi sono stati sottoscritti nellambito della Fiera
di prodotti agricoli nordamericani effettuata a La Habana dal 26 al 30 dello scorso mese
di settembre a cui hanno partecipato centinaia di aziende di oltre 33 stati che sono state
accompagnate da alcune delle loro più alte autorità corporative e politiche.
Quelle vendite e quella Fiera hanno mostrato l'ampio potenziale a beneficio dei due paesi
che porterebbe una relazione commerciale normale e la portata di buona volontà e mutuo
interesse che anima sia il popolo cubano sia gli agricoltori nordamericani. I progressi in
tale direzione sarebbero ugualmente vantaggiosi per le altre nazioni e per la pace e la
cooperazione internazionale. Corrispondono allo stesso modo alle aspirazioni della
comunità cubano-americana nel seno della quale si esprimono diversi gruppi favorevoli a
una relazione normale con la loro patria di origine che fanno sentire le loro voci, sempre
più numerose, di fronte a quelli che tentano di zittirle con minacce e pressioni. La loro
protesta questanno si è fatta sentire nel centro di Miami e nel Campidoglio di
Washington D.C.
Questo spirito costruttivo ha trovato eco nelle istanze legislative degli Stati Uniti. Lì
si è costituito un gruppo bipartitico che ha intrapreso alcune iniziative che cercano di
cambiare l'attuale politica e di sostituirla con una più inerente ai veri interessi del
popolo di quella nazione e alle norme di rispetto che devono regolare le relazioni tra
stati sovrani. Il suo compito, tuttavia, deve affrontare ancora la testarda opposizione di
una potente minoranza.
L'anno scorso i due rami del Congresso nordamericano hanno approvato un disegno di legge
che avrebbe introdotto modifiche importanti al blocco. A dispetto del chiaro appoggio
ricevuto da entrambi i corpi, la direzione della Camera dei Rappresentanti, violando
elementari procedure democratiche, ha snaturato il testo approvato e ha imposto una
formula che contraddiceva apertamente la volontà della maggioranza.
Questa estate la Camera dei Rappresentanti ha adottato con unampia votazione alcune
proposte legislative che faciliterebbero le esportazioni statunitensi ed eliminerebbero la
proibizione ai suoi cittadini di recarsi a Cuba. Queste proposte cercano di correggere
elementi negativi arbitrariamente imposti l'anno precedente. Benché non raggiungano la
completa eliminazione del blocco, sono passi importanti nella direzione corretta che
auspichiamo.
Il Presidente Bush, tuttavia, aveva anticipato lannuncio che avrebbe vietato
qualunque disegno di legge avviato a modificare la politica vigente. Lo scorso 20 maggio,
in un discorso chiaramente ingerentista e aggressivo, pronunciato nella città di Miami,
ha detto: "Gli Stati Uniti continueranno a fare rispettare le sanzioni economiche
contro Cuba".
Quella posizione trova sempre meno sostegno. Il leader della maggioranza repubblicana
della Camera, che ha sempre votato contro Cuba e che è stato un elemento chiave nelle
manovre parlamentari per mantenere il blocco, recentemente ha riconosciuto
l'irrazionalità di tale politica e il suo imminente crollo.
Queste cosiddette sanzioni vengono applicate anche contro enti e cittadini degli Stati
Uniti. L'amministrazione Bush non solo minaccia di vietare progetti che contano su un
solido sostegno in entrambe le Camere e che rispondono alle proteste di buona parte della
sua popolazione, ma porta avanti azioni che contraddicono la volontà espressa dai
legislatori e le aspirazioni legittime di quelli che hanno promosso queste iniziative al
Congresso. Mentre questi approvano misure che facilitino il commercio, l'ufficio
incaricato di rendere esecutivo il blocco agisce in senso contrario e annuncia nuovi
requisiti e disposizioni che dovrebbero essere rispettati dagli esportatori e che
ridurrebbero le loro vendite; mentre la maggioranza del Congresso si pronuncia per la
libertà di viaggiare, l'amministrazione stabilisce limitazioni addizionali, minaccia di
punizioni quelli che hanno esercitato un diritto stabilito dalla Costituzione e nega visti
a vari gruppi di artisti e intellettuali cubani causando danni a importanti attività
culturali o scientifiche celebrate in questo paese.
La minoranza anticubana, sotto lala delle relazioni privilegiate che ha con
l'attuale amministrazione, agisce sempre più apertamente contro i veri interessi dalla
nazione nordamericana. È riuscita a piazzare in alte cariche individui senza scrupoli,
calunniatori di mestiere, che ripetono quotidianamente ridicole menzogne a cui nessuno
crede e dichiarazioni provocatorie, irresponsabili e false con il proposito di costruire,
mediante l'inganno, un conflitto bilaterale che permetta loro di realizzare il loro
vecchio sogno di impadronirsi delle terre, delle abitazioni e di tutto quello che
appartiene al popolo cubano. Isolata e politicamente sconfitta aumenta la sua ostilità
contro Cuba e persiste nei suoi piani per usare contro di essa la violenza e il
terrorismo.
Cinque giovani cubani sono stati puniti ingiustamente per avere agito contro noti gruppi
terroristici che operano liberamente a Miami. Vengono trattati con abominevole crudeltà
privandoli perfino, loro e i loro parenti, del diritto di visita. Un nuovo processo che
ripari le gravi violazioni commesse lì al dovuto processo è stato sollecitato dai loro
difensori con l'appoggio di diversi giuristi nordamericani. Questa richiesta presentata
oggi al Tribunale Federale del Sud della Florida merita lappoggio di tutti perché
permetterebbe che venga ristabilito il diritto in un caso di vitale importanza perché la
sua essenza è, precisamente, l'atteggiamento che si tiene, nei fatti e non solo nella
retorica, di fronte al terrorismo e ai suoi complici.
Adesso non mi dilungo sui danni alla nostra economia, né alle gravi privazioni causate
alla vita e al benessere di tutti i cubani, né alle innumerevoli violazioni alle norme
internazionali e ai diritti di terzi che il blocco ha provocato per quattro decenni e che
risultano dalla documentazione distribuita riguardo a questo tema. La decisione che
adotterà oggi questa Assemblea renderà giustizia al popolo cubano che ha molto sofferto
per le conseguenze di una politica ingiusta, illegale e contraria alla ragione e alla
morale. Il mio popolo ha resistito e continuerà a farlo perché niente lo farà
rinunciare all'indipendenza e non permetterà mai a nessuno di strappargli i suoi diritti
nazionali né di distruggere l'opera di giustizia che ha creato con abnegazione e tenacia.
Con il suo voto l'Assemblea starà difendendo allo stesso modo tutti gli Stati la cui
sovranità e i legittimi interessi sono violati da chi si arroga facoltà che nessuno gli
ha ceduto e che pretende, contro ogni diritto, di dettare modelli per tutto il mondo e di
farli applicare al di là delle proprie frontiere.
Ma la risoluzione che oggi approveremo sarà anche un sostegno al nobile popolo
nordamericano e a tutti coloro che in questo paese si impegnano per emendare una politica
che il mondo censura, che è irrazionale e che niente la giustifica e il cui fallimento è
stato già registrato dalla storia....
|